La prigione di carta – Intervista a Gabriele Pennacchioli

Che caldo! Ma che caldo! E noi qui a lavorare, a rincorrere gli autori, a supplicarli di svelarci i retroscena del loro mestiere (ad esempio, come quella volta che uno di essi si è calato i pantaloni, poi si è seduto sulla fotocopiatrice e…). No, questo non è mai avvenuto (…forse…), ma sicuramente l’ospite di oggi quante ne avrà da raccontare! È un uomo e senza dubbio è anche leggenda: ha firmato i disegni soltanto di due storie per l’indagatore dell’incubo e adesso lavora come animatore negli Stati Uniti, fra le altre cose a lavorucci come… ehm.. Shrek e Kung Fu Panda, ma l’aura mitologica di cui è rivestito la si deve al fatto che è anche il disegnatore di due ectoplasmatiche “storie ergastolane” di Dylan Dog! Un vero e proprio caso letterario ed editoriale: episodi sceneggiati, disegnati, conclusi e poi… chiusi a chiave nel cassetto! Per la precisione dopo la chiave è stata buttata nell’oceano e l’oceano è stato buttato nello spazio. Il motivo? Contenuti ritenuti inadatti: sesso e violenza. Anche di questo ci parlerà oggi Gabriele Pennacchioli. Buona lettura!

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Domanda di routine. Come è avvenuto il tuo ingresso nel mondo dei fumetti? Ci arrivi da appassionato, quindi realizzando un sogno, o sono altri i motivi che ti hanno spinto a intraprendere questa carriera?

Il fumetto è da sempre una mia grande passione. Da piccolo leggevo Il Corriere dei Piccoli che, per chi non lo conosce, pubblicava molti dei personaggi allora in voga in Francia. I Puffi, Michel Valiant, Bernard Prince e Luc Orient erano i miei favoriti. Ma la grande rivelazione sono stati i Fumetti Marvel. Disegnatori come Neal Adams, John Romita Sr., Gene Colan, Wally Wood e sopra tutti il grande John Buscema.
Da adolescente i miei gusti si sono allargati. E ho scoperto autori come: Toppi, Battaglia, Di Gennaro, Crepax. Mentre frequentavo l’ultimo anno del Liceo Artistico ho avuto l’opportunità di lavorare su Diabolik. Lì ho conosciuto Sergio Zaniboni. Le sue matite per il ladro in calzamaglia hanno avuto un profondo impatto su di me. Tramite Sergio ho scoperto un altro grande artista: Attilio Micheluzzi.

L’ingresso nello staff di Dylan Dog invece come avvenne?

Grazie a Gianni Bono. Lui mi ha chiesto se fossi interessato a fare delle tavole di prova per Dylan. Ho fatto un paio di tavole e fortunatamente sono piaciute. La mia prima storia è stata Dopo il grande splendore di Tiziano Sclavi.

Che rapporto hai avuto con l’indagatore dell’incubo? Seguivi la serie prima di iniziare a disegnarlo?

Sclavi ha creato un personaggio e delle storie che mi hanno subito appassionato. In aggiunta il fatto che ogni artista aveva la libertà di interpretare Dylan con il proprio stile era per me un altro fattore vincente. Tra i fumetti e libri che mi hanno seguito in giro per il mondo ci sono i primi 100 numeri di Dylan. Grandi storie e bellissimi disegni!

Il tuo tratto, almeno per quel che riguarda l’old boy, non è di facile fruizione e forse soltanto i palati più fini possono apprezzarlo al meglio. Come hai sviluppato il tuo stile? Che influenze hai avuto?

Lo stile che ho usato per Dylan Dog era lo stile che mi portavo dietro da Diabolik, che è nato dalla voglia di assimilare il tratto di Zaniboni. Sergio ha, a mio parere, un senso innato del design. Il suo gusto per l’inquadratura, la composizione e l’uso del bianco e nero è eccezionale.

Per Dylan hai disegnato soltanto quattro storie e due di esse non vedranno mai la luce. Tempo fa si sparse la voce che i motivi della mancata pubblicazione erano la qualità dei disegni, ritenuti “datati”, e la presenza esplicita di sesso e violenza. Qual è il tuo commento in merito a queste affermazioni?

Credo che le ragioni della non pubblicazione delle mie ultime due storie siano i contenuti: violenza e sesso. Un vero peccato perché quelle due storie, scritte da un grande Chiaverotti, sono veramente belle.

Hai ricevuto notizie su queste storie in tempi recenti, su una loro possibile comparsa nelle edicole?

Mi hanno detto dalla Bonelli che quelle storie non verrano pubblicate.

Come avvenne l’allontanamento dalla Bonelli?

Nel periodo in cui lavoravo per DD ho riscoperto una delle mie vecchie passioni: il cinema d’animazione. La lettura di The Illusion of Life di Frank Thomas e Ollie Johnston e il film The secret of Nimh di Don Bluth mi hanno affascinato al punto che dovevo provare l’esperienza di lavorare in uno studio d’animazione.
Dopo una breve, ma bellissima, esperienza a Londra sul film di Steven Spielberg Balto ho deciso che quella sarebbe stata la mia nuova carriera.

Oggi lavori prevalentemente con i cartoni animati, negli Stati Uniti. Com’è stato il passaggio al mondo dell’animazione? Ti manca il fumetto?

Prima di lavorare negli States ho girato un po’ l’Europa: Monaco, Copenhagen e Londra. A Londra ho animato sul film Sinbad e alla fine di quella produzione la Dreamworks mi ha proposto di lavorare a Los Angeles. Il mio lavoro principale è  l’animazione, ma ho avuto anche l’opportunità di fare storyboard e un po’ di design.
Come artista allo storyboard ho scritto e disegnato il flashback di Gingerbread nel terzo episodio di Shrek. È stata la passione per il disegno che qualche anno fa mi ha fatto aprire un blog (http://gabrielepennacchioli.blogspot.com). Ho anche messo insieme due libri: Animal Blog e The Young Minotaur.

Parlaci dei tuoi progetti futuri e di quelli attualmente in fase di lavorazione.

Per quanto riguarda l’animazione ho appena finito di lavorare sul sequel di Kung Fu Panda. Ora sono in preproduzione su un nuovo film. Per questo nuovo progetto oltre ad animare faccio anche da consulente sull’anatomia dei personaggi.

In bocca al lupo per la tua carriera e grazie per l’intervista.

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1 commento

  1. Fra X scrive:

    Ah, però! Purtroppo si parla poco degli animatori italiani. Pensare che l’ ho scoperto per caso perché l’ ha citato il fratello sull’ agarthy forum dedicato a Martin Mystere!
    “Balto” è uno dei miei film d’ animazione preferiti! ^^

    “Contenuti ritenuti inadatti: sesso e violenza.”

    Ah, però! Dovevano essere veramente forti visto che il sesso e la violenza sono o almeno erano in parte il pane quotidiano di DD! °_O
    Purtroppo la Bonelli non è nuova a queste cose. Chissà perché far disegnare le storie e poi non pubblicarle? Mah! Non dovrebbe già bastare la sceneggiatura per decidere se editarle o meno? Mah! Vedi comunque pure “Il re di cuenca verde” di Zagor.

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