Il post di dicembre 2014 – Anarchia nel regno unito

E giungiamo all’ultimo post del 2014, ovvero l’ultima possibilità di concorrere per il post dell’anno… stay tuned, a breve pubblicheremo la lista dei dodici (almeno si spera, da queste parti la matematica è sempre stata un’opinione) vincitori, e a decidere quale fra questi sia il migliore sarete voi!

Il topic di riferimento è quello dedicato al terzo albo introduttivo della fase 2, Anarchia nel Regno Unito, in cui Simeoni e Casertano dopo il pensionamento di Bloch nel numero scorso ci presentano i nuovi referenti di Dylan a Scotland Yard, Carpenter e Rania.

UpkPfA5XLji19zAD5ybJ2cpJu4fbd0Do6mtPoIAUnpA=--Come da tradizione, a chi non ha avatar viene assegnato googlescamente, in questo caso l’avatar di re Carlo di Svezia viene assegnato a…

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King Carolus

Di seguito il post della vittoria:

La storia di questo mese per me è ampiamente sufficiente come storia in sé, ma presenta punti di preoccupante distanza da quella che è la MIA visione dylaniana.
Dylan Dog si è retto sempre su un triangolo relazionale solido. Togliere un vertice di questa figura ha comportato una destabilizzazione totale dei rapporti. Tutto ciò è perfettamente chiaro sia a RRobe sia allo staff sia a Sclavi: nelle numerose interviste che ho letto nel corso dell’ultimo anno, questo aspetto è emerso fin da subito ed è quindi stato deciso consapevolmente. Assumendosene le responsabilità, vedranno immagino se hanno ucciso la testata definitivamente (il rischio c’è eccome) oppure se l’hanno rilanciata per davvero (e in questo caso se come “cosa altra”, sicuramente possibile, direi persino probabile) oppure davvero cogliendo, al netto delle variazioni, lo spirito intrinseco del mio amato Dylan.
Può la sostituzione di Bloch con Carpenter essere la pietra tombale di Dylan? Da quanto ho letto finora, no. Si coglie (meno che nel precedente albo) quanto alcune dinamiche siano state studiate e strutturate a tavolino, ma quest’aspetto non lo leggo in contraddizione con la storia dylaniata: Dylan ha SEMPRE avuto degli osteggiatori, a Scotland Yard. In numerosi albi si fa riferimento a Bloch che rischia la pensione nel rivolgersi all’Old Boy perché “se il soprintendente lo viene a sapere…”. Nel mitico 121, quando Dylan difende Lilith, Scotland Yard lo disprezza. Se non avesse avuto Bloch, in quel caso come in altri, Dylan in prigione ci sarebbe rimasto almeno una decina di volte. Ora: Bloch non può essere solo l’appiglio che Dylan ha nelle istituzioni. E proprio per questo, un aspetto della storia di questo mese che mi ha fatto storcere il naso è stato proprio il fatto che SPOILER alla fine lo sceneggiatore abbia scelto lui come deus ex machina che paghi la cauzione a Dylan.
Mi sembra che, nelle sue funzioni puramente istituzionali, Scotland Yard abbia visto solo un cambio delle percentuali: Carpenter ci mostra che la maggioranza ora è incarnata in un detrattore e che tale componente non ha più le funzioni del coro o del controcanto, ma che acquisisce il ruolo del protagonista tenore. Ranja, invece, impersona le funzioni burocratiche in cui si era standardizzato il personaggio di Bloch: non è scontata (è ben gestita da Simeoni e il finale della storia, con un Dylan poco in parte in quel frangente, lo mostra) e probabilmente in futuro servirà come appoggio all’acchiappamostri. Liberato dai vincoli di un ruolo in cui praticamente Bloch faceva da passacarte punto e basta (mostrando che la sua filosofia fondante era già stata snaturata millenni fa), come pensionato può dare fondo alla sua profonda caratura umana. Non è un caso che il prossimo albo sia (mi sembra) nelle mani di Medda e che sia (mi par di capire) incentrato proprio su Bloch. E in futuro questa nuova vita del Vecchio potrà incontrare la penna (e spero l’ispirazione) di Paola Barbato, che ama il personaggio… e vedremo allora se proprio lo avranno rovinato o, come voglio credere io, no! Diciamo quindi, infine, che il triangolo iniziale ha solo cambiato i propri connotati: equilatero non lo è mai stato, per cui io lo vedo solo come un diverso triangolo isoscele.

Veniamo però ora alla storia di questo mese:
Copertina efficace e di qualità.
La storia imbastita da Simeoni io l’ho trovata meritevole, ma presenta una falla a mio avviso grave nella logica dylaniana (di cui parlerò tra un attimo). Ha numerosi momenti in cui si richiede al lettore la sospensione dell’incredulità: è quantomeno inverosimile che Scotland Yard sia posta sotto assedio in quel modo e che nessuno chiami l’esercito usando il cellulare. Altrettanto improbabile è che Carpenter usi uno schieramento di forze sovrumano per andare da Dylan e poi, quando si ritrova assediato, gli dia una pistola in mano: vi sono molte gradazioni tra “nemico della patria” e “alleato nella cattiva sorte” e altrettanto inspiegabile è come faccia Ranja a uscire da una Scotland Yard assediata! Pur con le sue ingenuità, la trama è avvincente e l’interesse è crescente. Qui si ripropone, alla rovescia, il tema de I Vampiri: là gli alieni erano tra noi, ma rivestivano anche ruoli di comando. E si riproponeva una visione sclaviana dei rapporti di classe che qui è però sovvertita. Sempre un film di Carpenter (qui Distretto 13, là il pessimo Essi vivono) era tra gli spunti di partenza a cui era più che ispirata la storia, ma poi Sclavi volò alto, mentre qui Simeoni crea una riscrittura che ha evidenti tocchi personali (anche meritevoli), ma un minor impatto sociale. Ieri e oggi mi sono soffermato a riflettere proprio sulle differenze tra questi due albi. Qui  il fantasma arrabbiato infesta le masse, in una lotta contro lo status quo che lo stesso Dylan definisce giusta nei contenuti, ma che ripudia nei modi violenti. Mi sono chiesto, visto che Dylan accetta la pistola da Carpenter e sceglie da che parte stare (cioè con le istituzioni) se il messaggio di fondo non sia contrario alla filosofia dylaniata (cosa che sì avrebbe sovvertito il Dylan classico, per me ben più della presenza di un Carpenter). La mia risposta è prevalentemente positiva: il Dylan che si libera del poliziotto Miller con una botta in testa senza una remora non è un delinquente, ma non è neanche un difensore della polizia; il Dylan, però, che non esita a bruciare il cadavere del lavoratore ucciso dai padroni spregiudicati, nell’ottica dell’autore immagino sia un Dylan che pensa solo (e con celerità) a fare la cosa giusta per far terminare la violenza che regna su Londra, ma a me risulta una brutalizzazione intollerabile. Avrei preferito un finale diverso, a mio avviso più dylaniato, in cui Dylan avesse preso le ossa della vittima e avesse dato loro pace in modo meno cruento. In anni di morti sul lavoro, in una nazione (l’Italia intendo) che fa quasi un vanto del fatto di fregarsene delle norme a tutela dei dipendenti, e in un momento storico mai così attuale di abbattimento dei diritti del lavoro (voglio dire…pensate agli scioperi di quest’autunno e a quello generale che ci sarà il 12 dicembre!), se Dylan avesse denunciato quanto scoperto (con facilità irrisoria, ma anche qui si può accettare o meno la suspension of disbelief e io l’ho accettata), avesse portato tra le braccia il cadavere martoriato fino a Scotland Yard e avesse dato pace ai fantasmi dicendo loro che la verità ora sarebbe emersa, forse sbaglio io, ma non sarebbe stato più nelle corde del personaggio? Troppo retorico? Forse la visualizzo mentalmente male io, ma non credo. E comunque autori esperti avrebbero potuto trovare una soluzione alternativa ma orientata in quel senso. I fantasmi perché dovrebbero avercela con lui? Perché accede al loro “santuario”? Da come Simeoni li ha costruiti, dovrebbero avercela solo con chi incarni l’autorità e Dylan in quel momento la riveste appieno, giungendo all’estremo gesto di dare oblio (e non pace) a chi alla fine incarna solo l’ingiustizia subita dal debole nei confronti del più forte. E il prefinale, ossia le tavole precedenti alle riflessioni conclusive di Bloch, sono esemplificative del fatto che si sia ristabilito lo status quo grazie a Dylan: nonostante il suo compito sia stato volto a fermare un orrore e nonostante non simpatizzi per le forze dell’ordine, Dylan qui ha avuto un peso determinante nel fallimento anche solo della denuncia di una situazione intollerabile. Una denuncia che coglie bene il sociologo che poi fugge, ma che la gente comune non abbraccia: la madre coi bambini non ha idea del motivo della rivolta; i beoni da bar guardano i rivoltosi da dietro le vetrine, come fossero davanti alla tv (e chissà se anche a voi, in quel frangente sono venute in mente le strofe di Canzone del Maggio “E se nei vostri quartieri tutto è rimasto come ieri / senza le barricate, senza feriti, senza granate, / se avete preso per buone le “verità” della televisione / anche se allora vi siete assolti siete lo stesso coinvolti”). Se la critica alla televisione è piena e perfettamente in linea con la testata, Simeoni esplicita il qualunquismo delle masse solo all’inizio dell’albo, tra i commenti del pubblico alla cattura di Dylan, mentre espone solo osservatori civili nelle pagine centrali e finali della storia. Lo scioglimento, inoltre, prevede che i giovani impossessati smarriscano la memoria dei loro gesti. Soprattutto: del SIGNIFICATO dei loro gesti. Questo priva il morto (e generalmente tutti i morti che hanno patito la stessa sorte) di una giustificazione o di una riabilitazione ex post. L’orrore per la violenza che ha storicamente fatto fallire (ma qui si aprirebbe un discorso enorme sulle infiltrazioni statali) le rivendicazioni di diritti e salari, prevale sulla riflessione sociale e sui contenuti potenti che un albo come questo ha e potrebbe avere in misura maggiore.
Le osservazioni conclusive di Bloch sono un ulteriore momento di sorpresa, per me: Bloch fa il Dylan, con una serie di riflessioni amare che ci stanno, ma che non ricordo gli siano state proprie in passato (al netto del fatto che siano una nobile citazione). Sono comunque vignette che vogliono avere un significato e che non lasciano indifferenti.

In questo contesto, il lavoro di Casertano mi piace solo a tratti: alcune vignette sono ottime, dettagliate e particolarmente efficaci nel rendere il delirio violento della massa e gli scontri. Il suo potente chiaroscuro esalta i momenti splatter e la follia di certe sequenze. Molto meno valido il suo lavoro sui volti dei protagonisti storici: Bloch nel finale sembra ritardato, mentre Dylan in certi casi è irriconoscibile o quasi. Se siamo in fase evolutiva del tratto, spero che trovi a breve un equilibrio perché la sua ricerca non appare ancora conclusa. Resta comunque il mio dio.

 

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1 commento

  1. foodle scrive:

    Grazie mille per questo articolo!

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