Dylan Dog entra su facebook

facebookdydInizia così la nuova gestione di Dylan Dog a cura di Roberto Recchioni. Infatti è nata una nuova pagina facebook dedicata all’indagatore dell’incubo. Stavolta però è ufficiale ed è curata direttamente dal Rrobe. In poche ore la pagina ha superato i mille iscritti. L’apertura ufficiale avverrà lunedì con notizie e anteprime sul mondo dylaniato.
http://www.facebook.com/DylanDogSergioBonelliEditore

Questo è il primo dei cambiamenti che avverranno per Dylan Dog e per la Bonelli. Infatti, a quanto si dice, anche il sito ufficiale verrà presto aggiornato e migliorato. Inoltre, la Sergio Bonelli Editore ha anche aperto un canale Youtube.
http://www.youtube.com/user/BonelliEditore

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11 Comments

  1. Erich scrive:

    E l’obiettivo quale sarebbe? Fare pubblicità alla serie su facebook? Come se i lettori di fumetti si annidassero solo sulla rete o vi fossero in maggior parte. In realtà, più del 90% dei lettori Bonelli non naviga con regolarità in rete. Su facebook al massimo si trovano poche centinaia di “nerd”, che leggono un certo fumetto solo perché ritenuto di sinistra e qualche vuoto conformista.
    Cosa c’entri questo con la qualità delle storie, non è dato sapere.
    Il mondo “reale” è fuori dalla rete, anche se mi rendo conto che chi vive “solo” nella rete, non se ne accorge.

  2. MrsBeauregarde scrive:

    “Fantastico. La pagina di Dylan si è imballata in tempo zero. Che succede?” Recchioni stamattina.

    OH BAMBINI LA RETE E’ IL MIO TERRENO DI GIOCO, SONO UN ESPERTO, STATE TRANQUILLI!

    …sigh.

  3. Erich scrive:

    Sarà anche vero, ma che c’entra questo con l’obiettivo di migliorare la qualità delle storie e delle vendite della testata?
    Quanto all’esperienza della rete (che significhi poi questo non è dato sapere), anche un ragazzino di 10-12 anni è esperto.

  4. MrsBeauregarde scrive:

    Non hai colto il mio sarcasmo. La mia ipotesi è questa: Recchioni in rete è molto conosciuto e apprezzato.

    Ma il destino di John Doe allora come ce lo spieghiamo?

  5. Lucio scrive:

    Erich ma di che diavolo parli? metti sempre questa politica in mezzo… ma che mi vuol significare? ma stiamo scherzando? Qui si parla di fumetti!
    Secondo te una comunicazione “sociale” nell’era dei social network riduce il pubblico di lettori di dyd invece di ampliarlo? ma prima di pubblicare quello che scrivi lo rileggi? perchè stiamo sfiorando il ridicolo. Recchioni è un comunicatore eccellente, lo dimostra il suo blog, uno dei pià cliccati in Italia. Se non amplia la fetta di pubblico lui davvero non so chi potrebbe riuscirci.

  6. Erich scrive:

    Il ridicolo si sfiora quando si mettono in atto certe strategie commerciali, come appunto quella di diffondere il verbo dylaniato sulla rete (che ritengo un’assurdità).
    Come se Dylan non sia già massicciamente presente su internet…
    L’assurdo, secondo il mio parere, è pensare che in rete esistano tante persone che non leggono i fumetti o non leggono più Dylan Dog e l’obiettivo è quello di recuperarli, come se chi non legge più Dylan passa il suo tempo a navigare…
    La realtà è molto diversa. Solo che per avvedersene, sarebbe necessario avere consapevolezza del mondo reale. Senza tale prezioso elemento, si vive nelle illusioni.
    Finora la realtà ha bussato alla porta della Bonelli e ha indicato un dato di fatto: non solo la qualità (assente da anni), ma anche le vendite sono colate a picco.
    E qualcuno ha pensato: “ok, la colpa è nostra perché non siamo presenti sulla rete. Allora dobbiamo mettere a capo degli affari interni dylaniati un soggetto che in rete è noto e torneremo in cima alle classifiche di vendita…”.
    Il bello è che non lo hanno solo pensato. Lo hanno anche fatto!
    Non si sono, però, interrogati sul vero motivo della crisi dylaniante: non è tanto il personaggio a non essere più in linea con i tempi, quanto le storie e la loro qualità. Più che prendere un nuovo supervisore, io avrei puntato su nuovi sceneggiatori con idee nuove, bravi e soprattutto consapevoli del mondo reale.
    Invece, hanno pensato che il problema si riducesse a questo: “Dylan non vende più perché non usa i cellulari, non naviga in rete e non usa facebook”.
    In altri termini, Dylan è vecchio perché non passa tutta la sua giornata davanti ad un computer a stringere amicizie virtuali con persone che non ha mai conosciuto e non conoscerà mai dal vivo.
    La realtà italiana attuale è molto diversa. E’ quella di un Paese che sta attraversando un momento difficile, con una economica distrutta da scandali e mala gestione della cosa pubblica, in cui la gente non ha più ideali e punti di riferimento, in cui i sani valori di una società civile sono offuscati da tante perversioni…
    E dove spendere 3,00 euro in più per un fumetto per molte persone è diventato problematico.
    Per tutti questi motivi penso che aumentare le vendite di Dylan rendendolo più internettiano, sia pura follia.
    Non capisco, infine, cosa c’entri il riferimento al “comunicatore” e al fatto che “il blog è uno dei più cliccati”.
    Se e per questo, in rete ci sono siti e blog con numeri di visite centinaia di migliaia di volte più cliccati.
    Ma ancora, cosa c’entra questo con il miglioramento di un personaggio?
    Quanto alla politica, quasi tutti i siti di fumetti sono gestiti e frequentati da persone di sinistra e la cosa triste è che molti di loro (per non dire tutti), non hanno la benché minima idea di cosa sia il socialismo e non conoscono il suo aspetto peggiore: la demonizzazione delle idee altrui. Non se ne accorgono, ma vengono portati ad odiare chi non la pensa come loro, a identificare come un criminale chi ha idee diverse. Un odio inconsapevole, che si esprime nel disprezzo, malcelato da un vuoto senso di superiorità.
    Tornando a Dylan, non so fino a che punto, nel caso in cui le vendite (come potrebbe accadere) diminuissero ancora, alla Bonelli saranno disposti a seguitare nella pubblicazione di Dylan Dog (e chissà che Sclavi non si stia già guardando intorno o meglio, un esperimento lo hanno già fatto, ma nessuno se n’è accorto).

  7. Erich scrive:

    Vedi, mrsBeauregarde, la vicenda di John Doe dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, che il mondo reale (soprattutto quello delle vendite) è diverso da quello internettiano e che su 10 persone che scrivono sui social, dichiarandosi scandalizzati perché un certo fumetto ha chiuso, nemmeno uno di loro lo ha mai letto.

  8. Lucio scrive:

    Erich mi dispiace, ma la tua analisi è sommaria, qui nessuno sta dicendo che la rivoluzione di Dylan passerà tramite facebook o l’uso di cellulari, e Recchioni su questo è stato chiaro.
    Questi sono aspetti marginali, il grosso si farà agendo proprio sul “modo” di pensare e scrivere le storie. Molti sceneggiatori verranno allontanati dalla testata e molti altri fatti avvicinare.

    Tu stai scrivendo fiumi di parole ma ti sei fermato solo ad analizzare quella stupida notizia uscita su tutti quei “presunti” cambiamenti.
    Ma ti ripeto non è da queste sciocchezze che verrà determinata la svolta di Dylan.

    Inoltre fidati, sbagli di grosso a sottovalutare quelli che tu chiami “nerd” di internet.

    Poi vedremo chi avrà avuto ragione.

  9. Erich scrive:

    Non ritengo la mia analisi sommaria. Ovviamente, i temi trattati meriterebbero maggiore approfondimento che questa sede non consente, ma credo (anzi, sono certissimo) di avere toccato i punti essenziali.
    Riguardo Dylan, finora le scelte di Sclavi (che la Bonelli sta a malincuore avallando, o forse per disinteresse?) mi sembrano errate e dettate da una scarsa conoscenza di quelli che sono i veri problemi connessi con il rilancio del personaggio.
    Così come non credo che siano “sciocchezze” le notizie filtrate sui cambiamenti. Parliamo di aspetti importanti del personaggio.
    Concordo, però, sul fatto che cambiamenti dovrebbero investire il modo di pensare e di scrivere le storie.
    Ma qui la domanda: è stata scelta la persona giusta?
    Ritengo di no. Il nome è famoso nell’ambito di una ristretta cerchia di nerd fumettomani che passano intere giornate sulla rete e senza contatti con il mondo reale.
    Il caso John Doe è emblematico a questo riguardo (credo che in casa Aurea si stiano ancora leccando le ferite).
    Non sottovaluto i “nerd di internet”, anzi li considero per quello che sono: pochi, sprovveduti e con totale assenza di potere di incidenza sulle vendite della testata.
    Non mi interessa avere ragione per forza.
    Per due motivi:
    1 – ho mollato Dylan anni fa (è mia abitudine, infatti, tagliare una testata non appena mostra i primi segni di cedimento qualitativo).
    2 – resterò vigile. Non comprerò Dylan. Aspetterò e se fra 2-3 anni il livello qualitativo si sarà innalzato (recupererò questi numeri sul mercato dell’usato a sconti del 60-70%).
    A tal proposito, consiglio a chi è incerto, di fare la stessa cosa.
    P.S.: “Fiumi di parole” è una bella canzone, peccato che quelli che la cantavano non hanno avuto maggiori fortune professionali. E poi ha vinto Sanremo del 1997.

  10. MrsBeauregarde scrive:

    Erich, hai ragione su tutta la linea. Hai tutta la mia stima, non avrei saputo metterla giù meglio di te.

    Secondo me se ne pentiranno.

  11. Erich scrive:

    Io, ovviamente, spero di sbagliarmi. Le mie critiche hanno un fine costruttivo e non distruttivo. Così come spero che la qualità (anche se ci credo poco) della collana si alzi e chissà, tra qualche tempo potrei decidermi a recuperare questi numeri (naturalmente, sul mercato dell’usato). Non è la prima volta che le scelte sbagliate di una casa editrice si riverberino negativamente su un personaggio o una collana. E non vorrei che ciò accadesse per Dylan Dog.
    In questo momento, vedo una Bonelli che sta “disperatamente” cercando di agganciarsi ad una “realtà” del mercato un po’ diversa da quella alla quale erano abituati e di cui si sono accorti solo ora che le vendite delle loro principali testate sono molto calate.
    Come dice Lucio, il tempo dirà chi ha ragione. Per quanto mi riguarda, spero che abbia ragione Dylan Dog.
    Su un sito (lo trovi cliccando su “Erich”) ci occupiamo di argomenti fumettistici. Finora non abbiamo trattato dell’argomento (aspettiamo di avere un quadro più chiaro della situazione).

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