Signori miei, un sacco di belle riflessioni sul personaggio. Aggiungo la mia, facendo riferimento ai post di alcuni utenti senza quotarli, altrimenti diventa un messaggio lunghissimo.
Mi è piaciuto il primo post di Manuel nella pagina precedente; secondo me identifica un paio di peculiarità della testata che sono andate perdendosi. Molto azzeccato il paragone con Tex, per esempio, per spiegare cosa è andato storto in una serializzazione serrata e a lungo termine. Sclavi non ha evidentemente lasciato linee guida su come gestire il personaggio, anche perché è risaputo oramai che Dylan Dog per Sclavi era uno specchio di sé stesso. E’ come se domani un altro scrittore si prendesse la briga di scrivere un seguito de L’amica geniale, o un altro romanzo collaterale all’originale. Trovo semplicemente impossibile che questo riesca a soddisfare i lettori. La replicabilità di Dylan Dog è un progetto impossibile dal principio, nel senso che il personaggio, a dispetto dell’essere stato pubblicato da SBE, non nasce con connotati precisi, al punto che da un albo con l’altro sembra un altro personaggio. E sto continuando a parafrasare le parole di Manuel, col quale sono d’accordo.
Non penso invece che lo splatter sia un elemento essenziale per Dylan Dog. E’ un tratto molto presente, che ha aiutato a dare una connotazione alla testata, ma, per il mio gusto personale, non fondamentale. E qui apriamo a un altro problema, ossia la ricezione del personaggio da parte dei lettori. Posto che un Dylan canonico non esiste, lettori diversi preferiranno diverse declinazioni del medesimo personaggio. Questo favorisce sicuramente la diffusione e il gradimento della testata, specialmente nei primi 15 anni di vita circa. Ma crea un problema non da poco, ossia un pubblico non omogeneo che cerca cose diverse dal medesimo prodotto. E questo, per la serialità, è un problema notevole. Infatti, quando si è cercato di canonizzare il personaggio, si è virato verso i cosiddetti “gialletti”, le varie storie di Ruju, Marzano, Gualdoni, Di Gregorio, De Nardo, Gualdoni per citare quelli storicamente incolpati di mediocrità e appiattimento, ma il pool sarebbe estendibile ai contemporanei. Si è pertanto messo l’accento su alcuni tratti del personaggio, i più facilmente canonizzabili, tralasciandone altri.
Quello che dice Dear Boy e sottolinea Altair è per me fondamentale. Loro parlano di ironia e vengono travisati da altri utenti che pensano che si stia parlando delle battute di Groucho, personaggio peraltro usato molto bene da alcuni autori di recente, a mio parere. Mi perdonino Dear e Altair se interpreto il loro pensiero: ritengo che al Dylan di oggi manchi l’essere scanzonato, il non prendersi sul serio, l’avere una punta di sagacia e, perché no?, di stronzaggine di facciata. Tutto riconducibile, forse e se non interpreto male, a un ampio concetto di ironia. L’essere insomma un personaggio sfaccettato e non un monolite con a fianco una macchietta coi baffi.
Si torna allora irrimediabilmente alla facilità della scrittura di Sclavi, alla grazia innata di un uomo evidentemente vocato alla scrittura che, con la pratica, nel corso della sua vita ha prodotto cose egregie. E, se la vogliamo mettere su questo piano, Dylan Dog è ancora più che impossibile da replicare e/o da canonizzare. Con questo, sia chiaro, non voglio dare la lode a qualsiasi prova di scrittura di Sclavi. Lungi da me, senza neanche sforzare lo spirito critico vengono in mente albi di Dylan Dog così come romanzi non all’altezza delle sue prove migliori. Ma, del resto, non stiamo parlando di un Nobel per la letteratura, quanto più di un ottimo autore con una produzione sconfinata tra fumetti, romanzi, canzoni, poesie; mi sembra naturale che ci siano alti e bassi. La differenza è che un capolavoro di Sclavi, come può essere Memorie dall’invisibile, Il lungo addio, Margherite o anche Non è successo niente sarà sempre migliore, nella scrittura di un’ottima prova di un onesto mestierante come Faraci o Ruju. Con tutto il rispetto immenso per questi due autori di Dylan Dog così come di romanzi, nessuno dei quali minimamente al livello di quanto citato prima per Sclavi (menzione d’onore per I peccatori di Hellborne, però).
E allora? E allora siamo fregati. Per quel che mi riguarda se ne sono provate talmente tante negli ultimi vent’anni che stare qua a discutere è quasi un esercizio di stile. Con buona pace di alemans e Mandarino, io penso che non ci sia margine per rilanciare Dylan Dog alla grande. La testata vegeta, dopo dieci anni siamo tornati al “gialletto”, la versione di Recchioni non è piaciuta, quella di Bilotta ha soddisfatto un risicato zoccolo duro di integralisti (tra cui me), rimanendo però quasi a un livello di masturbazione cerebrale. Il mercato non può controllare la qualità delle singole storie, troppo legata all’autore; tuttavia, può tenere a freno l’emorragia – EVIDENTEMENTE – con l’elefantiasi delle uscite e la diversificazione. È lampante che le testate di maggior successo in Bonelli (Tex, Zagor, Dragonero e DyD) stanno vivendo una moltiplicazione di uscite che suona più come piano editoriale che come tentativo di rilanciare i personaggi. Poi che Dylan Dog sia quella che ha fatto più confusione in questo piano editoriale è un altro discorso su cui andrebbe aperta un’ulteriore parentesi a riguardo dell’incapacità gestionale (o dell’impossibilità gestionale) di una testata del genere, se vogliamo essere iper-generosi.
Da buon disilluso (come potrebbe piacermi Dylan Dog, sennò?), io sono convito che l’unico modo per avere una seconda età dell’oro sia un autore estremamente prolifico in grado di riprodurre una gestione del personaggio simile a quella che c’era sotto Sclavi. Ossia un autore che scrive una percentuale di storie elevata, supervisiona tutte le altre, ha la pazienza di cambiarle, ma soprattutto che sia dotato di grazia innata di scrittura e di una sensibilità che gli permetta di adattarsi a più aspetti del personaggio. Insomma, un altro Sclavi che non arriverà probabilmente mai. Solo questo potrebbe salvare il personaggio, non cambiare il ruolo dei comprimari ogni cinque anni. Ma che poi non sto mica scoprendo l’acqua calda, eh! Sono convinto che sia Gualdoni che Recchioni hanno tentato, con modalità diverse, qualcosa del genere. Chiaramente nessuno dei due ne aveva le capacità, visto come sono andate le cose.
PS: rispondo sui manga a Guriko nel topic apposito
_________________ Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo.
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