Molte sono già citate, ma faccio il mio elenco:
#25,
Morgana#43,
Storia di nessuno#74,
Il lungo addio#81,
Johnny Freak#100,
La storia di Dylan Dog#121,
Finché morte non vi separi#200,
Il numero duecentoIo sono uno sclavista anche abbastanza fanatico, ma non ho mai amato granché lo Sclavi sgangherabile o quello sentimentale/lacrimevole. Le storie sul passato di Dylan, poi (che nemmeno Sclavi ama troppo), fanno sempre respirare un odorino kitsch fastidioso: 'sta cosa che Dylan è il figlio di Xabaras, non è minimamente salvata dai precedenti illustri e ironici (del genere di
Star Wars), anche perché nelle storie dylaniate non ha nulla di ironico. Ma invece di graveolente, di ricercatamente cupo: insomma, di banalotto anzichenò. Così la storia del rapporto padre/figlio tra Bloch e Dylan può anche essere una saggia idea di caratterizzazione, se rimane tra le righe. Usata e anzi spiegata in direzione della lacrima facile (nel
Numero duecento), e con citazione da Zanardi assolutamente antieconomica e insensata, poro Pazienza!, mi sembra un colpo fuori bersaglio: ma fuori di chilometri.
Zarathustra ha scritto:
Per risponderti con qualche scelta un po' meno "ovvia" delle solite: il signore del silenzio, accadde domani, la bellezza del demonio, Grand Guignol.
Selezione interessante, evidentemente di un amante di Ferrandino. Tra i primi 15 numeri, io sono affezionato a storie che certo non toccano i vertici, ma che posso rileggere per la 73millesima volta, e ogni volta correre in fondo per vedere come vanno a finire:
Gli uccisori,
La zona del crepuscolo (che ancora mi fa paura, come me la fece nel 1988, quando la lessi la prima volta, in ritardo),
Diabolo il grande e
Killer. Provai riconoscenza anche per Montanari & Grassani, dopo
Killer.