Il post di gennaio 2013 – Blacky

Mentre sono in corso le votazioni per il post dell’anno 2012 (per non parlare delle politiche e dell’elezione del prossimo papa), si fa tempo di assegnare il primo premio mensile dell’anno nuovo,che sarà poi inserito nel sondaggio dell’anno prossimo. In tanti avete scritto post meritevoli di questo titolo, ma come al solito sarà uno solo a vincerlo.

A vincere il premio, nonostante la dura concorrenza di post provenienti da altre aree del forum è il classico post dal topic dell’albo mensile, Blacky, sceneggiato da Giovanni Gualdoni e disegnato da Daniele Bigliardo. Un albo giudicato abbastanza severamente dalla maggioranza della nostra community dylaniata, lascerò al premiato lo spiegare il perché.

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Il premiato in questione è una vecchia volpe del forum, già premiato in passato, ma che tuttavia mancava dal gradino più alto del podio (si, c’è un podio, anche se voi non lo vedete) da più di un anno.

Vi sto parlando di…

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joe montero

Questo è il suo post, premiato per la sua capacità di unire analisi critica e verve descrittiva:

Considerazioni sparse, alla rinfusa direi, perché, adattandomi allo stile dell’amato Gualdozzi, non mi va di tessere la benché minima trama (in questo caso recensorea):

– Copertina. Non dovrei dire che è pessima, cadrei nel lapalissiano, ma farlo è d’obbligo. Quindi: LA COPERTINA E’ PESSIMA. A parte la costruzione e (mini spoiler) l’inganno al lettore (Fine mini spoiler), la prospettiva è completamente sbagliata sì che Blacky sembra essere non più alto di un fox terrier. Una specie di Mini Pony zombie alla ribalta. I nervetti rossi piazzati ad catsum canis sulla NON CUTE dell’animale danno un “Effetto Tron” sconfortante. Stano, ultimamente imho in gran forma, cerca di salvarsi in corner con questo astruso accorgimento porpora, ma non fa che peggiorare la situazione. Dylan è disegnato male, il resto ancora peggio. UNA DELLE PEGGIORI COVER DELLA SERIE.

– Disegni. Bigliardo è un ottimo disegnatore. Ma di Nick Raider. O di Julia. Non di Dylan Dog. Questo è stato già ampiamente da voi affermato. Ma perché il buon Daniele (che invero in quest’albo canna pure certe anatomie e, forse per colpa di Gualdo, (mini spoiler) non rende assolutamente l’idea dello scannatoio finale (fine spoiler)) non è un disegnatore adatto a Dyd? Perché manca di atmosfera (gotica), certo, ma soprattutto perché il suo tratto “neutro” (neutrissimo) infrange una delle caratteristiche fondanti della serie, che vede nei disegni una parte attiva nella narrazione, e non un imparziale vettore della sceneggiatura. DYLAN DOG è anche un fumetto di disegni. Lo è molto, proprio dove testate come Julia si presentano come narrazioni basate sulla scrittura. La fortuna della serie si è forgiata molto sulla disarmonia dei tratti dei vari artisti, sulla loro particolarità, sulla loro INVADENZA. Bigliardo non è invadente, è diligente, è un mediano inappuntabile. Ma il reparto disegni di Dyd DEVE essere fatto di prime donne, di fantasisti, di maledetti trequartisti che magari, sì, ti sbagliano il “PIANO MEDIO FRONTALE DELLO STUDIO DI DYLAN” ma poi sfoderano quella vignetta che ti cava gli occhi dalle orbite. E che non dimentichi più.

– La storia. Gualdoni prova ad aumentare la carne al fuoco. Lo fa, ma il risultato non è che una miriade di piste, suggestioni (magari anche azzeccate) e personaggi abbozzati e poi lasciati lì a morire, dimenticati, mai più ripresi. Spariamo sul mucchio a suon di esempi: si tenta la commozione sul dramma dell’Alzheimer, così, tanto per fare. Si Sbaglia. Si tenta l’immedesimazione col cavallo nella scena di sogno (va be’, incubo), così, tanto per fare. Si sbaglia. Si inseriscono dei ceffi che “poi vedrai risbucano” e ad essi vengono pure dedicate pagine su pagine. Ma non risbucano, e così si risbaglia. Si tenta di far risplendere Groucho in un sacrosanto richiamo a “Un giorno alle corse” dei Marx e quasi quasi ci si riesce: poi a pagina quaranta il personaggio baffuto scompare, “forever and ever”. Acc, altro sbaglio. Non che gli ingredienti siano troppi, eh, ma per Gualdoni una trama che non si dipani in tre personaggi e due svolte narrative è già “INCEPTION”. E così per sbrogliare la misera matassa si trova costretto a forzare la mano con incongruenze tremende quali il salvataggio della ragazza col casco a favore di Dylan “Perché passavo di qui e ho visto quella porta aperta”. Roba che non ti passano neanche in un tema delle medie. E non scherzo. Risibile il “LAGER EQUINO”, mostrato così male e in modo così timido che io, sarò stupido, non ho capito. Cioé, NON HO CAPITO COSA DIAVOLO ERA SUCCESSO!!! Non-ho-capito. Dapprima mi è sembrato che ci fosse UN cavallo morto, uno solo, poi le parole dell’inetto Bloch (che la pensione davvero non se la merita) mi hanno fatto capire che c’era una specie di macello clandestino, che i cavalli erano molti, che ERANO VIVI e che i colpevoli (chi sono sti colpevoli???) sono stati arrestati. Una macello clandestino in pieno centro e a due passi dall’ippodromo con dentro dei cavalli che se li metti insieme forse ci fai mezza bistecca??? E’ così o sono proprio shiemo???
La soluzione finale è degna della peggiore puntata di Walker Texas Ranger. Bravo Gualdoni: molto tragica, e soprattutto MOOOLLLTO HORROR. Brrrr, voleva salvare l’onore del padre e ha ucciso una persona!!! Brrrr… notti insonni, eh!!! Ad affondare completamente la baracca vi è la consapevolezza che l’unico morto ammazzato dell’intera vicenda è causato dal grande talento investigativo del nostro Dylan. U’maronn’.

Voto 2 (che arriva a due e mezzo solo perché questa volta il nostro scopa senza far tante menate)

 

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