Il ladro di cervelli – Intervista a Giancarlo Marzano

Soggetto e Sceneggiatura: Giancarlo Marzano
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Angelo Stano
Per Dylan, una romantica gita sul Tamigi si trasforma in un incubo quando l’imbarcazione viene attaccata da uno spaventoso mostro gigante. È solo la prima di una serie di incredibili apparizioni che sembrano il preludio di una vera e propria invasione aliena. Per fermarla, l’inquilino di Craven Road dovrà recuperare una misteriosa valigetta rubata a due uomini in nero che non sono affatto ciò che sembrano…

Giancarlo Marzano torna ai testi di Dylan Dog dopo un anno esatto di latitanza. Il simpatico sceneggiatore torinese questa volta scatena su Londra una bella invasione aliena, che riporta le nostre menti a quei film di fantascienza di classe Z che tanto hanno spadroneggiato negli anni ’70. Cossu sembra aver cambiato qualcosa nel proprio stile: dalle tavole in anteprima emerge parecchia china… e poche parole… (infatti entrambe le tavole rese note sono prive di dialoghi!). Non resta che aspettare il 28 Maggio per leggere la storia, ma per ingannare l’attesa vi lasciamo con un’intervista allo sceneggiatore… che magari vi invoglierà a rispolverare alcuni vecchi cult movies della vostra videoteca personale!

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Ciao Giancarlo. Prima di iniziare, lo staff di Cravenroad7.it ti ringrazia per la tua disponibilità a concedere quest’intervista.

Ci mancherebbe…

Allora, parliamo un poco del tuo arrivo in Bonelli. Come ti sei ritrovato da un giorno all’altro a diventare sceneggiatore di uno dei personaggi più amati del fumetto italiano?

Nella maniera più semplice e diretta. Ho spedito alla redazione alcuni soggetti per Dylan (che, a dire la verità, già da qualche anno frullavano nella mia testa) e ho atteso pazientemente una eventuale risposta. Un bel pomeriggio squilla il telefono, alzo la cornetta e dall’altra parte sento una voce gentile che si presenta come “Mauro Marcheselli, il curatore di Dylan Dog”. Mi dice, senza troppi giri di parole, che i tre soggetti inviati sono ben scritti ma che uno solo, Le notti di Halloween, è (quasi) passabile. Mi incoraggia a lavorarci ancora un po’ su e a ripresentarlo. Detto fatto. Dopo la seconda stesura e la conseguente riproposta, il soggetto viene approvato. Mauro a questo punto mi chiede se voglio provare anche a cimentarmi con la sceneggiatura. Il resto, per quanto mi riguarda, è storia.

Quali sono state le principali difficoltà che hai incontrato agli inizi nel caratterizzare il personaggio e nel farlo diventare “tuo”?

Da esordiente assoluto, all’inizio è stato il timore reverenziale verso la creatura di Tiziano Sclavi -uno dei miei miti- a crearmi maggiore difficoltà. Dylan era fin troppo ben caratterizzato e la paura di non riuscire a inquadrarlo alla perfezione oppure di renderlo una semplice figurina ricalcata era forte. Poi il tempo e una maggiore confidenza con la scrittura del personaggio -che come lettore conoscevo bene- hanno stemperato la tensione, permettendomi di donargli qualcosa di “mio”.

A distanza di sei anni dal tuo arrivo sulla testata con Le notti di Halloween è cambiato qualcosa nel tuo modo di approcciarti a Dylan?

Sicuramente ora mi sento più a mio agio e posso permettermi di “giocare” un po’ di più col vecchio Dylan e con il suo mondo, affiancando anche elementi di commedia all’approccio prettamente horror tipico delle mie storie.

A questo proposito, passiamo alla tua prossima storia in uscita sul mensile di giugno, Il ladro di cervelli. Dalle anteprime sembra che la storia racconti, fra le altre cose, di astronavi schiantate nel Big Ben, di meduse aliene che annientano la volontà dei terrestri, di mostri lovecraftiani che emergono dal Tamigi e di misteriose valigette (come quella di Pulp Fiction?) di cui molte persone vorrebbero entrare in possesso… prima di buttare giù il soggetto avevi mangiato pesante o semplicemente hai una fervida immaginazione? Parlando seriamente, da dove è nata l’idea per questa storia?

Sono un “cattivogustaio”, amante del junk food, di conseguenza la mia digestione è sempre piuttosto pesante, come la mia immaginazione. Scherzi a parte, l’idea iniziale è nata proprio da una mia riflessione sulla classica domanda che viene solitamente rivolta agli autori: “Come ti vengono le idee?”. Il ladro di cervelli è un’avventura molto weird e colma di citazioni (nella domanda ne avete già colte alcune), ma che presenta anche altri risvolti che qui non posso rivelare per non rovinarvi la lettura. A ogni modo, ne Il ladro di cervelli ne accadono talmente tante che avrei potuto ricavarci due o tre soggetti diversi, e invece mi sono accontentato di un’avventura sola. Con grave rammarico del mio conto in banca.

E il povero Dylan dovrà fronteggiare tutto da solo questa caotica sarabanda di bizzarri e inquietanti avvenimenti? Come credi che agisca Dylan nelle tue storie, tendenzialmente come una sorta di “pistolero solitario” o piuttosto come il principale fra altri personaggi non meno importanti ai fini della narrazione?

Sì, Dylan dovrà cavarsela da solo, perché in una Londra precipitata nel caos totale gli sarà difficile trovare il benché minimo aiuto. Ciò non toglie che ci saranno altri personaggi, più o meno fondamentali, per la soluzione della vicenda. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, spesso il “mio” Dylan agisce in situazioni in cui non è il protagonista assoluto, ma viene affiancato o condivide la scena con altri coprotagonisti (penso a Liam “il bugiardo”, al capostazione de Il custode, al ragazzo de Il piccolo diavolo) oppure è “uno dei tanti” in storie più corali (L’assedio di Sand Manor, Seppelliti vivi!) dove però, per forza di cose, Dylan alla fine riacquista il ruolo principale che gli compete. Probabilmente questa tendenza alla “coralità” è dovuta alla mia passione cinematografica per gli attori secondari -ma spesso fondamentali per la riuscita di un buon film-, genericamente definiti “caratteristi”.

Il ladro di cervelli è la tua prima storia disegnata da Ugolino Cossu. Come è stato lavorare con lui? Ci sono stati dei colloqui fra di voi in fase di realizzazione delle tavole?

Pensandoci bene, date le difficoltà richieste dalla sceneggiatura, forse sarebbe meglio chiedere a Cossu come si è trovato lui a lavorare con me. In verità, la sceneggiatura è stata scritta alla cieca, cioè senza sapere a quale disegnatore sarebbe stata affidata. La scelta è stata operata in seguito dagli uffici di Via Buonarroti. Di conseguenza, ho potuto ammirare le tavole di Ugolino solo a lavoro quasi ultimato.

La redazione ha apportato delle modifiche alla storia? Quali sono le segnalazioni che più spesso ti vengono rivolte dalla sede centrale quando concludi una sceneggiatura?

Per questa storia avevo scritto inizialmente un “finalino” un po’ troppo… ehm… hard per una testata come Dylan Dog. Poi, in fase di revisione, con i curatori si è deciso per una soluzione più ironica e beffarda. In genere, devo ammettere di non ricevere molte rimostranze, diciamo così, da parte della redazione, e quando ciò accade si tratta per lo più della richiesta di accorciare qualche sequenza o qualche dialogo, oppure di rendere un po’ più o un po’ meno incisiva -a seconda dei casi- qualche situazione.

Ultima domanda. Cosa dovranno aspettarsi i lettori da Il ladro di cervelli?

Nonostante le apparenze, sarà una storia piena d’ammoreeee. E non scherzo.

Grazie per la chiacchierata. Alla prossima!

Grazie a voi!

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