Albo mediocre.
Seguono motivazioni e
S
P
O
I
L
E
R
Di Gregorio sforna un "horror retributivo" di cui non si sentiva davvero la mancanza, in cui tutti gli effetti e gli sviluppi narrativi sono prevedibilissimi.
Storie del genere erano molto diffuse negli anni '50, ai tempi dei famigerati EC Comics e di Zio Creepy/Tibia: vicende dove un poveraccio finiva male per colpa di gente più o meno cattivella e dall'oltretomba si vendicava.
Ora che siamo nel 2010, l'argomento è talmente risaputo che, a meno di notevoli guizzi di fantasia o di robusta caratterizzazione dei personaggi, non ha assolutamente più nulla da offrire... se non l'ennesimo pistolotto/pamphlet contro i 'cattivi' di turno!
Dopo i baroni universitari e "li ggiovani che non sviluppeno più la fantasia", tocca ai capitalisti arrivisti.
E puntualmente il discorso lascia il tempo che trova, con l'assunto iniziale che si auto-dimostra e ha la stessa (mancanza di) incisività dei volantini in ciclostile diffusi agli angoli delle strade.
Di Gregorio aggiunge una sola cosa: la lunghezza abnorme. Le storie EC ti fulminavano con racconti densissimi di 4-5 tavole; qui invece il tutto è spalmato su una lunghezza di 94 pagine. Troppe, tenuto conto che l'albo poggia su una sola idea (come del resto TUTTE le storie di Dyd degli ultimi cinque anni!
).
Il discorso è annacquato e imbrodato da una fiaccante ripetitività di situazioni. I personaggi, poi, sono tutti di maniera e non suscitano il minimo interesse.
Un po' più interessante la visionarietà dell'ambiente, con gli aguzzini dotati di teste mostruose. Però non la si può considerare certo un'idea originale, dato che era già stata sfruttata in
Doctor Tod (che a sua volta era una 'citazione' del
Maus di Art Spiegelman).
Di Gregorio non ci risparmia neppure lo spiegone finale. Spiegone più inutile del solito, dato che tutto in questa storia era largamente prevedibile.
Ma si sa che li ggiovani non sviluppeno la fantasia, quindi bisogna assolutamente accompagnarli con glosse e note a fondo pagina...
Voto complessivo: 5