...fossero morti na' vorta per tutte sti' conigliastri...ma temo continueranno a riprodursi quando Mr "Zemeckis" Mignacco vorrà togliersi qualche ulteriore sfizio a spese della SBE, e le conigliette di PlayOldBoy saranno impegnate in altro
Voto 5 come gli euri che potrete risparmiarvi evitando quest'inutile appendice. Non mi aspettavo una storia vera e propria, ma almeno un qualcosa di divertente, un'escursione goliardica, sulle righe, scanzonata, o dissacrante all'insegna dello sghignazzante splatter cartoonesco
...invece abbiamo solo una (faticosa) manciata di gag innocue che non farebbero ridere neanche una jena sotto gas esilarante, un umorismo spento ed annacquato da continue precisazioni, personaggi bolsi quando non insipidi o scontati, un inutile rivangare per una trentina di tavole sempre sugli stessi concetti (
i cartoni non possono morire, non ci frega della realtà, la gente di carne non sa vivere , etc) ed un Dylan a zonzo inconcludente, dopo esser rimasto appiedato (come la storia) per circa venti pagine attorno a delle strisce pedonali (pp.35-54)
.
Già non sono un grande amante del
#24, ma questo sequel derivativo si poteva proprio evitare. Tra l'altro non strizza neanche l'occhio alle nuove generazioni, che si faranno beffe di scemenze del genere, con tutti quello che offrono fumetterie ed animazione
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Qualche dettaglio sotto
SPOILER Il buon giorno si vede dal mattino: quando un Pink Rabbit mi esordisce in prima pagina con la battuta "
ma anche sì " (urca!
)
come un qualsiasi comico di Zelig in disarmo, allora l'antifona promette malissimo, a livello di divertimento. E infatti durante l'intera storia il coniglio a corto di numeri si rende tutto fuorché simpatico nelle sue stralunaggini, adattandosi solo a scenette di circostanza o raccordo, piatto e ciarliero, da anonima spalla/guida di Dylan in gita, senza aggiungere nulla al rocambolume (già scarno) delle vicende. Sono passati trent'anni e pesano, fijo mio.
Non che gli altri personaggi cartooneggianti siano molto meglio. Una palla in serie: né spassosi, né capaci di gags. Forse solo la talpa pusher strappa un sorriso a cose fatte
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Dylan azzecca qualche meta-battuta, come il paradosso sul non "sapere" di carta (p.73) o sull'ammettere di esser un fragile ma immortale personaggio d'inchiostro (p.88). Resta il fatto che il suo trascinarsi svagato non ajuta a dargli un peso nella storia, preso dal finto dilemma "scappo o risolvo il caso?". E tutta la parte a (s)tinte drammatiche in ospedale rappresenta
un decollo pindarico tale da affossare tutto il resto della (già stentata) atmosfera umoristica.
La mortalità lo ricongiunge col reale, ma solo rinunciando alla vitalità fantasiosa del colore. Muah...
Carucci almeno disegni e colorazione, per quanto certi fondali siano un po' messi tanto per. Molto bella la copertina. Come prevedibile ci sono diversi camei dal mondo dei cartoons, tra WB, Jacovitti, Manu, etc, mentre il riferimento a
Shining (p.11) mi aveva illuso sul tenore delle psicopatie parodizzate dal coniglio
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Per non farci mancare nulla rispetto ai mantra tormentonizzanti della serie regolare, anche qui viene rifilato
un ennesimo refuso da revisione mancata - la disposizione dei triangoli intervignetta a p.64 - e si ritorna sulla folla Salvinizzante che urla "
daje all'untore estraneo, rimandiamoli a casa loro a pedate, il mondo delle ombre colorate ai cartoni". Ci mancava solo che per le buche sull'asfalto di Conigliopoli se le prendessero con la sindaca Virginia Beams
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ALOHA TUTTO IL MONDO E' PAESE,
COLORATO DA UN DALTONICO IN OMBRA