Letta oggi 34 Dicembre, e per festeggiare l'oblio del non-tempo-vissuto a cui relegherò questa storia, stasera andrò a prendermi una pinta quaggiù
Albo in cui i
disegni magnifici la fanno da padri padroni & madri matrone, ma tolti quelli la storia sussiste davvero di poco, pochissimo, un soffio e via. In parte questo costituisce anche il suo esile fascino, ma nel complesso la sensazione finale è di un vuoto narrativo (nel soggetto, esile per povertà di idee) sbrodolato su quelle che potevano essere tranquillamente una 40ina di delicate pagine di sceneggiatura (sul CF? OB? Almanacco?), mentre più che raddoppiate rendono la
storia ancora più vacua, esanime, flebilmente diafana fino alla quasi totale inconsistenza. Si vede chiaramente che Lanzoni vuole fare il "poeta" melanconico à la
Ambrosini, ma non ha neanche un decimo della sua capacità di raccontare
Storie (v. riferimenti alla Prima Guerra Mondiale) o drammi inter-familiari intrisi di fantasmi non solo interiori
In un formato più breve rendeva sicuramente meglio; con altri disegnatori non sarebbe neanche arrivata alla sufficienza a mio vedere.
Voto conseguente 6+.
✥ S ✥ P ✥ O ✥ I ✥ L ✥ E ✥ R✥ L'atmosfera soffusa iniziale tiene bene, complice come già detto la parte grafica di Dossena
Le presenze dall'aldilà, la desolazione celtico-isolana, il senso di scoramento, Dylan altrettanto smorto che si consuma su un diario che non comprende, il presagio imminente... fanno della cornice iniziale un buon presupposto. Lo stesso non posso dire per un Groucho preso sottogamba e per il traghettatore abbastanza anonimo.
Poi cominciano a vedersi le carenze nella narrazione adibite a riempitivi di sceneggiatura:
Il marinajo-traghettarore dice (con
tanto di grassetto per tenerci sul pezzo, p.24) che l'isola è disabitata da decenni, mentre Carl ed Ellie ci vivono da sempre, e per quanto auto-isolatisi dal mondo esterno e forse privi di utenze (telefono, gas, energia elettrica) comunque utilizzano un camino per scaldarsi che emette regolarmente fumo (p.66) e facile da individuare dal mare, essendo l'isola non molto estesa.
Nonostante il suddetto marinajo avvisi Dylan che quella sia in pratica un'isola fantasma del tutto spopolata, ad un certo punto il nostro rintro-Boy vedendo il villaggio abbandonato esclama (p.27) "
persino quel villaggio laggiù sembra... morto". Come sarebbe a dire "persino"?
Cosa si aspettava di trovare, corso Buenos Aires all'ora di punta

Ma gli avverbi alla SBE li distribuiscono random in omaggio coi cestini di Natale
Il resto ci può stare nel suo gironzolaggio auto-riflessivo per vicoli abbandonati e taverne, con un ritmo azzeccato e che incuriosisce... per quanto il fatto di contorcersi in preda a chissà quali dolori cefalici per le voci dei fantasmi (pp.28-31) mi sa d'ennesimo riempitivo, inefficace per giunta. La coppia Carl-Ellie nella sua bonaria reticenza rassegnata funziona abbastanza bene, e anche l'irrisolta fanciulla spettrale sulla scogliera Bianca (neo-epigono di Marina?) nel secondo incontro con Dylan sa sviarlo perbene verso qualcosa di palpabilmente inquietante col suo fascino (p.54-56), piuttosto che parlare di memorie ineffabili.
Poi (da p.57 circa) si capisce che non si sa più come riempire le tavole rimaste: comincia uno stucchevole
baillame di pseudo-zombies all'arrembaggio (ma non più di tanto) per una 30ina di pagine, indignati da non-si-sa-cosa
ed in preda agli equivoci - come più volte sottolineato dagli stessi personaggi (p.75) - che in realtà finiscono soltanto per far equivocare al lettore il senso della loro presenza/agire

.
Prima sembrano aggressivi, poi innocui, poi si intuisce che reclamano Bianca, poi la salutano lietamente sulla barca mentre prende il largo, prima sembrano evanescenti nel fantasmoso, poi uno si becca una concretissima roncola nel cranio da Dylan (p.71) e l'altro dice che ora "è morto" (

), mentre sventrano allegramente la povera Ellie, che diventa dopo due minuti una di loro, più famelica ed infetta, presumo
Senza contare che mentre tutta questa cricca semi-putrefatta è in evidente stato di decomposizione (anche cerebrale),
Bianca che fa parte della loro stessa progenie di fatto, presenta in pratica soltanto una ferita rimarginata sotto i capelli e ragiona abbastanza bene, vispa e malinconicamente (con)senziente. 'Nzomma, un pasticcio non tanto dissimile dal numero scorso, dove tanto per tirare in ballo l'archetipo chiave (v. redazionali) del mostro del mese, al posto del solito vampiro
hanno spatasciato luoghi comuni sugli zombies senza cognizione di fine e di causa. Questa è sicuramente la parte meno valida dell'albo, e come già detto prima si poteva tagliare o comprimere quasi all'osso, putrefatto: messa così sono soltanto una 30ina di pagine di artefatta concitazione baruffogena per arrivare a ciò che non serviva o già si intuiva.
Bene invece la parte conclusiva delle rivelazioni di Bianca e delle sue memorie/sogni perduti: qui lo slancio poetico funziona e l'ultima pagina ci lascia quel leggero magone che nelle storie di anime perse non guasta.
Guastano invece alcune frasi fatte che in parte rovinano i dialoghi di per sé abbastanza buoni ed asciutti, come quelle sulle speranza ultima a morire, l'antiborghesismo
alternativestocà che sprezza veglioni e cenoni di Capodanno (p.34), o la sparata cascamortuaria da coma diabetico (p.93) di Dylan che dice a Bianca "
eppure... sei la persona più viva che io conosca"
Disegni favolosi, fabuleggianti, e molto personali (anche se in alcune tavole ho riassaporato il gusto per
Stano) su cui non ci sono cose da obbiettare tranne un paio di simil-refusi meno che veniali, specialmente nelle tavole iniziali - nella prima vignetta s'intravede un pontile accanto alla barca spiaggiata, ma poi sparisce per tutte quelle successive, tranne ricomparire per magia a p.9; inoltre nella sezione pp. 5-9 la pioggia va e viene senza senso, randomica, anche a distanza di una singola vignetta

.
Forse l'unica stortura di rilievo, fino all'inverosimile (tranne nel poetico cameo davanti a Craven Road 7, ultima pagina) è
l'insistita presenza NON GIUSTIFICATA e manieristicamente ammorbante di QUELLE GROSSE FOGLIE MORTE SVOLAZZANTI per tutto l'albo 
.
Io capisco si volesse dare un continuum concettuale al setting, all'atmosfera simbolica, all'autunno delle anime passato/e... ma senza essere laureati in botanica, quelle foglie non c'entrano UNA MAZZA CON L'ISOLA per come rappresentata/concepita dagli autori stessi. Non si vede mezzo albero in tutto l'albo
Solo scogliere di prati ed arbusti filiformi, e qualche rampicante al cimitero
Non c'è nessun albero o pianta nel raggio di kms che possa rilasciare foglie di quelle dimensioni (v. p.26-27). Sono dappertutto queste foglie, pure nei vicoli, vicino alla spiaggia, forse anche nel cesso di Carl, sono loro i veri non-morti del passato (forestale) che non se ne vogliono andare
[...]
E visto che ora devo ancora pranzare, e anche in questa storia svolazzano le citazioni un po' evergreen, come commiato rispolvero per l'occasione un ingegnere-professore-divulgatore da una sua pellicola, a proposito di distorsioni spirituali del tempo, che fanno bene anche alla panza

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