Lasciando perdere i discorsi di prequel, sequel, autoconclusività, etc...
per me è una storia che funziona a 3/4.
S
P
O
I
L
E
R... poi, quando deve quagliare qualcosa (complice l'episodio2 da veder pubblicato chissaquando), nell'ultima ventina di pagine, quando il setting viene spostato verso il circo... i numeri funambolici di Bilotta vengono meno, e la quadra del trapezio si sfrascia contro un
tendone velato di scompensi e prese per i fondelli. Ponchione simpatico ma poco più: sembra voler fare pure lui il doppelganger parziale di Bacilieri, ed infatti la cosa gli riesce a metà.
Di sicuro la lettura per 3/4 è abbastanza divertente - forse troppo prolungata la gag iniziale dei bobbies idioti?

- con una storia molto corale e concentrica, di vari personaggi che ruotano attorno una valigetta rubata, come Tarantino docet. Anche la questione dei doppi che cambiano personalità in modo diametralmente agli antipodi è interessante in sé...
... peccato che per i due pseudo-protagonisti questo non valga proprio, consegnandoci degli alter-ego abbastanza vuoti e pretestuosi, ai limiti dello scompenso logico a livello di soggetto&sceneggiatura. L'alias del mago (o professore?) Seek non è il suo opposto, ma soltanto uno smemorato/sfaccendato/disgraziato più giovane.
Mentre il doppio-opposto di Dylan è semplicemente uno che soffre di amnesie, si sente pedinato e cambia dislocazione del ciuffo, non proprio il "monstrum" celato in lui. Quindi, la lectio che vale per il Cannibale, il prete, la rockstar, etc... per loro non vale

E perché mai questi invece hanno cambiato personalità sottosopra se non c'entrano nulla con Seek prima dello spettacolo-starter degli eventi

E poi che senso ha farci vedere il "vero" Dylan, con tanto di Bloch in supervisione (p.24-25) che fa un sopralluogo nel rifugio esoterico della maga-amante di Dylan2? Non si era perso nella sua contro-identità, azzerando il primo ego
E soprattutto
chi diamine sarebbe questo "allievo" invidioso che ha tradito Seek inizialmente, cominciando a sfasare tutto

Non di certo Groucho né Dylan tra gli astanti nel primo show. Tutte queste sfasature alla carloneggiante, appunto, sono soltanto a detrimento dell'ultima ventina di pagine, che ha poco senso, o che invece di tentare un abbozzo di questo (senso, e mezzo?), sbrodola nella faciloneria dell'ipnosi regressivo-simbolica o divaga sulla malinconia della tizia in turbante, ora turbata perché si vede il suo amante smemorato di nuovo spersonalizzato.
Se è una storia a sé stante non funziona

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Se è una storia che vedrà un sequel/prequel tra un annetto o giù di lì, funziona poco comunque, non tanto per il periodo di disaccordo tra le due uscite, ma soprattutto perché sappiamo bene che Bilotta non chiuderà nessuna delle parentesi narrative aperte in questo episodio, lasciando buche di senso e fatti ovunque, peggio che sulla Casilina. Lì infatti è molto facile finire contro un lampione, e maledire la città in cui ti trovi intrappolato...
