Visto su prime "c'eravano tanto amati", una delle colonne portanti della commedia all'italiana.
Spaventato dalla sinossi (tre partigiani di sinistra, intellettuali, amori complicati, borghesia, l'italia del boom, impegno politico e sociale, lotte proletarie,...) mi ero sempre tenuto alla larga.
Il risultato é stato che, a fine visione, mi sono sentito sconfortato e UMILIATO per ciò che é stato il cinema italiano, rispetto a ciò che ne é rimasto oggi.
Il film ha lo spessore e il respiro del capolavoro, internazionale e generazionale.
Merito principale é di una sceneggiatura perfetta, capace di inserire una storia classicissima e generalissima, fatta di vicende e tragedie umane, all'interno di una cornice specificissima che é quella dell'italia post guerra.
Un omaggio sentito e spassionato al cinema neorealista, alla fantasia e alla brillantezza degli autori cinematografici dell'epoca post liberazione.
Il tutto però con dei dialoghi clamorosi che creano dei personaggi talmente ben delineati, credibili, affascinanti che ti sembra di conoscerli personalmente, e riesci quindi ad immedesimarti in ciascuno di loro, in quanto ti é capitato, almeno jna volta nella vita, di essere lo scaltro e affascinante Gianni, l'idealista e disadattato Nicola, l'arrendevole e sconfitto Antonio, la sognante, irrealizzata e mai paga di sé e dei sui rapporti, Luciana.
Caratteristica dei classici é quella di essere universali, di parlare dell'umanità nella sua totalità.
A questo si aggiungono delle interpretazioni clamorose (e grazie ar ca...).
A questo si aggiunge uno scorcio sull'italia dal dopoguerra al boom economico crudo, maturo, spietato, interessantissimo.
A questo si aggiunge una forma registica leggerissima, divertente, affascinante, coinvolgente, ritmatissima, che ti mette in scena questo popò di roba in una maniera per niente scostante o impegnata, ma tramite la forma della commedia.
Questo é l'elemento principale: il film é un film denso di contenuto, pregno a livello emotivo e concettuale. I personaggi si fanno piacere, poi si fanno odiare, poi redimere... Eppure questo "impegno" e questa pienezza di contenuti non viene mai fatta pesare dal regista, che riesce a presentarli allo spettatore in maniera molto coinvolgente e affatto scostante.
La struttura a commedia funziona da dio, e quando deve far ridere fa anche ridere, quando deve lasciare l'amaro (come nel famosissimo epilogo) lo fa mordendo di brutto, come nella miglior tradizione della tragicommedia italiana.
I personaggi sono tutti straordinarii e le prove attoriali lo sono altrettanto. Antonio é l'unico "vincente" alla fine, ma é pur sempre una vittoria amara
. Gli altri non hanno saputo accettare ciò che la vita gli dava, rimanendone schiacciati. La tematica principale del film, narrata attraverso amori, lotte sociali, guerre partigiane, ingiustizie civili, povertà e quant'altro, alla fine é una, ed é la più vecchia e universale del mondo: sarai in grado di accettare quello il destino ti offre così com'é (Antonio), oppure ti barricherai nei tuoi ideali irrealizzabili (nicola), venderai te stesso per la tua ambizione e sete di riconoscimento (gianni), o cercherai sempre qualcos'altro di irraggiungibile per trovare te stesso (Luciana)?
Sembra un inno all'arrendevolezza, ma é più un invito ad apprezzare ciò che si ha, o per lo meno a non darlo per scontato.
Il dialogo finale tra gianni e Luciana é esplicativo.
Insomma un film travolgente, che mi ha coinvolto, mi ha fatto ridere, mi ha fatto pensare, mi ha fatto arrabbiare, mi ha fatto emozionare, mi ha fatto immedesimare nelle vicende di tutti i personaggi.
Un film che può spaventare a primo impatto, ma che iniziata la visione ti travolge nelle vicende di questi giovani idealisti (sarebbero potuto essere fascisti anziché partigiani, il senso non sarebbe cambiato) piene di umanità e, quindi, di bivi ed errori irrimediabili.
Insomma un capolavoro che avrete visto tutti e che ho avuto la fortuna di recuperare, e che mo fa domandare dove sono finiti oggi gli sceneggiatori, le idee, le capacità per fare film del genere...