Il 2020 è stato un anno infausto anche per Dylan, forse il peggiore della gestione di RRobe.
A mio avviso, le uniche eccellenze sono state tre storie fuori concorso, cioè il terzo volume de
I Racconti di Domani (Sclavi/Pontrelli),
Rossoazzurro (Simeone) e
Non c'era una volta un'isola (Di Gregorio/Tanzillo).
Per il resto, poche storie buone (le 5 indicate sotto), tanta mediocrità e una grande occasione mancata.
L'occasione mancata è ovviamente il reboot della serie regolare.
Potevamo liberarci una volta per tutte di Groucho (che non fa più ridere da almeno vent'anni, diciamolo), potevamo trovare in Gnaghi un'ottima e più moderna spalla comica, potevamo goderci un Dylan alcolizzato, con un nuovo look e finalmente meno bacchettone.
Invece l'operazione si è conclusa con un pasticciato ritorno al punto di partenza, salvo qualche retcon insignificante. Il risultato è che nell'ultimo semestre la serie regolare si è trasformata in una raccolta di avanzi di magazzino maldestramente rimaneggiati.
E l'Oldboy? Ora ospita ben 12 storie all'anno, ma l'impressione è che anche queste siano per lo più avanzi pescati dallo stesso magazzino della regolare.
Insomma, gli universi narrativi delle due testate dovrebbero essere diversi, ma le storie sono pubblicabili indifferentemente sull'una o sull'altra. Basta riscrivere qualche dialogo e sostituire qualche personaggio.
Passo alle dichiarazioni di voto e, prima che Keanu Coen se ne accorga e mi bacchetti (
), ammetto di aver riciclato alcuni miei vecchi commenti pubblicati nei topic delle rispettive storie.
TOP 5:1. La grande consolazioneGli episodi del Pianeta dei Morti andrebbero squalificati, perché Bilotta li scrive con un approccio "autoriale" degno di una categoria superiore rispetto a quella in cui giocano tutti gli altri attuali sceneggiatori dylaniati. L'ultimo Speciale non fa eccezione e vincerà la Zattera. Stavolta, peraltro, non arriva all'eccellenza assoluta toccata dai tre episodi precedenti. C'è meno poesia, meno Sclavi, minore cazzeggio e un'attenzione maggiore alla continuity.
2. Green worldStoria atipica e imprevedibile, impreziosita dalle tavole del sempre magnifico Bacilieri. Inizia come una specie di commedia sentimentale, per poi virare bruscamente verso il body horror cronenberghiano. Complimenti a Secchi: l'innesto funziona.
3. Cuore cattivoPorretto e Mericone firmano un horror classico, cupo, cattivissimo e visionario che sembra uscito dalla penna della prima Barbato. Non è il genere di storia dylaniata che preferisco, ma riesco ugualmente ad apprezzarla. Piccioni e Di Vincenzo, con tanti dettagli ma pochi fronzoli, sono in stato di grazia e vanno dritti al punto.
4. La lama, la luna e l'orcoUna buona storia che contiene tutte le promesse non mantenute del ciclo 666. Il nuovo Dylan sembrava avere uno spessore che il vecchio negli ultimi tempi aveva perso. Il suo rapporto con Gnaghi e con Bloch funzionava. I riferimenti al presente, l'uso dello smartphone e le citazioni di opere contemporanee non sembravano forzati come nella fase 2, ma si amalgamavano al contesto con naturalezza. La continuity sembrava esserci davvero.
Peccato per gli sviluppi successivi...
5. La casa che piangeTrama da b-movie, sceneggiatura solida, tanta buona ironia e un pizzico di splatter. Marzano vola basso e porta a casa il risultato.
FLOP 5:-
L'ultima risata, per il finale gattopardesco, dal quale deriva la confusione che oggi regna sulla serie regolare;
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Il Natale infinito e
Per pagare e per morire, perché se voglio leggere Topolino compro Topolino;
-
La solitudine del serpente, perché Dylan quando parla non sembra Dylan; Bloch quando parla non sembra Bloch; la Baraldi quando scrive sembra la Baraldi.
- la trilogia di
Mana Cerace, perché gli anni '90 sono finiti, e con loro l'ispirazione di Chiaverotti (su Dylan, almeno).