Dario84 ha scritto:
Riguardo la questione semantica, ovvero "l'immaginario comune" del lager come luogo adibito a sevizie, per alcuni adeguato e per altri esagerato, non concordo né con gli uni né con gli altri. O meglio, condivido maggiormente la logica del ragionamento di Cyber e non quella di Nyarla/rimatt, ma molto più semplicemente (e proprio prendendo come spunto Silent Hill) il tredicesimo piano creato dall'operaio morto mi sembra soltanto un'amplificazione del suo bisogno di rivalsa e come già detto di vendetta. Lo scenario da lager applicato a un cantiere di lavoro secondo me non è adoperato né attingendo ai ricordi e all'idea collettiva che il lager sia il luogo del male per eccellenza, né ritenendolo una leggerezza commessa da parte dell'autore nell'equiparare due entità non accostabili: molto più banalmente, se mi arrechi un danno, io vorrò arrecartene il triplo, se non di più; dunque, se mi fai morire in un cantiere di lavoro, io ti precipiterò in un cantiere di lavoro sproporzionatamente peggiore. Cosa che potrebbe aprire un dibattito morale su quanto l'operaio sia più retto e giusto dei cospiratori che ne hanno causato la morte: l'unica cosa che cambia sono le intenzioni, gli uni agiscono per profitto, l'altro per appagare un bisogno di giustizia negata.
E' la linea di lettura che preferisco anch’io: il raffronto con
Silent Hill mi è impossibile, non avendo visto il film, ma su tutto il resto concordo.
Resta una lettura esile eppure noiosetta, non piacevolissima da seguire e al contempo lineare (di fatto non vi sono artifici narrativi e stilistici a movimentare l’insieme, né – naturalmente - il blando alone di mistero infuso alla storia è sufficiente: diviene troppo presto lampante che al tredicesimo piano si sia consumata una grave colpa a opera degli attori in scena). Il titolare di testata è pure in discreta forma, benché in effetti la sua azione concreta sia centellinata, mentre il resto della ciurma delineato tutto sommato con l’accetta (con una punta di quasi ridicolaggine nella decisione dell’avvocatessa di affrontare le estreme conseguenze della sua scelta ponziopilatesca). Le angherie degli aguzzini sono persino vagamente inquietanti. Però, per favore, basta con tutti questi luoghi comuni! L’impiegato che non può che essere
travet, i palazzi che non possono non soffocare la natura, il capitalista disumano e insopportabile… Sarà tutto vero, ma uuuuufff!
Sui disegni potrei copincollare le affermazioni di Teo: risultato decisamente buono nel complesso, eccellente inchiostrazione e uso del bianco e nero (aggiungerei anche l’efficacia nella rappresentazione degli ambienti), meno convincenti certe posture poco dinamiche e alcune fisionomie.
Non ucciderà , ma di sostanza ce n'é davvero poca.