Il mio parere è come quello di Wolkoff.
Inserire un simbolo antico come il diavolo in un contesto fantascientifico poteva avere del potenziale, ma Chiaverotti non ne ricava altro che una perdita di tempo.
L'albo risente fin troppo del mutamento dei gusti, ovvero di quando la redazione aveva deciso che l'horror era passato di moda e Dylan doveva diventare una specie di giallo (non è una battuta: su altri albi Bonelli dell'epoca la testata di Dyd era accomunata a quella di Nick Raider e pubblicizzata 'sotto il segno del giallo'

).
Senza la possibilità di sfogare la sua passione per gli eccessi splatter e per le sequenze pindariche, al Chiave non resta che lavorare unicamente sulla 'trama'. Che in questo caso è poca roba: un soggetto esile e stravisto (altro che
Astronaut's Wife! Il tema dello spaziale "posseduto" risale addirittura agli anni '50 e all'
Astronave atomica del dottor Quatermass) che si prende troppo sul serio e procede faticosamente di ovvietà in ovvietà.
Non si contano le vignette inutili e ridondanti in cui un personaggio viene inquadrato in Primo Piano mentre rimugina perplesso o corrucciato sulla situazione.
I momenti migliori sono autocitazioni in cui l'autore rimanda a sue opere passate, in un multiplo gioco di specchi (il killer che minaccia il procuratore e, avuta l'informazione, accoppa tutti come nel
Bosco degli assassini; il messaggio fatale "scritto con il sangue"...) ma non basta.
La banalità della trama e il ritmo lentissimo rendono di fatto quest'albo molto, molto noioso.