Il post di ottobre

Dopo l’egregia sostituzione dell’ancor più egregia Fedy, sperando che nessuno si accorga che la sostituta è più brava del titolare, rieccomi qui a premiare anche questo mese il miglior post dedicato al celeberrimo indagatore dell’incubo, al suo folle assistente e a tutti gli altri personaggi che dall’ ’86 popolano le sue avventure.

Mentre in edicola arriva la prima parte della storia doppia realizzata dalla rodata coppia De Nardo e Bigliardo, sul forum arrivano i primi commenti, tiepidamente positivi, ma ancora sospettosi e misurati in attesa della conclusione della vicenda. E allora si coglie l’occasione per ricommentare insieme le vecchie storie che in passato hanno fatto discutere e ancora sono meritevoli di ulteriori discussioni.
Proprio dalla discussione di una di queste storie, del duo altrettanto rodato Barbato e Brindisi proviene il post del mese.

Dylan Dog 206

Nebbia, un albo generalmente molto apprezzato, e infatti anche il post del mese lo giudica molto benevolmente.

A scrivere questo post un habitué dell’area Storie, che più volte ha realizzato ottime recensioni di albi passati e finalmente ne ottiene riconoscimento.

Il premio va a…

Kramer76

E questo è il suo post:

Lo ritengo un classico della produzione barbatiana, senza dubbio inferiore ad alcuni altri “capolavori” (mi vengono in mente Il prezzo della morte, Lo specchio dell’anima, Sciarada) ma splendente di luce propria, il che è un paradosso considerato che la protagonista beffarda dell’albo è una catartica nebbia mangia-uomini magistralmente dipinta da Brindisi. Più che il “delitto” comunque degno di nota (gli abusi sui bambini fanno sempre effetto e la terribile delicatezza dell’autrice fa il resto) a rendere memorabile Nebbia è il “castigo”, ed è un castigo naturale o divino che serpeggia per le 94 pagine confondendo le idee del lettore (è peggio il delitto o è peggio il castigo?), una tragedia di proporzioni epiche in cui ogni vita spezzata ha un ruolo e il dramma di ognuna di esse turba a non finire. Quindi ottima sceneggiatura, in tal senso. Dylan un pò piagnucoloso ma ci sta tutto. Soprattutto mirabile da parte dell’autrice la caratterizzazione delle varie vittime, con quella “delicatezza” di cui parlavo prima senza aggiunte retoriche e motivazioni posticce di critica sociale, si tratta di personaggi divorati dalla paura o facce diverse della paura stessa. Il finale è secco, asciutto, come tutta la storia. L’immagine della Londra nebbiosa e soprattutto del parco è memorabile, il cancello degli orrori diventerà un luogo cult da inserire nella galleria dei luoghi più rappresentativi della serie. Voto complessivo 8

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