il settimo girone titolo indiscutibilmente minore della barbato che sfiora in più tratti l'insufficienza, nel momento in cui vuole riproporre le distopie di zed o del mondo perfetto, annoiando... e, soprattutto, quando fa capolino la retorica sclaviana/chiaverottiana che finora la talentuosa scrittrice ci aveva risparmiato
però bisogna dire che il tutto assume una sua sostanza nel risolutivo finale, con una raffica di disgrazie che non lascia scampo ai laidi protagonisti della vicenda
e non è male neanche l'idea della narrazione cronometrata, dei gesti appesantiti e, perfino, delle tre parche
disegni di roi buoni, ispirato dalle atmosfere dantesche
mi piacciono queste copertine che omaggiano quadri
voto 6