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 Oggetto del messaggio: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: gio feb 18, 2021 6:31 pm 
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Deve essere il mese delle scoperte! :o A dicembre 2020 il Guardian (giornale spesso citato nei primi numeri di Dylan Dog) ha pubblicato quella che definisce "La prima intervista di Tiziano Sclavi alla stampa straniera" - ovviamente tutta in inglese.

Premetto che non dice nulla di particolare o che già non si sappia, ma se siete curiosi ecco il link:

https://www.theguardian.com/books/2020/ ... -in-the-uk


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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: ven feb 19, 2021 10:26 am 
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Grazie anche di questa segnalazione, Vincenzo! Ti scopro dylaniano (o piuttosto sclaviano?) ed è un piacere. :D

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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: ven feb 19, 2021 6:03 pm 
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Beh, ho tutti i numeri :) E sto approfittando di questa dannata pandemia per rileggerli dal primo. Ora sono al 123 ("Phoenix") e ho riscoperto delle gemme che raramente vedo citate. Il 118 "Il Gioco del Destino", per esempio, che è un bombardamento di creatività tale da far girare la testa (ma tieni conto che a me piace un sacco anche il 92 "Il Mosaico dell'Orrore" - che, mi sono accorto, qui non desta molte simpatie...)

E poi ci sono classici come (lo metto tra i miei primi cinque) il 61 "Terrore dall'Infinito", che forse mi piace per le atmosfere mysteriose, ma di sicuro fu una delle due ispirazioni per la storia conclusiva di Magic Patrol "Ricordi dall'Infinito" (l'altra fu il ciclo dei Kundingas di Martin Mystère).

Una cosa interessante nel rileggere in un tempo relativamente breve tante storie uscite nell'arco di anni è accorgersi di "mini-cicli" nati forse involontariamente dalla creatività degli autori. Per esempio, c'è stato un periodo in cui a Chiaverotti piaceva costruire i suoi racconti con un mosaico di microstorie. I due che ho citato prima, per dire, ma anche il 115 "L'Antro della Belva" o il 122 "Il Confine" (anche Sclavi usò talvolta la stessa struttura, anche se meno spesso, come nel 117 "La Quinta Stagione").

E poi ci sono quei casi curiosi in cui ti ricordi esattamente dov'eri quando hai letto un albo. Lessi il 74 "Il Lungo Addio" mentre facevo la fila in banca, con il risultato di finirlo poco prima che venisse il mio turno e di presentarmi allo sportello con il magone ("Ragazzi, la situazione bancaria di questo qui dev'essere davvero pesante :o " avrà pensato l'impiegato).

E ricordo anche cosa disse la ragazza con cui uscivo allora: "Quest'albo spiega tutti i rapporti che Dylan ha poi avuto con le donne..." Sono passati quasi trent'anni, ma questa frase non mi è più uscita di mente.


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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: ven feb 19, 2021 11:50 pm 
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Vincenzo Beretta ha scritto:
a me piace un sacco anche il 92 "Il Mosaico dell'Orrore" - che, mi sono accorto, qui non desta molte simpatie...)


E' uno degli albi di Chiaverotti che preferisco, con un grande Roi.

Mi piacerebbe leggere prima o poi una tua storia di Dylan, magari sull'Oldboy.
Intanto ne approfitto per chiedere se ci sono tue storie del BVZM in programma (ci sarà Java? :) )


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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: sab feb 20, 2021 1:42 pm 
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Vincenzo Beretta ha scritto:
a me piace un sacco anche il 92 "Il Mosaico dell'Orrore" - che, mi sono accorto, qui non desta molte simpatie...)


Non ci fare caso, caro Vincenzo... sono solo una (strenua, ma stregua, ed ineffettuale) minoranza qui dentro, quella degli ingrati snobbeggianti affetti da revisionismo anti-chiaverottiano, senza aver capito che per 10 anni il contributo di Claudio è stato fondamentale nel portare ad un'identità precisa il progetto iniziale di Sclavi.

Grazie per avere citato anche l'Antro della Belva ed Il Confine, due storie che continuano a piacermi molto del Maestro con gli occhiali da sole, specie la seconda 8-)

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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: sab feb 20, 2021 4:09 pm 
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non se ne era parlato qui? mi pare di si,

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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: sab feb 20, 2021 4:17 pm 
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Aleksandr ha scritto:
Vincenzo Beretta ha scritto:
a me piace un sacco anche il 92 "Il Mosaico dell'Orrore" - che, mi sono accorto, qui non desta molte simpatie...)


E' uno degli albi di Chiaverotti che preferisco, con un grande Roi.

Mi piacerebbe leggere prima o poi una tua storia di Dylan, magari sull'Oldboy.

Sicuramente sarebbe sull'Oldboy - sempre che mi vogliano - anche se la cosa che mi piacerebbe un sacco fare è un nuovo incontro tra Dylan e Martin. Vedrem :)
Cita:
Intanto ne approfitto per chiedere se ci sono tue storie del BVZM in programma

Sì, sto lavorando a una storia che ha come titolo provvisorio "Sonno Profondo", ed è proprio sul sonno, non i sogni. Pochi sanno quanti mysteri dimorano nel luogo dove passiamo un terzo delle nostre vite...

Cita:
(ci sarà Java? :) )

Sssssht! Sto aspettando anch'io il seguito di "Incubi!" per sapere cosa sta succedendo! Niente spoiler! :D


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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: sab feb 20, 2021 4:57 pm 
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Vincenzo Beretta ha scritto:
Una cosa interessante nel rileggere in un tempo relativamente breve tante storie uscite nell'arco di anni è accorgersi di "mini-cicli" nati forse involontariamente dalla creatività degli autori. Per esempio, c'è stato un periodo in cui a Chiaverotti piaceva costruire i suoi racconti con un mosaico di microstorie. I due che ho citato prima, per dire, ma anche il 115 "L'Antro della Belva" o il 122 "Il Confine" (anche Sclavi usò talvolta la stessa struttura, anche se meno spesso, come nel 117 "La Quinta Stagione").


Io sono un anti-chiaverottiano dei più accaniti, :D perché il suo modo di raccontare Dylan non mi ha mai convinto (lui mi è molto simpatico, però, e di Morgan Lost sono un fan 8-) ), ma tra i suoi albi che più mi piacciono ricordo proprio quelli che citi... Assieme al mio preferito in assoluto, lo Speciale Labirinti di paura. Evidentemente il Chiave mi convince di più sulla breve distanza.

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Ciao,
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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: sab feb 20, 2021 7:36 pm 
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rimatt ha scritto:
Io sono un anti-chiaverottiano dei più accaniti, :D perché il suo modo di raccontare Dylan non mi ha mai convinto (lui mi è molto simpatico, però, e di Morgan Lost sono un fan 8-) ), ma tra i suoi albi che più mi piacciono ricordo proprio quelli che citi... Assieme al mio preferito in assoluto, lo Speciale Labirinti di paura. Evidentemente il Chiave mi convince di più sulla breve distanza.


La mia personale impressione è che, nel periodo che sto ripercorrendo (in particolare gli anni '90) Claudio sia stato lo sceneggiatore che più ha saputo avvicinarsi alle sensibilità del Tiz. È l'unico, per dire, che quando arrivo a metà di una storia mi fa tornare indietro a guardare il tamburino perché non sono sicuro di chi l'abbia scritta - anche se Sclavi è più "romantico" mentre Chiaverotti è più intenso e, in un certo senso, più incline a una "cruda indifferenza". Ne "Il Mosaico dell'Orrore" per dire, la scoperta del responsabile è un momento triste e molto "sclaviano", ma non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che questo personaggio si è trastullato per un intero albo a cercare di uccidere degli innocenti nei modi più assurdi - con molto umorismo nero come risultato. :evil:

Poi, sebbene all'epoca già frequentassi la redazione, io ero nell'ala "mysteriosa" (e Zona "Xosa"). Non so dire, quindi, quanto Chiaverotti fosse assistito da Sclavi (che ancora si aggirava per la redazione) e Marcheselli (che su Dylan esercitava un editing di ferro in perfetta sintonia con Tiziano). Quello che posso dire, da lettore, è che trovo il Chiaverotti "anni '90" l'autore più "omogeneo" alle caratteristiche della testata. Cosa scoprirò più avanti in questo viaggio Dylaniato che sto facendo... lo saprò vivendo :)


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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: sab feb 20, 2021 10:25 pm 
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Vincenzo Beretta ha scritto:
... nel periodo che sto ripercorrendo (in particolare gli anni '90) Claudio sia stato lo sceneggiatore che più ha saputo avvicinarsi alle sensibilità del Tiz. È l'unico, per dire, che quando arrivo a metà di una storia mi fa tornare indietro a guardare il tamburino perché non sono sicuro di chi l'abbia scritta - anche se Sclavi è più "romantico" mentre Chiaverotti è più intenso e, in un certo senso, più incline a una "cruda indifferenza".


Giustissimo, per quanto riguarda la sensibilità di quel periodo :wink: .
Anzi rilancio: proprio Claudio incarnò alla perfezione (più del maggiormente adulto Sclavi) un certo teenage angst di quel periodo '90s, anche romanticheggiante, accompagnato dal suo trash gore spassionato ed efferato da film di genere (v. Fulci, Bava, etc).
Non dimentichiamoci che all'epoca Dylan Dog era un fumetto per "giovani", non come adesso che l'età media del lettore supera i 30 abbondantemente.

Vincenzo Beretta ha scritto:
Non so dire, quindi, quanto Chiaverotti fosse assistito da Sclavi ...e Marcheselli.

Quello che posso dire, da lettore, è che trovo il Chiaverotti "anni '90" l'autore più "omogeneo" alle caratteristiche della testata.


Appunto, il buon Chiave ha contribuito in quegli anni fondamentali a costruire l'identità della testata, non fossilizzandosi sul solco di Sclavi, ma entrando in perfetta sintonia con lui con uno stile comunque personale (v. controfinale beffardo ed irriverente garantito 8-).

La malelingue ipocritamente faziose continueranno poi a dire che le sue storie più riuscite sono soltanto merito delle revisioni di Sclavi (conosco un certo Rrorbertonzo che diceva cose simili... ), mentre quelle più scarse tutta colpa sua.
Un peso, due misure, tre di briscola a poker :lol: .

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 Oggetto del messaggio: Re: Intervista a Sclavi su "The Guardian"
MessaggioInviato: lun feb 22, 2021 9:21 am 
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Vincenzo Beretta ha scritto:
La mia personale impressione è che, nel periodo che sto ripercorrendo (in particolare gli anni '90) Claudio sia stato lo sceneggiatore che più ha saputo avvicinarsi alle sensibilità del Tiz. È l'unico, per dire, che quando arrivo a metà di una storia mi fa tornare indietro a guardare il tamburino perché non sono sicuro di chi l'abbia scritta - anche se Sclavi è più "romantico" mentre Chiaverotti è più intenso e, in un certo senso, più incline a una "cruda indifferenza". Ne "Il Mosaico dell'Orrore" per dire, la scoperta del responsabile è un momento triste e molto "sclaviano", ma non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che questo personaggio si è trastullato per un intero albo a cercare di uccidere degli innocenti nei modi più assurdi - con molto umorismo nero come risultato. :evil:


Io considero il Chiave più "ludico", con tutte le virgolette del caso, in quanto meno incline alla scrittura stratificata e multiforme Sclaviana e molto più diretto, immediato, in un certo senso "caciarone". In generale trovo molto indovinate le parole di Wolk:

Cita:
proprio Claudio incarnò alla perfezione (più del maggiormente adulto Sclavi) un certo teenage angst di quel periodo '90s, anche romanticheggiante, accompagnato dal suo trash gore spassionato ed efferato da film di genere (v. Fulci, Bava, etc).
Non dimentichiamoci che all'epoca Dylan Dog era un fumetto per "giovani", non come adesso che l'età media del lettore supera i 30 abbondantemente.


Diciamo che in quel periodo io identificavo Dylan con altro e in Dylan cercavo altro, ecco. Il Dylan "fondativo", in quanto si è fissato indelebilmente nella mia memoria e nei miei gusti come quello più autentico e puro, è stato per me quello del trittico La bellezza del demonio/La zona del crepuscolo/Il ritorno del mostro. Che rispetto al Chiave è proprio un'altra cosa. Poi non è che fosse facile rifare Sclavi, ne sono consapevole...

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