Finalmente una bella discussione.
Mi sembra che l'analisi di Myskin individui correttamente gli obiettivi di Recchioni e dell'editore.
Tuttavia, molti dei dubbi espressi da wolkoff sono anche i miei.
Comprendere le ragioni di certe scelte editoriali non significa necessariamente condividerle, né implica che quelle scelte siano poi in grado di raggiungere i loro obiettivi. E poi una scelta editoriale può essere opportuna nell'ottica del mercato, ma deleteria nell'ottica della qualità e/o della coerenza narrativa.
Il Dylan originario era un contenitore di storie autoconclusive che avevano Dylan come protagonista, ma che raramente vertevano SU Dylan. Nelle storie di Sclavi, lo sguardo di Dylan coincideva con lo sguardo del suo autore. Le storie di Recchioni (e già molte di quelle della Barbato) sono invece una specie di scontro metafumettistico fra lo sguardo dell'autore e quello di Dylan, con Dylan che da soggetto diventa oggetto delle vicende raccontate.
Sclavi aveva consapevolmente scelto di lasciare nella nebbia il passato di Dylan e i pochi episodi che lo raccontavano o sono stati reputati dall'autore una specie di errore (il numero 100) oppure sono stati un semplice pretesto per raccontare una bella storia, senza nessuna pretesa di approfondire la caratterizzazione di Dylan (es. "Finché morte non vi separi"), già ben definita fin dall'inizio.
L'espediente degli universi paralleli è stato utilizzato da Sclavi proprio come netta negazione della continuity e come giustificazione dell'autoconclusività di ciascun episodio (es. "Storia di Nessuno" o "L'ultimo uomo sulla terra").
Groucho era il lato surreale della serie: lui un passato non ce l'aveva proprio ed era l'unico personaggio autorizzato a sfondare la quarta parete.
Il ruolo degli altri personaggi (Bloch, Wells, Trelkovski, ecc.), ciascuno con la propria ben definita e immutabile caratterizzazione, era sostanzialmente quello di supportare Dylan nelle indagini.
Ora, da un punto di vista strettamente narrativo (e tralasciando la naturale evoluzione del linguaggio fumettistico, che sta toccando persino Tex), cosa con gli anni non funzionava più in questa cornice?
Tenuto conto che le storie di Dylan dovrebbero raccontare gli orrori del presente, forse l'unico "svecchiamento" necessario era consentire a Dylan e Groucho di utilizzare PC e smartphone.
Per il resto, una cornice leggera e sfumata come quella delineata da Sclavi avrebbe consentito anche oggi di scrivere ottime storie horror, thriller, grottesche e surreali... se solo ci fossero stati autori capaci di scriverle. Non a caso, anche nei tempi peggiori, gli autori più capaci (penso a Medda, ad Ambrosini o alla prima Barbato) non hanno mai smesso di scrivere episodi eccellenti.
Certo, Recchioni il tentativo di rinforzare il parco-sceneggiatori l'ha fatto e qualche nome grosso l'ha riportato a bordo (Sclavi, Ambrosini, domani Chiaverotti).
Tuttavia ha deciso di puntare molto di più sullo stravolgimento delle caratteristiche strutturali della serie, che a mio avviso andavano benissimo così com'erano.
Così le storie DI Dylan sono diventate storie SU Dylan e sui comprimari.
Il tema principale della serie sembra quasi coincidere con la riflessione metafumettistica sul modo di scrivere Dylan, con una sorta di perenne scontro fra Dylan e i suoi autori.
Il passato di Dylan è diventato lineare e fondamentale, i rapporti fra Dylan e i comprimari si evolvono in continuity, Groucho è stato "normalizzato" e forse ha anche lui un passato.
L'espediente degli universi paralleli, se prima giustificava l'anarchia narrativa e la mancanza di continuity, ora serve a giustificare la compresenza di due universi narrativi ben definiti (quello della serie regolare e quello dell'Oldboy).
Questi cambiamenti, già a mio avviso non necessari e pericolosi, si accompagnano alla difficile convivenza fra serie regolare e Oldboy.
Ciò che mi incuriosiva del Dylan 666 erano il nuovo look, le asperità caratteriali, il problema irrisolto con l'alcolismo, i divertenti siparietti con Gnaghi, l'assenza di Groucho e persino le incursioni oniriche nell'universo narrativo del vecchio Dylan.
Tutti elementi che sembrano spazzati via dalla conclusione del ciclo.
Il nuovo Dylan della regolare e il vecchio Dylan dell'Oldboy avrebbero potuto coesistere bene se fossero rimasti molto differenziati, anche e soprattutto a livello estetico.
Ora, invece, il lettore occasionale o non assiduo finirà senz'altro col confondersi.
E, quel che è peggio, gli sceneggiatori meno capaci potranno continuare a scrivere il loro solito Dylan anche sulla regolare.
Inoltre, per il curatore sarà sempre forte la tentazione di spostare da una serie all'altra gli episodi in preparazione, magari ritoccando qualche dialogo.