Grazie alla domenica ed all'inutile match francosvizzero mi sono riletto il terzo numero con più calma.
Diciamo che al giro di boa è quello meno bislacco e più "albo" della serie, come costrutti ed effetto-imbuto per gli spunti che convergono (ed era ora
) verso un punto narrativo focale. Ma sembra però anche perder colpi nell'impianto visionario, fatta eccezione per il cenacolo di filosofi. L'atmosfera è meno calcata dei precedenti, rimanendo sempre più anonima, con un caseggiare sempre simil-padano o a ridosso di qualche lago che evidentemente è un cruccio di Roi, comunque molto in forma su ombre, sfumature, e goticismi vari, per quanto soltanto su volti ed interni.
Come detto prima, i personaggi sembrano meno stralunati del solito, ed in questo forse spiazza gran parte delle attese, con un Ut più normalizzato che desta meno interesse
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Decio parla troppo di congiure, retroscena, arcani, etc. ma non combina nulla e non blocca di fatto nessuna azione del duo Iranon-Ut, candidandosi per la palma d'oro di miglior fesso non-antagonista alla carriera. Ed ho anche l'impressione che ci siano da parte degli autori problemi a farsi capire, perché la scena dei filosofi appesi (e poi da spedire al macello) secondo me non quadra poi tanto, per come è congegnata/rappresentata su vignetta
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Di incuriosire incuriosisce. Ormai sono arrivato a metà e continuerò, ma non è di certo quello a cui dovevano andar a parare per la creazione di una favola nera con 600 pagine a disposizione. Ed onestamente tutte le menate psico-artistiche fabuleggiate nei redazionali doppi possono evitarsele dal prossimo numero
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LE VIE DI ALOHA, SONO INFINITE