Chiamarlo "un gialletto" è da daltonici a corto di visione uroscopica sui veri rifiuti del thriller di scorrevole vespasianesimo.
A parte Roi, è una storia da brivido come poche, non tanto nella forma, quanto nello strisciante senso del gotico onnipresente, ancora più difficile perché riciclato in una Londra di colletti bianchi e snobberie slavate.
Ho imparato ad apprezzarla col tempo, perché ad una prima lettura (ingenua) mi aspettavo colpi più sensazionali o deviazioni nel delirio puro. Invece nella sua patinatura essenziale è molto più classico di quello che sembrava inizialmente
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@
dogaresSull'attuale
Chiave (
) le perplessità si sprecano. Visto dal vivo è davvero uno spirito dalle mille risorse e dinamico come pochi. Anche tu devi metterti gli occhiali da sole per riflettere (sul-)le sue brillanti uscite.
Quando poi si rimette a scrivere per
Brendon la storia è sempre quella o poco più. Non è un'involuzione, quanto un'incapacità di rinnovarsi nei registri/agende. Forse avere un intero mondo a sé (in senso fumettistico) a disposzione l'ha un po' smarrito intorno al vuoto dell'indefinito, facendogli preferire i soliti appigli a catena, di produzione para-industriale
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Forse "costretto" entro i parametri più rigidi di un Dylan già definito/confezionato/ideato da Sclavi potrebbe ancora muoversi meglio, ma non credo salverebbe la patria nelle condizioni attuali della testata, un po' per disabitudine, un po' perché è noto che ha altri progetti in pentola, e soprattutto perché con gli attuali paletti di frassino (marcio) della redazione finirebbe come un vampiro in un pentolone di zuppa all'aglio sotto il solleone del Deserto delle Idee Castrate
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ALOHA IS FALLING DOWN