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#406 - L'ultima risata
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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mer dic 16, 2020 1:54 am 
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Iscritto il: mer ago 09, 2017 4:35 pm
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Nima83 ha scritto:
Machen ha scritto:
Mah, resto convinto che se al posto di Roberto Recchioni l'albo avesse portato la firma di Alan Smithee il giudizio sarebbe stato molto diverso.


Ne dubito Machen :) Alla fine l'albo in questione, giudicato per quello che è, rimane un giocattolo fracassone di chiara ispirazione D.C. (ormai è chiara la fascinazione di RR per il mondo di Batman), tutto strutturato su un "affronta e sbaraglia il nemico e passa al livello successivo, sino al confronto con il mostro finale". Un videogioco formato fumetto non particolarmente ispirato, che ha dalla sua giusto il "ritmo".
Facendo un discorso più generale e onnicomprensivo, passando quindi ad una valutazione del "666": anche se l'intero ciclo "fosse stato di una qualche utilità" abbiamo nel lotto di sei albi almeno due riempitivi (La Lama, La Luna e L'Orco/L'Uccisore), che, per quanto se ne voglia dire, hanno il gusto del brodo allungato. Gli altri non mi sembrano lavori estremamente interessanti: i primi due numeri (una riscrittura del celebre inizio), Anna Per Sempre (una versione di Anna Never miscelata a Mater Morbi) e l'ultimo polpettone trashissimo. Per carità, possono anche piacere, ma mi risulta difficile - parere personale, eh! - considerarli albi di gran qualità (come specificato sui primi due vi è solo una distorsione del celebre passato - e bisognerebbe spendere qualche parola per parlare di "come" sia stata attuata questa distorsione - mentre su "Anna" abbiamo una miscela di citazionismi passatisti [si occhieggia al numero 4], il riadattamento di Mater Morbi [personaggio che ha stufato] e una strizzata d'occhio ruffianella a certi temi sociali; l'ultimo - forse per me il più "divertente" - è solo un grasso e rumoroso videogioco [giusto per ripetermi] tipo Splatterhouse.
Poi si guarda tutto nel complessivo e ci si pone una domanda secca: a cosa è servito tale ciclo? Siamo praticamente punto e a capo: Dylan (forse) meno citazionista, privo del suo recente look hipster; Groucho al suo posto; Carpy e Rania sempre lì; Gnaghi morto dopo pochi(ssimi) albi; uno status quo apparente praticamente ripristinato (a parte Wells e Bloch, sui quali è inutile tornare: e anche qui... ce n'era veramente bisogno? A che pro un Wells razzista? E a che pro un Bloch papà-Dylan?).


Machen ha scritto:
Naturalmente ognuno è arbitro dei propri gusti, ma se l'arco 401-406 fosse, poniamo, da giudicare insufficiente, allora buona parte degli albi dal 200 al 320 sarebbero da crocifissione in sala mensa.

Il fatto che in precedenza abbiamo avuto albi brutti non credo doni alcun surplus a questo ciclo. Non so per quale ragione si debba arrivare sempre ad un confronto tra "quello che c'era prima" e "quello che c'è ora".
Il ciclo 666 è stato superfluo. Quello della meteora catastrofico. L'ultimo - che manco è un ciclo - strabordante di difetti (di chiunque sia la colpa, anche se "chi cura" aveva una certa responsabilità).


Machen ha scritto:
ma vi ricordate di "Piovono rane" o "Blacky", tanto per dire? Riuscite davvero a porre sullo stesso piano uno dei millanta albi con serial killer scialbo e, ad esempio, "La lama, la luna e l'orco"?

Hai scelto come esempio un albo di una noia mortale, dove effettivamente non succede nulla.

Machen ha scritto:
Non so dove si andrà a parare ma dopo una lunga quanto inutile saga, questo blocco di sei albi mi ha ricondotto alla pace col personaggio, ho apprezzato come si sia cercato di ri-costruirlo dandogli una coerente evoluzione, ho apprezzato la ripresa di Dellamorte Dellamore, di Gnaghi, e pure il Groucho malefico. Se un commento positivo mi pone, horresco referens!, nella pletora di un po' ottusi fan-boy del Nostro Sceneggiatore Preferito, questo giudizio avrebbe la stessa profondità critica di chi dà del cospirazionista o negazionista a chiunque provi a ragionare un poco liberamente lontano dalle tifoserie esagitate. Il momento non sarà dei più fulgidi, ma abbiamo un'ottima serie annuale, una discreta collana mensile in rilancio e una nuova testata bimestrale decisamente non infima, più le sperimentazioni del Color, quelle sì difficilmente sintetizzabili in un singolo giudizio: per una testata ormai quasi trentacinquennale poteva andare anche molto peggio, no?


Dopo una rivisitazione (a tratti) del passato (il ciclo 666) e una trafila di albi o di magazzino o spostati, aspettiamo le storie "inedite" e realizzate apposta per il "new universe".
In apparenza il "rilancio" è stata una grossa bolla di sapone. L'elefante che partorisce il topolino. Un fuoco di paglia.
Ma chissà, magari il tempo mi darà torto. Vedremo...
D'accordissimo sulla serie annuale e il Color Fest.
Ciao Machen :)

Ciao a te! Ripeto, non posso minimamente potermi definire fan del suddetto, e posso essere d'accordo sul fatto che dopo la Meteora credo mi sarebbe potuto piacere qualsiasi albo di qualsiasi autore; non provo la minima simpatia nei suoi confronti salvo una discreta stima sulla ricalibrazione delle diverse testate (magari e probabilmente partita in seno alla Bonelli molto prima di lui) però... però a me questo miniciclo di 6 è piaciuto, non posso farci nulla! Salvo i primi due albi, i più vicini al remake vero e proprio, parola che aborro e che trovo inutile... trovo che il resto fili. A essere sincero neppure il calderone metatutto del 400 mi era dispiaciuto, rispetto al 399 è un capolavoro assoluto (beh qualunque cosa rispetto al 399 sarebbe un capolavoro assoluto obiettivamente). Mi è piaciuta l'evoluzione del personaggio, la ripresa ovviamente dei rimandi filologici sclaviani, la figura di Gnaghi, lo stravolgimento di Anna Never (albo tra l'altro, l'originale, per me sacro essendo il primo che acquistai e lessi); il ribaltamento del punto di vista ne "L'uccisore" e pure l'Arkham Asylum del 406. Probabilmente presi uno per uno valgono meno del disegno complessivo, sono d'accordo, però dimostrano che quando il dialogo è controllato, si fanno intervenire ottimi disegnatori, ci sono idee forti alla base (magari non realizzate appieno, ma sicuramente coraggiose) il risultato si vede. Poi, certo, ripensandoci a mente fredda non è che sia cambiato poi così tanto, ennesima operazione gattopardesca, però li ho sempre letti dopo anni al primo giorno d'uscita (la Meteora l'ho lasciata da parte per tutti i 14 mesi dopo aver distrattamente sfogliato il 387 e averlo ritenuto abominevole) e ribadisco che non mi sono dispiaciuti affatto. Non credo nell'obiettività, ognuno è sempre portavoce di involontari preconcetti e giudizi soggettivi che si porta dietro, non tutto è filato liscio dal 337 in poi, anzi, ma già da prima dell'avvento del RRedentore le cose stavano migliorando, il numero di albi dal discreto in su dal 305 in poi io l'ho trovato aumentato, non è più quel fumetto che mi faceva sognare 30 anni fa ma pure io sono cambiato, inevitabilmente, ma sono quasi certo che se rileggerò ancora non so quante volte le prime 10 annate (evitando alcune boiate), è probabile che non farò lo stesso coi numeri 200 e passerò, random, al trecento in su, e mi auguro di poterlo dire anche per i successivi, ma già la doppietta Bilotta-Ambrosini mi fa drizzare le antenne (la trilogia simil-chiaverottiana ho molta paura ad affrontarla, sono sincero!). Buone feste a te/voi!


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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mer dic 16, 2020 2:02 am 
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Keanu Coen ha scritto:
Machen ha scritto:
Mah, resto convinto che se al posto di Roberto Recchioni l'albo avesse portato la firma di Alan Smithee il giudizio sarebbe stato molto diverso.


Su questo io posso dire semplicemente che se un autore qualunque, da Sclavi a Moore, passando per Nizzi o Ambrosini, mi imposta un arco narrativo sul colmo per un falegname o per un barbiere, con me quell'autore ha chiuso per sempre!

Cita:
Naturalmente ognuno è arbitro dei propri gusti, ma se l'arco 401-406 fosse, poniamo, da giudicare insufficiente, allora buona parte degli albi dal 200 al 320 sarebbero da crocifissione in sala mensa.


Infatti è esattamente così! L'arco 401-406 è insufficiente E buona parte degli albi dal 200 al 320 sono da crocifissione in sala mensa. Il ciclo 666 è semplicemente di uno standard di bruttezza in un certo senso nuovo per Dylan.

Infine: favolosa l'espressione "horresco referens"! Non la conoscevo, e me la rubo!


"Horresco referens" la usava spesso il padre di un mio amico, fervente manzoniano, cultore dei classici antichi e fermo al congresso di Vienna, ho cercato di inserirla naturalmente in maniera ironica, ma convengo possa fare un po' di scena al posto dei più consueti "piuttosto e anzicheno"! Se vuoi posso aggiungere, pescando da vecchi ricordi di storia della lingua, che il numero 399 l'ho trovato "un bell'albetto, tal da far recere a stomaco vuoto" parodiando un seicentesco (lo Stigliani mi sembra ma rischio grosso).


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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mer dic 16, 2020 9:53 am 
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A mio giudizio, la cosa peggio riuscita (ossimoro?) del rilancio è lo sviluppo pari a zero dei comprimari: Bloch paparino? Ok, ma è tutto in un paio di dialoghi, e mi spiace ma nel media fumetto io voglio VEDERE. Identico discorso per Rania exmoglie, un paio di battutine, la scena discutibile (orribile a mio avviso) della penna d'oca, e finita lì. Carpenter è talmente bidimensionale da essere inutile. Gnaghi? Occasione sprecata, personaggio riempito di "cose" (significati o qualità, magari) ma fatto uscire di scena proprio quando poteva avere un senso (l'interazione tra lui e Groucho poteva riservare belle sorprese)...
E mi ripeto anche qui: un Anno Uno di sei numeri non ha senso, storie vecchie rielaborate, durante un rilancio non ha senso, non mettere l'asticella della qualità alla massima altezza durante un rilancio, non ha senso.

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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mer dic 16, 2020 10:52 am 
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Machen ha scritto:
Ciao a te! Ripeto, non posso minimamente potermi definire fan del suddetto, e posso essere d'accordo sul fatto che dopo la Meteora credo mi sarebbe potuto piacere qualsiasi albo di qualsiasi autore; non provo la minima simpatia nei suoi confronti salvo una discreta stima sulla ricalibrazione delle diverse testate (magari e probabilmente partita in seno alla Bonelli molto prima di lui) però... però a me questo miniciclo di 6 è piaciuto, non posso farci nulla! Salvo i primi due albi, i più vicini al remake vero e proprio, parola che aborro e che trovo inutile... trovo che il resto fili. A essere sincero neppure il calderone metatutto del 400 mi era dispiaciuto, rispetto al 399 è un capolavoro assoluto (beh qualunque cosa rispetto al 399 sarebbe un capolavoro assoluto obiettivamente). Mi è piaciuta l'evoluzione del personaggio, la ripresa ovviamente dei rimandi filologici sclaviani, la figura di Gnaghi, lo stravolgimento di Anna Never (albo tra l'altro, l'originale, per me sacro essendo il primo che acquistai e lessi); il ribaltamento del punto di vista ne "L'uccisore" e pure l'Arkham Asylum del 406. Probabilmente presi uno per uno valgono meno del disegno complessivo, sono d'accordo, però dimostrano che quando il dialogo è controllato, si fanno intervenire ottimi disegnatori, ci sono idee forti alla base (magari non realizzate appieno, ma sicuramente coraggiose) il risultato si vede. Poi, certo, ripensandoci a mente fredda non è che sia cambiato poi così tanto, ennesima operazione gattopardesca, però li ho sempre letti dopo anni al primo giorno d'uscita (la Meteora l'ho lasciata da parte per tutti i 14 mesi dopo aver distrattamente sfogliato il 387 e averlo ritenuto abominevole) e ribadisco che non mi sono dispiaciuti affatto. Non credo nell'obiettività, ognuno è sempre portavoce di involontari preconcetti e giudizi soggettivi che si porta dietro, non tutto è filato liscio dal 337 in poi, anzi, ma già da prima dell'avvento del RRedentore le cose stavano migliorando, il numero di albi dal discreto in su dal 305 in poi io l'ho trovato aumentato, non è più quel fumetto che mi faceva sognare 30 anni fa ma pure io sono cambiato, inevitabilmente, ma sono quasi certo che se rileggerò ancora non so quante volte le prime 10 annate (evitando alcune boiate), è probabile che non farò lo stesso coi numeri 200 e passerò, random, al trecento in su, e mi auguro di poterlo dire anche per i successivi, ma già la doppietta Bilotta-Ambrosini mi fa drizzare le antenne (la trilogia simil-chiaverottiana ho molta paura ad affrontarla, sono sincero!). Buone feste a te/voi!

Ciao Machen! Ma certo! Concordo su molte cose, e il tuo ragionamento non fa una piega: è vero... dopo il 399 - tragicomico abominio di "metaqualcosa" - qualsiasi prodotto ha la parvenza del capolavoro assoluto. Anche avessero affidato la sceneggiatura del 400 - e quelle del ciclo 666 - a una "guest star" come Neri Parenti :lol: si sarebbe gridato certo al miracolo.
Perché è ormai abbastanza chiaro a molti che quell'albo rappresenta forse il nadir (il punto più basso) dell'intera serie.
C'è chi dirà "eh no, ma certi albi dell'epoca Gualdoni...". Si, ok, ma se in quel periodo abbiamo avuto perle di dabbenaggine, almeno erano intellettualmente oneste. Non c'era la volontà di fare a pezzi il mondo dylaniato con pretese ermeneutiche, interpretative ("Dylan Dog è solo un fumetto" come ci ricorda il fetido Ghost, di cui pensavamo di esserci liberati) di chi, parlando per bocca di un personaggio (Rrobe che parla tramite Ghost) ci tiene a ricordarci che nulla di quello che leggiamo è vero. Che l'immedesimazione non ha quasi alcun senso.
Uno legge anche per "astrarsi" quei dieci minuti. E se arriva tizio che ti dice "oh, comunque stai leggendo un fumetto" chiaramente non rende un buon servizio al prodotto. Risulta essere purtroppo la stessa pecca - non l'unica - del 400, che come giustamente sottolinei, è mille volte meglio del diretto predecessore. Un albo, questo, ancora pieno di allusioni al fatto che si sta leggendo un fumetto (come si nota dalla continua "rottura" della quarta parete. Poi i difetti sono anche altri (inserimento pretestuoso di Mater Morbi - inutile nel contesto - ed eliminazione in rapida successione di Groucho [se dovevano ucciderlo per rimetterlo sei albi dopo tanto valeva non farlo apparire per niente] e di Sclavi [pretestuoso e banale messaggio per dire "rompiamo con il passato". E poi dal passato vanno a pescare]).
Ma il 400 è sicuramente una perla rispetto al 399.
Comunque, riguardo al 666, è chiaro: se piace allora ok :wink: Ti piace, e va benissimo: è sacrosanto avere una propria opinione su un determinato prodotto. Ognuno di noi ne ha una. :)
Certo... fosse stato preparato a dovere... fosse stato studiato nei minimi dettagli... avesse avuto "un peso" sul "new universe"...
magari per qualcuno sarebbe stato anche meglio. E parlo, certo, di chi avrebbe voluto vedere dei veri cambiamenti.
Tutto invece si è risolto, in tempi brevissimi, ad un ritorno ad un semi-status quo (questo "new universe" è uguale quasi in tutto al pre-meteora: Carpy e Rania al loro posto, Groucho di nuovo assistente, Dylan meno antipatico/citazionista/hipster. Uniche differenze? Il rapporto Rania/Dylan/Carpy - per la serie "Il Triangolo No" - Bloch padre di Dylan e Wells morto).
Comunque anche il mio è un parere dettato da una mia personale visione :wink:
Ciao Machen e buone feste anche a te!!! :)

Valla ha scritto:
A mio giudizio, la cosa peggio riuscita (ossimoro?) del rilancio è lo sviluppo pari a zero dei comprimari: Bloch paparino? Ok, ma è tutto in un paio di dialoghi, e mi spiace ma nel media fumetto io voglio VEDERE. Identico discorso per Rania exmoglie, un paio di battutine, la scena discutibile (orribile a mio avviso) della penna d'oca, e finita lì. Carpenter è talmente bidimensionale da essere inutile. Gnaghi? Occasione sprecata, personaggio riempito di "cose" (significati o qualità, magari) ma fatto uscire di scena proprio quando poteva avere un senso (l'interazione tra lui e Groucho poteva riservare belle sorprese)...
E mi ripeto anche qui: un Anno Uno di sei numeri non ha senso, storie vecchie rielaborate, durante un rilancio non ha senso, non mettere l'asticella della qualità alla massima altezza durante un rilancio, non ha senso.

V


La vedo nella stessa maniera Valla :wink:
Magari un vero rilancio, studiato a dovere, elaborato in maniera certosina (quindi 1) personaggi capaci di smarcarsi dalla loro bidimensionalità per passare da macchiette a elementi credibili; 2) storie organizzate per creare un background solido e non piazzate alla rinfusa tra ripescaggi e spostamenti: certe arlecchinate hanno già minato l'intera operazione; 3) la volontà di credere in qualche operazione, evitando di fare un passo avanti e tre indietro: magari, anche se chi scrive è attaccato all'universo originale, avrebbe potuto adattarsi a una "trasfigurazione" di quest'ultimo fatta a regola d'arte) poteva funzionare. Ma quanto stiamo vedendo - tutto questo "new universe" posticcio - assolutamente no. Sembra tutto organizzato alla "come viene viene".

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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mer dic 16, 2020 1:53 pm 
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Il ciclo 666 ha come principale difetto quello di essere stato concepito e realizzato alla come viene viene. Una volta messi i paletti "rivoluzionari" che si volevano mettere, non ci è stato costruito nulla intorno. Sono una serie di idee una appresso all'altra che non hanno beneficiato di alcuna revisione: tutto quello che è stato pensato è stato riversato sulla pagina, senza alcun filtro.
Tanto per dirne una, come si fa a chiamare ciclo un insieme di 6 numeri di cui i primi due sono completamente avulsi dagli altri 4? E questi 4 tra di loro non sono nemmeno tutti ben collegati.
Col senno di poi, il ciclo 666 rappresenta perfettamente la confusione di tutto quest'anno: una cosa che dà l'impressione di essere un orologio di precisione, e in realtà è una solo una truffa ben congegnata.

Il problema non sono quelli che dicono, del tutto legittimamente, che "questo ciclo gli è piaciuto, anche se...", il problema sono quelli che dicono che è un capolavoro immortale, cosa di cui nessuno al mondo mi convincerà mai!

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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mer dic 16, 2020 6:02 pm 
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Keanu Coen ha scritto:
Il ciclo 666 ha come principale difetto quello di essere stato concepito e realizzato alla come viene viene. Una volta messi i paletti "rivoluzionari" che si volevano mettere, non ci è stato costruito nulla intorno. Sono una serie di idee una appresso all'altra che non hanno beneficiato di alcuna revisione: tutto quello che è stato pensato è stato riversato sulla pagina, senza alcun filtro.
Tanto per dirne una, come si fa a chiamare ciclo un insieme di 6 numeri di cui i primi due sono completamente avulsi dagli altri 4? E questi 4 tra di loro non sono nemmeno tutti ben collegati.
Col senno di poi, il ciclo 666 rappresenta perfettamente la confusione di tutto quest'anno: una cosa che dà l'impressione di essere un orologio di precisione, e in realtà è una solo una truffa ben congegnata.

Il problema non sono quelli che dicono, del tutto legittimamente, che "questo ciclo gli è piaciuto, anche se...", il problema sono quelli che dicono che è un capolavoro immortale, cosa di cui nessuno al mondo mi convincerà mai!


Infatti Keanu! Ben venga il parere dettato dal gusto personale. E francamente mi auguro che non ci sia qualcuno veramente convinto che questo ciclo sia una specie di capolavoro. Il termine capolavoro è troppo "importante" e chi lo usa dovrebbe farlo in maniera "oculata". Di capolavori ne abbiamo avuti in testata - pur non inseriti in "cicli" - ed erano albi dotati di un'anima, una certa capacità di calamitare l'attenzione (senza mezzucci), di trascinare, di divertire, di commuovere.
Quell'epoca è finita. Oggi sembra contare più il marketing che le varie storie, e se potessero fare un maxi-ciclo in cui DD si sfida con Mr. Hankey (South Park) penso lo farebbero al volo :lol:

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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: ven gen 29, 2021 7:03 pm 
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Iscritto il: mer ott 30, 2013 9:02 pm
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Località: Macondo
Mi accorgo di non aver mai postato le mie impressioni sul ciclo 666, scritte dopo averlo letto tutto d'un fiato. Sicuramente qualche considerazione è già invecchiata male o smentita dal prosieguo della testata, ma tanto vale lasciarla qui sul forum in ogni caso, come testimonianza dei pensieri che furono al tempo in cui furono scritti. Chiaramente presenti pesanti spoiler su tutto.

_____________________________

Dylan Dog 666 (#401-406)

GIUDIZIO SINTETICO
Temevo peggio, nel complesso. Ci sono diverse parti dell’operazione che non ho gradito ma, complessivamente, il ciclo della meteora è stato pure peggio in quanto privo di identità, diviso tra diversi autori e con qualità media dei singoli albi inferiore al ciclo 666. Se partiamo dal Dylan Dog di Sclavi, siamo comunque sul filo del rasoio tra la mediocrità e la risicata sufficienza; ciononostante, ho apprezzato il 404 e il 405. Mi ha invece lasciato abbastanza freddo la trama orizzontale.
Era un’operazione di cui non sentivo, personalmente, la necessità. Non è una boccata d’aria fresca dopo lo scempio della meteora. Non so nemmeno quanto rappresenti un reale cambio di direzione in seno alla serie regolare, anche se c’è un aspetto che potrebbe rivelarsi molto positivo, ossia l’autorialità dei singoli scrittori. Positivo ovviamente qualora sarà lasciata carta bianca ad Ambrosini o a Bilotta.

I FATTI
Il piano narrativo fattuale dice che Dylan Dog vive delle esperienze paranormali, forse in alcuni casi dovute al suo alcolismo, in compagnia del suo amico e assistente Gnaghi. Piano piano emerge che queste vicende sono collegate fra di loro e a tessere la tela vi è un serial killer comico, che inscena le morti delle sue vittime sulla base di battute umoristiche di scarso livello. Dylan Dog indagherà su questi misteri, inseguendo il serial killer e risolvendo, infine, il caso. Non sarà un’indagine priva di effetti collaterali, dal momento che finirà per uccidere a sangue freddo un uomo, provandone rimorso, e perderà il suo assistente Gnaghi, ucciso dal serial killer. La vicenda ha dei risvolti positivi: Dylan sconfigge il demone dell’alcolismo e decide di dare una svolta alla sua vita, tagliandosi la barba, assumendo come assistente un sosia di Groucho Marx salvatosi dal serial killer e investendo anima e corpo nella nuova professione di Indagatore dell’Incubo, pronto a vivere nuove (vecchie) avventure.

IL PASSATO SARÀ DOMANI
Ci troviamo di fronte a un Dylan sostanzialmente pre-#1: non conosce Groucho (anche se nell’oscurità di un futuro passato ha qualche reminiscenza), sta ancora disintossicandosi dall’alcol, vive in Craven Road 7 ma non c’è il campanello che urla, ha appena preso la licenza da investigatore, ha ancora il tesserino della polizia, Bloch e Jenkins sono al loro posto. Tuttavia, a questo universo narrativo sono state aggiunte delle soluzioni prese da altrove: il fatto che abbia lavorato come becchino in un cimitero e conosciuto Gnaghi dà ulteriore riprova all’identificazione tra Dylan Dog e Dellamorte Dellamore, in un rimando interno tra altroquandi; ci sono Carpenter e Rania, da un universo narrativo post #337 ma precedente alla meteora (Carpenter ha il braccio); si scopre che Dylan è stato sposato con la collega Rania mentre era in polizia, per poi tradirla e scappare con una terrorista di cui poi si sono perse le tracce (Lillie Connolly). Altresì viene detto figlio adottivo di Bloch, che magicamente comincia a chiamare “papà”. Ritorna la dicitura “old boy” ma ritorna anche l’insofferenza di Dylan verso questo nomignolo, introduzione della nuova gestione.

IL FUTURO È OGGI
Dylan Dog va dal #1 al #400. Il Dylan del futuro anteriore post #401 è catapultato in un passato remoto pre-#1 in cui non ha ancora vissuto le sue avventure. Dylan si sdoppia ed è passato remoto (Dylan Dog Personaggio) e al contempo futuro anteriore (Dylan Dog Fumetto). Il Dylan del passato remoto vive le esperienze del suo futuro, che però per il Dylan del futuro anteriore sono le avventure del passato prossimo. In questo gioco di reminiscenze e distopie, Dylan Dog vive delle esperienze che richiamano vicende che non dovrebbe aver ancora vissuto in quanto personaggio, ma che ha già vissuto in quanto fumetto.
Questo è un piano narrativo del ciclo 666.

LO SPAZIO-TEMPO DYLANIATO
Esistono più possibilità di interpretare la linea del tempo di Dylan Dog.
Possiamo cercare di far quadrare quello che disse Sclavi nei #1, 7, 25, 43, 74, 100, 121 e quello che hanno aggiunto gli epigoni del Creatore nei celebrativi e sparse qua e là. Forse (e il beneficio del dubbio è una concessione) è possibile creare una timeline sensata. Ma più probabilmente già quel che ha detto Sclavi è passibile di smentita. Figuriamoci con quello che è successo dopo il #300. Dal #401 in avanti diventa impossibile dare una cronologia a Dylan Dog.
Quindi resta una seconda strada, che preferisco e che è suggerita non solo da Sclavi. Se seguiamo i dettami filosofici del primo speciale, è tutto un altroquando, nel senso che ogni avventura o ciclo di avventure di Dylan Dog vive in uno spazio-tempo ben definito, altresì detto universo parallelo. Questo è a sé stante, cronologicamente posteriore al 1986 ma non in continuità rispetto all’albo del mese precedente o di quello prima. Salvo ovviamente esplicito rimando all’albo precedente (Oltre la morte viene dopo Memorie dall’Invisibile). Verrebbero in questo caso a crearsi centinaia di universi dylaniati paralleli, in gran parte composti da un albo. Vi sono alcuni albi super partes che sembrano vedere questo arcobaleno di universi alternativi da un punto più elevato, come Il “Senza nome” o Spazio profondo. Ma sono un’eccezione.
Il ciclo 666 fa casino con la linea del tempo, complicandola ulteriormente. Infatti:
- Dal punto di vista della trama è comprensibile solamente nella posizione in cui è stata pubblicata, ossia dopo aver letto Il ciclo della meteora, E cenere tornerai..., Mater Morbi & sequel e tutti gli albi fondamentali del Dylan Dog sclaviano.
- Dal punto di vista dell’universo dylaniato è leggibile solamente conoscendo gli albi della gestione Recchioni e le sue novità (Irma, Carpenter, Rania).
- Dal punto di vista della linea del tempo sembra porsi dopo il #121 e prima del #1; altresì avalla la teoria degli altroquandi.
L’operazione mira a creare un nuovo #1, a regolarizzare e codificare il passato di Dylan Dog e a presentare un nuovo universo narrativo entro cui far vivere al personaggio una nuova serie di avventure. La domanda, ora, riguarda il come saranno gestite queste nuove avventure.

LA CONTINUITY E I CICLI NARRATIVI
Recchioni vuole proporre un nuovo modo di narrare Dylan Dog. Sclavi mise Dylan Dog nel solco della tradizione bonelliana: albi autoconclusivi fruibili in maniera casuale, celebrativi altrettanto autoconclusivi (legati al passato del protagonista). Recchioni ha portato fin da subito il concetto di continuity nell’universo dylaniato. La continuity, blandamente, si è insinuata nel lettore. Dal #338 in avanti con rimandi sempre più vicini ad albi del passato recente (John Ghost, prevalentemente), nel ciclo della meteora con la scritta “continua” a fine albo e con ‘sto sasso che pioveva dal cielo, nel ciclo 666 con una storia unica spalmata in sei albi. Il futuro lo scopriremo leggendo i prossimi albi, ma se tanto mi dà tanto, ci sarà questo nuovo universo narrativo non più frutto di rimaneggiamenti di quello sclaviano, bensì una crasi tra tradizione e innovazione che dà un colpo al cerchio e uno alla botte. Per gli autori nuovi, c’è possibilità di scrivere storie con un personaggio meno soggetto alle limitazioni sclaviane; per gli autori vecchi, si può puntare sull’effetto nostalgia narrando il nuovo Dylan come se fosse quello vecchio (in questo senso, vedremo probabilmente Mana Cerace).
Si continuerà a suon di continuity come con la meteora o ci sarà una americanizzazione ulteriore e andremo avanti a cicli narrativi? Personalmente spero la seconda, di modo da poter decidere cosa leggere o no. E poi la prima si è rivelata un mezzo fallimento, se non altro per l’incapacità di star dietro a tutti i diversi autori. La continuity funzionava su Ken Parker e su Napoleone. Dylan Dog è troppo per gestirlo in continuity e ci sono gli ultimi due anni a dimostrarlo.

IL DYLAN DOG DI RECCHIONI
Se Recchioni abbia voluto o meno proporre un suo Dylan Dog, probabilmente non lo sapremo mai. Come tutti gli autori, certamente ha avuto il desiderio di scrivere un Dylan più personale e in alcuni casi l’ha anche fatto. Ma sempre nella tradizione sclaviana. Perché dal #1 al #400, volenti o nolenti, Dylan Dog è stato il Dylan Dog di Sclavi, volta per volta rimaneggiato, modificato nei suoi caratteri a seconda delle gestioni e degli autori singoli. Si distinguono molto bene, ad esempio, le storie supervisionate da Sclavi anche se scritte da altri autori, autori che nel prosieguo scriveranno ancora qualcosa di buono ma anche molti riempitivi. Il Dylan della Barbato ha i suoi connotati, il Dylan della gestione Gualdoni è buonista, il Dylan di Recchioni è più spaccone. Ma è sempre Dylan Dog.
Il Dylan con la barba del ciclo 666 non è il Dylan di Recchioni, bensì è come Recchioni, in questa fase della sua vita, vorrebbe utilizzare il personaggio di Sclavi per farne un personaggio molto diverso. Gli va riconosciuto che ha trovato un espediente narrativo decente per scrivere una storia con questa reinterpretazione di Dylan, anche se la presenza sulla serie regolare è al limite dell’accettabilità (Il Pianeta dei Morti, infatti, è sullo speciale).
Insomma, il sunto è che se Dylan Dog ha la barba, allora non è Dylan Dog ma è una reinterpretazione recchioniana che racconta il periodo post-polizia e pre-indagatore dell’incubo. Come se Gualdoni avesse scritto le avventure di Dylan poliziotto, esagerando in buonismo e in senso di giustizia. Dylan come lo avrebbe voluto Recchioni non sarà il nuovo Dylan Dog e mi sembra che sia chiarissimo nel finale del 406. Non è escluso che torni, ad esempio nei celebrativi, ma non sarà il nostro Dylan quotidiano, altrimenti non sarebbe finito così.
Comunque, a me il Dylan spocchioso di Recchioni non piace. Ciò non toglie che, in questi sei albi, ci siano state delle soluzioni interessanti e ben congeniate.

UN COMMENTO ALLE STORIE
Dire che il ciclo 666 è una delle cose migliori scritte da Recchioni la dice lunga sulla qualità della sua produzione e sulle capacità dell’autore in sé. Quintessenza della cosiddetta “arte della citazione”, Recchioni non solo cita a man bassa qualsiasi forma di intrattenimento e la sua stessa vita, ma arriva all’esagerazione di citare lo stesso Dylan Dog per scriverne una storia nuova. Comincia malissimo, i primi due albi sono impalpabili, eccessivamente cupi e privi anche di una parvenza di trama. Si sente che lo sceneggiatore è in difficoltà a cimentarsi con qualcosa che, evidentemente, è più grande di lui, e nel contempo a dover presentare il nuovo/vecchio Dylan ai lettori. Ne esce un mezzo disastro, con Dylan iperrealista, eccessivamente macho e calato in atmosfere assurdamente cupe, in un florilegio di manierismo fine a se stesso. Tutto questo Roi, per quel che mi riguarda, è una scelta poco azzeccata. Mi rendo conto che Roi per i lettori è diventato il nuovo Montanari e Grassani, nella misura in cui incarna il Dylan Dog primigenio, ma non può più essere messo a disegnare qualsiasi cosa, bisogna scrivere storie appositamente perché lui le disegni. La situazione comincia a migliorare col terzo albo e con i primi, veri, indizi degli omicidi seriali. Mari dà una boccata d’aria fresca (Mari! Rendiamoci conto di quanto era cupo e nero Roi) ma l’albo resta vagamente insignificante. Recchioni è molto più schematico e meno artista di quanto sembri e infatti con l’apice della narrazione arrivano anche le due storie migliori. Anna per sempre è una storia sull’alcolismo decisamente riuscita e con una notevolissima sequenza muta di trenta pagine che rende perfettamente lo stato d’animo del protagonista. L’uccisore è una sorpresa, Pontrelli tira fuori il capolavoro e la sequenza nel libro è una delle migliori viste da un po’ di tempo a questa parte. Finalmente torna Dylan che indaga, torna una trama e troviamo un albo che non si legge in dieci minuti. La chiusura è un po’ telefonata e il controfinale in cui esce il Groucho che poi sarà assistente è il trait-d’union tra futuro e passato, tra un futuro in cui Groucho era cattivo e complottista, e un passato in cui è candidamente un sosia di Groucho Marx ancora senza un’identità precisa. A livello di timeline, anche qui se la cava con la tematica del doppio.
Dopo oltre cinquanta mesi, torna un rapporto decente tra Dylan Dog e la polizia. Decente nel senso di complesso e non a senso unico. Si deve essere accorto anche Recchioni che l’idea di pensionare Bloch e di mettere Scotland Yard contro Dylan Dog rendeva complicato imbastire trame originali. Con Bloch dietro la scrivania è possibile tutto, sperando che non inceppino immediatamente il nuovo gioco facendo litigare Bloch e Carpenter prima di subito. Giocando sul nastro di Moebius, si è riusciti a risolvere, come detto, la querelle Groucho, ma anche quella di Rania, la cui love story c’è stata ma è finita, e pertanto è giusto che rimanga della tensione tra i due, ma Dylan può continuare a fare il puttaniere come ci è sempre piaciuto. Già prevedo un celebrativo scritto da un’autrice donna in cui si narra di questo amore interraziale. Non so chi possa essere peggio tra la Baraldi e la Barbato 2.0.

E QUINDI?
Si torna a una fase zero da cui tutto è possibile. Dylan Dog ha agonizzato lentamente e gli è stata praticata eutanasia col #400. Adesso che Dylan Dog non c’è più e che ne è stato riscritto il passato, vediamo se gli autori sono veramente in grado di produrre qualcosa che meriti di essere letto in quanto tale e non in quanto sensazionale ma fine a se stesso. Capiremo anche quanto i paletti ereditati da Sclavi fossero veramente un ostacolo alla qualità e all’innovazione (ci credo poco), anche se il ciclo 666 non fa proprio ben sperare, perché questo è il meglio che si possa mandare in stampa, senza più paletti, forse bisognerebbe rivedere le scelte fatte a monte ai piani alti. Per carità, questi sei albi sono ancora meglio di quanto letto nel 2019 e almeno hanno una cifra autoriale e una volontà di azzeramento del passato che li rendono significativi. Però c’è da lavorare proprio sulle trame, le idee, gli intrecci, i colpi di scena. Altrimenti è meglio scendere a 64 pagine e rendere il tutto maggiormente denso e meno aleatorio. Non si può coprire tutto con ottimi disegni e citazioni a profusione.






Beata innocenza :mrgreen:

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Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo.


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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: mar apr 26, 2022 10:04 pm 
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Brevemente, c'è un motivo ben preciso perché queste ricostruzioni non funzionano, a mio modo di vedere s'intende. Innanzitutto, cerchiamo di sgombrare il campo dai vari supereroi Marvel e D.C. Non è la stessa cosa, diversità di pubblico, di genere, e, in un certo senso anche di tempi, DD è relativamente giovane a confronto, le primissime generazioni che lessero i vari Batman, Superman, l'Uomo ragno, sono... andate. Letteralmente. Quelli che conobbero Dyd nella seconda metà degli anni 80 no, ed anzi, suppongo rappresentino ancora oggi loro, non i più giovani, il maggior bacino di vendita.
Questo ha un grande significato.
Ma il motivo per cui queste 'operazioni' non riescono è perché non puoi ficcare a manciate eventi in un lasso di tempo che rimane sempre lo stesso, mentre quello reale della linea editoriale si dilata. E' Inevitabile che si finisca per contraddirsi o creare decine di anelli autoconclusivi che non hanno alcuna rilevanza e sono praticamente universi paralleli. Lasciando i lettori basiti.
Uno degli albi riconosciuti tra i migliori, per molti il migliore, il lungo addio, a me fece storcere il naso. Lo dico senza problemi.
Tuttavia, all'epoca, c'era la grande libertà espressiva degli inizi, la storia passata di Dylan era una pagina bianca, su cui si poteva scrivere, e tutto andava bene purché fosse coerente con il presente.
Aggiungi aggiungi, però, alla fine ci si rende conto che il nostro ha sempre 33 anni, e si finisce che alcune cose potrebbe averle fatte solo quando era un lattante, o addirittura prima, per non dire che si contraddicono non solo in termini temporali, ma proprio come tipologia di eventi. E il Dylan lasciato in orfanotrofio, e quello adottato da Bloch, e quello che ha vissuto un'infanzia e adolescenza serena, ora in una città, ora in un'altra. Tanto per dirne un paio.
Gli eroi (o antieroi, se volete), è meglio vengano lasciati con il passato all'immaginazione del lettore. Il lettore sarà certo curioso (cosa non si farebbe per vendere un albo in più, anche se poi il lettore ne rimane scontento del risultato..), ma così facendo ti dai la zappa sui piedi.
Secondo me, come per tutte le storie classiche della serie regolare, e non regolare, alcuni dettagli vanno dati col contagocce e solo quando servono, ad esempio il fatto che sia un ex alcolista, ex poliziotto, ma se ci vai a fare una storia intera sul passato, finisce che poi dici un sacco di minchiate che si contradirranno l'un l'altra.
Con la gestione Recchioni si è raggiunta l'apoteosi di questo modo di fare, assolutamente negativo, a mio giudizio.
Laddove, non potendo ormai più inserire nulla in quanto di incrostato era stato messo, complice soprattutto la Barbato che ha sempre avuto il vizietto di interpretare, a modo suo, il passato di DD, allora annulla tutto e si inventa un personaggio completamente nuovo, un'altra tavolozza bianca, con lo stesso nome, da propinare ai lettori.
A questo punto, chiamiamo il protagonista in un altro modo e diamogli una faccia di un altro attore (anche il viso, ormai molti disegnatori si sono fortemente allontanati da Rupert Everett).
Di sicuro, io credo, il periodo, molto lungo, tra 340 e 430, e oltre, sarà ricordato nella storia editoriale di Dylan come un periodo di lungo, gravoso assestamento, forse troppo lungo.


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 Oggetto del messaggio: Re: #406 - L'ultima risata
MessaggioInviato: dom dic 10, 2023 12:55 pm 
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Ai tempi avevo scritto quanto segue. Ma credo che ormai il 666 sia bello che sotterrato nella testa di tutti. Mi fa molta tenerezza il mio immaginarsi chissà cosa per il post 406.

Io mi stavo divertendo.

Avevo spento il cervello, e accettato la cazzatona.

Stavo al gioco, la volevo, mi crogiolavo nel lato nerdludico di questo Dylan oramai geneticamente modificato.

E poi é arrivata questa storia, e l'illusione é crollata.

Di nuovo pipponi contorti in stile meteora, di nuovo un finale indecifrabile.

La strategia é questa: lasciare volutamente un senso di non detto ai limiti della cattiva scrittura, in modo da agganciare il lettore per il futuro.

Il problema é che:
1) Qui le storie erano veloci, immediate, "ignoranti", e questa chiusa stona;
2) Sono anni ormai che si rimanda ad un futuro per le spiegazioni;
3) Con questo finale, il ciclo per me é fallito.
Troppo Gattopardo, troppo veloce e mal calibrato.

In definitiva, cosa mi é stato raccontato? Quale idea aveva in mente lo sceneggiatore? Io non l'ho capito.

Spararla sempre più alta ed essere costantemente credibili é impossibile. L'effetto é uno stupore ricreato in stile "estrazioni del lotto".

Non sarà che tutto questo é stato fatto per rimettere Bloch al proprio posto e semplificare le trame?

Povero Gnaghi, a me piaceva e la sua morte viene lievemente tirata fin da inizio albo.

E vabbe, vedremo dal prossimo. Io spero sempre e solo in storie buone, scorrevoli, fresche, dinamiche.
Cosa che questo ciclo era prima della conclusione.

Il cambio di sceneggiatore, e dunque di stile, non fa ben sperare per niente.
Addio omogeneità.
Il vecchio Dylan ce lo si porterà sempre dietro, finché non si crea un nuovo personaggio.

Non si può uniformare Recchioni a Simeoni, a meno di pesanti riscritture.


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