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#Color Fest N°33 - Delitti e castighi
Insufficiente (1-4) 19%  19%  [ 5 ]
Mediocre (5) 23%  23%  [ 6 ]
Accettabile (6) 19%  19%  [ 5 ]
Buono (7-8) 27%  27%  [ 7 ]
Ottimo (9-10) 12%  12%  [ 3 ]
Voti totali : 26
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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: lun mag 18, 2020 8:54 am 
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Stavros ha scritto:
Spoiler!
(cioè: io ho preso pochissime volte l'aereo, ma ero così ossessionato dall'idea di arrivare in ritardo o di non poter salire a bordo che non ci dormivo la notte, a momenti -e non stavo cercando di fuggire dall'Italia-, figuriamoci se avrei perso tempo in bagno -che poi: l'imbarco in genere precede di un bel po' la partenza... quanto tempo ci è rimasto, nella toilette?),
banalità narrative

vero, anche a me è sembrato molto forzato, prima che un aereo parta e l'imbarco è finito, ti chiamano dagli altoparlanti millemila volte... anche se sei in bagno, fai tranquillamente in tempo ad uscire e prenderlo...

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Regola numero uno: I commenti non rispecchiano l'andamento dei voti.
Regola numero due: Il 6 è un voto contemporaneamente positivo, negativo e neutro.


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 10:22 am 
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alla domanda di un fan , che ha chiesto nel suo gruppo su che universo era ambientata, il robe ha risposto è solo un fumetto stacce.


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 12:19 pm 
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non è capace, ci staremo.

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 12:21 pm 
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Iscritto il: mar mag 19, 2020 12:05 pm
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solito refuso avrà fatto un pastrocchio nella revisione


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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 7:27 pm 
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Chi mi conosce, sa quanto odio la gestione attuale di Dylan Dog e soprattutto come considero totalmente incapace Recchioni di fare il curatore di una testata così particolare e importante. Inoltre non mi sono mai risparmiato nel criticare Simeoni e in parecchie occasioni l'ho "classificato" tra gli autori totalmente inadatti a scrivere un qualsivoglia Dylan Dog.
Al netto di tutto questo (o forse proprio a causa di tutto questo, quindi con aspettative che rasentano lo zero assoluto), il mio giudizio finale sul Color Fest è più che positivo. Diciamo 7 (quindi ho votato "buono").
Tale risultato nasce da un presupposto: non ho considerato le minchiate recchioniane. Ma proprio in toto. Nella mia personale construzione dell'universo di questo Dylan sono andato a ritrovo fino al numero 336 (Brucia. strega... brucia!) e dopo l'ultima vignetta (con Dylan che dialoga con padre Marshak) ho immaginato Dylan che tornava a casa e Groucho lo avvisava che:
1. Bloch è stato promosso Sovrintendente;
2. Al suo posto è stato promosso un perfetto deficiente (Carpenter);
3. Il deficiente di cui sopra è affiancato sempre da un'antipaticissima sergente (Rania).
Quindi ho preso i 68 numeri successivi (praticamente 5 anni e mezzo di Dylan) e li ho buttati nel cesso (che poi è la giusta destinazione, al netto di qualche numero ben riuscito come Dopo un lungo silenzio, Nel mistero, Cronodramma, Profondo Nero, Del tempo e di altre illusioni, più qualcun altra che non rammento ma sicuramente pre-meteora).
Ecco... dopo questa operazione mi sono detto: non sarebbe stato male un "mondo Dylan" in tal modo: Groucho, i due cartonati (sperando in un leggero aumento di spessore), Bloch ancora a lavoro, e Dylan che è Dylan... ed ecco proprio uno dei motivi che mi hanno reso piacevole la lettura (seppur un filino verbosa e barbosa): ho rivisto Dylan Dog. Certo, non sempre i dialghi sono brillanti, ma mi sono ritrovato dinanzi al personaggio che conoscevo, con un minimo di ironia che in passato lo contraddistingueva.
La storia in se, secondo me, funziona. Funziona in toto. Anche la parte finale (tanto criticata) la reputo adatta allo sviluppo del racconto (anche se mi sembra una coda aggiuntiva, come se la storia in origine si fermasse a pag. 77 e con la frase di Dylan sulla ricerca della causa si allungasse il brodo) però sarebbe stato più carino se i due hackeragazzi fossero stati introdotti - per qualche motivo X, anche futile - all'inizio della storia. Vedermeli sparati davanti, per la prima volta in assoluto, a pag. 83... 'nsomma... non è che mi abbia fatto fare questi grandi salti di gioia. Però ripeto, nel complesso, la trama non mi è dispiaciuta, così come alcuni passaggi piuttosto crudi delle varie morti. Insomma, un onesto 6 ai testi che ai miei occhi Simeoni merita pienamente.
Ciò che fa salire di poco il giudizio complessivo dell'albo, sono i disegni - nonché la copertina - di Furnò. Splendidi, evocativi, dinamici. Il problema è che la "confezione" non era adatta a un simile prodotto: la carta porosa penalizza il colore e il formato rende le vignette un po' troppo ridimensionate, piccole. A volte la lettura grafica è risultata difficoltosa e se da un lato il fondo nero aiutava le singole vignette ad "emergere" - apprezzandone maggiormente i virtuosismi grafici - dall'altro mi ha dato un senso di pesantezza agli occhi man mano che scorrevano le pagine. Una sensazione strana. Complessivamente valuto comunque con 8 il lavoro di Furnò.
Pertanto tra il 6 di Simeoni e l'8 di Furnò, abbiamo una media complessiva di 7. E a tal proposito, sul voto finale, non voglio che questo sia penalizzato dalla pochezza di Recchioni. Se un autore scrive la storia in un determinato modo, con determinati presupposti del "mondo" nel quale si muove il titolare della testata, è perché aveva delle direttive su tale mondo: o vaghe (e quindi è colpa di Recchioni che non ha saputo coordinare il parco autori con precise linee guida da seguire nella scrittura dei soggetti e delle sceneggiature), o instabili (e quindi è colpa di Recchioni che per la solita sbruffonaggine che lo contraddistingue ha cambiato in corso d'opera determinate linee guida solo perché doveva sorprendere e al contempo stuzzicare e far incazzare i lettori di Dylan), o precise (e quindi è colpa di Recchioni, perché se questo è il Dylan che verrà fra qualche mese, che senso ha farlo uscire ora se non una pessima organizzazione delle uscite della quale lui è il responsabile?). Insomma, come la si mette, si mette, Recchioni è colpevole (quindi, Recchiò, stacce! Anche perché se professionalmente fai baggianate imbarazzanti, devi "ammuccarti" la critica in silenzio) e non me la sento di penalizzare Simeoni.

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 8:13 pm 
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Lord Blendings ha scritto:
Chi mi conosce, sa quanto odio la gestione attuale di Dylan Dog e soprattutto come considero totalmente incapace Recchioni di fare il curatore di una testata così particolare e importante. Inoltre non mi sono mai risparmiato nel criticare Simeoni e in parecchie occasioni l'ho "classificato" tra gli autori totalmente inadatti a scrivere un qualsivoglia Dylan Dog.
Al netto di tutto questo (o forse proprio a causa di tutto questo, quindi con aspettative che rasentano lo zero assoluto), il mio giudizio finale sul Color Fest è più che positivo. Diciamo 7 (quindi ho votato "buono").
Tale risultato nasce da un presupposto: non ho considerato le minchiate recchioniane. Ma proprio in toto. Nella mia personale construzione dell'universo di questo Dylan sono andato a ritrovo fino al numero 336 (Brucia. strega... brucia!) e dopo l'ultima vignetta (con Dylan che dialoga con padre Marshak) ho immaginato Dylan che tornava a casa e Groucho lo avvisava che:
1. Bloch è stato promosso Sovrintendente;
2. Al suo posto è stato promosso un perfetto deficiente (Carpenter);
3. Il deficiente di cui sopra è affiancato sempre da un'antipaticissima sergente (Rania).
Quindi ho preso i 68 numeri successivi (praticamente 5 anni e mezzo di Dylan) e li ho buttati nel cesso (che poi è la giusta destinazione, al netto di qualche numero ben riuscito come Dopo un lungo silenzio, Nel mistero, Cronodramma, Profondo Nero, Del tempo e di altre illusioni, più qualcun altra che non rammento ma sicuramente pre-meteora).
Ecco... dopo questa operazione mi sono detto: non sarebbe stato male un "mondo Dylan" in tal modo: Groucho, i due cartonati (sperando in un leggero aumento di spessore), Bloch ancora a lavoro, e Dylan che è Dylan... ed ecco proprio uno dei motivi che mi hanno reso piacevole la lettura (seppur un filino verbosa e barbosa): ho rivisto Dylan Dog. Certo, non sempre i dialghi sono brillanti, ma mi sono ritrovato dinanzi al personaggio che conoscevo, con un minimo di ironia che in passato lo contraddistingueva.
La storia in se, secondo me, funziona. Funziona in toto. Anche la parte finale (tanto criticata) la reputo adatta allo sviluppo del racconto (anche se mi sembra una coda aggiuntiva, come se la storia in origine si fermasse a pag. 77 e con la frase di Dylan sulla ricerca della causa si allungasse il brodo) però sarebbe stato più carino se i due hackeragazzi fossero stati introdotti - per qualche motivo X, anche futile - all'inizio della storia. Vedermeli sparati davanti, per la prima volta in assoluto, a pag. 83... 'nsomma... non è che mi abbia fatto fare questi grandi salti di gioia. Però ripeto, nel complesso, la trama non mi è dispiaciuta, così come alcuni passaggi piuttosto crudi delle varie morti. Insomma, un onesto 6 ai testi che ai miei occhi Simeoni merita pienamente.
Ciò che fa salire di poco il giudizio complessivo dell'albo, sono i disegni - nonché la copertina - di Furnò. Splendidi, evocativi, dinamici. Il problema è che la "confezione" non era adatta a un simile prodotto: la carta porosa penalizza il colore e il formato rende le vignette un po' troppo ridimensionate, piccole. A volte la lettura grafica è risultata difficoltosa e se da un lato il fondo nero aiutava le singole vignette ad "emergere" - apprezzandone maggiormente i virtuosismi grafici - dall'altro mi ha dato un senso di pesantezza agli occhi man mano che scorrevano le pagine. Una sensazione strana. Complessivamente valuto comunque con 8 il lavoro di Furnò.
Pertanto tra il 6 di Simeoni e l'8 di Furnò, abbiamo una media complessiva di 7. E a tal proposito, sul voto finale, non voglio che questo sia penalizzato dalla pochezza di Recchioni. Se un autore scrive la storia in un determinato modo, con determinati presupposti del "mondo" nel quale si muove il titolare della testata, è perché aveva delle direttive su tale mondo: o vaghe (e quindi è colpa di Recchioni che non ha saputo coordinare il parco autori con precise linee guida da seguire nella scrittura dei soggetti e delle sceneggiature), o instabili (e quindi è colpa di Recchioni che per la solita sbruffonaggine che lo contraddistingue ha cambiato in corso d'opera determinate linee guida solo perché doveva sorprendere e al contempo stuzzicare e far incazzare i lettori di Dylan), o precise (e quindi è colpa di Recchioni, perché se questo è il Dylan che verrà fra qualche mese, che senso ha farlo uscire ora se non una pessima organizzazione delle uscite della quale lui è il responsabile?). Insomma, come la si mette, si mette, Recchioni è colpevole (quindi, Recchiò, stacce! Anche perché se professionalmente fai baggianate imbarazzanti, devi "ammuccarti" la critica in silenzio) e non me la sento di penalizzare Simeoni.


Innanzitutto un applauso all'uso del verbo "ammuccarsi"! Fantastico! E tra poco aggiungo un'altra cosa.

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 8:54 pm 
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Keanu Coen ha scritto:

Innanzitutto un applauso all'uso del verbo "ammuccarsi"! Fantastico! E tra poco aggiungo un'altra cosa.


:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

Si... secondo me è meglio di "Stacce"... che di fatto significa "ci devi stare", che ti piaccia o meno. Ma "stare" è come una forma di "staticità" della cosa: nel senso stai fermo e ti accontenti.
Invece "ammuccare" in palermitano, significa - tra le varie cose - portare alla bocca, consumare e "farsi piacere" un fatto avvenuto. E' più dinamico e interiorizzato.
Ecco... se metti per esempio la parola "merda" ti rendi conto della bellezza di "ammuccare" rispetto a "stacce" :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: mer mag 20, 2020 9:10 pm 
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è confermata la cosa del è solo un fumetto stacce?...chiedo visto da chi è stata riportata.

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: gio mag 21, 2020 11:46 am 
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Località: WENETO
Premetto che non ho letto l'albo in questione, quindi le mie sono da considerarsi vere e proprie domande. Sulla base di queste due foto:

Immagine
no foto

Immagine
no foto

mi viene da pensare che ci siano un sacco di spazi vuoti, sacrificati sull'altare della sperimentazione. Succede anche in altre pagine dell'albo? C'è una ragione per cui sono così?
Non riesco proprio a capire la posizione di quel cappello nell'ultima vignetta di pagina 37. Che sta succedendo in questa scena?
Sulla base dei dialoghi (e di alcune opinioni che ho letto qui), mi viene da pensare che sia la storia più standard del secolo. Sono in torto a pensarlo? Perchè certe volte la sperimentazione riguarda solo i disegni o in generale l'impostazione grafica, mentre soggetto e dialoghi sembrano del secolo scorso?

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 Oggetto del messaggio: Re: #Color Fest N°33 - Delitti e castighi
MessaggioInviato: gio mag 21, 2020 12:11 pm 
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Iscritto il: mer mag 13, 2020 12:29 pm
Messaggi: 126
Keanu Coen ha scritto:
Premetto che non ho letto l'albo in questione, quindi le mie sono da considerarsi vere e proprie domande. Sulla base di queste due foto [...] mi viene da pensare che ci siano un sacco di spazi vuoti, sacrificati sull'altare della sperimentazione. Succede anche in altre pagine dell'albo? C'è una ragione per cui sono così?
Non riesco proprio a capire la posizione di quel cappello nell'ultima vignetta di pagina 37. Che sta succedendo in questa scena?
Sulla base dei dialoghi (e di alcune opinioni che ho letto qui), mi viene da pensare che sia la storia più standard del secolo. Sono in torto a pensarlo? Perchè certe volte la sperimentazione riguarda solo i disegni o in generale l'impostazione grafica, mentre soggetto e dialoghi sembrano del secolo scorso?


1) È così in molte tavole, anche se -come hanno già notato altri- nell'ultima parte l'impostazione diventa un po' più tradizionale, aderente alla classica gabbia bonelliana. Un'ipotesi (anche questa mi pare di averla letta nelle pagine precedenti, ma forse me la sto inventando io ora) è che con l'avvicinarsi della scadenza per la consegna l'autore abbia avuto meno tempo/possibilità di sbizzarrirsi, in quel senso.

2) Ehm... oddio, a me sembra abbastanza leggibile: il cappello è in testa alla tizia che generosamente si offre al nostro sguardo, e si sovrappone leggermente alla vignetta al centro della pagina. (Perché si rimetta il cappello è domanda che andrebbe girata allo sceneggiatore, suppongo. Se invece intendevi qualcos'altro e non ho capito la domanda, chiedo venia. :) )

3) Avendo espresso una delle opinioni che citi, non posso che confermare che sì, il soggetto e lo sviluppo sono decisamente tradizionali: omicidi, scoperta del filo comune tra le vittime, ricerca e interrogazione dei personaggi coinvolti, soluzione del caso. E sì, anche se probabilmente non l'ho scritto, anche a me pare che la parte grafica sia perfino troppo sperimentale (sempre per i canoni bonelliani) per una storia così classica. La cosa in sé non mi ha dato fastidio (è uno di quei casi in cui puoi dire: be', almeno per i disegni vale la pena di essere letto/acquistato...), però mi ha fatto pensare, come dicevo, al fatto che i criteri per cui una storia venga assegnata a una collana o a un'altra, e a un disegnatore o a un altro, restano per me molto misteriosi -a partire dalla fatidica domanda: chi è che le decide, queste cose, e in quale stadio della lavorazione?
Per dire: Simeoni, scrivendo questa storia, sapeva dove sarebbe stata collocata, e/o aveva in mente che a disegnarla fosse qualcuno con quello stile? Qui c'è sicuramente qualcuno che ha una conoscenza molto più precisa delle dinamiche editoriali, quindi conto di scoprire qualcosa in più, prima o poi...

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Non giudicare gli uomini sulla base delle loro opinioni, ma da ciò che le opinioni possono fare di loro. (Georg Christoph Lichtenberg)


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MessaggioInviato: gio mag 21, 2020 12:35 pm 
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Keanu Coen ha scritto:
Premetto che non ho letto l'albo in questione, quindi le mie sono da considerarsi vere e proprie domande. Sulla base di queste due foto:

?


maronna e compratelo... hai usato più tempo te a cercare foto , porti domande , fantasticare, ipotizzare , analizzare , che noi a leggerlo :o


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MessaggioInviato: gio mag 21, 2020 12:56 pm 
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Goblin ha scritto:
Keanu Coen ha scritto:
Premetto che non ho letto l'albo in questione, quindi le mie sono da considerarsi vere e proprie domande. Sulla base di queste due foto:

?


maronna e compratelo... hai usato più tempo te a cercare foto , porti domande , fantasticare, ipotizzare , analizzare , che noi a leggerlo :o


Certo torto non ne hai! Il problema è che se dovessi spendere soldi su tutto quello (non solo fumetti) su cui ho delle curiosità andrei in bancarotta nell'arco di due giorni. Ad esempio: bellissimo l'ultimo singolo dei Katatonia, che faccio, me lo compro l'album? Oppure: mmm, l'ultimo degli Opeth è uscito sia in inglese che in svedese, che faccio, lo compro il corso di svedese De Agostini per vedere se ci sono differenze fra i testi? E gli esempi si potrebbero moltiplicare. Senza contare il fatto che in questo momento le uniche cose che ho, come molti, sono solo connessione e tempo a tignitè. E, last but not least, vuoi mettere leggerlo o chiedere a voi? Non c'è storia!

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MessaggioInviato: gio mag 21, 2020 1:01 pm 
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Iscritto il: ven giu 27, 2003 10:00 pm
Messaggi: 3856
Keanu Coen ha scritto:
Goblin ha scritto:
Keanu Coen ha scritto:
Premetto che non ho letto l'albo in questione, quindi le mie sono da considerarsi vere e proprie domande. Sulla base di queste due foto:

?


maronna e compratelo... hai usato più tempo te a cercare foto , porti domande , fantasticare, ipotizzare , analizzare , che noi a leggerlo :o


Certo torto non ne hai! Il problema è che se dovessi spendere soldi su tutto quello (non solo fumetti) su cui ho delle curiosità andrei in bancarotta nell'arco di due giorni. Ad esempio: bellissimo l'ultimo singolo dei Katatonia, che faccio, me lo compro l'album? Oppure: mmm, l'ultimo degli Opeth è uscito sia in inglese che in svedese, che faccio, lo compro il corso di svedese De Agostini per vedere se ci sono differenze fra i testi? E gli esempi si potrebbero moltiplicare. Senza contare il fatto che in questo momento le uniche cose che ho, come molti, sono solo connessione e tempo a tignitè. E, last but not least, vuoi mettere leggerlo o chiedere a voi? Non c'è storia!


si , la mia è una provocazione , ci possono essere tanti motivi per procedere come hai detto tu :wink:
tra l’altro sono anch’io nella tua stessa situazione


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MessaggioInviato: gio mag 21, 2020 1:05 pm 
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Stavros ha scritto:
Keanu Coen ha scritto:
Premetto che non ho letto l'albo in questione, quindi le mie sono da considerarsi vere e proprie domande. Sulla base di queste due foto [...] mi viene da pensare che ci siano un sacco di spazi vuoti, sacrificati sull'altare della sperimentazione. Succede anche in altre pagine dell'albo? C'è una ragione per cui sono così?
Non riesco proprio a capire la posizione di quel cappello nell'ultima vignetta di pagina 37. Che sta succedendo in questa scena?
Sulla base dei dialoghi (e di alcune opinioni che ho letto qui), mi viene da pensare che sia la storia più standard del secolo. Sono in torto a pensarlo? Perchè certe volte la sperimentazione riguarda solo i disegni o in generale l'impostazione grafica, mentre soggetto e dialoghi sembrano del secolo scorso?


1) È così in molte tavole, anche se -come hanno già notato altri- nell'ultima parte l'impostazione diventa un po' più tradizionale, aderente alla classica gabbia bonelliana. Un'ipotesi (anche questa mi pare di averla letta nelle pagine precedenti, ma forse me la sto inventando io ora) è che con l'avvicinarsi della scadenza per la consegna l'autore abbia avuto meno tempo/possibilità di sbizzarrirsi, in quel senso.

2) Ehm... oddio, a me sembra abbastanza leggibile: il cappello è in testa alla tizia che generosamente si offre al nostro sguardo, e si sovrappone leggermente alla vignetta al centro della pagina. (Perché si rimetta il cappello è domanda che andrebbe girata allo sceneggiatore, suppongo. Se invece intendevi qualcos'altro e non ho capito la domanda, chiedo venia. :) )

3) Avendo espresso una delle opinioni che citi, non posso che confermare che sì, il soggetto e lo sviluppo sono decisamente tradizionali: omicidi, scoperta del filo comune tra le vittime, ricerca e interrogazione dei personaggi coinvolti, soluzione del caso. E sì, anche se probabilmente non l'ho scritto, anche a me pare che la parte grafica sia perfino troppo sperimentale (sempre per i canoni bonelliani) per una storia così classica. La cosa in sé non mi ha dato fastidio (è uno di quei casi in cui puoi dire: be', almeno per i disegni vale la pena di essere letto/acquistato...), però mi ha fatto pensare, come dicevo, al fatto che i criteri per cui una storia venga assegnata a una collana o a un'altra, e a un disegnatore o a un altro, restano per me molto misteriosi -a partire dalla fatidica domanda: chi è che le decide, queste cose, e in quale stadio della lavorazione?
Per dire: Simeoni, scrivendo questa storia, sapeva dove sarebbe stata collocata, e/o aveva in mente che a disegnarla fosse qualcuno con quello stile? Qui c'è sicuramente qualcuno che ha una conoscenza molto più precisa delle dinamiche editoriali, quindi conto di scoprire qualcosa in più, prima o poi...


Grazie mille per la risposta super circostanziata. Solo una precisazione sul cappello. Innanzitutto io mi sono figurato che possa essere una bella citazione alla scena del cappello nel libro "L'insostenibile leggerezza dell'essere" (anche se lì trattasi di bombetta. L'analogia secondo me funziona perché si tratta in entrambe le occorrenze di scene diciamo erotiche). Il mio dubbio su questa scena deriva dal fatto che quel cappello mi fa ricordare quando mia figlia attacca gli adesivi sugli album delle LOL surprise! Cioè, non mi sembra che quel cappello interagisca DAVVERO con la testa della tizia. In effetti, i pepperoni nipples della ragazza distolgono molto l'attenzione dal cappello, ma facendoci attenzione sembra stranamente bidimensionale.

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Tranquillo, Goblin, era chiarissimo! Tra l'altro mi hai fatto anche un po' angustiare, perché in un solo rigo avevi sintetizzato tutta la mia amara esistenza! In compenso, il fatto che hai scritto "usato più tempo" e non "sprecato" mi ha tranquillizzato molto.

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