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#Color Fest 43 - Utopia modulare
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Autore:  Goblin [ gio nov 17, 2022 11:23 pm ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Keanu Coen ha scritto:

Per quanto riguarda la questione Pontrelli c'è anche un altro problema, anche questo annoso: a pagina 33 entra in scena Carpenter, che come tutti sappiamo è ispirato a Idris Elba. In questo albo per Pontrelli i personaggi sono TUTTI deformi, Dylan in primis, TRANNE Carpenter, che invece è sempre bello ricalcato da una qualche foto di repertorio appunto di Idris Elba.
Che senso hanno tavole come appunto pagina 33, dove Dylan, povero a lui, sono tre linee messe in croce, e Carpenter invece è tutto bello dettagliato (e grazie al cabbaso!)? O pagina 52/iii, in cui Dylan sembra disegnato dal piede sinistro di Pratt, o da Ivo Milazzo sotto speed, e invece Carpenter è tutto carino, tutto preciso, tutto pettinato, fresco fresco di photoshop??? Ma che senso ha???
riconosciuto solo il primo...


Ahaha Keanu,
Pontrelli è la tua vittima preferita, ricordo ancora quel post in cui beccasti le photoshoppate e le incongruenze parecchio tempo fa con tanto di immagini, chissà che albo era ora non ricordo:lol: forse era proprio l'uccisore?

Autore:  Keanu Coen [ gio nov 17, 2022 11:36 pm ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Ah, Goblin, quella fu un'epoca d'oro per me, periodo 666, albo "L'uccisore"... Pontrelli lì non ne beccava una! Ho ancora tutto il dossier fotografico conservato!

La modella di zalando scambiata per Lady Gaga... Che meraviglia!

Autore:  Goblin [ gio nov 17, 2022 11:39 pm ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Ci starebbe un dossier parte 2,
ma non voglio farti perdere tempo, é solo per riderci sopra

Autore:  Keanu Coen [ ven nov 18, 2022 12:26 am ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Bhè, Goblin, ho appena scoperto che l'albo LA STRAGE SILENZIOSA aveva originariamente ancora Dylan con la barba, e questa cosa folle mi ha saziato per un bel pezzo!

Anche se la gestione sta andando a scatafascio, comunque, non c'è più quella magnifica abbondanza di deliri grafici che c'era prima. L'apoteosi si è raggiunta con LA VARIABILE, IL MOMENTO BLU E CANDYWEB, con una menzione speciale per il Mari del PROGETTO HICKS, quindi c'è poco materiale da quel punto di vista. In compenso, la parte dei testi riserva ancora un sacco di potenzialità!

Grazie comunque per avermi ricordato quel momento, ero praticamente appena iscritto!

Autore:  rkc [ ven nov 18, 2022 12:07 pm ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

la mia recensione:
https://www.youtube.com/watch?v=kpVPZG5Dhm4

Autore:  Altair [ ven nov 18, 2022 7:16 pm ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

rkc ha scritto:


Bella recensione Rkc! L'ho ascoltata poco fa. :)
Condivido più o meno tutto.

Autore:  Ilnomeutenteinserito [ mar nov 22, 2022 10:22 am ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Altair ha scritto:
A me non è dispiaciuto anche se più che rompere la quarta parete, la sfonda. Però su una pubblicazione come il Color Fest lo posso accettare. Ci sono comparsate di personaggi più o meno noti, anche di albi passati. I disegni di Pontrelli li trovo valorizzati dalla colorazione di Algozzino.

La storia si affloscia parecchio nella parte finale quando
Spoiler!
entra in scena l'insopportabile John Ghost che comunque ha la funzione di anticipare la teoria, già suggerita all'inizio, che Dylan è sempre uguale a se stesso in qualunque multiverso viva. E anche se cambi le cose intorno a lui o di lui, in breve tempo tornerà sempre quello di prima. C'è pure un cameo dello stesso Recchioni.



Insomma è chiaro in che direzione si andrà a parare. E tre albi della regolare per arrivarci mi sembrano pure troppi.
Anche se è una sorta di antipasto all'"inizio di un nuovo inizio", può essere tranquillamente fruito così com'è.

mi trovo perfettamente d'accordo con questa recensione per quanto riguarda il giudizio sulla storia e il concetto fondamentale su DD. Per i disegni in generale Pontrelli non l'ho mai gradito più di tanto, ma concordo che "migliora" grazie ai colori di Algozzino

Autore:  Kramer76 [ dom lug 02, 2023 3:34 pm ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Immagine

utopia modulare
albo che a me è piaciuto neanche poco, sia perché rende onore alla definizione di "color fest" sia per la storia in sé
nonostante il ritorno dell'irritante john ghost direi che è una delle cose migliori uscite fuori dall'universo ghostiano
una classica distopia dylaniana sul consumismo che tutto consuma, un delizioso caos interessante dall'inizio alla fine
gran parte del merito, va detto, va a pontrelli e algozzino, che rievocano il miglior dall'agnol sperimentale
molte le perle: lo specchio a pag.43, il suicidio a pag.31, le scene di massa pag.66-67, 70 da cui parte un crescendo
ma mi è piaciuta anche la storia in sé, a tratti bilottiana, classica ma contemporanea, recchioniana nel midollo
con il solito gioco da dentro o fuori e un ritmo che rende queste storie più gradevoli con una canzone in sottofondo
al netto dell'irritante frasario di ghost ("non spoilerarmi"), perfino divertente: la nota a piè di pag.89, mogol pag.96
le micro-citazioni e il cameo dello stesso recchioni...per gli zagoriani da segnalare anche il ponte dell'arcobaleno
copertina simpatica

voto 7+

Autore:  leonearmato [ sab lug 22, 2023 8:23 am ]
Oggetto del messaggio:  Re: #Color Fest 43 - Utopia modulare

Lettura gradevolissima, secondo me. Un albo valido che promuovo senza problemi sotto diversi punti di vista, pur tuttavia non privo di difetti e alcune trovate non proprio all'altezza.

L'albo si presenta come una 'distopia dylaniata sul consumismo', come dice giustamente Kramer qui sopra. Dylan vive in un mondo Ikea, dove tutto è, appunto, un'utopia modulare rose e fiori. Più che vivere lì, Dylan si ritrova lì, come si capisce abbastanza presto da una serie di indizi quali, as edempio, il non ricordare cosa ci fosse 'prima' di quel mondo. Sulla falsariga del Truman Show, una progressiva presa di coscienza del protagonista, mista a eventi esterni che rompono la finzione idilliaca, porta allo scioglimento della vicenda e a un ritorno allo status quo ante.

Quest'albo è una satira sul consumo e sul 'mondo perfetto' ma è ovviamente anche altro. Infarcito di riferimenti metatestuali, Utopia Modulare, per come l'ho letto io, è l'altro capo di un segmento iniziato con Spazio profondo. Come quest'ultimo faceva una summa di quello che era diventata la testata nei primi 300 numeri circa, Utopia Modulare riflette, commenta e giudica retrospettivamente la decina scarsa di anni di gestione Recchioni.
L'albo andrebbe riletto con attenzione per sviscerare questo gioco narrativo, specialmente nella prima parte di utopia-Ikea, ma mi pare abbastanza chiaro dal cameo megalomane di Recchioni, dal riflesso moltiplicato di Dylan sullo specchio, dalle parole di Carpenter e soprattutto dall'insopportabile spiegone di John Ghost.
Sì, proprio quest'ultima parte è la meno gradevole dell'albo. Non se ne sentiva il bisogno minimamente, la storia stava funzionando, probabilmente non sarebbe arrivata a 96 pagine senza allungare il brodo, ma stava funzionando benissimo! Però ha dovuto prendere la parola il sommo JG, che ancora una volta sembra dare voce più che altro all'ego di Recchioni più che avere una reale funzione intradiegetica. E sono pagine e pagine in cui si dà la colpa a questo e e a quell'altro sulla non riuscita dell'Utopia modulare Ikea (il pubblico troppo esigente e avido, il libero mercato che va così e colà...).
Ma cos'è allora questa Utopia modulare? Così su due piedi, mi verrebbe da dire che rappresenta il Dylan Dog dell'era Recchioni, un Dylan Dog dove c'è spazio per un nuovo inizio (qualcuno dice una frase del genere, ad un certo punto) ma che non ha funzionato, un po' perché non poteva funzionare, un po' perché non capito. Chiaramente mai che JG si assuma una responsabilità. Quando il bianco-vestito accenna a teorie multiversali, ritengo che sia chiaro che l'intero albo rappresenti, almeno nell'intendimento di chi l'ha scritto, qualcosa di più che una mera storia da Color Fest.

Rimane un albo molto interessante, per me. Imprescindibile per chi è interessato all'evolversi dell'universo dylaniato. Funziona veramente molto bene nella parte di satira distopica, deborda in un inutile spiegone apologetico nel finale. Disegni perfetti per storia, contesto e contenitore editoriale. Copertina da sbavo.

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