POSSONO SEGUIRE S P O I L E R
Bilotta dà la sua impronta autoriale e si prende, giustamente, delle libertà. Se c’erano ancora dubbi si dissipano subito: questo è il Dylan Dog di Bilotta, questo è il suo universo narrativo (e tale resterà) e i personaggi sono fatti suoi, ricreati personalmente sullo scheletro di quelli originari. La storia è buona, dialoghi, scene, ambientazioni, psicologie… tutto funziona e bene, come un meccanismo ben oliato e non mancano i momenti emozionanti, compresi i rimandi alla storia di Dylan Dog. Però il mio voto non va oltre il 7. Questo perché, a conti fatti, il suo Xabaras, volutamente così, estremamente umanizzato e fragile, in contrasto coi suoi sogni di grandezza, con ciò che era, anche col titolo roboante dell’albo e l’attenzione che gli dedica la polizia, pur riuscendo un personaggio molto approfondito, unico protagonista, persino con una toccante e per nulla patetica storia d’amore, a mio avviso perde molto del suo fascino (lo recupera parzialmente nel finale). E’ semplicemente un uomo con le sue debolezze, le sue ambizioni e le sue ossessioni. A molti questo piacerà e nemmeno a me è dispiaciuto, ma l’avrei voluto diverso, meno presente, più misterioso, enigmatico, inquietante, con sfumature soprannaturali, insomma quello (spesso in fieri) di Sclavi. Ciò non toglie che, esclusa qualche lungaggine di pochissimo conto, abbia letto un buon albo che si inserisce in una finora ottima storia, con un Dylan attore poco protagonista e presente, ma significativo. Bene anche Gerasi, ma anch’io l’ho preferito in lavori precedenti.
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