Cravenroad7

Si nel color fest ci sono storie che non hanno bisogno di avere nessuna continuità , tant'è che il dylan di questo numero non è lo stesso delle altre storie ambientate nell800, nel color fest del vampiro n 28

Buonasera,
comprendo questo aspetto e declino la domanda in modo diverso: voi lettori apprezzate questa declinazione della testata? Personalmente trovo che ogni albo dovrebbe arricchire il personaggio, ma questo non è possibile se ci sono vicende totalmente isolate.
Chiarisco: non pretendo che esista una continuità tra opere uniche, come quelle, ad esempio, di Pirandello (L'esclusa e Uno Nessuno e Centomila non hanno nessun legame ed è comprensibile) ma la testata di un fumetto deve a mio avviso una serialità che viene a perdersi se le vicende sono reciprocamente impermeabili.
Baron Karza

Personalmente difenderò il color fest fino alla morte. L'arricchimento del personaggio lo lascerei alla testata principale.

CF che riprende le atmosfere ottocentesche del CF28 in cui DD calza a pennello. La storia in se è pure gradevole, con un Di Gregorio più in forma del solito, accettando che siamo decisamente più dalle parti del giallo che dalle parti dell'horror. Peccato solo per il finale che mi è sembrato un troppo frettoloso e raffazzonato. Considerando che ci sono alcune pagine senza dialoghi, forse si poteva gestire meglio lo spazio.
Molto belli e azzeccati sia i disegni, sia i colori.

Lamentarsi che la testata sia fuori dal canone mi sembra inutile, visto che è così fin dall'inizio (e meno male). Chiaro che non tutte le sperimentazioni hanno funzionato, ma la nascita del PdM, ad esempio, la dobbiamo proprio al CF.

lettere dall'incubo
il voto più corretto da dare a questo albo sarebbe buono, poiché rispetta in pieno lo spirito del color fest
sia per l'ottimo lavoro del bravo tanzillo, principale motivo della riuscita dell'albo, sia per la storia "in costume"
questo delle storie "in costume" è uno dei filoni del dylan proto-post-recchioniano che mi è piaciuto di più.....
perché l'abito, evidentemente, fa il monaco e riaffiora qualcosa del personaggio originale che abbiamo amato
storia chiaverottiana in senso buono, con passaggi ingenui come la love story, l'evasione e la spiegazione finale
iscrivibile all'anti-patriarcato che va tanto di moda, ma anche a una ingenuità, e in fin dei conti, alla genuinità
del personaggio originale: dettagli da ricordare sono anche la squallida pecorina a pag.9 e il dylan oppiaceo
insomma, lettura piacevole, abbondantemente sufficiente, una delle storie migliori del temibile di gregorio....
anche la copertina è molto bella

voto 6+

ahahahah hai gettato la maschera

E tu hai raccolto i coriandoli?
Non ho capito quale forma di rivalsa ci sia in queste (presunte) risate festose, ma io non ho di certo mai nascosto certe mie opinioni.

Di sicuro nella media di Di Gregorio ci sono storie dylaniate che lo fanno sembrare un Fellini a confronto di obbrobri vanzinari come Un'affezionata clientela o Blacky del resto de trio. Parlando di cose più recenti, anche un suo gialletto qualsiasi, tipo Cortesie per le vittime (OB#13) potrebbe brillare a sei galassie di distanza rispetto ai pari-genere ad opera di semi-analfabeti delle sceneggiatura come Baraldi&co...

...eh, io sono estremamente di parte. Amo la Victorian Age (quella entrata nel nostro immaginario! Non so come l'avrei vissuta se ci fossi stato, disse pure... una ex-Miss Italia, credo...)
La storia m'è piaciuta tantissimo e oltre ai collegamenti con la versione dylaniana di Dracula, graditissima, sto sperando in una serie parallela di questo tipo.

peraltro una delle più belle degli ultimi anni