Letto, dalla fine al nuovo inizio. E sinceramente non mi sembra quel capolavoro per cui altri hanno ululato a nove lune in ciclo. Abbasso la coda da
lone wolf, uscendo dal branco, senza bastiancontreresimo ferire, perché alla fine è un prodotto di alto livello,
non gli darei mai meno di 7, e merita il seguito (anche di sostenitori) che troverà nel tempo
.
Aria nuova per Dylan, e ci voleva. Ma a livello di struttura non presenta nulla di strabiliante(-mente riuscito) ed alla fine
gli ho preferito certamente l'episodio precedente, denso di echi dellamortedellamorati e più sclaviano nella poetica senza smidollarsi nel tributo. Lì ho trovato l'orrore autosufficiente nel fare paura incidendo una nuova dimensione sensibile, qui il decorso macabro di un feuilleton che ha bisogno di fagocitare pagine su pagine di riflessioni e carrambate per trovarsi un senso/appeal.
Ma tutto questo è normale se si considera che alla fine è un segmento di un percorso narrativo, un episodio di una serie in progress. E per questo non potrei mai votarlo per il
Galeone d'Oro, visto che sarebbe come presentare l'episodio 4 season 5 del
Trono di Spade al festival di Cannes, anche come fuoriconcorso, anche se migliore delle altre pellicole presentate. Mi sembra un "tipiacevincerefacile", tenendo conto non solo delle 160 pagine a disposizione, ma anche di poter campare di rendita sulle oltre 300 precedenti per calibrare già alcune coordinate di questo nuovo multiverso in fase di definizione, non solo narrativa
.
Dei
disegni magari parlerò dopo, perché anche Camagni come altri esuli delle campagne napoleoniche (v. Ornigotti e Nizzoli) poteva fare meglio su DD, ma forse qui una certa monotonia abulica nelle inquadrature (v. pp. 14-15, 64-65, 77-80) deriva anche dall'impostazione della sceneggiatura tavolaXtavola che gli ha affibbiato Bilotta.
Copertina ben fatta ma dimenticabile, un passo indietro rispetto a quella precedente, per questo come carnevalata direi un pajo di cottilon o poco più
.
Alcune cose che non ho gradito o mi hanno lasciato perplesso, ma senza particolari scompensi:
SPOILER *** SPOILER **** SPOILER *** SPOILER **** Le prime 100 pagine
sono basate tutte su un dialogo a quattro Dylan-Sybil-Werner-Herbert - e qui sono d'accordo con
Rimatt, sul rianimatore lovercraftiano
. Onestamente non è il massimo, e dopo un po' sorbirmi le loro riflessioni metafisiche o metadomestiche comincia a pesarmi abbastanza. Tra l'altro capisco la confusione pseudo-filosofeggiante del nostro se prima legge Hobbes, poi afferma
à la Leibniz di viver "
nel migliore dei mondi possibili", si confronta col demiurgo post-nichilista Werner, o si sbrodola le esaltazioni gnosticiste del profeta Herbert. Troppa teoria, poca pratica 'nzomma. E l'ambientazione fanta-apocalittica dell'episodio pilota appare sempre più distante
.
Queste prime 100 pagine ad un certo punto mi sembrano una campagna sociale contro i fumi delle droghe oblificanti: è bello dimenticare ma non scordatevi di pagare il vostro spacciatore...che poi sappiamo tutti chi è, tranne i diretti interessati. La questione dei ricordi da azzerare è funzionale, ma il fatto che gli spippatori di loto non si pongano domande è molto più inquietante (e rattoppata) come espediente, ed ho
l'impressione che l'autore abusi (da
addicted?)
della faccenda delle amnesie per ricamarci situazioni inverosimili nel modo di ragionare degli intossicati. Va bene che le sostanza psicotrope alterano lo sviluppo del pensiero, ma pensare che Dylan (o altri) svalvolino da fattoni ogni logica, incapaci della minima silloge, e si sveglino - nelle loro perplessità/inquietudini - come fanciullini imberbi davanti alla prima fase di astinenza me pare 'na cosa un po' scalcagnesca. Già il fatto di assumere la sostanza in modo passivo senza sapere a cosa serva mi sembra precaria, come situazione di base. E quando Dylan, un po' per assuefazione/astinenza/influenza di Herbert comincia a porsi domande ed andar in tilt per il riaffiorare di frammenti di ricordi, è quasi ridicolo - considerando i suoi lunghi confronti para-architettonici proprio con Werner
- il momento in cui si pone la domanda su chi abbia interesse a tenere tutti segregati nella nuova Londra (p.57).
Insomma reghezzi, non vi fumate il futuro, altrimenti vi rincoglionite come il vostro Very Old Boy che cerca di scamparvi
.
Ci sono delle stranezze (o forse incongruenze) per quanto riguarda il
time lapsing visto che sia Sybil che Dylan parlano di quattro/cinque anni di non-vita nella Fake London, mentre una volta uscito dalla riserva per smemorati la Jenkins dice che è passato un solo anno (p.128). Ma si sa, quando ti sale la scimmietta anche il tempo è relativo, o forse il NonGiovane Holden di Agosto ha fatto scuola...
Abbastanza strampalato (ed inutile) il fatto di come Herbert conoscesse già la casa e la madre del dr. Frost, oltre alle ragioni per cui sopprime l'intelligenza del PazienteZero dopo essersi gasato della sua ricomparsa parziale (p.148). D'altronde tutta la sua parabola delirante da posato tele-affabulatore frichettone a santone della shiiiientsa misticizatta di zolfo mi sembra un tantino campato in aria, tenendo conto di come invecchia di brutto nel giro di così poche pagine. Ma forse pure lui deve essersi scordato della tinta per capelli come Dylan...
Continuo a pensare che ci siano molti ripensamenti/accantonamenti da parte di Bilotta, rispetto alle tracce messe su carta negli episodi precedenti, specialmente nel
Tramonto, dato che oltre all'accenno alla strage di Chelsea non vedo come possa uscirsene sulla questione dei primi smemorati di Wickedford e della fine che Bloch ha fatto in quei quartieri. Sperando in altre news sul fronte Ccermaniko o su Jenkins the Hero. Peccato, perché erano cose che m'interessavano molto più
dell'ennesima rimpatriata di famiglia ad effetto con la reincarnazione semi-luciferina di Xabaras ed un figlio classe '86 intento a salvare mammà armato di sola Bodeo, prima che Nonna Morgana o zio Cagliostro ci rimettano lo zampone
.
OGNI FINE E' UN ALOHA PER INIZIARE ALTRO