Cravenroad7

Seems legit. Prescindendo dalla stima che provo nei confronti di Cavaletto (che qui rilancio; thanks per i tuoi interventi, sempre graditi) e l'assoluto rispetto per i suoi lavori (inutile dire che Il giocatore di scacchi sia di gran lunga la cosa migliore del progetto Poetry of Eerie..), trovo che a stridere non sia tanto la rappresentazione - che di borghesi simil-proletari ne conosco anch'io, sia chiaro - quanto la continua e perentoria reazione di Dyd. Meglio, non mi spiego per quale motivo Dyd sia così "preso male" dall'inizio alla fine. Arcigno, contestatore come potrebbe esserlo un adolescentello che si crede vecchio dentro. Paro un gufo appoggiato sulla spalla della companion di turno. Il vero Dyd avrebbe preso atto della situazione ma sarebbe probabilmente andato oltre, rispondendo nel merito ma ponendo l'asticella verso l'alto (anche nei confronti del lettore, obvious). E il problema della storia - che ho appena finito di leggere - non è certo l'introspezione o il mancato approfondimento del rapporto Fey-padre, già perfettamente spiegato in quattro vignette. Deludente in considerazione dell'autore; per quanto mi riguarda su nove storie è di sicuro la meno riuscita. Beninteso che sul Maxi si è letto di (molto) peggio. Inutile dire che dalla prossima del cava mi aspetto scintille.

La mia prossima storia è stata scritta per il nuovo corso e mi sono potuto prendere qualche libertà in più. Poi se è bella o brutta come sempre lo deciderete voi.

Maxi letto.
E votato insufficiente (per me è da 4).
La prima e la terza storia non mi sono piaciute affatto. Le ho trovate approssimative e fuori personaggio.
La seconda ha avuto un buon inizio, ma poi si è accartocciata riproponendo situazioni che non trasmettevano, come immagino fosse nelle intenzioni dell'autore, il lento scivolare nel baratro, quanto piuttosto la pedissequa riproposizione del medesimo cliché, pagina dopo pagina. Senza tacere di uno dei finali più telefonati che abbia mai letto.
I disegni sono pessimi.
Tutto quanto sopra a parere, ovviamente, di chi scrive questo post.
Purtroppo i tre autori non sono tra i miei preferiti.
La cifra stilistica è la stessa, a mio giudizio, di Marzano e De Nardo.
Non potevo, quindi, attendermi fuochi d'artificio (sempre per quelli che sono i miei gusti) e in generale sono pessimista anche per il futuro.
Ma ansioso di essere smentito, obviously!

Come molti ho preferito la seconda storia.
Troppo fuori carattere la prima (sorry, cava, resti tra i miei preferiti), troppo caricata la terza.
Domanda per gli accumulatori e gli sparpagliamucche: quanto può valere un gronchi rosa della letteratura a fumetti? Questo maxi che ho appena letto ha diverse pagine in più, più piccole delle altre, e in particolare di alcune c'è solo il trattino bianco in fondo col numero di pagina (assente nella pagina successiva, che in compenso ha tutta la tavola).

avevo trovato una Granderistampa con delle pagine bianche... l'ho riportata indietro e me la sono fatta cambiare con una integra. ti consiglio di fare lo stesso

Intendi dire che a livello collezionistico non vale un soldo bucato? :'(

se vuoi aspettare decine di anni per vedere se riesci a prendere più di quello che hai speso... mah!
io ho 2 Goblin, uno ha il Giornale di Sergio Bonelli in appendice, l'altro è senza... ma dopo l'uscita il difetto venne evidenziato nella Horror Post di qualche numero dopo e solo per quello decisi di cercare anche quello difettato (tacendo la stranezza al venditore che chissà magari me lo avrebbe fatto pagare di più, ma lui manco lo sapeva )

Ho ricordato una delle cose che non mi tornano della terza storia: Dylan salva la ragazza sparando con la propria pistola, a distanza, attraverso la vetrina.
Ma quella pistola era ancora da aggiustare, in quel momento.
Insomma ha rischiato di ucciderla piuttosto che di salvarle la vita.

maxi godibile .
la seconda resta la migliore.

Buonissimo Maxi!!! Godibile anche per me.

La storia di Di Gregorio è decisamente la migliore...ottimo ritmo, Dylan disperato come piace a me, dialoghi ben fatti...bene bene.

Cavaletto bene nel soggetto e nello sviluppo della storia, ho trovato i dialoghi non brillantissimi ma nulla di grave

Bene anche la Gualdonata di turno, soprattutto nelle scene splatter. Nonostante i capelli animati che potrebbero far storcere il naso l'ho trovata abbastanza coinvolgente.

Non sono molto d'accordo con questo intervento di Dies: invece, come Wolkoff, ho trovato che il sarcasmo di DD --- che rispunta a piú riprese --- verso i gggiovani di questa storia sia piú tagliente ed 'ispirato' di quello che potrebbe avere un ottuagenario perbenista, il quale sfodererebbe argomenti piú del tipo "ma come ti vesti", "trovati un lavoro" Qui siamo su lidi differenti: Dylan non disprezza il loro anti-conformismo, ma al contrario ha delle riserve sul fatto che sia davvero anti-conformismo. Almeno io ho osservato ció e per me questo tipo di dialoghi sono l'elemento piú interessante del racconto (che per il resto non offre davvero ulteriori spunti..).

Quel poco che ci sarebbe di buono viene inesorabilmente distrutto dai disegni.

Lo si dice da diversi anni e ogni volta corrisponde (tristemente) al vero, ma M&G sono veramente ai minimi storici. Peccato, perché le tre storie non sono malaccio: non prive di difetti, ma tutte interessanti e divertenti. E il Dylan polemico di Cavaletto è sì un po' pesante, ma in complesso mi è piaciuto.

La storia che più spicca in questo maxi è decisamente la seconda: mi ha messo angoscia e una certa dose di tensione.
Le altre due storia si leggono molto fluidamente. Ho apprezzato molto la citazione di Cuore Selvaggio nella storia di Cavalletto.
Tutto sommato piacevole.

Si parte con una belle copertina stile videoclip "Karma Police" dei Radiohead.

"Devil Trip" pecca di giovanilismo. Troppo dialoghi stile comici di Zelig o libri di Moccia "Questa musica spacca di brutto". Anche i dialoghi tra Dylan e i "giovani" lasciano un po' il tempo che trovano, per quanto simpatici. La storia è ricca di colpi di scena, ma Andrea Cavaletto qui non riesce a stupire come fece in passato (Il parassita, Piovono rane). I disegni di Montanari e Grassani sono nella norma e i loro mostri sono ben confezionati. Poi adoro i loro personaggi punk molto stile anni '80 (anche se inseriti nella società delle pasticche e degli smartphone). Senza infamia e senza lode, questa storia si legge senza particolare emozioni.