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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Xfiles fanfiction
MessaggioInviato: dom mar 15, 2015 11:40 am 
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Come promesso da tempo immemore, si parte con un racconto scritto dalla Strega almeno 10 anni or sono in piena nostalgia di Xfiles, telefilm meraviglioso che ritengo il migliore ( sino alla settima serie ) della storia della tv.
Storia lunga a puntate, inizio che conoscete benissimo, naturalmente...







THE X-FILES.


Il Leviatano.



“ E Dio creò grandi balene. “

GENESI.


“ Ecco il leviatan,
enorme tra tutte le creature viventi, nel profondo steso come un promontorio,
dorme o nuota e sembra terra in movimento;
e nelle branchie inspira e al suo petto getta fuori un mare. “

IBDEM.





PROLOGO.



( Berry Islands, Stato della Florida,
18 Febbraio 1809, Ore 08.09 Pm )


“ Verso l’orizzonte, nella linea indistinta che pare dividere il cielo dalla terra,
ho avuto modo di osservare, da circa un’ora, strane luci.
Iridi complesse e multicolori, con tonalità mai viste…
Per tutta la notte ho avuto l’impressione che il mare, l’oceano, avesse modo
di parlarmi…..come se lo sentissi vivere di vita propria, attraverso di me..”
( 19 Febbraio )


“ Oggi, durante la mia solita passeggiata mattutina, davanti alla baia delle
focene, ho rivenuto un oggetto curioso a dir poco…
V’era un buco nel terreno, quasi circolare e tutt’attorno alla sabbia era
divenuta durissima, quasi di vetro…Mi sono allora sporto, per far sì
che potessi vedere meglio ciò che in fondo ad essa, andava brillando…
Ne usciva una melassa verde, come quella dei marinai, ma di ben
altra fattura…
Ho così compreso, che tutte le regole fisiche e metafisiche cui ho sempre
sottostato, che hanno condizionato e condizionano la mia vita, sono errate !
Che mi è possibile superare le barriere che ci legano a quest’esistenza..
violarle è come assaporare un piacere leggero…
Sento il fuoco, la forza del Leviatano, dentro di me…”

Cardinale Stephan Edwin.


( Berry Islands, Florida,
Domenica 17 febbraio 2002
Ore 08.09 Pm )


Si sedette, con aria assente e stanca davanti alla scrivania di mogano lavorato,
con noncuranza, come sempre in quegli ultimi giorni.
La luce della lampada, posta sul tavolino poco lontano, gli illuminò il viso, irradiando ombre irregolari e distorte, alla sua sinistra.
Posò, da un lato, la stilografica dal pennino d’acciaio e si massaggiò le palpebre, stanco..
Eppure non aveva fatto nulla per tutto il giorno.
Aveva atteso solo l’arrivo del tramonto, e per tutta la giornata era rimasto indifferente all’eterno ed ipnotico mescolarsi delle onde, all’aria salmastra e della sabbia calda e bianchissima.
Non aveva mangiato nulla, e in ogni caso nulla era accaduto..
Guardò il piccolo diario, dalla copertina rossiccia.
Sorrise.
Del resto che cosa si aspettava ?
Lui non aveva l’intuito di Fox Mulder.
Il vento, teso e carico d’umidità dell’Atlantico, spalancò la finestra, costringendolo ad alzarsi ed abbandonare così il proprio diario.
Ma in fondo, doveva ammettere, di non avere in pratica nulla da scrivere.
Erano due settimane che era lì…in quella casa…
Due settimane, pensò, mentre chiudeva a fatica la finestra dagli stipiti gonfi dell’umidità marina, in cui aveva compiuto come in una pantomima, gli stessi gesti, le stesse metodiche cose d’ogni giorno…
<…debbo…andar via…>
Mormorò ad alta voce, quasi rivolto alla stessa casa che lo ospitava.
Fissò fuori…
Lo stesso paesaggio, sempre uguale…il far, in lontananza, sul promontorio…
<…basta…>, mormorò.
L’ampio salone, cui era sistemata la scrivania, gemette, con l’aria tesa che attraversava le fessure di legno della vecchia casa, come un sussurro d’un vecchio malato.
La polvere, spessa e densa, che sembrava essersi posata su ogni interstizio, su ogni poro della sua pelle, gli chiuse la gola, facendolo tossire.
Si risedette, scrivendo a fatica, con la mano tremante, quasi avesse cent’anni…
“ 17 febbraio…
Ho deciso di andar via ! A questo punto, dopo 14 giorni trascorsi a casa Edwin
credo sia l’unica cosa logica da fare.
Ho fallito !
O almeno…è fallita l’idea che mi ha spinto qui…qualcosa ho dimostrato, però…
La casa, che secondo le superstizioni locali, sarebbe infestata da entità spiritiche,
da demoni o fantasmi…..è solo una vecchia casa, del secolo scorso.
E debbo dire, ben conservata…Nessun fantasma, nessun segno del…..”
Si voltò, mentre uno scricchiolio ancor più pronunciato, lo fece destare dalla trance cui lo scritto sembrava averlo portato.
Una lieve, debolissima in verità, curiosità si accese in lui.
Forse era quanto stava aspettando.
Le scale, che portavano alla buia cantina, gemettero.
Si massaggiò il viso, con la barba sfatta che pungeva i palmi delle mani.
< E’ solo umidità…>, mormorò.
Si risistemò, mentre le ossa dolevano, anch’esse piegate dalla salsedine marina.
Canti di balene, in lontananza.
“..del demonio…Niente di niente..
solo…è come se avvertissi una sensazione indefinita….lontana eppure presente…
Che mi permettesse di alzarmi, di liberarmi dalle barriere fisiche e naturali…
Una presenza….presenza….presenza….”
Il refolo d’aria divenne sempre più teso.
“ …presenza….”
Il ciglio del legno, tacque.
“…presenza…”
La porta si aprì, sbattendo violentemente.
La corrente d’aria, umida che preannunziava un temporale in arrivo, entrò sollevando polvere e portando sabbia.
“ …presenza….”
La scrivania era deserta.
Le pagine si mossero, dapprima a fatica, poi con rapidità.
“…presenza….”
Il diario di chiuse, rovesciandosi da un lato.
La sedia di legno, imbottita sullo schienale, scricchiolò.
Tutto era deserto….Nulla più segnalava la presenza dell’agente Chris Owens.




CAPITOLO UNO.


( Isola di New Providence, Stato della Florida,
Ore 05.08 Pm, Lunedì 25 Febbraio )


Il cielo era azzurro chiaro, quasi bianco.
La temperatura di venticinque gradi, feriva il metabolismo delicato di Dana Scully.
S’asciugò, con la punta delle dita della mano destra, il sudore dalla fronte, mentre stava in piedi ad aspettare i bagagli nel lungo nastro scorrevole dell’aeroporto di Nassau.
Bevette la diet-Coke e fissò, con aria ironicamente afflitta, Fox Mulder.
Stava seduto di fronte a lei, con le braccia che sfioravano le gambe, affossato dalla noia.
Scully si sistemò la camicetta bianchissima e si calzò gli occhiali da sole, fino allora sistemati sopra la fronte.
S’infilò nelle tasche dei pantaloni di tela grigio scuri, il proprio biglietto ed avvicinandosi a lui, gli porse il bicchiere di cartone, domandando:
< Ne vuoi ? >
Fox scosse la testa.
Il cappello di tela leggero, stava infilato sotto il braccio.
Scully si sedette al suo fianco.
< Coraggio….arriveranno anche i nostri bagagli, no ? >
Distese le gambe, picchiettando i piedi ritmicamente, toccando appena la punta delle Nike bianche in tela leggera.
< Hai una stringa slacciata…>, mormorò Fox.
Lei annuì.
Avvicinò la gamba destra, sino a che il ginocchio non ebbe a sfiorare il viso arrossato dal calore improvviso, reso ancor più duro dall’aria condizionata che li aveva cullati nel viaggio in aereo da Washington.
Mulder si osservava la polo chiara, ed i jeans aderenti, con una piccola smorfia di disagio.
< Credi….insomma…sarà lungo il tratto di mare ? >
L’agente dell’FBI finì di allacciarsi la stringa, scovando la propria valigia.
Balzò in piedi, picchiettandogli sulla spalla.
< Non quanto quello in aereo…>, disse, come battuta.
Fox afferrò la valigia rigida, tirandola verso di se.
<….e poi scusa….ma sei stato tu, a voler passare le nostre due settimane di ferie
in questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini…>
Mulder sorrise.
Le baciò la guancia, mentre Dana chiuse, timida, gli occhioni verdi.
< …mmm…immagina….che meraviglioso paradiso….noi due soli….
in un’isola deserta, per due settimane…>
Scully sfiorò il suo mento con le dita.
< Non andiamo mica alle Haway…>
Prese la valigetta rossa.
Si diressero verso il ceck-in.
< No…però….siamo pur sempre a due passi dalle Bahamas…>
Lei sorseggiò di nuovo la coca-cola dietetica e sudata per via del calore opprimente,
osservò:
< Auff…insomma c’era anche la Florida…E li fanno sconti, agli agenti federali…>
Mulder fece un debole sorriso.
< Noto del sospetto, nelle tue parole, Dana ! >
Scully si sistemò in fila, fissandolo.
< Bhè….mi sembra sospetto che tu, che non hai mai fatto un sol giorno di
ferie nella vita…ti decida a portarmi in un isolotto sperduto delle Bahamas, così
per sfizio…>
Mulder posò la valigia sul nastro di controllo, sorridendo ad un agente vestito con una
uniforme chiara.
Attese, fischiettando, che anche Scully facesse vidimare il proprio passaporto e prese la valigia, sorpreso dal peso.
< Poca roba, vero ? >
Lei scosse la testa.
< Ormai…puoi dirmelo, no ? >
Mulder fece una furbesca faccia stupita.
< Di che parli ? >
Scully disegnò, con le labbra, una smorfia sottile.
< Il motivo del nostro sbarco a Berry Islands…o debbo dedurre che ti piacciono i
pescherecci ed il triangolo delle Bermude ? >
L’abbracciò, cingendole la vita.
< Ferie da sola, non ne passi più…..dopo quel che hai combinato a Philadelphia…>
La baciò, mentre Scully si vergognava, come una ragazzina.
< …andiamo…c’è gente…>, sussurrò.
Mulder le baciò appena il lobo dell’orecchio, per poi sussurrarle:
<..senti se ti piace il programma….Sveglia al mattino, colazione…gita in spiaggia..
pennichella ed ozio con bagni in un mare cristallino, sino a sera tarda…ingannando
il tempo con dolcissimi teté à teté….cena a base di molluschi, pesci dell’oceano
ed ogni altro ben di Dio datoci dalle Bahamas….E poi, per tutte le volte che
avremo voglia, il passatempo che più ci ruberà tempo ed energie…>
<….quale ? >, chiese lei, maliziosa.
Fox la baciò di nuovo, lentamente, come per sincerarsi che non potesse sfuggirle, sentendo il dolce sapore delle sue labbra fresche e morbide.
<…mm…credo…fare all’amore…in tutti i modi più stuzzicanti che conosci…>
Dana sorrise, socchiudendo appena le palpebre.
Aveva capito immediatamente che Fox stava mentendole.
Ma ugualmente si sentiva bene, fra le sue braccia.
Ora che la sezione Xfiles era chiusa, per via della convalescenza del vice-direttore Grey, i due agenti avevano incarichi di supporto, nulla più.
Molto meglio una vacanza, pensò lei.
Anche se mascherata dalle intenzioni di Mulder.
Parlò con voce calda, sfiorandogli l’orecchio.
< Non posso immaginare…passatempo migliore…>


( 90 miglia ad est della costa della Florida,
a metà strada fra New Providence e Berry Islands,
Ore 07.47 Pm, stesso giorno )


La nave accese tutte le luci di prora e di poppa, divenendo un puntino luminoso quasi compresso fra il cielo orami buio e la massa in perenne movimento del mare.
L’odore denso e penetrante della salsedine marina, fu aspirato a pieni polmoni da Dana Scully.
Stava con la camicia allacciata appena sopra l’ombelico, con un grosso nodo vistoso, sul ponte di destra dell’imbarcazione, mentre il vento teso la faceva tremare.
Rammentò ben altri viaggi, ed altre navi….compiuti nell’oceano…
Papà….
Rammentò, come fosse accaduto ieri e sarebbe rimasto per sempre nella sua memoria, la prima volta nella quale ebbe modo di salire a bordo dell’incrociatore comandato da papà.
Le era parso immenso, come una corazzata.
Il cuore le batteva fortissimo.
E provò, quanto aveva provato Ismaele…imbarcandosi sulla baleniera maledetta di Achab.
I pantaloni erano sferzati dal vento tesissimo.
< …papà…..>, mormorò Dana.
Era parte di lei…essere triste, era una parte del suo io, anche nei momenti di felicità e tranquillità, rari come diamanti..
In lontananza vide, nella densa e gelida schiuma del mare, la sagoma inconfondibile di un branco di focene.
Lei era capace, nonostante vedesse il mare rare volte, di saper distinguere le sagome dei grandi cetacei oceanici.
Sia per via delle letture che aveva fatto in tutti quegli anni, sia per quanto papà le aveva mostrato, da bambina.
Mulder si affiancò, con il volto pallido e la nausea da mal di mare, opprimente.
< …credi…che n’avremo ancora per molto ? >
Lei accarezzò la sua mano, fissando la linea appena visibile dell’orizzonte, come una fessura fra due masse enormi ed eterne.
<…stavo pensando….debbo dirti che….che sono così felice….insomma ho sempre
sognato di….stare con te, così…>
Mulder sfiorò la scollatura della camicia di Scully, il cui reggiseno bianco s’intravedeva appena.
Lei fermò le sue dita, con una stretta lievissima ed un delicato sorriso d’imbarazzo.
<…nessuno…è mai stato tanto dolce….con me…>
Le abbracciò le spalle, avvicinandosi a lei, evitando di guardare la chiglia, con la schiuma ribollente dell’acqua, che accresceva la nausea di Mulder.
<…ti amo…! Davvero ! Non ha mai amato nessuno come amo te !
E credo sia giusto che tu sappia la vera causa del nostro viaggio a Berry Islands,
Stella del mattino…>
Scully sospirò, adagiandosi sul suo petto, come un comodo cuscino.
La schiuma bianchissima degli spruzzi delle focene, si disegnava con mano Divina.
<…non mi dire nulla…..per questa sera ! E del resto…non m’importa….perché…
affronterei tutto….con te al mio fianco….>
Mulder le baciò la testa, come si fa ad una bambina, docile ed indifesa.
La sentì tremare.
< Senti freddo ? >, le chiese.
Scully sospirò.
< Un po’…ma è così bello…stare qui…guardare il mare….ricordo tante cose….
della mia infanzia….della mia vita…>
Mulder chiuse gli occhi….il tempo sembrava fermo, immobile come il cielo stellato.
< Le balene, nel mare, obbediscono alla voce di Dio…>
Dana sussurrò appena questo passo, senza, forse, che Fox la udisse.
Abbracciò Fox per la vita, appoggiandosi così al parapetto del ponte.
L’oceano…la sua immensità…maestosità….la sua bellezza ed i suoi pericoli…
E loro, così soli ed indifesi…
Come le verità, con cui gli Xfiles li avrebbero costretti a confrontarsi.





CAPITOLO DUE.



( Berry Islands, Stato della Florida,
Ore 10.04 PM, stesso giorno )



L’acqua delle Berry Islands, era un cristallo trasparente, dai riflessi cerulei.
La barriera corallina, in certi punti sembrava sfiorare la chiglia della nave, pronta ad accoglierla in un abbraccio mortale.
La nave, su cui erano imbarcati gli agenti federali, sfiorò un relitto, una grossa nave da carico sbattuta con la barriera da un uragano, che assumeva i toni di un monumento dall’antichissimo passato, irto di coralli e di ruggine.
Gli ultimi stormi di gabbiani e pellicani, si dirigevano verso l’isola, planando nel vento teso diretto ad Ovest.
Le Berry Islands erano un complesso di cinque isole quasi spuntate per caso nell’oceano Atlantico, fra le Bahamas ed Andros.
Due erano disabitate e nelle altre, la popolazione locale residente per tutto l’anno, non superava le cento unità.
Ora con l’oscurità, tutto era adombrato dal color seppia della notte, ma con il sorgere del sole, i due agenti avrebbero potuto osservare la bellezza dei colori caraibici, disegnati da mano aggraziata, tali da poter essere descritti solo dalla penna di Hermingway.
La nave attraccò nel piccolo porto, con sullo sfondo poche case, quattro o cinque in tutto, di color chiaro, dal verde acqua al bianco avorio.
Mulder scese, soddisfatto e naufrago da quel viaggio che ai suoi occhi ed al suo stomaco, tanto gli rammentò Robinson Crosoe.
S’appoggiò alla valigia, benedicendo Iddio per la terraferma.
Le poche luci erano accese e nonostante fosse ormai sera tarda, avvertì subito il caldo opprimente.
Percorsero un lungo e possente porticciolo di legno, saldo baluardo contro l’imperversare inatteso di qualche uragano tropicale e giunti al porto, Dana sospirò, nostalgica per aver lasciato il mare e la bellezza dell’oceano.
< Tutto bene ? >, domandò.
Lui fece un indecifrabile cenno con la mano, osservando il lento e millenario sciacquio dell’acqua contro la riva sabbiosa.
< Bella traversata….molto romantica…>
Le parole di Scully erano lente e calde e penetrarono come frecce leggere nel cuore di Fox.
Sorrise.
< Preferivo un fine settimana allo stadio di hockey…>
Scully gli gettò, sorprendendolo, le braccia al collo, con un gesto istintivo, come una ragazzina.
Sentì il calore della sua pelle.
<…mmm..all’aeroporto sembravi più distaccata….>, osservò Mulder.
Lei respirò forte, cercando di riacquistare freddezza e lucidità.
< Scusa…io…Il fatto è che siamo sempre costretti a…mascherare quanto proviamo,
nel nostro lavoro…Non mi sembra vero che noi…si possa stare così…>
Mulder le cinse le spalle, sfiorandole con due dita i capelli rosso Tiziano.
S’incamminarono lentamente, nell’ufficio di polizia portuale, ove Mulder aveva faxato il giorno antecedente alla partenza.
Poco prima di arrivare alla soglia, Scully si scostò, forse per imbarazzo, forse per la forza dell’abitudine.
Mulder le sfiorò le labbra, con due dita.
< Non tornare fredda come tuo solito….un po’ di paradiso non potrà che farci
bene ! >
La strinse a se, dandole un delicato bacio su di una guancia.
Lasciarono le valigie sul piccolo porticato di legno mentre la luce fluorescente, friggeva le grosse zanzare con un crepitio fastidioso.
Mulder aprì, mostrando un sorriso formale.
L’ufficio era piccolo, tappezzato di fotografie di bellezze mirabili, in atteggiamenti che non avevano alcun bisogno di commento.
< L’hai arredata tu ? >, chiese Dana, ironica.
Mulder picchiettò sul campanello da tavolo, fissandola.
Minuta, d’una bellezza tanto diversa da quelle pin-up che apparivano in quei poster…
Ma era tanto dolce….da sembrargli un pulcino sotto la pioggia.
Apparve, dal retro, un grosso ed obeso personaggio, che ispirava simpatia non appena si incrociava il suo sguardo.
< Salve ! Benvenuti alle Berry Islands…gli atolli bianchissimi e i coralli, le acque
cristalline e i pesci caraibici, vi danno il benvenuto !
Marito e moglie ? O coppia in cerca di dolcezza ? >
Scully arrossì, visibilmente.
Mulder addentò un seme di girasole, mormorando:
< Due piccioncini….come si vede benissimo…>
Scully sorrise, imbarazzata e confusa.
<..Ho faxato ieri….spero non ci siano problemi…>
L’uomo mutò espressione, come se avesse ricevuto una notizia inaspettata.
< Siete venuti per casa Edwin ?
Pensavo arrivaste domattina…dovrete alloggiare qui….perché i collegamenti sono
interrotti, con l’isola, dopo le nove…>
Scully gettò un’occhiata a Mulder, come per dire “ Va bene “.
S’appoggiò alla grossa valigia, capendo quanto stava macchinando Fox.
Fece un sorriso stretto, disegnandolo appena con la bocca sottile.

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 Oggetto del messaggio: Re: Xfiles fanfiction
MessaggioInviato: dom mar 15, 2015 2:35 pm 
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Il feeling tra Mulder e Scully è ottimamente reso e rispettano i personaggi, belli i dialoghi. L'intro è carino e si respira la solitudine dell'agente.


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 Oggetto del messaggio: Re: Xfiles fanfiction
MessaggioInviato: dom mar 15, 2015 5:12 pm 
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Grazie, vi sono piccole differenze, ad esempio la storia esplicita fra Mulder & Scully che all'epoca desideravo e che ora, nella nuova ff che sto scrivendo, eludo totalmente

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 Oggetto del messaggio: Re: Xfiles fanfiction
MessaggioInviato: mer mar 18, 2015 7:13 pm 
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Altra parte della ff su Xfiles.


CAPITOLO TRE.



( Hotel Playa Blu, Berry Islands,
Stato della Florida, Ore 10.55 Pm )


Mulder rimase disteso sul letto, osservando il semplice ma ben costruito arredamento della camera.
Per lungo tempo, il rumore della doccia, gli diede un sotto fondo piacevole.
Alla fine Dana uscì, avvolta in un accappatoio rosso, con un bel sorriso.
Mulder si mise allora seduto, attendendo una sua parola.
Lei si strofinava i capelli, passeggiando nella piccola stanza ed ogni tanto, gettava un’occhiata fuori, verso il rumore invisibile dell’oceano.
< Che hai ? Venire a letto con me, t’imbarazza ancora ? >
Lei si sedette, quasi intimorita, ai bordi del letto sfiorando con i piedi nudi il pavimento.
<…no, che pensi ? E’ che….non sono abituata…insomma…il fatto d’essere in un motel... mi sembra così…>
Mulder le massaggiò le spalle, stringendola a se.
< Conosco persone che darebbero chissà che….per venire con te in un motel…>
Lei sorrise.
Aveva un disperato, quasi doloroso bisogno d’amore e d’affetto.
Da sempre…
Si girò, piano, respirando appena, mentre Fox le tolse l’accappatoio, posandolo ai bordi del letto dalle sponde in ottone.
Mulder la baciò sulla fronte, e la fece stendere, alla sua destra, stringendola a se…
Dana chiuse gli occhi, strofinando con malizia i piccoli piedi contro le caviglie del suo uomo.
Le dita di Fox si posarono delicate sulla sua pancia, disegnando piccoli cerchi invisibili, eppure dolcissimi.
Dana fece un bellissimo sorriso, uno dei sorrisi tanto radiosi e dolci che le conferivano
un aspetto infantile e solare.
<…vuoi…? >, chiese con un filo di voce.
Mulder non rispose, sfiorandole con l’indice della mano il seno, il suo contorno piccolo e ben fatto, provocandole un brivido caldo come la spiaggia al primo mattino.
< …sei così bella…quando ti ecciti…>, le disse.
Dana socchiuse le palpebre, in un gesto di difesa.
Fox la abbracciò, stringendo quelle spalle pallide e delicate.
<…dormiamo….abbiamo viaggiato per tutto il giorno….>
Lei annuì, voltandosi alla propria destra e trattenne a fatica un gemito, non appena sentì che Fox la stringeva forte a se.
Sentiva tutto il suo corpo nudo, così.
Trattenne il fiato, mentre la mano di lui, le scivolava dal ventre fra le gambe appena socchiuse, e lì si bloccava, con una delicatezza assoluta.
<….’notte…>, sussurrò.
Timidamente, con paura quasi, si strinse le mani sul petto e rimase immobile, sentendolo addormentarsi.
Provava una sensazione di dolcezza di difficile descrizione, quasi Mulder volesse
proteggerle il pube.
Fece scivolare la propria manina sopra il dorso di quella di Fox e la strinse un poco, facendola aderire del tutto.
<…amore mio…>, sussurrò.
Le onde dell’oceano erano un debole lamento, proprio come il suo, quando alla fine si addormentò, rilassata e felice.


CAPITOLO QUATTRO.



( Berry Islands, Martedì 26 Febbraio, Ore 07.00 Am )


Lo stretto e tortuoso sentiero di terra battuta che si allontanava dal unica stradina principale che tagliava in due l’isola sulla quale erano sbarcati Mulder e Scully, sembrava scomparire fra le palme ed i cespugli rigogliosi.
Percorrendolo, lentamente, come si sarebbe dovuto sempre percorrere i sentieri immersi nel verde, dava l’idea di un ciottolato naturale determinato dalla scomparsa di un piccolo torrente o da una frana ormai richiusa.
Procedeva zigzagando per molte centinaia di metri sempre snodandosi fra piante sub-tropicali, alberi del pane, rovi e roseti di magnifica bellezza e palme, ora piccole e panciute, ora alte come casette a cinque piani.
Poi, d un tratto, svoltava deciso a sinistra, davanti ad un muretto di mattoni rossi, che delimitava la cappella alla Madonna delle acque, intagliata nel corallo ed ornata di madreperla.
Proseguiva regolarmente per altri duecento metri e si fermava davanti ad un grosso cancello di ferro battuto, ornato da massicce croci di bronzo.
Ai suoi lati, due leoni scolpiti nel marmo, con le fauci spalancate e la criniera scossa dal vento.
Varcata la soglia, il sentiero si perdeva del tutto in un ampio spiazzo di ciottolato finissimo e bianco, con pietruzze non più grandi di un dito, disposte a raggiera.
Dallo spiazzo, sulla destra per chi vi entrava, si snodava un tortuoso giardino italiano, dalle alte e allo stesso tempo docili siepi sempre verdi e proprio al suo ombelico, una gran fontana circolare, colma d’acqua verdastra e di foglie cadute, di raganelle ed ile, taciturne durante il giorno e gracchianti al tramonto.
Le rose, in certi tratti, erano della grandezza di un pugno, dai colori spettacolari.
Casa Edwin, era posta sulla sommità di una scalinata di cinque gradoni di granito scuro e dopo un’ampia veranda poggiante per colonne di legno possente, vi si poteva accedere.
Era a due piani, enorme.
Dalle molte finestre rivolte verso il lato est, si scorgeva il promontorio, il faro e naturalmente l’oceano.
La possente entrata era dominata da una croce Cattolica.
La maggior parte della soffittatura, delle pareti e del pavimento, era di legno, in certe strutture di teck ed ebano durissimo, in altre di faggio e quercia leggera e l’odore penetrante eppure dolcissimo di questo materiale, era sempre presente, seppure sovrastato dalla salsedine marina.
all’interno, una grande scala di marmo, che dopo un percorso curvo, portava al piano superiore.
Ampi arazzi e quadri d’assoluto dominio sul tema oceanico, ornavano le lunghissime pareti degli smisurati corridoi.
Ogni parte della casa, era dominata dal silenzio.
Reclinato da un lato, con la copertina posta sottosopra, quasi fosse stato sfogliato all’inverso, un’agenda dalla rilegatura eseguita a mano.
La Bibbia, pesante ed ingiallita, era accanto ad una stilografica, sul bordo dello scrittoio.
Il canto melodioso e continuo degli uccelli tropicali s’udiva appena, ovattato dalle pareti e dalle finestre chiuse.
Mulder arrivò alla soglia, quando il sole era alto e il mezzogiorno vicino.
La stanchezza, per via del viaggio fatto a piedi lungo il sentiero, era mitigata dall’emozione di vedere casa Edwin.
Scully giunse poco dopo, sistemandosi il cappellone di tela leggera, che la riparava dal sole feroce.
Sbuffò e bevette, con avidità dalla piccola borraccia turistica appesa al collo.
Le Nike bianche, comode e leggere, le permisero di camminare senza impaccio.
< Te l’avevo detto....di metterti il cappello…..Bastava il tuo da baseball…>
Mulder si protesse sotto il cono d’ombra ormai quasi scomparso del tutto, di una delle due colonne su cui stavano guardinghi i leoni di pietra.
<…hai sempre detto che mi stava malissimo….>
Lei sorrise e fissò, notandola per la prima volta, la casa nella quale erano arrivati.
Notò, con una punta di disagio, le numerose croci poste in svariati punti dell’edificio e con curiosità il giardino italiano che l’incuria aveva trasformato in una foresta, respirando l’aroma magnifico dei fiori.
< Ok…adesso erudiscimi sul caso…>, disse maliziosa.
Entrambi avevano dormito sino a tardi, quella mattina.
Scully aveva fatto una magra colazione, un vasetto di yogurt bianco, mentre Mulder aveva gustato i deliziosi biscotti della zona.
Dana era tranquilla, felice e rilassata come non le capitava da anni…
In verità si era svegliata una decina di minuti prima di Fox Mulder e l’aveva spiato, sollevando con cura il lenzuolo leggerissimo che li copriva, scostandolo da un lato.
La sua mano, era ancora fra le sue gambe, e Dana le serrò un poco, con uno sbuffo a metà strada fra l’assonnato ed il malizioso.
Con le palpebre socchiuse, come per scrutarne i più delicati particolari, aveva spiato il corpo del proprio uomo, nudo, ottenebrato da una lieve patina di sudore.
Si era allora appena sollevata, guardandolo in un momento di lunghissima esitazione, per poi ridiscendersi lentamente.
Strofinò la propria gamba fra i polpacci di Fox, sentendoli duri e muscolosi, che accentuavano il candore e la morbidezza della sua pelle.
Mulder scostò appena la mano, che scivolò fra l’inguine e le cosce, e Dana arrivò, imbarazzata e cauta, ad accarezzare il dorso di quella mano tanto più grande della sua.
Fece scivolare le proprie dita sottili, fra la propria carne dolcissima e calda, con un sorriso sottile. Trattenne il fiato.
Con la sinistra, sfiorò il corpo di Fox, quasi volesse disegnarlo con la più gran cautela possibile.
Nell’accarezzarlo e nell’accarezzarsi, fu percorsa da un brivido che le tagliò di netto le spalle, strappandole un gemito.
Respirava piano, timida ed eccitata, comprimendo a fatica il gemere di quella situazione
in cui i loro corpi nudi e vicini, sembravano raggomitolati l’uno nell’altro, con una dolcezza infinita.
Il piacere la raggiunse, caldo serpente tentatore per nulla rallentato dall’afa mattutina e lei lo accolse con felicità, come fosse la prima volta…
Masturbarsi per lui…accanto a lui….
Il lieve sorriso che si abbozzò sul viso di Mulder la insospettì…che avesse capito ?
Che l’avesse spiata ?
Quel sospetto, quel dubbio, accompagnarono Scully per tutto il tragitto, dal risveglio sino all’arrivo davanti alla soglia di casa Edwin, con un brivido sempre presente, proprio come un serpente tentatore.
Il viaggio era stato scomodo poiché l’auto noleggiata da Mulder, altro non era che un vetusto fuoristrada, dalle sospensioni dure e spigolose.
Fu quasi con sollievo, che Dana lo abbandonò per iniziare il lungo tratto a piedi.
Camminare le era sempre piaciuto ed avendo le scarpe adatte, affrontò la cosa con semplicità.
Eppure, man mano che si avvicinavano a quella dimora, che Fox le continuava a celare, Scully avvertiva una sensazione del tutto simile a quel brivido, provato durante la mattinata.
Ma se quello precedente era stato intenso e meraviglioso e solo mordendosi le dita era riuscita a non gridare il proprio piacere, ora tutto le sembrava insidioso, come provenisse da un lato arcaico della mente.
Fu solo vedendo l’espressione incuriosita di Mulder, che se ne dimenticò, pronta a sfidare le solite teorie assurde del collega.
Mulder provava una sensazione simile alla beatitudine, non appena il cono d’ombra si allungò, proteggendogli la testa ed il collo.
Era stato nel deserto, nel gelo dell’Antartide…e si era fatto l’opinione che la natura, in tutti i suoi meravigliosi aspetti, poco era propensa nel cullare l’uomo.
Anzi, era stato l’avvento della tecnologia, della realtà scientifica tanto cara a Dana, a cancellare un’atavica armonia, a distruggere i miti dei giganti e dei draghi…
L’uomo era ormai incatenato alla rigida visione logica del mondo, quindi incapace di superare le barriere poste di là del proprio stesso pensiero.
Era un uomo fuori del mondo, Fox Mulder…
Scully l’avrebbe etichettato come uno strampalato membro di un circolo Pickwick di fine ottocento, pronto a scommettere che il giro del mondo si sarebbe potuto fare in 80….anzi meglio in 60 giorni.
Ma non era esattamente quella, la sua reale natura…
Dentro di se, Mulder custodiva un tremendo mostro, tanto terribile quanto profondamente radicato nelle parti più oscure della propria mente…nei suoi ricordi…
Era ciò che più lo spaventava, lo atterriva, che si augurava rimanesse dormiente per sempre.
Ma che, una volta risvegliatosi, aveva la capacità di distruggere d’incanto tutte le sue illusioni, i concetti incredibili nei quali soleva credere, emergendo come una realtà oscena e drammatica: il ricordo di Samantha.
Reale che fosse o no, quel ricordo l’avrebbe perseguitato per tutta la vita.
Solo negli ultimi anni, grazie a Scully, al suo amore, era riuscito a superare almeno in parte quello scoglio, evitando la follia.
La guardò, stanca ed assetata, come una liceale alla gita fuori porta e si chiese che avesse mai fatto per meritarla…
Nella propria visione spirituale del mondo, Mulder era convinto che chiunque avesse bisogno di una guida.
Rammentò ciò che aveva detto a degli indiani, in Nord Dakota, tempo prima:
la mia guida….colei che non potrò mai abbandonare, colei che serve il mio destino…
Si asciugò il sudore e rivolto a Dana, disse:
< Entriamo ! Parleremo meglio, all’ombra ! >
Varcarono la soglia e nel farlo, parve loro che alle proprie spalle, si chiudesse una realtà, fatta di cose concrete e che si aprisse un labirinto di simboli magici e concetti misteriosi.
Il mormorio del mare, in lontananza…

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Pubblicazione di inizio settimana, atta a rovinarla del tutto.




CAPITOLO CINQUE.



( Casa Edwin, Ore 01.08 Pm, Martedì 26 Febbraio )



Scully si tolse le scarpe, rimanendo a piedi nudi, seduta di fronte a Fox, intento a bere con avidità.
Sollevò la gamba destra sino a che il ginocchio non le sfiorò il petto ed avvertendo la delicata ruvidezza del legno della sedia sotto la pianta liscia e fine, prese ad accarezzarsi le dita, con involontaria ma provocante malizia.
L’aspetto della villa, cambiava sensibilmente, una volta entrati.
Si capiva che era stata abbandonata…da anni…
Non che cadesse a pezzi né che la polvere e le ragnatele l’infestassero…
C’era una sorta di…decadenza, di abbandono, che misto all’odore del legno vecchio, degli spifferi ora armoniosi, ora stonati del vento fra le fessure, lo sbattere degli stipiti in lontananza, rendeva tutto vetusto ed abbastanza inquietante.
<….andiamo…intendi farmi morire dalla curiosità ? >
Mulder non disse nulla, limitandosi a gettare furtive occhiate alle gambe di Scully, sudate e attraversate da un liscio riverbero di luce pallida.
< Ok ! Debbo indovinare ? Secondo me….siamo in una casa maledetta ! Ho visto
giusto ? >
Fox fece un rapido sorriso, diretto non solo alle gambe di lei, ma anche alla sua deduzione, quasi potesse ancora stupirlo.
< Brava ! Vedo che sei sempre più nella mia lunghezza d’onda…
Questa è casa Edwin…che te ne sembra ? >
< E’ orrenda…. Ti sarà costato un patrimonio, affittare questo rudere all’agenzia turistica del paese…>
Mulder si cavò da una delle tasche dello zainetto, gettato con noncuranza a terra, una cartina ingiallita e la distese, occupando parte dell’ampio tavolo di legno massello eroso dai tarli. Parlò, indicando con un dito un settore della mappa.
< In realtà meno di un normale appartamento…La casa è l’ultimo dei ritrovi
turistici, qui ! Tutti preferiscono il mare, il sole, la sabbia…>
< Già…che stupidi….non è vero ? >, disse Scully, sarcastica.
Mulder si tolse la polo, rimanendo a torso nudo, sentendo la pelle respirare.
< C’è un bagno….sopra…l’acqua dovrebbe esserci, anche se razionata….
Vai prima tu…>
Scully divenne seria, d’improvviso.
< Andiamo….non avrai intenzione di farmi credere che siamo venuti sin qui per
rimanere segregati a casa Addams, per due settimane ? >
Mulder chiuse una parte della cartina.
Aprì un foglietto, porgendoglielo.
< E’ una nota spese…che c’entra ? >
Mulder prese parola con calma, mentre il sordo ritmo dell’oceano, arrivava soffocato.
< E’ anche l’ultima prova dell’esistenza dell’agente Chris Owens…>
Dana si guardò attorno, incuriosita. Fece scendere la gamba, evitando di sfiorare il pavimento di quella che si sarebbe potuta definire una sala di servizio. Nessun quadro, molte cassepanche vuote e piene di polvere, un lavello ed enormi comò dal peso esorbitante. Una vecchia cucina…del tutto vuota.
Per bere, i due agenti federali, dovettero usare bicchieri di plastica.
Il suo sguardo corse al corridoio, dove troneggiava un immenso arazzo polveroso, tanto grande che era impossibile non notarlo, in qualunque luogo sostasse l’osservatore.
La porta era dal lato opposto nel quale Scully sedeva, di spalle a Mulder, sicché lei ebbe sempre sott’occhio quel dipinto….
L’oceano…disegnato con buona cura, ma nulla di più.
Dana aveva veduto ben altri dipinti…
Solo che c’era….in mezzo all’oceano in tempesta, era disegnato un occhio…
Un orrendo occhio pulsante di un mostro marino, che fissava con aria truce chiunque incrociasse la sua pupilla vitrea, in qualsiasi prospettiva.
Avvertì un brivido e decise di alzarsi, accartocciando il bicchiere di plastica.
< Sono stanca…ho bisogno di lavarmi…. >
Mulder le gettò un’occhiata furba e accattivante, commentando:
< Non t’interessa il resto della mia storia ? >
Lei si stiracchiò, infilando i piccoli piedi nelle scarpe…
< N’diamo…finisci…>
Mulder divenne serio, guardandola con aria interlocutoria.
< L’agente Owens venne da me, circa un mese e mezzo fa…
era interessato al nostro lavoro, alla sezione Xfiles….e mi parlò di casa Edwin…
E’ una delle case infestate più famose della costa est e volle sapere il mio parere…>
Scully bevve un sorso di latte, mentre una piccola ruga si disegnò al centro della fronte.
Evitò di ripensare a quel gran quadro…
<…immagino che tu l’abbia…subito erudito circa la conoscenza di luoghi e case
possedute da spiriti di varia e non meglio identificata specie….su tutto quello
che è possibile sapere o non sapere circa le possessioni demoniache e sui fenomeni
di poltergeist…>
Fox sorrise….era così bella, quand’era ironica.
< Sbagli, anima mia ! Gli dissi di lasciar perdere !!
Le case “infestate” come questa, sono spesso dei buchi nell’acqua…
Troppo famose perché si possa dar credito a tutte le storie di possessione che
circolano su di esse ! Circa il 98% delle dimore demoniache sono delle leggende
alimentate a fini turistici…>
Lei sorrise, sfilandosi la maglietta, sfinita per via del caldo.
Era sudata e stanca.
< Bravo…vedo che sei sempre più sulla mia lunghezza d’onda…>
Mulder si alzò, guardandole le spalle piccole e dolci, il seno delicato che sapeva donargli un calore materno ed assoluto, mentre Dana si sistemava con due dita la spallina del reggiseno.
< Ma…perché venire qua, allora ? Davvero vuoi fare una….specie di vacanza ? >
Mulder le fece strada sino al piano superiore, e ad ogni passo in Scully crebbe la sensazione che quella vecchia villa, non fosse poi così cadente ed orrenda come l’aveva apostrofata.
Il piano superiore era tenuto in modo migliore di quello sottostante.
Le pareti erano più pulite e benché temesse di chiedere in quale buco si sarebbe dovuta lavare, provò un poco di…
Fu una sensazione curiosa….quasi dell’affetto, per quella casa in mezzo ad un rigoglioso giardino italiano.
La curiosità le avrebbe imposto di sapere immediatamente che tipo fosse padre Edwin, anche se era chiaro che era un alto prelato, molto influente…
Ma il timore che la propria curiosità, potesse scatenare l’entusiasmo di Mulder, la trattenne.
Provarono alcune porte, sino a trovare, in fondo ad un lungo e largo corridoio, un bagno, tenuto decentemente.
< Dev’esserci stato qualcuno…>, mormorò lei.
Mulder annuì.
< Credo l’agente Owens….dall’ultimo conto spese, è stato qui a Berry Islands e a casa
Edwin in particolare…credo di poterlo dire con certezza…>
Lei allargò appena le mani, come per esortarlo a continuare.
Mulder le posò la mano sulla spalla nuda, sfiorandole il reggiseno bianco e sollevandone appena la spallina con un dito. Dana sorrise, arrossendo.
<…da allora è svanito ! Volatilizzato…scomparso…>
Disse le ultime parole come fosse accaduto nel medesimo istante nel quale accarezzava le spalle di lei.
Scully scosse la testa…dove voleva arrivare…?
< Scusa…se passo a cose più pratiche….ma credi vi sia acqua calda, qui ?
Questa villa è vetusta e…>
Mulder spalancò del tutto la porta del bagno, indicandole con mestiere il boiler dell’acqua, issato di recente.
Era nella nota spese dell’agente Owens.
Scully fece un paio di passi, sentendosi afferrare per la vita e una volta giratasi, lui la baciò, sorprendendola.
Dana, dopo un istante di incertezza ed imbarazzo, si abbandonò al suo abbraccio, mentre stringeva i seni morbidi sul suo petto robusto e duro.
Si distolse con un debole sorriso.
< Mi…lasci, adesso ? Devo…lavarmi….>
Mulder accarezzò i suoi capelli, baciandole la testa.
< Perché…non farlo insieme ? >
Lei chinò appena la testa, socchiudendo gli occhioni verdi.
Disse con un fil di voce:
< …dopo….cioè…non ci si lava più…così…insomma….devo….devo rilassarmi
veramente….>
Fox si distolse da lei a malincuore. Avvertì una fitta alla schiena e commentò:
< Scendo….mi metto buono su di una sedia….quella passeggiata mi ha…stancato…>
Una volta sola nella stanza, Scully ripensò fugacemente a quell’arazzo…Era davvero inquietante…
Decise che avrebbe controllato chi ne fosse l’autore…
La vasca era in vecchio stile, poggiata su zampette di bronzo, che raffiguravano sconosciuti mostri abissali.
Fece scorrere l’acqua e ne tastò la temperatura…il boiler funzionava.
Si specchiò davanti ad una grande specchiera ovale, notando le macchie rossastre dovute al calore, che si disegnavano come fragole sul suo corpo pallido….
Posò il proprio accappatoio da un lato….il bagno era pulito…
Fece scivolare fuori una saponetta di lavanda e rimpianse l’idea respinta poco prima.
Poi s’immerse delicatamente nell’acqua tiepida, con un sospiro di sollievo.

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CAPITOLO SEI.



( Casa Edwin, Berry Islands,
Ore 01.44 Pm, Martedì 26 Febbraio )


Si distese quasi con timore nell’abbraccio suadente e vellutato dell’acqua.
Sospirò, mentre il vapore disegnava sullo specchio grande, dei riflessi innaturali d’acqua condensata.
Scully strizzò la grande spugna verde, strofinandola poi con il sapone neutro per farla alla fine scorrere sul proprio corpo.
I movimenti furono lenti e metodici, dalle braccia alle gambe, che sollevò appena sopra il pelo dell’acqua, sino al petto e alla schiena.
Ben presto la vasca si riempì di sapone e lei fermò quel rituale riposante e consueto, per immergersi sino al mento mentre il corpo si abbandonava inerme.
Dimenticava ogni disagio, dalla fatica alla sete, in quel momento.
A differenza di Fox, che prediligeva le docce, lei aveva sempre amato un caldo bagno ristoratore, anche in estate, quasi che il suo corpo delicato e minuto, lo esigesse per riprendere vigore.
Piegò la testa all’indietro, bagnandosi sino alla nuca, appena sotto le orecchie, avvertendo un brivido netto. Sorrise, pensando a quel che Fox avrebbe detto, vedendola così…
In lontananza le onde frustavano gli scogli, ed il faro echeggiava sinistro, come in un incubo persistente e desolante.
Sfiorando con le dita dei piedi il tappo della vasca, provò una malizia della quale si vergognò subito.
Il suono del faro le giunse sempre più lontano ed ovattato, ed allora s’immerse del tutto, un secondo prima di addormentarsi completamente, e i capelli rosso Tiziano divennero una massa sciolta nell’acqua.
Emerse dopo un secondo, con il sapone che le aggrediva gli occhi e con un improvvisato pensiero.
L’agente Owens era scomparso ? In che modo ? Che cosa era successo lì dentro ?
Prese un bel respiro, certa che il sonno sarebbe arrivato, irrefrenabile.
Inutile porsi certe domande…pensò.
Chiuse gli occhi, scivolando pian piano nel torpore.
Lottò, senza convinzione per pochi istanti per sfuggirvi, ma inutilmente.
Ora il rumore delle onde tornava vicinissimo.
Dana era distesa sulla riva di una spiaggia sabbiosa, nuda, con un lungo scialle di seta bianca che la copriva sino all’inguine.
La schiuma, odorosa di salsedine, le punse le narici.
Un’onda anomala, di terribile violenza, la raggiunse, abbattendosi su di lei.
Scully fu spazzata via, senza provare però alcuna paura.
Era come se il mare l’avesse….condotta a se, abbracciandola.
Vide, dapprima indiscernibile, poi sempre più nitido, l’occhio fisso e terribile di una balena.
Era immenso, grande come l’oceano stesso.
Il respiro, ciclonico di quella creatura che non sembrava avere fine, la attraversò, quasi volesse strapparla via e condurla chissà dove.
< …Dana…>, udì.
Poi un colpo, secco ed improvviso.
< Hey, che fai ? Dormi ? >
La voce era da quella che aveva scandito il suo nome, un istante prima.
Aprì gli occhi.
Si scoprì nella vasca, con l’acqua che le lambiva il seno e con Mulder seduto sul bordo, sorridente.
<…io…mi sono assopita…>
Lui fece un sorriso ironico.
< Lo credo ! E’ mezz’ora che sei lì dentro…sai che moltissime persone muoiono
così ? >
Scully scosse la testa, sbuffando.
< Io…cioè…sai darmi solo queste notizie ? >
Sollevò appena la gamba, mostrando il piede destro, mentre il sapone scivolava sul suo corpo come una carezza delicata.
Fox allungò la mano, sfiorandole le dita e le caviglie, senza dire nulla.
Poi le posò entrambe le mani sulle spalle, avvicinandola a se.
Il corpo bagnato di Dana scivolò senza quasi attrito nella vasca, e lei emise un debole sospiro, quando Mulder la baciò con passione, stringendola a se.
<…inizia a piacermi…questa casa maledetta….>
Mulder non disse nulla. Scivolò nella vasca dopo essersi spogliato lentamente, mentre
Scully non lo guardò, colta dalla solita sensazione di timidezza infantile.
quando fu alle sue spalle, strinse le gambe forti su i fianchi e prese a sfiorarle il collo e la schiena sino a dirle con lentezza:
< Stai ferma così….voglio lavarti le spalle…>
<…bambino…mio…>
Brividi netti le tagliavano lo sterno, mentre lui le bagnava e accarezzava le scapole, per poi morderle dolcemente il lobo dell’orecchio.
La finestra del bagno, bloccata dall’umidità che n’aveva gonfiato gli stipiti, si spalancò di scatto.
Mulder non si mosse, quasi non l’avesse nemmeno udita.
Scully invece, aprì appena gli occhi socchiusi, certa d’aver veduto per un istante un immenso occhio nel cielo terso d’azzurro.
Poi Mulder la girò a se, afferrandola per i fianchi e lei dimenticò ogni cosa.


( Dagebo Bay, Berry Islands,
Ore 06.50 Pm, stesso giorno )


Mulder tirò il freno a mano del fuoristrada e scese, sollevato dal fatto che almeno quel mezzo del tutto privo di ogni comodità possibile, avesse almeno la capotte rimovibile.
La piazzetta antistante il molo di Dagebo Bay, era di terra battuta, chiara, ed il vento oceanico sollevava nuvole di polvere secca e appiccicosa.
Si sistemò il colletto della La coste bianca e pensò, fra il divertito e l’innamorato, a Dana..
Era del resto inutile che lo seguisse sino alla baia, da cui era possibile ammirare parte del promontorio che nascondeva la villa agli occhi indiscreti.
Mulder si era recato al paese solo per comperare qualche oggetto, indispensabile a trascorrere due settimane in quella casa enorme e quasi abbandonata, oltre che a fare domande a gente del posto.
Si portò le mani ai fianchi, scuotendo il capo.
Owens….non aveva nemmeno preso in considerazione quanto gli aveva detto, circa casa Edwin…
Eppure era svanito, e quella era l’unica certezza….che gli era accaduto ?
Pur conoscendolo per pochi istanti, se ne sentiva responsabile…
Attraversò il paesino, costituito da poche decine di case, quasi tutte incollate le une sulle altre, tutte bianche e dai tetti azzurri, e si chiese, mentre cercava disperato un emporio, se non era prassi di tutti i giorni, arrivare a casa passando direttamente nelle finestre altrui.
Una coppia di vecchi pescatori, uno con una pipa di legno che tanto la faceva assomigliare a Popeye, sorrise gettandogli uno sguardo curioso e divertito.
< Gente di città..>, disse quello con la pipa.
< Già ! >, rispose l’altro, senza però dar l’idea di averlo nemmeno guardato.
Mulder si voltò, cercando il solito sorriso accomodante. Aveva imparato la poca diplomazia cui era in possesso, direttamente da Dana e cercava di farne sfoggio il più possibile.
< Conoscete casa Edwin ? Io alloggio laggiù…ne ho sentito molto parlare e…>
Il vecchio con la pipa, rise, gracchiando come una cornacchia.
< Alloggiate ? Ragazzo mio….nessuno può alloggiare laggiù….>
Poi tirarono diritto per la loro strada, ignorandolo totalmente.
Poi, massaggiandosi l’ispida barba che ne cingeva il mento secco e pronunziato, aggiunse:
< Verrà brutto….un uragano…>
< Già ! >
Mulder fissò il cielo, terso e dai colori scuri dell’imbrunire.
Non aveva veduto nemmeno una nuvola per tutto quell’interminabile pomeriggio..
Alzò appena il sopraciglio e disse:
<…gente di mare…>
Riprese allora a girovagare senza meta per diversi minuti, ed alla fine, scorta una piccola insegna traballante, issata su due catene da ancoraggio, ebbe modo di porre fine alle proprie ricerche.
< …la locanda dello sfiatatoio…>
Controllò la propria carta di credito e vide solo allora che il cellulare non aveva campo.
Dopo vani tentativi di rimetterlo in funzione, scosse la testa e decise di soprassedere.
Aprì la piccola e scalcinata porta dell’emporio e la sentì chiudersi cigolando alle proprie spalle.
L’emporio era una vasta stanza rettangolare, dominata dal lato opposto all’entrata, da un lungo bancone di legno scuro, con incisa sul davanti una balena dalla bocca spalancata.
La quantità d’oggetti, stipati all’interno, sembrava assortita a caso.
Generi alimentari e televisioni, arpioni da baleniera e attrezzi per la pesca, riviste e giornali d’ogni genere.
Mulder sbirciò, con una piccola patina di nostalgia per il proprio passato di letture goliardiche, un numero di Playboy.
< Desidera ? >
Il proprietario parve emergere dal bancone, e Mulder lo fissò un poco seccato.
Il suo arriva aveva infatti interrotto una strana idea che Scully avrebbe definito paranoica, circa il fatto che non esisteva l’ombra di un giornale recente, in quel negozio.
Sembrava….in certe zone sembrava un disordinato negozio d’antiquariato.
L’avventore, magro e dai lineamenti scavati dallo iodio marino, si accese una lunga pipa, identica a quella fumata dal vecchio marinaio, con fatica per via delle dita deformate dall’artrosi.
<…mmm…si…due pacchi di candele bianche….delle batterie per il cellulare….
delle batterie per un paio di torce elettriche…del Jack…Daniel’s…..>
Gli era uscito, senza che se ne rendesse conto…
Si sfiorò le labbra, con due dita.
L’avventore sorrise, movendosi come un’ape intorno a del polline, individuando tutto senza difficoltà, in quel caos.
<…è tutto ? >
< …non so…ho come la sensazione di aver dimenticato qualcosa…..>
Passeggiò un paio di volte avanti ed indietro…
<….io e la mia collega….siamo a casa Edwin….lei non sa se….è stata allacciata una
linea telefonica, laggiù ? >
L’uomo non cambiò espressione, quasi si attendesse la domanda.
Fox fissò, incuriosito, una pila di libri.
< …Può chiedere a padre Julius Agerty…E’ il curato di Dagebo Bay…E’ lui che
si occupa della casa….la mantiene in ordine, per quanto gli è possibile ! >
Mulder si sporse verso di lui.
< Dunque non è del tutto abbandonata….Mi era parso, entrando….E poi…
non sa altro ? >
<…Intende la maledizione ? >
Fox finse uno stupore quasi caricaturale.
< Maledetta ? Non mi dica….>
Lui sorrise. Non occorreva essere un genio, per capire che se due estranei giungevano a Dagebo Bay, solitamente disertata dai turisti, era solo per casa Edwin…
< E’ per questo motivo la gente vi sì stabilisce….gente straniera, intendo…
La nostra isola è troppo vicina all’Atlantico…l’acqua è fredda, le correnti forti e gli
squali…affamati ! Che altro potrebbe volere, un turista come lei ? >
< Turista….>, smozzicò abbastanza seccato Mulder, mentre le dita scorrevano lungo una fila di libri, sino a soffermarsi su uno dalla copertina rossa fiammante.
< Anche questo…>, disse posandolo sul bancone.
Mentre firmava la propria carta di credito, notò posto alle spalle del banco, un gran quadro.
< Bello ! Sembra uguale a quello che…>
La frase morì lì, com’era uscita. Eppure quel quadro sembrava la copia ridotta del grande arazzo che dominava il salone principale di casa Edwin e che tanto aveva colpito Scully, con quel mostro marino che pareva emergere o sprofondare dagli abissi.
L’occhio emergeva nitido, in una spira d’acqua vorticosa e fra una nube di spruzzi salmastri.
< Dove posso trovare padre Agerty ? >
L’uomo gli porse la ricevuta, rispondendo:
< Da nessuna parte, almeno per oggi ! E’ sbarcato sull’isola maggiore e ritornerà
domattina…Comunque la chiesa la può vedere, dalla collina ! >
Mulder infilò il tutto in un capace sacchetto di plastica verde e uscendo ebbe la netta sensazione che quell’uomo lo stesse prendendo in giro.
Non tanto nei toni o negli argomenti usati, quanto con il suo sguardo, che tradiva ironia e una sorta d’ilarità malcelata verso di lui.
La porta si chiuse, cigolando.
L’uomo osservò il quadro, mormorando:
< ..eh…eh…uguale, dice….>

Aggiunta prima della dipartita x giorni 3.

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Non male. Però adesso spero entri il mistero in maniera preponderante. Tu li hai caratterizzati benissimo, sembrano loro. Un grosso punto a tuo favore. Però una coppia così casta non è la più adatta per un racconto di questo tipo. Alla lunga stanca. Una fanfiction hot sulle desperate housewife per dire sarebbe più adatta. Aspetto il finale per un giudizio definitivo. Comunque sei brava a scrivere.


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Aggiunta pre Pasquale.


( Casa Edwin, stessa ora )



Scully si staccò a fatica dallo scrittoio, spostando la comoda sedia imbottita che emise un secco rumore di legno.
Chiuse il diario che aveva sfogliato dapprima solo per vincere la noia d’essere rimasta sola in quella casa enorme e vuota, poi con sempre maggiore interesse.
< Chissà che dirà Mulder…>, osservò.
Indossava dei comodi sandali aperti, un paio di jeans corti, appena alla metà delle cosce e una maglietta bianca, con la grande scritta FBI stampata in giallo, proprio sul petto.
L’FBI non brillava certo per fantasia, nello stampare le magliette, ma erano comode e fresche.
Ripose parte dei documenti che aveva scovato dopo una metodica ed attenta ricerca, benedicendo la cartina di Fox.
Quella casa era enorme…dal salone centrale, si dipanavano decine di corridoi e di stanze e non sarebbe stato impossibile perdersi, girando a casaccio.
Osservò i tanti quadri appesi alle pareti.
Scene di caccia alle balene, di mostri marini, alcuni grotteschi altri meno, di focene e delfini, di onde che sbattevano sugli scogli, del faro, dell’oceano in tempesta…
Si soffermò malvolentieri di fronte all’arazzo che dominava la sala, con una sorta di paura nascosta che era vinta solo dalla curiosità.
Lo percorse con le piccole dita, tastando il tessuto spesso e coperto di polvere, lungo i tratti precisi di quella raffigurazione fantastica e terrificante.
Il rumore del faro, il suo ululato costante e continuo, era sempre presente.
Stava per arrendersi, quando vide sul lato destro, quasi alla fine del pavimento, una firma appena leggibile.
Si accovacciò accanto a quel ghirigoro nascosto dal colore.
Un refolo d’aria marina entrò, sollevando la polvere mista a sabbia.
W.Sc…
Le lettere erano coperte da polvere e scritte con un colore molto simile allo sfondo, di fatto quasi invisibili.
Eppure…
Fu raggiunta da un brivido. Non poteva essere…!
Si scostò, alzandosi scossa e stupefatta.
W. scULLY….
Non…no ! era solo uno scarabocchio…un ghirigoro che aveva assunto, per uno scherzo della sua mente, la forma della firma di suo padre.
Procedette a piccoli passi, con le dita appoggiate alle labbra, tremanti, divenendo in quel istante bambina.
Notò solo allora, una porta, quasi nascosta dalla scala che conduceva ai piani superiori della villa.
Il quadro….lascia stare quel quadro….
Se lo ripeteva continuamente, certa che fosse tutta un’illusione…aveva fame, aveva passato una giornata stressante…era tutto naturale.
Quella stanza…ne osservò le incisioni sulla porta di legno massiccio….un’orca marina, che aveva sempre quella espressione…quel occhio che sembrava fissarti dentro, tanto era vero.
Afferrò la maniglia d’ottone massiccio, aprendo.
C’era una saletta oscura, di piccole dimensioni, di forma ovale, dalle pareti colorate di giallo ocra.
Tornò appena indietro, e si armò di una grossa candela rossa, sistemata sul candelabro a muro, che sembrava esser sito in quell’angolo proprio per questa funzione.
< Cerchiamo lo spirito di padre Edwin…>
Disse ciò come una battuta, ma non aveva l’impressione di divertirsi molto.
Ora, con la fioca illuminazione della candela, la saletta divenne simile ad una cripta sacra.
Il colore delle pareti, assumeva disegni armoniosi e suggestivi, non appena Scully muoveva la candela.
Solo pareti spoglie, nulla più…
Poi, sulla destra, quasi incastonata nella parete, una bacheca di legno, dalla teca in cristallo.
Dana si avvicinò, sporgendosi, mentre una goccia di cera cadde, sfiorandole le dita dei piedi scalzi.
Una grossa onda s’infranse, in lontananza.
Fece una faccia sorpresa, notandone il contenuto.
Conchiglie, dalle forme e dai colori più strani.
< Hai visto, Stella del mattino ? >
Papà era con lei, bambina di nove anni.
Annuì, con un gran sorriso.
< Le conchiglie sono l’anima del mare, e non n’esistono due uguali in tutto il mondo !
Sia quelle enormi e lavorate degli oceani tropicali, sia quelle lisce e levigate dei mari del Nord…appartengono a noi, al nostro animo….alla poesia del mare, dell’oceano.. del grande Leviatan….>
Scully scosse la testa, chiudendo le palpebre e riaprendole immediatamente.
< Una visione…>, si disse.
Si ritrasse, come stordita….papà…
Deglutì, a fatica, cercando di rammentare se mai si fosse verificata una scena simile, nella propria infanzia.
Uscì dalla saletta, spegnendo la candela ed il rumore del faro accrebbe la propria angoscia.
Si sfiorò le tempie, guardando con fastidio i soliti quadri.
Ora la casa sembrava immensa, senza fine…
Si sedette su di una sedia del salone, fissando il vuoto, inespressiva.
I pensieri, lì, sembravano morti…


CAPITOLO SEI.


( Casa Edwin, Ore 08.09 Pm
Martedì 26 Febbraio )



Il resto della giornata, Scully la trascorse passeggiando ed oziando senza meta.
L’arrivo di Mulder, un’ora dopo la sua dipartita per il paesino, era stato solo un leggero diversivo.
Dana era scesa in giardino, in certi tratti denso come una foresta, ma dopo le sette, Fox l’aveva pregata, quasi con la forza a dire il vero, di salire in casa per sistemare tutte le cose nella stanza e per prepararsi ad una sorpresa.
Sembrava una docile mogliettina…
Quell’idea le balenò in mente per caso e la fece sorridere.
Stavano bene così, senza vincoli e complicazioni, più del necessario.
Un tempo così non era ….anzi da ragazza, sin verso i venticinque anni d’età, le era sembrato che il matrimonio fosse il traguardo principe, della sua vita.
Ma l’FBI, Fox Mulder e gli Xfiles, erano stati tanto intensi da cancellare quella motivazione iniziale.
E a dire il vero, non si era mai posta un simile dubbio, da quando lei e Fox stavano insieme.
La loro unione era tanto intensa, tanto viscerale, che Scully convenne sul fatto che erano, in effetti, sposati da anni…precisamente da quel Marzo, da quel 6 Marzo 1992, data nella quale mise per la prima volta piede nella sezione Xfiles.
E, come per un matrimonio, simile a quelli aristocratici e romanzeschi dell’ottocento, il loro rapporto era stato intenso: con dolori, lutti, difficoltà ed amicizia, sconfitte e poche e preziose vittorie.
Ma erano stati anni incedibili e meravigliosi.
Rammentando la visione avuta precedentemente, Dana scese le scale ed uscì, sentendo il fresco piacevole della sera, sgattaiolando alla base della scalinata di granito della villa.
Sentiva, dentro il proprio animo, che Margaret era felice….Felice che fosse con Fox…
Del resto, meritava un poco di felicità…
Vide Fox, ritto sul ingresso del giardino, che le sorrideva con espressione furba.
< Posso ? Mi hai segregata in casa per tutto il pomeriggio…>
Lui annuì, facendole cenno di avvicinarsi.
< Scusa, ma…>, disse senza finire la frase.
Le appoggiò il braccio sulle spalle, e la condusse in quella foresta di siepi irte e di fiori incredibili.
Alla fine, davanti alla grande fontana circolare, che recava in sommità un delfino di pietra, dalle fauci del quale, oltre ad una fila di denti aguzzi e taglienti come rasoi, scaturiva un getto d’acqua bianchissima, stava un piccolo tavolino da giardino.
Poste al centro, due candele bianche, sorrette da un candelabro bronzeo e barocco, che facevano da contraltare ad un vassoio colmo di frutti esotici e freschi.
Scully sorrise, colpita da quello spettacolo affascinante.
< Non dirmi che è opera tua ? >
Mulder scostò la sedia, di metallo leggero e pitturata di bianco e le fece cenno di accomodarsi.
< Quasi ! Ho convinto gli scorbutici pescatori di Dagebo Bay a consigliarmi i
migliori frutti tropicali della stagione ! E per le rimanenti ore, ho cercato di
sistemare al meglio le cose….Non ho una grande esperienza per questo genere di
cose, e spero che mi perdonerai se…>
Lei osservò divertita le posate di plastica, in mezzo a quella frutta dal sapore penetrante.
< A che debbo l’onore di tutto questo ? >
Mulder si sedette di fronte a lei, esortandola ad assaggiare un ananas dal succoso color giallo vivo.
< Buon compleanno, Dana ! >
Lei rise.
< Sei in ritardo…è stato quattro giorni fa…>
Mulder annuì, rigirandosi fra le dita un kiwi.
< Vero ! Però, credo sia meglio festeggiarlo così, che al Dunaways Pub, non trovi ? >
Scully annuì.
Tipico di Mulder…
Alcune volte era così gentile…da sembrare diverso dal solito Fox Mulder d’ogni giorno.
Gli strinse la mano, intrecciando le proprie dita sottili con quelle di lui.
Masticò piano, quasi con malizia, gettando occhiate timide e furbe al medesimo tempo.
Si pulì con un tovagliolo in carta e accennò:
<…credo di aver scoperto parecchie cosette, stando qui tutto il pomeriggio, in quella
casa piena di tarli e di polvere, sai ? >
Lui stava aprendo una bottiglia di vino rosè, leggermente impedito dall’abitudine di armeggiare solitamente con bottiglie di birra, e si bloccò.
< Cosa ? >
< Parlo del diario dell’agente Owens…è sullo scrittoio….Ho letto tutto quello che
ha annotato stando qui….e debbo dirti che da quelle parole, dal modo via via sempre più sconnesso della calligrafia, si deduce che era in preda ad un forte esaurimento nervoso, forse ad una vera e propria depressione ! Per pagine e pagine ha ripetuto solo un concetto….>
Mulder le versò il vino.
< Intendi dire che è svanito per causa di quella malattia ? Non ti sembra azzardato,
poiché siamo qui da…>
Scully addentò una pesca sugosa e fece un cenno affermativo con la mano.
< Non…voglio dire che ne sono certa….ma voglio esortarti a non aspettarti chissà
che da questa casa ! Per me si tratta solo di una malaugurata coincidenza e …>
Le ile gracchiavano senza sosta, mentre Mulder la fermò, con gentilezze e decisione.
<…Quando ho saputo che l’agente Owens era scomparso…mi sono incuriosito !
C’era un Xfiles che trattava di una casistica simile….e l’ho scovato ! >
Scully masticava con lentezza, rapita da sapore incredibile di quei frutti.
<…dimmi….>, disse con voce lenta.
Mulder gettò uno sguardo alla fontana, il cui rumore faceva da sottofondo piacevole.
< Dal 1709, anno in cui sarebbe stata edificata la villa, novant’anni prima che padre
Edwin la trasformasse in una dimora personale, sono state dieci le persone scomparse senza lasciare traccia !
E tutti vi hanno soggiornato per un breve lasso di tempo…Anzi, undici se..>
Lei sorrise, annuendo con ironia.
<…undici se consideriamo l’agente Owens…Scomparse in….fammi fare il conto…
in duecentonovantatre anni…..>
Lasciò sospesa la frase.
Prese con la punta delle dita, una bella fragola.
Sfiorò la gamba di Mulder volutamente, con il piede scalzo.
<..Fox…stai parlando di 11 persone scomparse in 293 anni !!
Anche se fossero morte, e non abbiamo alcuna prova a riguardo, si tratterebbe di
un lasso lunghissimo !! In pratica è impossibile tracciare una relazione
fra tutte le singole morti, figuriamoci se fossero solo scomparsi !
Magari se ne sono andati per la noia, magari sono morti per cause naturali !
E’ un legame inesistente ! >
Mulder non disse nulla, limitandosi a addentare una banana, cosa che le permise di continuare.
< Troppo vago, per permetterci di indagare ! >
Mulder attese, Lei lo guardò, con curiosità, sgranando gli occhi verdi.
< Finito ? Ok….sono d’accordo con te sul fatto che si tratta di una traccia debole…
Ma devi considerare che dal 1809, anno della scomparsa e ripeto, scomparsa, di
padre Edwin, che rimase l’ultimo proprietario della villa, poche persone vi hanno
soggiornato ! Prima dell’agente Owens, nel 1959 aveva trascorso una settimana qui
Alex Duchovny, esperto d’esoterismo ed occultismo…guarda caso, scomparso
proprio dopo la sua permanenza qui ! Voleva scrivere un libro su casa Edwin,
atto a dimostrare la falsità delle leggende che la circondavano….>
Lei non mutò espressione, sfiorandosi il ricciolo ribelle e portandolo dietro l’orecchio.
< Posso vagamente ricordati…che un sedicente esperto di…cosa ? Si…occultismo
ed esoterismo, non ha alcuna valenza di tipo scientifico ? >
Scully parlava con passione ed arguzia, cercando disperatamente di fare cambiare idea a Mulder.
Ma sapeva bene che si trattava di una battaglia disperata.
Ora anche le raganelle tacquero, continuava solo l’eterno rimescolarsi delle acque.
Mulder si scostò, sfiorandole la guancia destra.
< Non è questo il punto. Il fatto è che era un uomo esperto, capace di affrontare
situazioni simili, ma che è svanito, proprio come tutti gli altri…>
Lei rise, scuotendo la testa.
< Visto ? Lo sapevo ! >
Mulder sgranò gli occhi…dove aveva sbagliato ?
< Sapevi cosa ? >, domandò sorpreso.
Lei si alzò, avvicinandosi al bordo della fontana.
< Hai già risolto il caso ! Nella tua testa. Voglio dire…sei così convinto che questo
posto sia stregato, che hai collegato quelle sparizioni con questa casa….con un rapporto di causa ed effetto ! >
Mulder provò disagio, perché sapeva che lei era nel giusto.
Si alzò, affiancandosi a lei ed accarezzandole le spalle, disse:
< Credi a quanto ti dico ? >
Scully fece un’espressione sorpresa, mormorando:
< Certo ! Come puoi dubitarne ? >
Fox osservò il lento nuotare di una raganella.
< Non sono certo di nulla, davvero ! Spero, e te lo posso giurare, che questa sia
per noi, solo una piacevole vacanza….Che nulla si intrometta con il restare con te
per tutto il tempo…Ma voglio anche cercare di capire cosa può essere accaduto
ad un uomo che è venuto da me per avere dell’aiuto, e che è svanito senza alcuna
traccia…>
Dana sorrise, sfiorando le sue mani.
< Collegherò il mio pc portatile…So che la casa ha una linea telefonica, anche se
il telefono in casa non è presente ! Ho scoperto che padre Agerty ha in concessione
la villa e cerca di mantenerla in buono stato…Collegandomi ad una banca dati
dell’FBI, mi sarà possibile sapere se l’agente Owens è stato o no ritrovato, e
in ogni caso ci sarà utile sapere cosa sa l’FBI delle persone scomparse…>
Mulder accarezzò quei morbidi capelli.
< Vedo che il tuo intuito è superiore al mio segugio….Come hai scoperto di
padre Agerty ? >
< Tramite il contratto di cessione e vendita…era in uno dei cassetti dello scrittoio..>
Un refolo d’aria umida li scosse.
< Facciamo una passeggiata, prima che diventi tutto scuro ? >, domandò lei.
Mulder annuì, e senza dire altro, s’incamminò per uno dei tanti piccoli sentieri di ghiaia
bianchissima, che attraversavano tutto il giardino e l’area della villa, sino al promontorio.
Scesero senza parlare, con rumori e suoni inconsueti per loro, abituati al caos della città di sera, e ad un certo punto, Fox trovò naturale abbracciarla.
Lei reclinò la testa, respirando piano.
Notarono una panca di marmo, sempre con disegni marini e mitologici impressi, che sbucava da una folta siepe di rose.
Lei fece un cenno debole e si sedettero.
Abbassò gli occhi, mentre le gote si colorarono di rosso.
Alte querce furono scosse dal vento, divenuto improvvisamente teso.
Mulder le sfiorò le labbra con un dito.
< …..sstt….senti…>, disse con un fil di voce.
Il rumore del mare, del vento, degli animali notturni ed il ritmico scandire del faro, si mescolavano ad un secondo suono, confuso eppure affascinante.
Una nenia, cantata da una voce esile.
< Cos’è….>, fece Fox.
< Canti di balene ! Ricordo….ricordo che mio padre me le fece sentire per la prima
volta quando avevo dieci anni…Ne rimasi affascinata…non avevo idea che fosse
un suono così…armonioso…>
La sua voce era un filo di seta, appena udibile.
Il cuore le batteva forte.
Mulder la guardò, chinandosi un poco ed avvicinandosi a lei.
Non appena appoggiò le sue labbra su quelle delicate di Scully, lei le aprì appena, trattenendo il respiro.
Permise così alle loro lingue di sfiorarsi ed arrossì, mentre le si abbassarono le palpebre.
Il rumore dell’oceano sembrò cullare il giardino e casa Edwin, in un’atmosfera particolare.
< Senti freddo ? >
Lei scosse la testa.
Osservarono, senza parlare, l’oceano in lontananza da una sorta di finestra naturale, aperta tra due alte siepi, che permetteva a chi si sedesse su quella panca in granito, di osservare il promontorio e l’orizzonte.
Nuovamente il canto delle megattere risuonò, e come fosse un richiamo d’epoche arcaiche, casa Edwin parve accoglierlo fra le proprie mura, nei propri anfratti nascosti, nelle proprie infinite stanze…
Il delfino di pietra, emergente dalla fontana circolare, parve tremare leggermente.
<…Quant’è bello il mare….Fox…>
Lui evitò qualsiasi risposta.
<…papà….aveva la capacità di renderlo magico, ai miei occhi, sai ?
Quando….quando tornava dalla sua nave, era come se….se ai miei occhi
tornasse da un mondo lontano e misterioso….irto di pericoli che solo lui era
in grado di affrontare ! >
Le sfiorò il viso, bello e pulito.
< Amavi…molto tuo padre, vero ? Ogni volta ne parli come fosse
un’icona per te ! >
Lei annuì.
< C’è stato un periodo, da ragazza, in cui ho fantasticato di fughe, di allontanarmi
da quella sua magia…da quella sua aurea dominante, per me !
Ora…non hai modo di immaginare quanto lo rimpianga ! >
Mulder le cinse la vita, avvicinandola a se.
< Credo….sono arrivato alla convinzione che…che le anime delle persone che amiamo e che sono state importanti per noi…in qualche modo ci seguano…siano parte della nostra vita, piuttosto che dei nostri soli ricordi ! Ora tuo padre…è qui….accanto a noi ! >
Lei sorrise.
< Allora smetti di abbracciarmi ! Altrimenti chi lo sente, dopo ! >, ironizzò.
< Perché mai ? Guarda che ho intenzioni serie, io…>
Lo fissò di nuovo, con quel viso meravigliosamente dolce e con gli occhi che erano due diamanti verdi.
< Davvero ? >
Sfiorò le sue labbra e prima di baciarla, mormorò:
< Serissime ! >
Le finestre di casa Edwin ebbero un debole tremito.
La brezza marina si levò, improvvisa.

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" Il locale è triste e sta sempre qua ! "

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CAPITOLO SETTE.



( Casa Edwin, Ore 04.00 Am
Mercoledì 27 Febbraio )



Un secco scricchiolio, provocato dal legno gonfio dall’umidità, destò Mulder dal proprio sonno lieve.
Aprì gli occhi ed il primo sguardo fu per Scully, che dormiva accanto, piegata da un lato, con la gamba sinistra flessa e l’altra distesa.
Le mani poste quasi a proteggersi davanti al seno.
Gemette appena, senza muoversi.
Mulder aveva evitato di parlarle del fatto strano dell’emporio.
La bottiglia di whisky stava riposta in una delle mensole della cucina, sistemata quasi per caso e più Fox focalizzava quel pensiero, più gli sembrava assurdo.
Non aveva mai bevuto. Non più di tanto, almeno.
Gli capitava solo quand’era disperato, per via di Samantha…e in ogni modo mai più da quando Dana era diventata la sua donna.
Che senso poteva avere tutto ciò ?
Si alzò a fatica, massaggiandosi le palpebre gonfie per via del sonno per nulla mitigato a causa dell’insonnia.
Nessun senso….solo…solo un errore, una specie di raptus….archivialo così…
La camera era molto grande, con il letto smisurato e comodo, dagli arredi ottocenteschi.
Candelabri e mobili barocchi e un armadio vasto come una piazza d’armi, ornato da due croci Cattoliche.
Aprì la porta e decise di farsi una passeggiata, ufficialmente per prendere sonno.
La brezza era divenuta un vero e proprio vento teso, che proveniva dalla Florida.
Discese le scale, illuminando il tutto con la precaria luce di una candela.
Ogni rumore, come sempre avviene di notte, era acuito dall’oscurità per un processo mentale sconosciuto ed affascinante.
Mulder si posizionò al centro del salone, guardandosi attorno.
I tendaggi, appesantiti dalla polvere e dall’età, si muovevano a fatica, spinti dal vento che entrava dalle fessure alle finestre.
Camminò senza meta, come spesso faceva per prendere sonno, durante le notti infinite a causa dell’incapacità cronica nel dormire.
< Avanti…>, sussurrò.
Che apparisse qualcosa….uno spettro, un demone, un fantasma sumero nel frigorifero…
Si promise che nei giorni successivi, avrebbe esplorato quella villa smisurata.
Nel manoscritto dell’agente Owens, non si faceva accenno ad alcuna stanza strana o misteriosa, come se una volta entrato lì, si fosse sistemato davanti allo scrittoio e non si fosse più mosso…O forse perché realmente non esisteva nulla di misterioso, lì…
Arrivò sino alla porta che portava alla mansarda, quando un refolo più deciso, spense la candela.
E fu in quell’istante, nel momento che passa dalla luce fioca all’oscurità più assoluta, che guardando verso la finestra principale, scorse nelle pieghe di cotone pesante della tenda, una figura.
Esitò un poco, mentre gli occhi si abituavano a fatica all’oscurità.
Si avvicinò lentamente, mentre la paura andava impadronendosi di lui.
Era stato un attimo, una frazione di secondo, certo….ma ne era ugualmente certo…
< Samantha….>, mormorò.
Ora la casa era diversa.
Era a Chilmark e le luci potenti di un temporale, sferzavano le finestre e gettavano riflessi abnormi fra gli oggetti.
Era notte fonda, come adesso…
Samantha stava ritta, di fronte ad una finestra, immobile.
Fox scese lestamente la scala interna e le balzò alle spalle, con l’intento di spaventarla.
Ma lei parve non vederlo nemmeno.
< Che fai qui, strega ? Prenderai freddo…>, le domandò, dopo che finalmente si era girata, lenta come fosse in preda ad uno stato di sonnambulismo.
< Sento che mi chiamano….>
Ora Mulder era divenuto serio, scosso da una paura profonda che allora non era in grado di capire.
< Che dici ? Non si vede nessuno qui….>
Lei si voltò, passandosi una mano fra i lunghi capelli sciolti.
< Arriveranno per me….e nessuno potrà fermarli…>
E poi…poi ci furono delle urla…Grida raggelanti, da far saltare il cuore.
Ma non sembravano semplici grida, bensì….come versi, versi orrendi di una bestia mitologica…
Le sentirono entrambi, e mentre Fox cadde con il sedere a terra, spaventato, un inquietante sorriso si dipinse sul viso di Samantha…
Mulder udì, destandolo, il rumore di una delle innumerevoli finestre che sbatteva per via del vento.
Tremò, sospirando.
Stanco, certo che non sarebbe accaduto più nulla, risalì le scale con la mente ancora scossa da quel ricordo.
Il grande arazzo, fu scosso da un tremolio appena avvertibile.
Scully si era portata nella sua metà del letto, cercandolo con gesti ottenebrati dal sonno.
<…..amore…..>, sussurrò.
Mulder si coricò, accarezzandole le spalle, senza dire nulla.
C’era abituato, ormai…


CAPITOLO OTTO.

( Dagebo Bay, Ore 09.55 Am, Mercoledì 27 )


Scully scese sistemandosi la chiara gonna estiva, guardando con noncuranza il paesino, mentre notava con fastidio la sabbia sollevata dal vento, che s’infilava fastidiosa fra le dita, attraverso i sandali.
Mulder si slacciò il primo bottone della camicia leggera e le fece cenno, in luogo della meta da seguire.
Aveva deciso di seguirlo, quella mattina, nonostante si fosse alzata presto, perché non era riuscita a collegarsi in rete, come se le prese telefoniche di casa Edwin fossero disattivate.
Del resto nemmeno il cellulare di Mulder sembrava funzionare..
La camicetta verde smeraldo, le disegnava le forme sotto le sferzate del vento teso.
Percorsero un sentiero di ciottoli, forse conchiglie, arrivando davanti alla chiesa del paese.
Trovando la sacrestia chiusa, i due agenti passarono direttamente dal sagrato e Scully trovò naturale inginocchiarsi e segnarsi, davanti ad esso.
Mulder evitò, almeno per buon’educazione, di ficcarsi le mani in tasca.
La chiesa era del settecento, ampia, forse eccessiva per la piccolezza del paese.
Aveva navate maestose, scolpite nel marmo, con addobbi corallini molto curati, e dall’altare centrale imponente.
Il pavimento era di marmo scuro, con una gran croce Cattolica sistemata al centro.
Mulder, guardandosi attorno con curiosità, notò un grosso arpione da baleniera, issato da un angolo, verso il pulito che era posto sopra una ripida scala a pioli.
< Hai veduto ? >, disse, indicandolo più che chiedendo a Dana.
< Padre Mapple….>, annuì lei.
< Scusa ? >
Scully sorrise.
< Dicevo…padre Mappe…quello di Moby Dick…
O per lo meno, la caricatura del padre che benedice ed incute timore al tempo stesso,
fatta da Melville…>
Ora l’attenzione di Fox si spostò sull’altare.
D’alabastro e d’ebano, con venature di marmo scuro, era dominato dal tema del mare, naturalmente…
Onde scolpite nell’alabastro, si aprivano e dal loro ventre, creature mitologiche ne sgorgavano, come per innalzarsi verso il cielo, dove un’immensa luce alla cui sommità stava un angelo trionfante, le dominava.
< La potenza della creazione ! >
I due si girarono all’unisono, e videro padre Agerty, che sbucava da dietro la navata centrale, come fosse anch’egli una creatura marina.
Era un uomo sulla sessantina, minuto, dal viso magro e filiforme, con occhi vivi che parevano uscire dalle orbite e radi capelli, solo ai lati, bianchissimi.
Le mani erano tremanti, eppure davano l’idea d’una forza ormai repressa, ma un tempo possente.
< Come ? >, domandò Scully.
< Dico il tema dell’altare….La forza di Dio….Capace di creare mostri che pure
possenti, impallidiscono di fronte alla Sua potenza…>
Mulder annuì, lievemente annoiato.
< Volete sapere di casa Edwin, vero ? >, domandò padre Agerty, avvicinandosi e stringendo la mano di Dana.
Lei annuì.
< Si…ecco noi….siccome ci siamo stabiliti laggiù…>
< Siete sposati ? >
Mulder fece un fischio debole, interpretabile in mille modi, dall’ironia, all’inquietudine, al fastidio.
< Veramente….noi stiamo insieme ma…>, mormorò Scully.
Padre Agerty fece un sorriso, che produsse in Fox un effetto strano…..gli sembrò che quell’uomo avesse un qualcosa di misterioso, quanto il gelo che attanagliava quella chiesa.
< …non sì preoccupi….anche se sono di Dagebo Bay, conosco la mentalità d’oggi…
I valori sono cambiati…non sempre in meglio…>
Mulder sbuffò.
< Torniamo al discorso iniziale, per favore ! >
Il prete lo fissò, come per rimproverarlo.
< Seguitemi…>
I due agenti si scambiarono uno sguardo veloce e passando dalla porta comunicante, arrivarono in canonica.
Padre Agerty, fece loro cenno di sedersi, e si adoperò a versare un liquore denso e trasparente in piccoli bicchieri di vetro.
< E’ grappa italiana….Nonostante l’ora è un vero toccasana…>
Mulder si rigirò il bicchierino fra le dita, mentre Dana fece un gesto di diniego gentile.
< Non si tratta di un’indagine ufficiale….è solo curiosità…Siamo due agenti federali..
forse padre, lei non è al corrente che un nostro collega, l’agente Owens, si è
stabilito qui diversi giorni or sono…>
Padre Agerty sorseggiò la grappa, mentre Scully si guardava attorno.
Un gran quadro, raffigurante una balena morente, in secca su una spiaggia, dominava la canonica.
< Lo sapevo….del resto il mio è un percorso obbligato, per chi vuole stabilirsi o
soggiornare brevemente in quella dimora…>
Mulder accavallò le gambe, incrociando lo sguardo severo di Scully.
< Personalmente, agenti, debbo dirvi ciò che dissi a quel ragazzo….
Trovo tutte le leggende che esistono su casa Edwin, assurde !
Oggi giorno, le persone che hanno perduto di vista la fede, si appellano a stupide
superstizioni, credenze e leggende medioevali ! >
Scully annuì, appena percettibilmente, ma Fox ebbe lo stesso modo di notarla.
Annusò l’aroma della grappa, sentendo le narici pungere…
Troppo forte, a quell’ora del mattino.
< Prima mi tolga una curiosità…com’è che la chiesa è dominata dai mostri marini…
E’ una specie d’ossessione, qui…>
Scully si voltò, sorpresa.
Credeva che Fox avrebbe diretto la propria attenzione su eventuali presenze demoniache a casa Edwin, quindi quella digressione la colpì.
Che teoria aveva in mente ?
< Queste isole, nel secolo scorso, erano il punto d’imbarco per l’Atlantico…per la caccia
alle balene…Immagino che abbia letto Moby Dick ? >
Mulder annuì, puntando il dito verso Scully.
< Certo…ma l’esperta è lei ! >
Le parole del prete echeggiarono nella canonica silenziosa, solenni e profonde.
< Le balene, erano il simbolo della maestosità dell’oceano !
Del suo eterno e silente vegliare sull’umanità. Non capite che l’oceano è
presente in tutti noi ? Come mistico simbolo della potenza di Dio ? >
Scully deglutì.
Le sembrava di risentire i passi di Moby Dick, direttamente dalle labbra di suo padre.
<…del resto proprio Melville, nel capitolo uno di Moby Dick, fra le varie argomentazioni che spingono Ismaele ad imbarcarsi, pone in evidenza l’innata attrazione dell’uomo per l’oceano, per il mare, per gli spazi infiniti….>
Le parole di Scully, sembrarono uscire dall’anima.
Padre Agerty sorrise, fissandola con espressione quasi contemplativa.
< Quasi tutti gli uomini, anche se non lo sanno, una volta o l’altra, a secondo della
propria natura, provano sentimenti pressoché simili nei confronti dell’oceano..>
Dana riprese con parole lente, il passo introduttivo del capitolo uno di Moby Dick.
Invece Fox si sentiva a disagio….gli sembrava che quel potente misticismo, fosse inadeguato per un prete Cattolico.
< Interessante….siamo un po’ tutti figli del mare…>, gettò lì senza convinzione.
Deglutì a fatica una boccata di liquore…Quel prete, sembrava eludere le sue domande…
< Padre Mapple, nel suo sermone su Giona, sul castigo di Divino derivato dalla fuga di Dio, centra nella forza della balena, della creatura figlia degli abissi e parte vivente del mare, l’arma di Dio….L’arma che nell’Armageddon sterminerà i demoni,
i diavoli dell’inferno…>
Mulder rise, senza potersi trattenere.
Scully lo fissò, a disagio.
< Comunque….Apocalisse a parte, mi vorrebbe dire che cosa ha detto al nostro..
collega ? >
Padre Agerty ripose la grappa italiana nel ripiano e parlò con calma:
< Non mi avevate detto che l’indagine non c’entrava nulla ? >
Mulder fece per prendere la parola, ma fu Scully ad interromperlo.
< Mulder intendeva ricondurci al tema centrale, meno affascinante ma più
concreto…>
Padre Agerty le sorrise. Era un sorriso paterno, o forse paternalistico, che Mulder non gradì.
< Mi chiese il registro catastale di casa Edwin ed un resoconto dei lavori di rinnovo e
di restauro effettuati nel corso degli anni dalla curia….La casa è di proprietà della
chiesa, anche se è stata spesso sub affittata….>
Mulder allargò le mani, come per chiederne accesso.
< Seguitemi….>
Nuovamente Fox fissò quella sagoma esile, rinsecchita quasi.
< Vai tu…ti seguo subito…>, mormorò a Scully, gettandole uno sguardo ricco di cose non dette ma che i due conoscevano benissimo.
Si avvicinò al quadro, sfiorandolo con due dita… sembrava appena stato dipinto, nonostante lo stile ottocentesco.
Nessuna firma.
La balena morente era nitida, posta sotto al luce dei colori, quasi fosse reale.
Poi si concentrò sul mare. Ed accadde….la solita sensazione s’impadronì di lui.
Mulder aveva sempre fatto affidamento a questa sua forma di sesto senso naturale, nel corso degli anni…
Probabilmente era innata, ma solo con gli Xfiles, aveva avuto modo di perfezionarsi.
Forse era per la passione che il lavoro aveva nella sua vita, o forse perché questo sesto senso proprio perché particolare, aveva bisogno di stimoli determinati, per attivarsi.
Osservò il mare….la cura, assurda, maniacale, che spinto ogni pennellata di colore, costruendo una massa armonica, dal movimento eterno ed immutabile, che sembrava fuoriuscire dal dipinto.
Il paragone con il cielo, per contrasto naturale, era impressionante per via della diversità.
Il cielo, in quel dipinto, sembrava immobile, quasi una massa solida e compatta, gelida ed innaturale, morta rispetto al caldo movimento dell’oceano.
La stessa balena, ad un primo sguardo al centro del dipinto, era ora offuscata dall’elemento che la conteneva.
< Fox…>
La voce delicata di Scully, lo distrasse da una disamina quasi ipnotica, e Mulder si spostò, seguendola.
Rientrarono nella chiesa ed i loro passi rimbombarono nell’acustica perfetta dell’edificio e di nuovo Mulder si sentì attratto dall’altare.
Attardandosi di nuovo, fissò quella massa dantesca, pulsante ed armoniosa, scolpita nel marmo e nell’alabastro.
Come nel dipinto, apocrifa.
< Ehy…che ti prende ? >
Mulder alzò appena le spalle, incapace di qualsiasi spiegazione…
Alla fine entrò nella stanza in cui padre Agerty li stava attendendo.
Posò la mano sulla spalla di Scully, mentre lei osservava rapita i tantissimi libri sistemati come massa compatta negli scaffali della libreria.
Una lunga scala di legno, fissata ad un binario metallico che correva sinuoso lungo la superficie della libreria stessa, stava a due passi da Mulder e Scully.
Un paio di lampade ad olio illuminava la stanza, e l’odore penetrante del legno antico, dava alla stanza un sapore mistico.
< Sorpresi ? E’ una biblioteca ben curata, i titoli molteplici….anche se la dominanza
riguarda i temi marini e religiosi…>
Mulder annuì, notando l’ordine forse casuale o forse no, nel quale padre Agerty aveva menzionato i due temi…
Egli salì per un paio di gradini, prendendo un librone grosso, posandolo sul tavolaccio di mogano massiccio, proprio davanti alla sedia di legno, con l’imbottitura comoda, identica a quella di casa Edwin.
< Ecco ! Questo è il registro catastale di casa Edwin…Vi sono tutte le firme degli
affittuari, sino ai primi del novecento….>
Mulder si sedette, abbastanza spaventato per via della mole di lavoro che l’attendeva.
< Ve ne sono molti ? >, chiese lei.
< Certo ! Qui nessuno, crede realmente alla maledizione di quella dimora…
Le leggende lasciano il tempo che trovano…>
Scully gettò uno sguardo severo a Fox, già immerso nella lettura.
Lesse un paio di pagine, poi si cavò di tasca un taccuino e vi scribacchiò sopra.
< E’ in possesso d’eventuali diari…resoconti di chi ha abitato laggiù ? >.
Padre Agerty annuì, sorridendo, come fosse conscio che il proprio sorriso aveva l’arcano potere di distrarre Mulder e di intimorirlo.
Fece cenno ad una fila di libri sistemati nell’ultimo scaffale e Fox, sorpreso e sconsolato, chiese:
< Tutti ? >
< Certo ! Sembra che fosse la dimora preferita di certi artisti e poeti, almeno sino alla
prima metà degli anni 50…>
Scully si sedette, sospirando.
< Rimarremo qui per parecchio tempo…>
Fox scribacchiò ancora qualcosa.
< Non c’è motivo per farti restare qui !
Vorrei tornassi a casa…e cercassi di collegarti con l’FBI, magari via fax…
hai ancora il diario di Owens da leggere….
E vista la tua grazia femminile, cerca informazioni con la gente di Dagebo Bay.. >
Scully annuì, sorpresa ma felice.
Non le aggradava rimanere ore a leggere di pesanti descrizioni su quella casa…
Si alzò, stringendo la mano di Fox ed evitando di dargli un bacio, imbarazzata per la presenza di padre Agerty.
Giunse sino alla soglia, e lui la bloccò di nuovo…
< Ah….se ne hai tempo….prova a procurarti qualche specialità locale !
Il mio stomaco desidera frutti di mare ! >
Lei fece un sorriso furbo.
< Telline o merluzzo ? >
< Granchi o aragoste…>, rispose Mulder, senza forse cogliere l’ironico accento di lei a Moby Dick.
Dana fece pochi passi, nel freddo corridoio della chiesa, per poi tornare e sporgersi divertita verso Mulder, che leggeva silenzioso.
< Merluzzo e telline…!! >, disse sorridendo.
Lui annuì, indicando l’arpione.

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Oriana Fallaci ti amo.


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 Oggetto del messaggio: Re: Xfiles fanfiction
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CAPITOLO SETTE.



( Casa Edwin, Ore 04.00 Am
Mercoledì 27 Febbraio )



Un secco scricchiolio, provocato dal legno gonfio dall’umidità, destò Mulder dal proprio sonno lieve.
Aprì gli occhi ed il primo sguardo fu per Scully, che dormiva accanto, piegata da un lato, con la gamba sinistra flessa e l’altra distesa.
Le mani poste quasi a proteggersi davanti al seno.
Gemette appena, senza muoversi.
Mulder aveva evitato di parlarle del fatto strano dell’emporio.
La bottiglia di whisky stava riposta in una delle mensole della cucina, sistemata quasi per caso e più Fox focalizzava quel pensiero, più gli sembrava assurdo.
Non aveva mai bevuto. Non più di tanto, almeno.
Gli capitava solo quand’era disperato, per via di Samantha…e in ogni modo mai più da quando Dana era diventata la sua donna.
Che senso poteva avere tutto ciò ?
Si alzò a fatica, massaggiandosi le palpebre gonfie per via del sonno per nulla mitigato a causa dell’insonnia.
Nessun senso….solo…solo un errore, una specie di raptus….archivialo così…
La camera era molto grande, con il letto smisurato e comodo, dagli arredi ottocenteschi.
Candelabri e mobili barocchi e un armadio vasto come una piazza d’armi, ornato da due croci Cattoliche.
Aprì la porta e decise di farsi una passeggiata, ufficialmente per prendere sonno.
La brezza era divenuta un vero e proprio vento teso, che proveniva dalla Florida.
Discese le scale, illuminando il tutto con la precaria luce di una candela.
Ogni rumore, come sempre avviene di notte, era acuito dall’oscurità per un processo mentale sconosciuto ed affascinante.
Mulder si posizionò al centro del salone, guardandosi attorno.
I tendaggi, appesantiti dalla polvere e dall’età, si muovevano a fatica, spinti dal vento che entrava dalle fessure alle finestre.
Camminò senza meta, come spesso faceva per prendere sonno, durante le notti infinite a causa dell’incapacità cronica nel dormire.
< Avanti…>, sussurrò.
Che apparisse qualcosa….uno spettro, un demone, un fantasma sumero nel frigorifero…
Si promise che nei giorni successivi, avrebbe esplorato quella villa smisurata.
Nel manoscritto dell’agente Owens, non si faceva accenno ad alcuna stanza strana o misteriosa, come se una volta entrato lì, si fosse sistemato davanti allo scrittoio e non si fosse più mosso…O forse perché realmente non esisteva nulla di misterioso, lì…
Arrivò sino alla porta che portava alla mansarda, quando un refolo più deciso, spense la candela.
E fu in quell’istante, nel momento che passa dalla luce fioca all’oscurità più assoluta, che guardando verso la finestra principale, scorse nelle pieghe di cotone pesante della tenda, una figura.
Esitò un poco, mentre gli occhi si abituavano a fatica all’oscurità.
Si avvicinò lentamente, mentre la paura andava impadronendosi di lui.
Era stato un attimo, una frazione di secondo, certo….ma ne era ugualmente certo…
< Samantha….>, mormorò.
Ora la casa era diversa.
Era a Chilmark e le luci potenti di un temporale, sferzavano le finestre e gettavano riflessi abnormi fra gli oggetti.
Era notte fonda, come adesso…
Samantha stava ritta, di fronte ad una finestra, immobile.
Fox scese lestamente la scala interna e le balzò alle spalle, con l’intento di spaventarla.
Ma lei parve non vederlo nemmeno.
< Che fai qui, strega ? Prenderai freddo…>, le domandò, dopo che finalmente si era girata, lenta come fosse in preda ad uno stato di sonnambulismo.
< Sento che mi chiamano….>
Ora Mulder era divenuto serio, scosso da una paura profonda che allora non era in grado di capire.
< Che dici ? Non si vede nessuno qui….>
Lei si voltò, passandosi una mano fra i lunghi capelli sciolti.
< Arriveranno per me….e nessuno potrà fermarli…>
E poi…poi ci furono delle urla…Grida raggelanti, da far saltare il cuore.
Ma non sembravano semplici grida, bensì….come versi, versi orrendi di una bestia mitologica…
Le sentirono entrambi, e mentre Fox cadde con il sedere a terra, spaventato, un inquietante sorriso si dipinse sul viso di Samantha…
Mulder udì, destandolo, il rumore di una delle innumerevoli finestre che sbatteva per via del vento.
Tremò, sospirando.
Stanco, certo che non sarebbe accaduto più nulla, risalì le scale con la mente ancora scossa da quel ricordo.
Il grande arazzo, fu scosso da un tremolio appena avvertibile.
Scully si era portata nella sua metà del letto, cercandolo con gesti ottenebrati dal sonno.
<…..amore…..>, sussurrò.
Mulder si coricò, accarezzandole le spalle, senza dire nulla.
C’era abituato, ormai…


CAPITOLO OTTO.

( Dagebo Bay, Ore 09.55 Am, Mercoledì 27 )


Scully scese sistemandosi la chiara gonna estiva, guardando con noncuranza il paesino, mentre notava con fastidio la sabbia sollevata dal vento, che s’infilava fastidiosa fra le dita, attraverso i sandali.
Mulder si slacciò il primo bottone della camicia leggera e le fece cenno, in luogo della meta da seguire.
Aveva deciso di seguirlo, quella mattina, nonostante si fosse alzata presto, perché non era riuscita a collegarsi in rete, come se le prese telefoniche di casa Edwin fossero disattivate.
Del resto nemmeno il cellulare di Mulder sembrava funzionare..
La camicetta verde smeraldo, le disegnava le forme sotto le sferzate del vento teso.
Percorsero un sentiero di ciottoli, forse conchiglie, arrivando davanti alla chiesa del paese.
Trovando la sacrestia chiusa, i due agenti passarono direttamente dal sagrato e Scully trovò naturale inginocchiarsi e segnarsi, davanti ad esso.
Mulder evitò, almeno per buon’educazione, di ficcarsi le mani in tasca.
La chiesa era del settecento, ampia, forse eccessiva per la piccolezza del paese.
Aveva navate maestose, scolpite nel marmo, con addobbi corallini molto curati, e dall’altare centrale imponente.
Il pavimento era di marmo scuro, con una gran croce Cattolica sistemata al centro.
Mulder, guardandosi attorno con curiosità, notò un grosso arpione da baleniera, issato da un angolo, verso il pulito che era posto sopra una ripida scala a pioli.
< Hai veduto ? >, disse, indicandolo più che chiedendo a Dana.
< Padre Mapple….>, annuì lei.
< Scusa ? >
Scully sorrise.
< Dicevo…padre Mappe…quello di Moby Dick…
O per lo meno, la caricatura del padre che benedice ed incute timore al tempo stesso,
fatta da Melville…>
Ora l’attenzione di Fox si spostò sull’altare.
D’alabastro e d’ebano, con venature di marmo scuro, era dominato dal tema del mare, naturalmente…
Onde scolpite nell’alabastro, si aprivano e dal loro ventre, creature mitologiche ne sgorgavano, come per innalzarsi verso il cielo, dove un’immensa luce alla cui sommità stava un angelo trionfante, le dominava.
< La potenza della creazione ! >
I due si girarono all’unisono, e videro padre Agerty, che sbucava da dietro la navata centrale, come fosse anch’egli una creatura marina.
Era un uomo sulla sessantina, minuto, dal viso magro e filiforme, con occhi vivi che parevano uscire dalle orbite e radi capelli, solo ai lati, bianchissimi.
Le mani erano tremanti, eppure davano l’idea d’una forza ormai repressa, ma un tempo possente.
< Come ? >, domandò Scully.
< Dico il tema dell’altare….La forza di Dio….Capace di creare mostri che pure
possenti, impallidiscono di fronte alla Sua potenza…>
Mulder annuì, lievemente annoiato.
< Volete sapere di casa Edwin, vero ? >, domandò padre Agerty, avvicinandosi e stringendo la mano di Dana.
Lei annuì.
< Si…ecco noi….siccome ci siamo stabiliti laggiù…>
< Siete sposati ? >
Mulder fece un fischio debole, interpretabile in mille modi, dall’ironia, all’inquietudine, al fastidio.
< Veramente….noi stiamo insieme ma…>, mormorò Scully.
Padre Agerty fece un sorriso, che produsse in Fox un effetto strano…..gli sembrò che quell’uomo avesse un qualcosa di misterioso, quanto il gelo che attanagliava quella chiesa.
< …non sì preoccupi….anche se sono di Dagebo Bay, conosco la mentalità d’oggi…
I valori sono cambiati…non sempre in meglio…>
Mulder sbuffò.
< Torniamo al discorso iniziale, per favore ! >
Il prete lo fissò, come per rimproverarlo.
< Seguitemi…>
I due agenti si scambiarono uno sguardo veloce e passando dalla porta comunicante, arrivarono in canonica.
Padre Agerty, fece loro cenno di sedersi, e si adoperò a versare un liquore denso e trasparente in piccoli bicchieri di vetro.
< E’ grappa italiana….Nonostante l’ora è un vero toccasana…>
Mulder si rigirò il bicchierino fra le dita, mentre Dana fece un gesto di diniego gentile.
< Non si tratta di un’indagine ufficiale….è solo curiosità…Siamo due agenti federali..
forse padre, lei non è al corrente che un nostro collega, l’agente Owens, si è
stabilito qui diversi giorni or sono…>
Padre Agerty sorseggiò la grappa, mentre Scully si guardava attorno.
Un gran quadro, raffigurante una balena morente, in secca su una spiaggia, dominava la canonica.
< Lo sapevo….del resto il mio è un percorso obbligato, per chi vuole stabilirsi o
soggiornare brevemente in quella dimora…>
Mulder accavallò le gambe, incrociando lo sguardo severo di Scully.
< Personalmente, agenti, debbo dirvi ciò che dissi a quel ragazzo….
Trovo tutte le leggende che esistono su casa Edwin, assurde !
Oggi giorno, le persone che hanno perduto di vista la fede, si appellano a stupide
superstizioni, credenze e leggende medioevali ! >
Scully annuì, appena percettibilmente, ma Fox ebbe lo stesso modo di notarla.
Annusò l’aroma della grappa, sentendo le narici pungere…
Troppo forte, a quell’ora del mattino.
< Prima mi tolga una curiosità…com’è che la chiesa è dominata dai mostri marini…
E’ una specie d’ossessione, qui…>
Scully si voltò, sorpresa.
Credeva che Fox avrebbe diretto la propria attenzione su eventuali presenze demoniache a casa Edwin, quindi quella digressione la colpì.
Che teoria aveva in mente ?
< Queste isole, nel secolo scorso, erano il punto d’imbarco per l’Atlantico…per la caccia
alle balene…Immagino che abbia letto Moby Dick ? >
Mulder annuì, puntando il dito verso Scully.
< Certo…ma l’esperta è lei ! >
Le parole del prete echeggiarono nella canonica silenziosa, solenni e profonde.
< Le balene, erano il simbolo della maestosità dell’oceano !
Del suo eterno e silente vegliare sull’umanità. Non capite che l’oceano è
presente in tutti noi ? Come mistico simbolo della potenza di Dio ? >
Scully deglutì.
Le sembrava di risentire i passi di Moby Dick, direttamente dalle labbra di suo padre.
<…del resto proprio Melville, nel capitolo uno di Moby Dick, fra le varie argomentazioni che spingono Ismaele ad imbarcarsi, pone in evidenza l’innata attrazione dell’uomo per l’oceano, per il mare, per gli spazi infiniti….>
Le parole di Scully, sembrarono uscire dall’anima.
Padre Agerty sorrise, fissandola con espressione quasi contemplativa.
< Quasi tutti gli uomini, anche se non lo sanno, una volta o l’altra, a secondo della
propria natura, provano sentimenti pressoché simili nei confronti dell’oceano..>
Dana riprese con parole lente, il passo introduttivo del capitolo uno di Moby Dick.
Invece Fox si sentiva a disagio….gli sembrava che quel potente misticismo, fosse inadeguato per un prete Cattolico.
< Interessante….siamo un po’ tutti figli del mare…>, gettò lì senza convinzione.
Deglutì a fatica una boccata di liquore…Quel prete, sembrava eludere le sue domande…
< Padre Mapple, nel suo sermone su Giona, sul castigo di Divino derivato dalla fuga di Dio, centra nella forza della balena, della creatura figlia degli abissi e parte vivente del mare, l’arma di Dio….L’arma che nell’Armageddon sterminerà i demoni,
i diavoli dell’inferno…>
Mulder rise, senza potersi trattenere.
Scully lo fissò, a disagio.
< Comunque….Apocalisse a parte, mi vorrebbe dire che cosa ha detto al nostro..
collega ? >
Padre Agerty ripose la grappa italiana nel ripiano e parlò con calma:
< Non mi avevate detto che l’indagine non c’entrava nulla ? >
Mulder fece per prendere la parola, ma fu Scully ad interromperlo.
< Mulder intendeva ricondurci al tema centrale, meno affascinante ma più
concreto…>
Padre Agerty le sorrise. Era un sorriso paterno, o forse paternalistico, che Mulder non gradì.
< Mi chiese il registro catastale di casa Edwin ed un resoconto dei lavori di rinnovo e
di restauro effettuati nel corso degli anni dalla curia….La casa è di proprietà della
chiesa, anche se è stata spesso sub affittata….>
Mulder allargò le mani, come per chiederne accesso.
< Seguitemi….>
Nuovamente Fox fissò quella sagoma esile, rinsecchita quasi.
< Vai tu…ti seguo subito…>, mormorò a Scully, gettandole uno sguardo ricco di cose non dette ma che i due conoscevano benissimo.
Si avvicinò al quadro, sfiorandolo con due dita… sembrava appena stato dipinto, nonostante lo stile ottocentesco.
Nessuna firma.
La balena morente era nitida, posta sotto al luce dei colori, quasi fosse reale.
Poi si concentrò sul mare. Ed accadde….la solita sensazione s’impadronì di lui.
Mulder aveva sempre fatto affidamento a questa sua forma di sesto senso naturale, nel corso degli anni…
Probabilmente era innata, ma solo con gli Xfiles, aveva avuto modo di perfezionarsi.
Forse era per la passione che il lavoro aveva nella sua vita, o forse perché questo sesto senso proprio perché particolare, aveva bisogno di stimoli determinati, per attivarsi.
Osservò il mare….la cura, assurda, maniacale, che spinto ogni pennellata di colore, costruendo una massa armonica, dal movimento eterno ed immutabile, che sembrava fuoriuscire dal dipinto.
Il paragone con il cielo, per contrasto naturale, era impressionante per via della diversità.
Il cielo, in quel dipinto, sembrava immobile, quasi una massa solida e compatta, gelida ed innaturale, morta rispetto al caldo movimento dell’oceano.
La stessa balena, ad un primo sguardo al centro del dipinto, era ora offuscata dall’elemento che la conteneva.
< Fox…>
La voce delicata di Scully, lo distrasse da una disamina quasi ipnotica, e Mulder si spostò, seguendola.
Rientrarono nella chiesa ed i loro passi rimbombarono nell’acustica perfetta dell’edificio e di nuovo Mulder si sentì attratto dall’altare.
Attardandosi di nuovo, fissò quella massa dantesca, pulsante ed armoniosa, scolpita nel marmo e nell’alabastro.
Come nel dipinto, apocrifa.
< Ehy…che ti prende ? >
Mulder alzò appena le spalle, incapace di qualsiasi spiegazione…
Alla fine entrò nella stanza in cui padre Agerty li stava attendendo.
Posò la mano sulla spalla di Scully, mentre lei osservava rapita i tantissimi libri sistemati come massa compatta negli scaffali della libreria.
Una lunga scala di legno, fissata ad un binario metallico che correva sinuoso lungo la superficie della libreria stessa, stava a due passi da Mulder e Scully.
Un paio di lampade ad olio illuminava la stanza, e l’odore penetrante del legno antico, dava alla stanza un sapore mistico.
< Sorpresi ? E’ una biblioteca ben curata, i titoli molteplici….anche se la dominanza
riguarda i temi marini e religiosi…>
Mulder annuì, notando l’ordine forse casuale o forse no, nel quale padre Agerty aveva menzionato i due temi…
Egli salì per un paio di gradini, prendendo un librone grosso, posandolo sul tavolaccio di mogano massiccio, proprio davanti alla sedia di legno, con l’imbottitura comoda, identica a quella di casa Edwin.
< Ecco ! Questo è il registro catastale di casa Edwin…Vi sono tutte le firme degli
affittuari, sino ai primi del novecento….>
Mulder si sedette, abbastanza spaventato per via della mole di lavoro che l’attendeva.
< Ve ne sono molti ? >, chiese lei.
< Certo ! Qui nessuno, crede realmente alla maledizione di quella dimora…
Le leggende lasciano il tempo che trovano…>
Scully gettò uno sguardo severo a Fox, già immerso nella lettura.
Lesse un paio di pagine, poi si cavò di tasca un taccuino e vi scribacchiò sopra.
< E’ in possesso d’eventuali diari…resoconti di chi ha abitato laggiù ? >.
Padre Agerty annuì, sorridendo, come fosse conscio che il proprio sorriso aveva l’arcano potere di distrarre Mulder e di intimorirlo.
Fece cenno ad una fila di libri sistemati nell’ultimo scaffale e Fox, sorpreso e sconsolato, chiese:
< Tutti ? >
< Certo ! Sembra che fosse la dimora preferita di certi artisti e poeti, almeno sino alla
prima metà degli anni 50…>
Scully si sedette, sospirando.
< Rimarremo qui per parecchio tempo…>
Fox scribacchiò ancora qualcosa.
< Non c’è motivo per farti restare qui !
Vorrei tornassi a casa…e cercassi di collegarti con l’FBI, magari via fax…
hai ancora il diario di Owens da leggere….
E vista la tua grazia femminile, cerca informazioni con la gente di Dagebo Bay.. >
Scully annuì, sorpresa ma felice.
Non le aggradava rimanere ore a leggere di pesanti descrizioni su quella casa…
Si alzò, stringendo la mano di Fox ed evitando di dargli un bacio, imbarazzata per la presenza di padre Agerty.
Giunse sino alla soglia, e lui la bloccò di nuovo…
< Ah….se ne hai tempo….prova a procurarti qualche specialità locale !
Il mio stomaco desidera frutti di mare ! >
Lei fece un sorriso furbo.
< Telline o merluzzo ? >
< Granchi o aragoste…>, rispose Mulder, senza forse cogliere l’ironico accento di lei a Moby Dick.
Dana fece pochi passi, nel freddo corridoio della chiesa, per poi tornare e sporgersi divertita verso Mulder, che leggeva silenzioso.
< Merluzzo e telline…!! >, disse sorridendo.
Lui annuì, indicando l’arpione.

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 Oggetto del messaggio: Re: Xfiles fanfiction
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Aggiunta con ( finalmente ) inizio di mistero...


CAPITOLO NOVE.



( Dagebo Bay, Ore 11.35 Am
Mercoledì 27 Febbraio )



Scully passeggiò, come una turista, per le strette e pittoresche viuzze di Dagebo Bay
dimenticandosi del tutto il motivo per il quale si trovava in quell’isola.
I negozi, piccoli e stracarichi d’oggetti, sbucavano come scavati nella roccia della collina, quasi ad un metro l’uno dall’altro.
Osservò, divertita ed interessata, alcuni gioielli sistemati in bacheche improvvisate, una sopra l’altra, in modo che in uno spazio esiguo si potesse tenere di tutto.
Si fermò davanti ad un buffo venditore, che calzava un berretto di seta grossa, fissando una collanina in madreperla.
< Bella signorina….le piace ? >
Lei non rispose.
Spostò l’attenzione verso una catenina d’oro, con un piccolo capodoglio di corallo, graziosissimo.
Sorrise.
< Moby…>, pensò.
E quasi come se quel venditore avesse modo di leggerle la mente, apostrofò:
< La balena dalla grossa gobba…la montagna di neve bianca che solca e terrorizza i mari..e che si sposerebbe con piacere con la sua intrigante bellezza, signorina…
Una bellezza intagliata nel corallo purissimo…>
Scully rise.
I venditori….erano uguali in ogni angolo del mondo, da Portland Oregon a Timbuctù.
< Ok…la compro…>, mormorò.
L’uomo la sfilò dalla teca e le fece cenno d’entrare nel negozietto, lastricato da mattonelle bianche.
Dana si posizionò davanti allo specchio rettangolare, e le fu allacciato la piccola balena nella catenella.
Se la rigirò fra le dita, fissando il piccolo capodoglio.
Si cercò nelle tasche, cavandone un biglietto da cento.
Mentre attendeva il resto, pensò a quel capodoglio e alle volte nelle quali l’aveva sognato, da bambina..
Papà…come perdonare quello che aveva scoperto su di lui ?
Uscì, guardando di nuovo il monile.
Non l’aveva rapinata…pensò.
Il prezzo era stato onesto.
Guardò il faro…
< Chissà se si può visitarlo….>, pensò.
Discese da una stradina di ciottoli, quasi certa della meta, quando notò l’agitazione d’alcuni marinai.
Una nave era arrivata nel porto.
Era un piccolo battello da pesca, con le reti ai lati della chiglia.
E qui notò una scena curiosa.
Non appena le manovre d’approdo terminarono, infatti, il capitano o comunque colui che si potrebbe identificare come tale, uscì da sotto coperta, issandosi sulla prua con le braccia alzate arringando la folla che si era improvvisamente accalcata al molo.
Lei si fece largo, incuriosita.
< …è stata una pesca miracolosa…E’ in quella rete c’è il segno di questo miracolo ! >
Solo allora Scully notò, nella nassa sistemata sulla fiancata destra della nave, un pesce bianco, dalla gobba pronunziata.
< Dio….un piccolo capodoglio…>, pensò.
Uno dei vecchi pescatori, che le stava accanto, si girò sorridendole:
< E’ uno squalo volpe….volpe…>
Si sporse. Non pensava alla strana assonanza di quel nome, quanto a vedere quell’animale, visto che in vita sua non aveva mai veduto nulla del genere.
Dalla forma del muso, e dai denti aguzzi, comprese che si trattava di uno squalo, ed anche parecchio grosso.
L’occhio di quella creatura, vitreo e scuro come tutti gli occhi degli squali, parve fissarla.
Dana sì ritrasse…perché in quello sguardo rammentò quell’arazzo, cupo e macabro, a casa Edwin.
Si allontanò e solo dopo aver svoltato per un angolo stretto, che la protesse dalle grida e dall’euforia dei marinai, le sembrò di sentirsi meglio.
< Che mi succede ? >, pensò.
Volse nuovamente lo sguardo e vide che tutti, collaborando con passione, aiutarono l’equipaggio ad issare a terra il grosso squalo.
Ora la rete fu issata su di un paranco e così lo squalo rimase sospeso a circa mezzo metro da terra, con l’espressione fissa e vagamente ridicola.
Il capitano si armò di un lungo ed affilatissimo coltello dalla lama seghettata e sorridendo, ne incise una tacca.
Poi con un gesto rapido e deciso, squarciò la gola della bestia, ed il sangue denso e scuro sgorgò a fiotti.
Una larga bacinella metallica, arrivata da chissà dove, fu posta sotto il fiotto e si riempì, in meno di cinque minuti.
< Grazie potente Leviatan…!! >, urlò il comandante.
Bevve una sorsata di quel sangue ancora caldo e Scully, nel vederlo, fu colta da una nausea improvvisa.
< Ma che fanno ? >, si domandò, mentre come in un rituale religioso, tutti si premunivano di sorbirne un bicchiere.
< Sono tutti pazzi, qui ! >
Scully si voltò, di scatto.
Non aveva veduto arrivare, né sentito posizionarsi alle sue spalle…quell’uomo.
Era sulla quarantina, vestito in modo trasandato e liso, dalla pelle attraversata da piaghe profonde, di vaiolo forse, le apparve con l’espressione spiritata.
La mano destra, posta in avanti, tremava con piaghe ributtanti anche per un medico come Dana.
< Lei…chi è ? >, domandò con voce scossa.
La afferrò per il polso della mano, trascinandola quasi di peso.
< Mi lasci…>, esortò lei.
Si svicolò, irrigidendosi a difesa.
< …non creda a ciò che vedrà…non ascolti ciò che udrà, se…intende salvarsi…
rifiuti ogni loro dono….la supplico….! >
Scully si tastò il retro della gonna….niente calibro nove….Era a casa Edwin.
< Lei mi sembra il solo pazzo, qui ! Non so che diavolo voglia, ma le consiglio di
smettere d’importunarmi ! Sono un agente federale ! >
Lui fissava avanti a se, come se Scully fosse invisibile o parte della parete scrostata della casetta dietro alla quale si svolgeva la scena.
< L’influsso di quella casa…tutti siamo maledetti da lei, e quando verrà il momento,
lei non sarà in grado di opporsi al suo richiamo….>
Si sporse, costringendola con una stretta decisa ad un braccio, a fare altrettanto.
< Osservi l’assurdo….cannibalistico rituale cui sta assistendo…e si chieda perché ? >
Ora l’atteggiamento di Scully mutò.
Se prima sembrava orientata alla paura e alla diffidenza, le ultime frasi di quello sconosciuto, la incuriosirono.
< Cosa sa di quel rito ? Insomma…..nasconde un lato malvagio, secondo lei ? >
Lui rise, sollevando appena la mano deturpata dal vaiolo, appoggiandosi stancamente al muro.
< Vado…..debbo andar via….mi chiama….mi chiama….e lei…fugga…vada via da qui.. se….se intende salvarsi…salvare il suo uomo…>
Scully rabbrividì.
Non seppe se fossero le parole sconnesse di quel pazzo, quanto stava vedendo ed aveva veduto od entrambe le cose.
< Giocherà con noi…come con tutti coloro che sfidano la sua potenza…>
Corse via, sparendo dietro un vicolo stretto, quasi inghiottito fra due case.
< Aspetti…io…>
Dana corse lesta all’inseguimento, inoltrandosi per quella stradina lastricata da ciottoli marini, in leggera salita.
Mentre correva, con la figura di quello strano personaggio avanti a lei, si accorse di due presenti e al tempo stesso lontane, sensazioni.
Le parve d’inoltrarsi dentro un giardino italiano, magari lo stesso di casa Edwin, con lo scartare secco e deciso di siepi curate e pulite, senza erbacce e strane crescite fuori norma, e che due occhi invisibili ed oscuri, la spiassero.
Il vicolo si allargò di colpo, immettendola in una piazzetta di pavè chiaro.
Insieme a quel dedalo di vie, svanì anche la sensazione di Scully, che in ogni caso le rimase appiccicata addosso per parecchio tempo, come l’odore della frittura di mare.
Il mare lambiva il lato sinistro dello spiazzo, ed il rumore rabbioso delle onde che si abbattevano sui bastioni in cemento e in pietra, era assordante.
Si guardò attorno.
Quell’uomo…era scomparso.
Notò, sul lato destro della piazzetta, una bancarella stracolma di frutti di mare, posti su di un banco sorretto da un paio di grosse ruote di legno.
< Hey…avete visto un uomo ? E’…scappato da questa parte e…>
I due marinai che Mulder aveva incrociato il giorno precedente, la fissarono.
< Gente di città…>
< Già ! >
Dana li fissò con fastidio, e si rivolse ad una venditrice, che calzava un grande grembiule di lino bianco.
< Lei ?….Insomma è passato di qui….non è possibile che non l’abbiate veduto…>
La donna non mutò espressione.
Il mare che colpiva fortemente i bastioni, alzava schizzi di schiuma bianchissima.
< Abbiamo telline e merluzzi freschissimi, signorina….>
< Mi avete sentito ? Sto cercando…>
< Forse vuole aringhe e aragoste ? >
Scosse la testa.
Scully si avvicinò al parapetto, sfiorandolo con due dita.
Di certo era più strano quel paese, che casa Edwin..
Svoltò, inforcando un secondo viottolo, decisa a trovare quel mendicante devastato da piaghe di vaiolo.
Sotto, proprio accanto alle rocce che si districavano fra i piloni massicci, sferzate violentemente dall’acqua gelida dell’Atlantico, fra molluschi marini appiccicati ad esse con forza incredibile, giaceva un corpo.
Se Scully si fosse sporta a guardare, avrebbe finalmente trovato l’agente Owens.
O quel folle straccione che aveva incontrato poco prima…
Nessuno dei due, realmente umano.

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MessaggioInviato: gio apr 16, 2015 4:05 pm 
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CAPITOLO OTTO.


( Dagebo Bay, biblioteca di padre Agerty, Ore 04.45 Pm, Mercoledì 27 Febbraio )



Mulder si stiracchiò stancamente sulla sedia. I muscoli erano indolenziti.
Stava seduto da ore, con decine di libri aperti a metà davanti a lui, in caotico disordine, del tutto simile a quello che aleggiava nella sua mente.
Un nesso….lo stava cercando disperatamente, da quando aveva aperto quei libri, quei diari.. Inutilmente.
Sembrava che, da padre Edwin in pi, diverse persone avessero fatto a gara per stabilirsi in quella casa sulla scogliera.
Era possibile che fosse tutto un caso ?
Quale fascino poteva riservare quell’isola, attraversata da correnti fredde e da acque minacciose, irte di squali e di barracuda, ad ameni turisti, uomini d’affari e semplici curiosi, se non il legame affascinante e suadente dell’occulto ?
Non era che uno il motivo, del resto il medesimo che aveva spinto l’agente Owens a recarsi lì….e forse lui stesso !
Ma esisteva una traccia ? Su cosa si fondavano le leggende locali ?
In un vecchio manoscritto risalente al secolo diciottesimo, si asseriva che quell’isola era meta di strane migrazioni, di branchi di cetacei che sciamavano a frotte durante la stagione invernale e senza alcuna ragione da lì ripartivano con il volgere della primavera.
Segnò la data sul taccuino.
Padre Edwin aveva iniziato i lavori d’ampliamento e di abbellimento della villa verso la fine dell’inverno.
Era scritto con certezza sulle mappe catastali.
Come lui, anche Annibal Hotchkriss, prelato e studioso di arti occulte, stabilitosi lì verso la fine della seconda metà dell’ottocento, aveva scelto la fine di Febbraio…
Come l’agente Owens e loro stessi, infine…
Se non fosse stato…”del tutto privo di prove scientifiche”, come avrebbe certo detto Scully, sembrava esistere un nesso temporale fra quelle migrazioni e…il probabile scatenarsi di fenomeni occulti a villa Edwin…
Sorrise.
< Ma chi voglio prendere in giro ? >, si disse.
Da quando erano arrivati, da poche ore era vero, non era accaduto nulla.
E del resto, leggendo di sfuggita il diario dell’agente Owens, era parso chiaro che non era accaduto proprio niente, di misterioso o meno, in quella casa…
Niente di niente…
Annotò, senza rendersene pienamente conto, la cosa…
C’era…una sensazione indecifrabile, simile a quella che ci coglie durante certi dejàvu….
Una certezza d’aver vissuto avvenimenti in realtà nuovi, d’aver veduto posti sconosciuti…
ecco ciò che provava…
Era come se fra tutto quel fiume di migliaia di parole, quel mare, quell’oceano di parole in verità, ve ne fosse una che ricorreva spesso, costante ma che per qualche assurda ragione, tendeva a sfuggirgli.
< Quale può essere ? >, si chiese.
Picchiettò con la stilo sul taccuino.
La casa era stata ampliata in modo definitivo dopo la morte di padre Edwin.
Una morte strana a dire il vero..
Si era gettato dal dirupo ed il corpo non era mai stato ritrovato.
Una cosa normale, vista la violenza delle onde contro il promontorio e la presenza di squali nelle acque.
Eppure….
E se l’agente Owens avesse fatto la stessa cosa ?
Se si fosse ucciso, in preda ad una depressione, magari acuita dalla solitudine derivante dal restare solo in una grande casa ottocentesca per molto tempo ?
Casa Edwin era mastodontica e possente, ma di certo non ispirava simpatia e tranquillità.
Almeno a lui.
E poi c’erano quei quadri…..quei dipinti…
Non era un esperto, ma sembrava evidente che fossero tutti per merito del medesimo artista.
Prese un piccolo libro, dalla copertina di pelle rossa, le cui pagine erano rilegate con fitte legature in stoffa.
Padre Edwin….era un pittore dilettante, anche piuttosto bravo…
Se fosse stato lui ? Se in qualche modo, avesse cercato di…comunicare qualcosa, attraverso quei dipinti ? Magari un monito, un messaggio…
< Ha terminato ? Mi dispiace ma è tardi…>
La sagoma filiforme di padre Agerty, spuntò dall’entrata, silente come un’ombra.
Mulder annuì.
< Vuole che l’aiuti a riporre…Se non le spiace, domani avrei desiderio di…rivedere
alcune cose…la mole di lavoro è così grande che…>
Lui annuì.
< Mi troverà solo nella mattinata…Pomeriggio debbo sbarcare sull’isola maggiore per
alcune compere che mi servono per la chiesa ! Posso lasciarle le chiavi,
se lo desidera ! >
Fox annuì.
< Padre…sa qualcosa circa una…stagionale migrazione di balene o altri cetacei, qui a
Dagebo Bay ? >
Sistemarono i libri sugli scaffali più alti e Fox provò un debole senso di vertigine.
< Non più che leggende ! Magari in un passato erano anche fondate, ma adesso…
Oggi le balene si tengono al largo dalle coste Americane, signor Mulder !
Nella loro memoria genetica, è ancora vivo il ricordo della caccia spietata cui furono
sottoposte nel secolo scorso ! >
La vertigine divenne sempre più intensa, tanto che Fox fu costretto a scendere e a reggersi alla scala metallica.
< Si sente male ? Vuole bere qualcosa ? >
Mulder scosse il capo.
< No…io….non sono abituato all’aria chiusa che c’è qui dentro….O forse è proprio
il clima marino….>
Padre Agerty gli picchiettò sulla spalla.
< Può accadere….non tutti reagiscono bene allo iodio marino ! >
Si risedette, prendendo fiato.
< Io…è possibile vedere il faro ? >
< Certo….Se ci va adesso, troverà ancora il vecchio Brummer….se ne sta arrampicato
lassù per tutto il giorno…Avrà piacere di una sua visita ! >
Mulder annuì…Gesù, qualsiasi cosa, pur di uscire e prendere una boccata d’aria.
Salutò debolmente, ed una volta fuori, nel sagrato della chiesa, si sincerò d’avere in tasca la chiave della biblioteca. Era separata dalla canonica e comunicante con l’esterno, quindi Fox avrebbe potuto accedervi senza rientrare in chiesa, l’indomani.
Camminò, gettando uno sguardo all’ora…Non era tardi.
Giusto il tempo per un paio di domande, a quel guardiano…
Per cercare di far tacere quella vocina che gli frullava in testa e non gli lasciava tregua.
Poi sarebbe rientrato da Scully.
Si voltò, scorgendo padre Agerty ritto sulla soglia, che fissava il promontorio quasi compresso fra le casette del paese.
Scosse la testa…..paranoia…
Non c’era nulla di cui aver paura o diffidenza…



CAPITOLO NOVE.



( Casa Edwin, Ore 3.55 Pm,
Mercoledì 27 )



Scully posò, esausta e sudata, il fascicolo stampato via fax circa l’agente Owens, gettandosi sulla comoda sedia della grande scrivania dello studio di casa Edwin.
Si tolse la maglietta verde smeraldo, imperlata dal sudore e respirò con forza.
La casa le appariva più accogliente, meno vetusta di quanto non era alla prima impressione.
Aveva passato parte del primo pomeriggio guidando sino al porto dal quale lei e Mulder erano giunti a Dagebo Bay.
Da lì, aveva contattato l’ufficio federale di Miami e si era fatta stampare il dossier sull’agente Owens, poi aveva mangiucchiato della frutta, guidato contro ogni logica quel pick-up scomodo sino a casa…
Ogni muscolo le doleva.
Nel rientrare, nel rincasare pensò con naturalezza, aveva assaporato una sensazione di protezione, di sicurezza che sino a poche ore prima avrebbe ritenuto impossibili.
Si era promessa di leggere attentamente il file dell’agente Owens, ma ora desiderava solo riposo.
Rammentò, per un istante, l’incontro assurdo di quella mattina…
< Un pazzo….senza dubbio…>
Prese fra le mani, il diario dell’agente Owens, abbandonato sulla scrivania come un oggetto antico e dimenticato dal tempo.
Lesse, con inquietudine e curiosità, le ultime righe…”…presenza….”
Sbuffò.
Non c’era nulla più che polvere e ragnatele, lì dentro.
Si alzò, guardando fuori, attraverso l’ampio finestrone che dava luce alla sala.
Al diavolo…era lì per divertirsi, dopo tutto…
Fece una piccola risata, salendo a grandi passi l’ampia scalinata interna.
Del resto Mulder avrebbe non si era ancora fatto vivo ed il cellulare non aveva campo.
E lei era certa del fatto che non sarebbe accaduto nulla, in quella casa dimenticata.
Un debole refolo di vento, chiuse il diario dell’agente Owens.
Lo stridulo verso dei gabbiani e dei pellicani, s’alzò improvviso.
Passarono una decina di minuti.
Scully ridiscese con indosso un pareo di tela leggera, da mare, ed un due pezzi di color verde acqua.
Si calzò il cappellone di tela e gli occhiali a specchio.
Uscì controllando che la crema ed il telo fossero nel proprio zainetto nero e fissò con curiosità la discesa che costeggiava l’ampia recinzione interna della villa.
Aveva guardato la mappa di Mulder, quella mattina.
Discese il sentiero di ghiaia bianca, immergendosi così nel verde del giardino italiano.
Ora le siepi sembravano maggiormente regolari…
L’acuto stridere dei gabbiani e delle procellarie, le indicò la strada.
Dana aveva sempre detestato le vacanze, nel modo in cui sono concepite:
distesi al sole, come bistecche su di un braciere, in pochi metri di spiaggia, sudati e nervosi.
Invece, quando la vegetazione le permise di vedere lo spiazzo, dopo aver curvato dietro ad un costone roccioso, le apparve uno spettacolo bellissimo.
La bianca sabbia delle Berry Islands si disegnava improvvisa.
Grosse conchiglie ed un pellicano, che stava appollaiato su di uno scoglio.
Era la spiaggia privata della villa.
Scully era certa che casa Edwin ne possedesse una.
Il tonfo sordo di una grossa onda, la destò da quella contemplazione.
< Bhè…non so se l’hai fatto apposta, Fox…ma mi hai regalato una bella spiaggia
privata…>
Distese il largo telo da spiaggia, togliendosi i sandali e scottandosi un poco per via della sabbia bollente.
Diede una furtiva occhiata attorno.
Nessuno.
Si tolse allora il pareo e si distese.
Non rammentava l’ultima occasione nella quale aveva potuto distendersi al sole, tranquilla..
Si spalmò la crema giallognola sulle braccia e sulle gambe, con l’alto fattore di protezione che era costretta ad usare per via della pelle bianchissima e poco avezza all’abbronzatura.
Sentì il caldo tepore dei raggi solari accarezzarle il corpo e man mano che i minuti passavano ne ricavò sempre maggior piacere e rilassatezza.
Frugò nello zaino, fino a trovare il libro che Mulder aveva acquistato all’emporio di Dagebo Bay.
Si distese del tutto, con la testa appoggiata sullo zainetto, sentendosi come una ragazzina, lontana anni luce dall’FBI.
La spiaggia era di una quindicina di metri quadrati, compressa fra un costone di roccia sulla destra, e degli scogli dal lato opposto.
L’acqua in quel punto, assumeva una colorazione verdastra, cristallina…
Girò il libro dalla parte della copertina.
“ Vita e comportamenti dei cetacei marini ! “ Autore J.A.
Aggrottò appena le sopraciglia.
Non era una lettura di Mulder, quella.
Da lui si sarebbe aspettato l’ultimo numero di Playboy o forse una rivista sugli avvistamenti UFO e i fenomeni paranormali.
Per quel che ne sapeva, Fox non era in grado di discernere una balena da un capodoglio…
Era possibile che avesse comperato quel libro per il suo compleanno, anche se Dana non rammentava di avergli mai detto la propria passione per la biologia marina..
Si girò a pancia in giù.
Appoggiò il libro alla sua sinistra, iniziando a leggere.
La lettura era ottocentesca ma piacevole.
Giocherellava con la sabbia finissima che si insinuava fra le piccole dita dei suoi piedi, sollevandola lentamente e disegnando un dolcissimo angolo di 90 gradi fra la coscia ed il polpaccio, rilassandosi del tutto.
L’oceano con onde delicate e quasi rispettose del suo relax sembrò d’un tratto, disegnare un cerchio, un vortice che, come l’occhio del dipinto che tanto l’aveva inquietata, la spiava, infrangendosi e ricomponendosi ad ogni onda.
Il vento carico di iodio e salsedine, soffiava sulla sua pelle sudata dal sole.
Piccoli grani di sabbia si posarono sulle sue cosce e Scully le spostò con un gesto leggero, languido e delicato.
Il libro era accurato e descrittivo, abbastanza arcaico nella classificazione dei cetacei, di certo scritto alla fine dell’ottocento o ai primi anni del novecento.
Socchiuse gli occhi…Il tepore causatole dal sole, il vento delicato che le toglieva la sensazione di calura, la fecero assopire.
Nulla mutava attorno a lei.
Il vento fece scorrere le pagine del libro, come fosse anch’esso curioso di quella lettura, sino a chiuderlo completamente.
Le onde si insinuavano fra i coralli così come la sabbia si posava sul corpo di Scully.
< Dana ! >
Sobbalzò.
La luce, dalla cabina, filtrava a fatica.
Dana, quattordicenne, spense la sigaretta che stava aspirando, tremante.
Guardò dal buco della serratura, trattenendo il respiro, nonostante il cuore battesse fortissimo.
< Dana ! Avanti vieni fuori ! >
Margaret Scully stava piantata davanti alla cabina, con espressione truce.
Dana sospirò ed aprì la porta, con un finto ed imbarazzato sorriso.
< Che stai combinando, signorina ? >
Lei arrossì, scuotendo il capo.
< …io ? Niente…davvero…>
Margaret le afferrò un braccio spostandola da un lato e vide la sigaretta ancora fumante, in un angolo della cabina.
< Aspetta che lo sappia Bill…>, ammonì.
Lei assunse un’espressione tesa, singhiozzando:
< …no mamma….per favore….non dirlo a papà….>
Non disse più nulla, sedendosi in silenzio all’ombra del gazebo da giardino, nella casa
estiva dalla famiglia Scully.
Sua sorella Melissa si avvicinò.
Nel rivederla, anche se in un sogno, Dana provò una sorta d’emozione fortissima, che le fece scendere una piccola lacrima dal viso.
< Dana…che hai fatto ? A me puoi dirlo….>
Lei si strinse le dita, cercando le parole.
Era riservata e timida già allora e non amava dire cose personali a nessuno, ad eccezione di sua sorella.
<…ho fumato….una sigaretta…..io…lo fanno tutti qui al mare…anche quel ragazzo..
che mi piace….e lui…>
Melissa le spostò i capelli da un lato, annuendo.
<…sigarette normali ? >
Lei la fissò, comprendendo un segreto che in seguito non ebbe mai modo di chiederle direttamente.
<….si…>, rispose Dana, con un filo di voce.
Melissa sorrise, accarezzandole le mani, mentre la voce di Bill annunziava:
< Il gelato è pronto ! >
Margaret strinse le spalle del piccolo fratello di Melissa e Dana e con uno sguardo deciso, ammonì la piccola rossa:
< Per te no, signorina ! >
Melissa si alzò, e le fece l’occhiolino, mormorandole:
< Papà non dirà nulla….ed avrai una doppia razione di gelato, questa sera ! >
Scully si mosse, girandosi dal lato del sonno preferito, con i piedi affondati nella sabbia calda.
Rammentò, ed avrebbe rammentato per sempre, il padre che apriva la porta della camera, quella notte di tanti anni prima.
Dana stava rannicchiata in un angolo, con le lacrime lungo il viso.
< Stella del mattino…>
Lei si mise seduta, in silenzio.
<..so che non mi mentiresti mai….Era solo tabacco quel che hai fumato, vero ? >
Lei annuì.
Un bel sorriso si disegnò sul viso addormentato di Scully.
Era il gelato più buono della sua vita, quello che mangiò quella sera, in camera sua.


( Faro di Dagebo Bay, Ore 05.05 Pm, Mercoledì 27 Febbraio )



Mulder giunse alla piccola porta metallica, arrugginita e cigolante, con il fiato rotto.
La tortuosa scala a chiocciola che l’aveva portato lassù, in cima al faro di Dagebo Bay, sembrava non avere mai fine.
< Avanti..>
Aprì, e si guardò attorno.
La stanza in cima al faro era circolare, completamente occupata da una vasta vetrata che spaziava tutt’attorno all’orizzonte.
Al centro della stanza, una radio trasmittente, ed un tavolo di legno massiccio, incredibilmente ingombro d’oggetti d’ogni tipo:
carte da gioco, tabacco per la pipa, carte di navigazione, frequenze radio, giornali e riviste, appunti.
< Stanco ? E’ normale, amico….la salita al faro non è cosa agevole…per chi non c’è
abituato..>
Il vecchio marinaio sembrava scolpito nella stessa struttura nella quale lavorava.
La barba bianca e la pipa che pendeva dal lato sinistro della bocca, erano accentuate come in una buffa caricatura.
< In effetti…>, disse imbarazzato, Mulder.
Il marinaio sorseggiò un bicchiere di rum e lo fissò con quegli occhi verdi, piccoli e sfuggenti come animaletti spaventati.
< Sono…un turista….Mi sono chiesto se….Insomma leggendo alcune riviste…
ha saputo che qui, a Dagebo Bay, in questo periodo della stagione, è possibile
assistere alla migrazione di varie specie di cetacei, che si radunerebbero nella baia !
Immagino che lei, da qui, abbia una bella visione del tutto…Sarebbe così gentile
da parlarmene ? >
Naturalmente le pareti libere, vale a dire quella nella quale era incastrata la porta in metallo e i piloni che reggevano la struttura d’illuminazione ed il tetto dell’alloggiamento, erano coperte di raffigurazioni di mostri marini, balene, piovre, ed altri animali del mare.
< Ho settantadue anni, amico mio….E faccio questo mestiere da quando ne avevo
quattordici…Le balene si riunivano proprio laggiù…>
Spostò il bastone tremante verso il promontorio, dal quale si distingueva, come una macchia fuori posto, casa Edwin.
Mulder si sporse per fissare bene.
<…davanti alla scogliera, nel tratto di spiaggia privata della villa….al largo…Ma spesso
capitava che venissero a riva…e che qualche volta sì spiaggiassero….>
Mulder assunse un’aria interlocutoria.
< Che si arenassero sulla riva ! E’ successo, sa ? >
Mulder annuì.
< Non ha idea…del perché le balene…fossero attratte da quella zona ? >
Rise.
L’ululare del faro, proseguiva senza sosta.
< Ci sono molte leggende ! Molti parlavano di una particolare temperatura dell’acqua..altri di un istinto misterioso…Altri ipotizzavano che fosse tutta colpa delle luci….>
Mulder si sfiorò le labbra con due dita.
< Quali luci ? >
Il vecchio rise.
Frugò con abilità nel caos del tavolo, scostando oggetti d’ogni tipo, compreso un dente di squalo incastonato nel corallo.
< Queste luci….Si tratta di una stampa dell’epoca…>
Mulder la resse fra le mani, rapito.
Era disegnato il promontorio, casa Edwin su di un lato, ed il cielo era attraversato da fasci di luce giallognola e verdastra, che come una stella cometa, si tuffavano nell’oceano, facendolo ribollire.
< Lei…avrà avuto modo di osservare il cielo e l’oceano per tantissime sere…visto il
lavoro che esercita qui a Dagebo Bay…ha mai notato….una cosa del genere ? >
Mulder si rigirò la stampa tratta da un giornale locale, osservando le curiose analogie fra quel disegno di vita quotidiana, e i quadri inquietanti di casa Edwin.
In basso alla stampa, sulla destra, una microscopica firma appena leggibile.
< E’ curioso…voi turisti avete le medesime curiosità da pormi…anche un certo…
Ewan…Owens…mi aveva fatto delle domande su quella notizia…>
Mulder annuì.
La firma…J.E….Edwin ?
< Non so che dirle…ho visto molte stelle cadenti, fulmini globulari e fuochi di Sant’elmo.
Ma scie di luci così variopinte non le abbiamo mai notate né io né la mia assistente..>
< Assistente ? >
La piccola porta metallica si spalancò, cigolando.
< Ciao nonno ! Ti ho portato da…>
Sulla soglia una bella ragazza sulla ventina, corti capelli a spazzola di colore nero, pantaloni stretti e corti sino a metà gamba, sandali aperti e una t-shirt di colore bianco che lasciava capire a chiunque la guardasse che non portava il reggiseno.
Sorrise, rapita, all’indirizzo di Mulder, il quale si schiarì la voce, quasi si sentisse in imbarazzo.
< Sua….nipote ? >
Il vecchio rise, annuendo.
L’istinto di diffidenza che accompagnava Fox Mulder ogni qualvolta aveva da confrontarsi con quale estraneo, si accese improvviso. In verità era stato sempre presente, sia da quando era entrato con Scully nella chiesa di padre Agerty….Ma adesso sembrava divampare come un incendio.
< Piacere…Allison Brummer….Lavoro con mio nonno qui al faro…E’ per arrotondare
il tempo e racimolare soldi per gli studi…>
Fox si sfiorò i capelli, guardando per un solo istante la prosperosità di quel seno.
< …studi ? >
< Università…sto completando gli esami per biologia marina….>
Annuì. Naturale….Gesù sembrava che a tutte le persone di Dagebo Bay non importasse altro che di cetacei e animali marini !
< Quindi lei può…soddisfare la mia curiosità…circa la veridicità di certe….riunioni
stagionali di grossi cetacei in questa baia ! >
Rise. Mostrando la dentatura bianchissima e avvicinandosi a Fox.
Posò il vassoio con il tè caldo, e gli strinse la mano.
Si sedette sul tavolo, accavallando le gambe, mentre Mulder trovò naturale scostarsi un poco.
<..E’ una cosa abbastanza risaputa….ma non in queste acque…Le balene e i capodogli migrano a Nord in Alaska e in Groenlandia….Le acque tropicali sono notevolmente più povere di krill, che è il loro alimento principale ! Può accadere che si arenino a riva durante i viaggi migratori che compiono a Nord, magari per via di qualche tempesta che fa perdere loro la rotta…>
Le mostrò la stampa, porgendola nelle sue piccole mani.
< E questa ? Che cosa crede che raffiguri ? >
Altra risata. Era molto bella, quando rideva, inutile negarlo.
< ..non so…forse UFO ? Lei è molto appassionato, agente Mulder ? >
Fox alzò le spalle, sorpreso e indeciso sulla risposta.
< Come sa che sono un agente federale ? >
Lo guardò con quegli occhi nerissimi, come animaletti in movimento perenne.
< Sono stata da padre Agerty….questo è un paesino, signor Mulder…le notizie
volano….>
Si sfiorò le palpebre. Quella sensazione, sembrava traforargli il cervello..
< ..si….è..normale….. >
Fissò la stampa…
< Posso….tenerla con me ? Voglio…confrontarla con…>
Il vecchio Brummer annuì, così come la figlia.
< Verrà a piovere…guardi laggiù…>
Indicò all’agente federale una massa di nubi violacee che il vento portava dall’oceano, da est.
< Cambia sempre così spesso il tempo, qui ? >, chiese sulla soglia, mentre la ragazza si alzava e si avvicinava a lui, respirando ancora forte per via delle scale.
< L’Atlantico è un oceano bizzoso, agente Mulder ! Porta nubi e tempeste in modo
improvviso…>
Quando fu alla soglia di quella torre di cemento e pietra, dal cui ciclopico occhio s’irradiava un fascio di luce gialla e penetrante, provò un indicibile sollievo.
Allison afferrò la sua mano, serrandola con delicata decisione.
< L’aspetto….mi troverà qui, la notte….nonno dorme durante i turni più disagevoli..
Durante il giorno studio….o mi reco al cimitero di Dagebo Bay….Sono sola..
E’ così difficile trovare persone così…interessanti con cui parlare, qui….>
Fox sorrise, annuendo.
Quella stretta di mano gli provocava una sensazione di fastidio e d’eccitazione al medesimo tempo.
Il vento divenne teso e per nulla delicato, adesso.
Mentre s’incamminava verso la jeep, e si voltò per salutare Allison, Mulder pensò che avesse francamente ragione.
Da quando era arrivato in paese, non aveva notato nessun abitante sotto i cinquant’anni…
Scosse la testa.
< Che vado pensando…>, mormorò.
Allison rientrò nel faro, ed una volta all’interno, si tolse la maglietta e i pantaloni, restando completamente nuda.
Si accarezzò la pelle delle cosce e delle braccia, trovandola un poco…rinsecchita.
< E’ quasi l’ora…>, pensò.

Ora la vicenda prenderà piede...scusate ma sto poco bene.

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