Come promesso da tempo immemore, si parte con un racconto scritto dalla Strega almeno 10 anni or sono in piena nostalgia di Xfiles, telefilm meraviglioso che ritengo il migliore ( sino alla settima serie ) della storia della tv. Storia lunga a puntate, inizio che conoscete benissimo, naturalmente...
THE X-FILES.
Il Leviatano.
“ E Dio creò grandi balene. “
GENESI.
“ Ecco il leviatan, enorme tra tutte le creature viventi, nel profondo steso come un promontorio, dorme o nuota e sembra terra in movimento; e nelle branchie inspira e al suo petto getta fuori un mare. “
IBDEM.
PROLOGO.
( Berry Islands, Stato della Florida, 18 Febbraio 1809, Ore 08.09 Pm )
“ Verso l’orizzonte, nella linea indistinta che pare dividere il cielo dalla terra, ho avuto modo di osservare, da circa un’ora, strane luci. Iridi complesse e multicolori, con tonalità mai viste… Per tutta la notte ho avuto l’impressione che il mare, l’oceano, avesse modo di parlarmi…..come se lo sentissi vivere di vita propria, attraverso di me..” ( 19 Febbraio )
“ Oggi, durante la mia solita passeggiata mattutina, davanti alla baia delle focene, ho rivenuto un oggetto curioso a dir poco… V’era un buco nel terreno, quasi circolare e tutt’attorno alla sabbia era divenuta durissima, quasi di vetro…Mi sono allora sporto, per far sì che potessi vedere meglio ciò che in fondo ad essa, andava brillando… Ne usciva una melassa verde, come quella dei marinai, ma di ben altra fattura… Ho così compreso, che tutte le regole fisiche e metafisiche cui ho sempre sottostato, che hanno condizionato e condizionano la mia vita, sono errate ! Che mi è possibile superare le barriere che ci legano a quest’esistenza.. violarle è come assaporare un piacere leggero… Sento il fuoco, la forza del Leviatano, dentro di me…”
Cardinale Stephan Edwin.
( Berry Islands, Florida, Domenica 17 febbraio 2002 Ore 08.09 Pm )
Si sedette, con aria assente e stanca davanti alla scrivania di mogano lavorato, con noncuranza, come sempre in quegli ultimi giorni. La luce della lampada, posta sul tavolino poco lontano, gli illuminò il viso, irradiando ombre irregolari e distorte, alla sua sinistra. Posò, da un lato, la stilografica dal pennino d’acciaio e si massaggiò le palpebre, stanco.. Eppure non aveva fatto nulla per tutto il giorno. Aveva atteso solo l’arrivo del tramonto, e per tutta la giornata era rimasto indifferente all’eterno ed ipnotico mescolarsi delle onde, all’aria salmastra e della sabbia calda e bianchissima. Non aveva mangiato nulla, e in ogni caso nulla era accaduto.. Guardò il piccolo diario, dalla copertina rossiccia. Sorrise. Del resto che cosa si aspettava ? Lui non aveva l’intuito di Fox Mulder. Il vento, teso e carico d’umidità dell’Atlantico, spalancò la finestra, costringendolo ad alzarsi ed abbandonare così il proprio diario. Ma in fondo, doveva ammettere, di non avere in pratica nulla da scrivere. Erano due settimane che era lì…in quella casa… Due settimane, pensò, mentre chiudeva a fatica la finestra dagli stipiti gonfi dell’umidità marina, in cui aveva compiuto come in una pantomima, gli stessi gesti, le stesse metodiche cose d’ogni giorno… <…debbo…andar via…> Mormorò ad alta voce, quasi rivolto alla stessa casa che lo ospitava. Fissò fuori… Lo stesso paesaggio, sempre uguale…il far, in lontananza, sul promontorio… <…basta…>, mormorò. L’ampio salone, cui era sistemata la scrivania, gemette, con l’aria tesa che attraversava le fessure di legno della vecchia casa, come un sussurro d’un vecchio malato. La polvere, spessa e densa, che sembrava essersi posata su ogni interstizio, su ogni poro della sua pelle, gli chiuse la gola, facendolo tossire. Si risedette, scrivendo a fatica, con la mano tremante, quasi avesse cent’anni… “ 17 febbraio… Ho deciso di andar via ! A questo punto, dopo 14 giorni trascorsi a casa Edwin credo sia l’unica cosa logica da fare. Ho fallito ! O almeno…è fallita l’idea che mi ha spinto qui…qualcosa ho dimostrato, però… La casa, che secondo le superstizioni locali, sarebbe infestata da entità spiritiche, da demoni o fantasmi…..è solo una vecchia casa, del secolo scorso. E debbo dire, ben conservata…Nessun fantasma, nessun segno del…..” Si voltò, mentre uno scricchiolio ancor più pronunciato, lo fece destare dalla trance cui lo scritto sembrava averlo portato. Una lieve, debolissima in verità, curiosità si accese in lui. Forse era quanto stava aspettando. Le scale, che portavano alla buia cantina, gemettero. Si massaggiò il viso, con la barba sfatta che pungeva i palmi delle mani. < E’ solo umidità…>, mormorò. Si risistemò, mentre le ossa dolevano, anch’esse piegate dalla salsedine marina. Canti di balene, in lontananza. “..del demonio…Niente di niente.. solo…è come se avvertissi una sensazione indefinita….lontana eppure presente… Che mi permettesse di alzarmi, di liberarmi dalle barriere fisiche e naturali… Una presenza….presenza….presenza….” Il refolo d’aria divenne sempre più teso. “ …presenza….” Il ciglio del legno, tacque. “…presenza…” La porta si aprì, sbattendo violentemente. La corrente d’aria, umida che preannunziava un temporale in arrivo, entrò sollevando polvere e portando sabbia. “ …presenza….” La scrivania era deserta. Le pagine si mossero, dapprima a fatica, poi con rapidità. “…presenza….” Il diario di chiuse, rovesciandosi da un lato. La sedia di legno, imbottita sullo schienale, scricchiolò. Tutto era deserto….Nulla più segnalava la presenza dell’agente Chris Owens.
CAPITOLO UNO.
( Isola di New Providence, Stato della Florida, Ore 05.08 Pm, Lunedì 25 Febbraio )
Il cielo era azzurro chiaro, quasi bianco. La temperatura di venticinque gradi, feriva il metabolismo delicato di Dana Scully. S’asciugò, con la punta delle dita della mano destra, il sudore dalla fronte, mentre stava in piedi ad aspettare i bagagli nel lungo nastro scorrevole dell’aeroporto di Nassau. Bevette la diet-Coke e fissò, con aria ironicamente afflitta, Fox Mulder. Stava seduto di fronte a lei, con le braccia che sfioravano le gambe, affossato dalla noia. Scully si sistemò la camicetta bianchissima e si calzò gli occhiali da sole, fino allora sistemati sopra la fronte. S’infilò nelle tasche dei pantaloni di tela grigio scuri, il proprio biglietto ed avvicinandosi a lui, gli porse il bicchiere di cartone, domandando: < Ne vuoi ? > Fox scosse la testa. Il cappello di tela leggero, stava infilato sotto il braccio. Scully si sedette al suo fianco. < Coraggio….arriveranno anche i nostri bagagli, no ? > Distese le gambe, picchiettando i piedi ritmicamente, toccando appena la punta delle Nike bianche in tela leggera. < Hai una stringa slacciata…>, mormorò Fox. Lei annuì. Avvicinò la gamba destra, sino a che il ginocchio non ebbe a sfiorare il viso arrossato dal calore improvviso, reso ancor più duro dall’aria condizionata che li aveva cullati nel viaggio in aereo da Washington. Mulder si osservava la polo chiara, ed i jeans aderenti, con una piccola smorfia di disagio. < Credi….insomma…sarà lungo il tratto di mare ? > L’agente dell’FBI finì di allacciarsi la stringa, scovando la propria valigia. Balzò in piedi, picchiettandogli sulla spalla. < Non quanto quello in aereo…>, disse, come battuta. Fox afferrò la valigia rigida, tirandola verso di se. <….e poi scusa….ma sei stato tu, a voler passare le nostre due settimane di ferie in questo posto dimenticato da Dio e dagli uomini…> Mulder sorrise. Le baciò la guancia, mentre Dana chiuse, timida, gli occhioni verdi. < …mmm…immagina….che meraviglioso paradiso….noi due soli…. in un’isola deserta, per due settimane…> Scully sfiorò il suo mento con le dita. < Non andiamo mica alle Haway…> Prese la valigetta rossa. Si diressero verso il ceck-in. < No…però….siamo pur sempre a due passi dalle Bahamas…> Lei sorseggiò di nuovo la coca-cola dietetica e sudata per via del calore opprimente, osservò: < Auff…insomma c’era anche la Florida…E li fanno sconti, agli agenti federali…> Mulder fece un debole sorriso. < Noto del sospetto, nelle tue parole, Dana ! > Scully si sistemò in fila, fissandolo. < Bhè….mi sembra sospetto che tu, che non hai mai fatto un sol giorno di ferie nella vita…ti decida a portarmi in un isolotto sperduto delle Bahamas, così per sfizio…> Mulder posò la valigia sul nastro di controllo, sorridendo ad un agente vestito con una uniforme chiara. Attese, fischiettando, che anche Scully facesse vidimare il proprio passaporto e prese la valigia, sorpreso dal peso. < Poca roba, vero ? > Lei scosse la testa. < Ormai…puoi dirmelo, no ? > Mulder fece una furbesca faccia stupita. < Di che parli ? > Scully disegnò, con le labbra, una smorfia sottile. < Il motivo del nostro sbarco a Berry Islands…o debbo dedurre che ti piacciono i pescherecci ed il triangolo delle Bermude ? > L’abbracciò, cingendole la vita. < Ferie da sola, non ne passi più…..dopo quel che hai combinato a Philadelphia…> La baciò, mentre Scully si vergognava, come una ragazzina. < …andiamo…c’è gente…>, sussurrò. Mulder le baciò appena il lobo dell’orecchio, per poi sussurrarle: <..senti se ti piace il programma….Sveglia al mattino, colazione…gita in spiaggia.. pennichella ed ozio con bagni in un mare cristallino, sino a sera tarda…ingannando il tempo con dolcissimi teté à teté….cena a base di molluschi, pesci dell’oceano ed ogni altro ben di Dio datoci dalle Bahamas….E poi, per tutte le volte che avremo voglia, il passatempo che più ci ruberà tempo ed energie…> <….quale ? >, chiese lei, maliziosa. Fox la baciò di nuovo, lentamente, come per sincerarsi che non potesse sfuggirle, sentendo il dolce sapore delle sue labbra fresche e morbide. <…mm…credo…fare all’amore…in tutti i modi più stuzzicanti che conosci…> Dana sorrise, socchiudendo appena le palpebre. Aveva capito immediatamente che Fox stava mentendole. Ma ugualmente si sentiva bene, fra le sue braccia. Ora che la sezione Xfiles era chiusa, per via della convalescenza del vice-direttore Grey, i due agenti avevano incarichi di supporto, nulla più. Molto meglio una vacanza, pensò lei. Anche se mascherata dalle intenzioni di Mulder. Parlò con voce calda, sfiorandogli l’orecchio. < Non posso immaginare…passatempo migliore…>
( 90 miglia ad est della costa della Florida, a metà strada fra New Providence e Berry Islands, Ore 07.47 Pm, stesso giorno )
La nave accese tutte le luci di prora e di poppa, divenendo un puntino luminoso quasi compresso fra il cielo orami buio e la massa in perenne movimento del mare. L’odore denso e penetrante della salsedine marina, fu aspirato a pieni polmoni da Dana Scully. Stava con la camicia allacciata appena sopra l’ombelico, con un grosso nodo vistoso, sul ponte di destra dell’imbarcazione, mentre il vento teso la faceva tremare. Rammentò ben altri viaggi, ed altre navi….compiuti nell’oceano… Papà…. Rammentò, come fosse accaduto ieri e sarebbe rimasto per sempre nella sua memoria, la prima volta nella quale ebbe modo di salire a bordo dell’incrociatore comandato da papà. Le era parso immenso, come una corazzata. Il cuore le batteva fortissimo. E provò, quanto aveva provato Ismaele…imbarcandosi sulla baleniera maledetta di Achab. I pantaloni erano sferzati dal vento tesissimo. < …papà…..>, mormorò Dana. Era parte di lei…essere triste, era una parte del suo io, anche nei momenti di felicità e tranquillità, rari come diamanti.. In lontananza vide, nella densa e gelida schiuma del mare, la sagoma inconfondibile di un branco di focene. Lei era capace, nonostante vedesse il mare rare volte, di saper distinguere le sagome dei grandi cetacei oceanici. Sia per via delle letture che aveva fatto in tutti quegli anni, sia per quanto papà le aveva mostrato, da bambina. Mulder si affiancò, con il volto pallido e la nausea da mal di mare, opprimente. < …credi…che n’avremo ancora per molto ? > Lei accarezzò la sua mano, fissando la linea appena visibile dell’orizzonte, come una fessura fra due masse enormi ed eterne. <…stavo pensando….debbo dirti che….che sono così felice….insomma ho sempre sognato di….stare con te, così…> Mulder sfiorò la scollatura della camicia di Scully, il cui reggiseno bianco s’intravedeva appena. Lei fermò le sue dita, con una stretta lievissima ed un delicato sorriso d’imbarazzo. <…nessuno…è mai stato tanto dolce….con me…> Le abbracciò le spalle, avvicinandosi a lei, evitando di guardare la chiglia, con la schiuma ribollente dell’acqua, che accresceva la nausea di Mulder. <…ti amo…! Davvero ! Non ha mai amato nessuno come amo te ! E credo sia giusto che tu sappia la vera causa del nostro viaggio a Berry Islands, Stella del mattino…> Scully sospirò, adagiandosi sul suo petto, come un comodo cuscino. La schiuma bianchissima degli spruzzi delle focene, si disegnava con mano Divina. <…non mi dire nulla…..per questa sera ! E del resto…non m’importa….perché… affronterei tutto….con te al mio fianco….> Mulder le baciò la testa, come si fa ad una bambina, docile ed indifesa. La sentì tremare. < Senti freddo ? >, le chiese. Scully sospirò. < Un po’…ma è così bello…stare qui…guardare il mare….ricordo tante cose…. della mia infanzia….della mia vita…> Mulder chiuse gli occhi….il tempo sembrava fermo, immobile come il cielo stellato. < Le balene, nel mare, obbediscono alla voce di Dio…> Dana sussurrò appena questo passo, senza, forse, che Fox la udisse. Abbracciò Fox per la vita, appoggiandosi così al parapetto del ponte. L’oceano…la sua immensità…maestosità….la sua bellezza ed i suoi pericoli… E loro, così soli ed indifesi… Come le verità, con cui gli Xfiles li avrebbero costretti a confrontarsi.
CAPITOLO DUE.
( Berry Islands, Stato della Florida, Ore 10.04 PM, stesso giorno )
L’acqua delle Berry Islands, era un cristallo trasparente, dai riflessi cerulei. La barriera corallina, in certi punti sembrava sfiorare la chiglia della nave, pronta ad accoglierla in un abbraccio mortale. La nave, su cui erano imbarcati gli agenti federali, sfiorò un relitto, una grossa nave da carico sbattuta con la barriera da un uragano, che assumeva i toni di un monumento dall’antichissimo passato, irto di coralli e di ruggine. Gli ultimi stormi di gabbiani e pellicani, si dirigevano verso l’isola, planando nel vento teso diretto ad Ovest. Le Berry Islands erano un complesso di cinque isole quasi spuntate per caso nell’oceano Atlantico, fra le Bahamas ed Andros. Due erano disabitate e nelle altre, la popolazione locale residente per tutto l’anno, non superava le cento unità. Ora con l’oscurità, tutto era adombrato dal color seppia della notte, ma con il sorgere del sole, i due agenti avrebbero potuto osservare la bellezza dei colori caraibici, disegnati da mano aggraziata, tali da poter essere descritti solo dalla penna di Hermingway. La nave attraccò nel piccolo porto, con sullo sfondo poche case, quattro o cinque in tutto, di color chiaro, dal verde acqua al bianco avorio. Mulder scese, soddisfatto e naufrago da quel viaggio che ai suoi occhi ed al suo stomaco, tanto gli rammentò Robinson Crosoe. S’appoggiò alla valigia, benedicendo Iddio per la terraferma. Le poche luci erano accese e nonostante fosse ormai sera tarda, avvertì subito il caldo opprimente. Percorsero un lungo e possente porticciolo di legno, saldo baluardo contro l’imperversare inatteso di qualche uragano tropicale e giunti al porto, Dana sospirò, nostalgica per aver lasciato il mare e la bellezza dell’oceano. < Tutto bene ? >, domandò. Lui fece un indecifrabile cenno con la mano, osservando il lento e millenario sciacquio dell’acqua contro la riva sabbiosa. < Bella traversata….molto romantica…> Le parole di Scully erano lente e calde e penetrarono come frecce leggere nel cuore di Fox. Sorrise. < Preferivo un fine settimana allo stadio di hockey…> Scully gli gettò, sorprendendolo, le braccia al collo, con un gesto istintivo, come una ragazzina. Sentì il calore della sua pelle. <…mmm..all’aeroporto sembravi più distaccata….>, osservò Mulder. Lei respirò forte, cercando di riacquistare freddezza e lucidità. < Scusa…io…Il fatto è che siamo sempre costretti a…mascherare quanto proviamo, nel nostro lavoro…Non mi sembra vero che noi…si possa stare così…> Mulder le cinse le spalle, sfiorandole con due dita i capelli rosso Tiziano. S’incamminarono lentamente, nell’ufficio di polizia portuale, ove Mulder aveva faxato il giorno antecedente alla partenza. Poco prima di arrivare alla soglia, Scully si scostò, forse per imbarazzo, forse per la forza dell’abitudine. Mulder le sfiorò le labbra, con due dita. < Non tornare fredda come tuo solito….un po’ di paradiso non potrà che farci bene ! > La strinse a se, dandole un delicato bacio su di una guancia. Lasciarono le valigie sul piccolo porticato di legno mentre la luce fluorescente, friggeva le grosse zanzare con un crepitio fastidioso. Mulder aprì, mostrando un sorriso formale. L’ufficio era piccolo, tappezzato di fotografie di bellezze mirabili, in atteggiamenti che non avevano alcun bisogno di commento. < L’hai arredata tu ? >, chiese Dana, ironica. Mulder picchiettò sul campanello da tavolo, fissandola. Minuta, d’una bellezza tanto diversa da quelle pin-up che apparivano in quei poster… Ma era tanto dolce….da sembrargli un pulcino sotto la pioggia. Apparve, dal retro, un grosso ed obeso personaggio, che ispirava simpatia non appena si incrociava il suo sguardo. < Salve ! Benvenuti alle Berry Islands…gli atolli bianchissimi e i coralli, le acque cristalline e i pesci caraibici, vi danno il benvenuto ! Marito e moglie ? O coppia in cerca di dolcezza ? > Scully arrossì, visibilmente. Mulder addentò un seme di girasole, mormorando: < Due piccioncini….come si vede benissimo…> Scully sorrise, imbarazzata e confusa. <..Ho faxato ieri….spero non ci siano problemi…> L’uomo mutò espressione, come se avesse ricevuto una notizia inaspettata. < Siete venuti per casa Edwin ? Pensavo arrivaste domattina…dovrete alloggiare qui….perché i collegamenti sono interrotti, con l’isola, dopo le nove…> Scully gettò un’occhiata a Mulder, come per dire “ Va bene “. S’appoggiò alla grossa valigia, capendo quanto stava macchinando Fox. Fece un sorriso stretto, disegnandolo appena con la bocca sottile.
_________________ " Il locale è triste e sta sempre qua ! "
" Dylan Dog è arrivato allo scontrino fiscale "
Oriana Fallaci ti amo.
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