Un paio di giorni fa in libreria vedo spuntare tra scaffali questo libriccino:
Vedendolo da lontano penso:"Cavolo! Quella mi sembra la locandina di un film di Fulci!" (dopo ho realizzato che era quella di "Sette note in nero") e mi avvicino, incuriosito. Do un'occhiata al titolo, "Le lune nere", che di primo acchito non mi dice nulla. Sto per lasciar perdere quando lo sguardo mi cade sul nome dell'autore: Lucio Fulci. Ora ricordo! Avevo letto da qualche parte che una sua raccolta di racconti era stata pubblicata negli anni Novanta. Evidentemente il libello che ho per le mani è una ristampa. Per dovere verso il Poeta del Macabro DEVO acquistarlo! E lo faccio.
Ok, abbandoniamo questo fastidiosissimo presente storico
e passiamo alla disamina del libro:
L'ho quasi finito (è molto breve, 152 pagine) e posso dire che, dal punto di vista dello stile, il buon vecchio Lucio non è nato per fare lo scrittore: non che ci siano errori o cose del genere, ma spesso le frasi sono contorte e poco chiare ad una prima lettura (e si capisce che non è un effetto voluto dall'autore). Bisogna ammettere che in un paio di racconti Fulci usa uno stile semi-sperimentale molto piacevole, che definirei "alla Sclavi", ma sono episodi isolati.
Parlando dei temi, come è facile immaginare, si tratta di racconti horror. E qui ritroviamo il Fulci cinematografico: trame ridotte all'osso, minuziosità descrittiva negli squartamenti, humor nero a valanghe e finali in sospeso. Non manca un pizzico di critica sociale, elemento che nei suoi film più famosi forse era assente. Particolarmente delizioso il racconto "Contestazione" in cui un feto senziente decide di odiare i suoi genitori prima ancora di essere nato. Dai racconti "Porte del nulla" e “Voci dal profondo” Fulci ha tratto due dei suoi ultimi film.
In sostanza una lettura piacevole, a patto di non aspettarsi troppo. Lo consiglio in particolare ai fulciani duri e puri.