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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 5:24 pm 
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@alemans ma no, è la stessa cosa! è come se in un’avventura di Sherlock Holmes si scoprisse che l’assassino è Lestrade, o Watson. Come se in un albo di DYD si scoprisse che il colpevole è Bronsky, impazzito chissà come, chissà perché. Sarebbe una porcata, no? :D Sulle regole tecniche del giallo e del noir ci torneremo poi. Rileggiamoci Mater Morbi và.

C’è stato un tempo in cui avevo un nome. C’è stato un tempo in cui avevo un lavoro. C’è stato un tempo in cui ero un uomo [la ripetizione ossessiva richiama goffamente la tagline di qualche film d’azione di quarta categoria tipo Crank o roba simile; incipit debole], qualunque cosa questo significhi. Poi le cose sono cambiate. La malattia mi ha cambiato. No, non sto bene. Forse non starò bene mai più. (Segue un passaggio molto efficace sulla risonanza magnetica). Come sono arrivato qui dentro? Quand’è che la mia vita ha cominciato a finire? [lezioso, esagerato]. Credo che il primo segnale sia stata una leggera influenza… mi sono prescritto da solo un paio di aspirine e sono andato avanti con la mia vita. Poi è arrivato il tremore alle mani e la debolezza nelle gambe… ho pensato di aver esagerato con i medicinali e li ho sospesi. A quel punto ho cominciato ad avere problemi alla vista e le vertigini [Troppo dettagliato, andava assolutamente asciugato. Non siamo su Medicina33] Mi sentivo malissimo e sarei dovuto andare subito da un dottore. Ma le malattie mi spaventano a morte e, come ogni buon ipocondriaco che si rispetti, i dottori mi spaventano ancora di più! Quando vado da un medico ho sempre paura che scopra che sono affetto da un male incurabile e mortale… è per questo che non ci vado mai… preferisco non sapere. [Questo è uno dei passaggi più goffi in assoluto, troppo “spiegato per filo e per segno”. L’impressione è che la sequenza iniziale sarebbe stata molto più efficace senza tutto questo papiello.] Bla bla professor Faber, un luminare della medicina diagnostica [cos’è la medicina diagnostica?] Bla bla, un salto nel buio. Dylan si addormenta e quando si sveglia si ritrova in un reparto da film horror con una infermiera deforme che parla come la comparsa di un videogioco. D’altronde, quand’è che i personaggi di Recchioni non parlano come le comparse di un videogioco? Si tratta di una scelta estetica ben precisa. Una scelta che non mi piace (soggettività), ma è comunque una scelta. Andiamo avanti.
L’incubo e l’ingresso di Vincent sono semplicemente mal scritti. Dialoghi e dida sono contorti (oggettività). Il modo in cui Vincent descrive il suo calvario è preciso identico a quello usato da Dylan all’inizio (voluto anche qui? probabilmente. Ma comunque contorto). Lo stile è didascalico, e richiama alla mente quei raccontini che si trovano in rete scritti da esordienti che per paura di non spiegarsi abbastanza si incartano dilungandosi sulle descrizioni. La scelta delle singole parole denota scarsa attenzione per la fluidità del discorso (“…e magari qualche onorificenza da parte dell’ambiente scientifico…” si poteva rendere meglio). Poi comincia un altro lunghissimo monologo interiore di Dylan, stavolta obiettivamente più ricco di immagini interessanti, più riuscito. Riuscito, se ci dimentichiamo che a parlare è un personaggio che si chiama Dylan Dog, ma è un discorso a parte che è inutile affrontare qui. Quel che voglio dire è che, per quanto banalotto nei contenuti, da un punto di vista tecnico non ha niente che non vada.
Pg. 53. Arriva Mater Morbi. Dylan la riconosce e naturalmente lei parte subito con le battutone sopra le righe da film anni 80: “Sei un ragazzo sveglio, Dylan…” “Vuoi dire che non avresti voglia di farti un goccetto?” “Non resistermi Dylan, togli il peccato dalle mie labbra”. Arriva il dialogo-capolavoro:

“Ti fidi di me?” (ma perché dovrebbe? Non ha proprio senso)
“No.” (giustamente)
“E fai bene” (brava)

“Che cosa vuoi da me?”
“Semplicemente tutto. Sei disposto a darmelo?” (ma perché dovrebbe parte 2)
“Vai al diavolo!”

… (segue una parte del dialogo fra DYD e MM piuttosto efficace. “Io sono la febbre che…” MM si sta ancora presentando. Sarà un presentazione molto lunga ancora, che culmina con la bruttura sull’accanimento terapeutico di pagina 66.) Sorvolo su questa faccenda dell’accanimento terapeutico in quanto troppo coinvolto per ragioni professionali. Comunque il tema poteva e doveva essere espresso con maggiore delicatezza invece di essere sbattuto così in faccia al lettore, almeno in questo punto. Fioccano le metafore, si cita Wittgenstein. La citazione è a proposito, ma non in bocca al ragazzino. La tesi che la malattia ti fa maturare prima è chiarissima ma non mi trova d’accordo (soggettività). Così poi è semplicemente esagerato (oggettività).

Pg. 81 “Ehi! Bada a come parli!”
“Cosa c’è… la verità ti ferisce?”

Comincia il balletto della seduzione. Dipingere un’entità astratta come una ragazzina capricciosa è efficiente in questo caso specifico e lo sarebbe ancora di più se MM non parlasse e non si comportasse precisamente come ogni singolo personaggio femminile recchioniano, cioè come una perfetta cretina. La psicanalisi qui mi sembra abbastanza superficiale. E’ chiaro perché MM lasci andare Dylan (tanto non sarà mai libero), non si capisce il perché della scena di sesso, anzi si capisce: se no non aveva senso dare alla madre delle malattie l’aspetto di un troione di periferia. Comunque ricordo che all’epoca gradii molto. DYD è anche tette e culi.

Pg. 94. Arriva un passaggio che avevo rimosso, ma che ora come ora trovo semplicemente indifendibile. “Vincent ha avuto la forza di accettare la sua malattia (ma più che altro era diventato lo schiavetto di Mater Morbi… dove sta la forza?) e di vivere con essa senza sprecare la sua esistenza in una guerra contro il suo stesso corpo.” Non solo contraddice quanto detto poco prima, ma è anche politicamente inaccettabile. Curarsi non è combattere una guerra contro il proprio corpo. E’ un’idea semplicemente sbagliata.

Pg. 96 “Adesso almeno ha trovato la pace”
“Io credo che l’abbia sempre avuta”

Ma cosa? Ma che stai dicendo? Mater Morbi lo aveva plagiato, è chiarissimo dal racconto. A pg 69 Vincent lo libera per finta, gli dà una speranza effimera e poi lo getta in pasto ai tormenti. Quale pace? La pace di che?

Finale vabbè, quasi manieristico, come diceva qualcuno tanto tempo fa. Il dibattito etico tra il dottore giovane e quello che sembra Kinsky è interessante (a che serve combattere la malattia? non è solo un rimandare l’inevitabile? Ecc ecc). Sarebbe più interessante se Kinsky non fosse in malafede. La tesi avanzata è che il consorzio medico faccia un vero e proprio patto con la Malattia. Di conseguenza, l’opinione di Kinsky è irrilevante: lui è il villain.
In definitiva: non c’è armonia (oggettività). L’albo sembra scritto da tre persone diverse che non si sono parlate molto durante il processo creativo. L’opera di un autore esordiente, piena di intuizioni interessanti ma anche piena di difetti tecnici. Non mi pare un esempio di bella scrittura. Un ottimo esordio (soggettività) cui non è seguita una riflessione autentica e quindi una crescita artistica. Tanto è vero che Recchioni scrive ancora così. I personaggi senza una psicologia convincente, il messaggio finale che piomba sul lettore come un macigno, i livelli di lettura predigeriti e sbattuti in faccia, ostentati con l’orgoglio di stare dicendo chissà che. Se dovessi dare un consiglio spassionato a Recchioni, gli direi di migliorare le proprie letture. Un po’ di Bolano, Virginia Woolf, Celine, Franzen.

EDIT.

Per quanto riguarda Memorie vorrei poter esprimere un parere articolato ma mi è impossibile. Sfido chiunque a trovare dieci parole di troppo in quell’albo. Inizio a rileggerlo e puntualmente arrivo al personaggio di Aileen e mi commuovo. Una povera crista, umile tra gli umili, che dopo una giornata passata a prenderlo in tutti i sensi possibili si vorrebbe solo fare una dormita, e invece arriva il maniaco. E lei con gli occhi bassi lo fa entrare, accettando anche di fare l’amore con lui pur di potersi riprendere presto quel minimo di tempo libero che ha, quel minimo di libertà che ha. E niente, il tizio l’ammazza. Ed ecco che per me la storia potrebbe anche finire a pagina 12, con l’invisibile che diventa invisibile perché è morta l’unica persona che si sia mai accorta di lui: la prostituta che lui ama perché una volta gli ha sorriso.


Ultima modifica di Don Cristo il lun apr 04, 2016 7:02 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 5:36 pm 
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Iscritto il: lun dic 21, 2015 5:31 pm
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Io devo dire di aver apprezzato Mater Morbi, nessun capolavoro ma risalta in mezzo al mare di mediocrità che si legge in italia da tot anni a questa parte (si salvano in pochi).
Avrei preferito di gran lunga una mater morbi non cosplayfriendly, ma una bruttona assurda. Sarebbe stato coerente.
Se molti non si abbandonano alla malattia, non la accettano, è perché fa paura, fa schifo, ti rende un catorcio, ti rende schifoso, ti rende inguardabile, fa allontanare la gente, ti umilia. La malattia è semplicemente qualcosa con cui nessuno vuole convivere.
Se me la rappresenti bona oltremodo, per quale motivo non dovrei scoparci (metaforicamente)?
Tecnicamente io trovo molto sopravvalutato Recchioni, il quale è un buon artigiano, ma non un artista. E' estremamente derivativo nel modo più capriccioso possibile. Tutto ciò che lo colpisce ed entra nel suo immaginario va automaticamente incorporato nelle sue storie, senza la fatidica domanda che tutti dovrebbero porsi. Perché?

Tornando ot o mi sparano, Mater Morbi sta a Memorie dall'Invisibile come i racconti di Poe stanno a quelli di King. C'è chi preferisce il Re (non io, manco per scherzo), ma nessuno che conosca entrambi direbbe mai che i secondi sono meglio dei primi.

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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 5:42 pm 
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Iscritto il: ven feb 20, 2015 5:53 pm
Messaggi: 2562
Don Cristo ha scritto:
Comincia il balletto della seduzione. Dipingere un’entità astratta come una ragazzina capricciosa è efficiente in questo caso specifico e lo sarebbe ancora di più se MM non parlasse e non si comportasse precisamente come ogni singolo personaggio femminile recchioniano, cioè come una perfetta cretina

Personalmente, dopo aver letto quasi cento numeri di John Doe, (più tutte le storie della trapassati inc)la prima cosa che ho pensato è stata...ma dai, ANCORA??? :o :o :o
Drake 2.0 ha scritto:
Avrei preferito di gran lunga una mater morbi non cosplayfriendly, ma una bruttona assurda. Sarebbe stato coerente.
Se molti non si abbandonano alla malattia, non la accettano, è perché fa paura, fa schifo, ti rende un catorcio, ti rende schifoso, ti rende inguardabile, fa allontanare la gente, ti umilia. La malattia è semplicemente qualcosa con cui nessuno vuole convivere.
Se me la rappresenti bona oltremodo, per quale motivo non dovrei scoparci (metaforicamente)?

Penso se lo siano domandato in molti....
Tra l'altro sempre in JD anche Fame non è che fosse una bonazza...
Spoiler!
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Quindi, perché la malattia dovrebbe essere una donna bellissima?

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Riflesso nello specchio,
vidi per la prima volta il mio vero oi.
https://www.instagram.com/dipintendo


Ultima modifica di dipintendo il lun apr 04, 2016 5:53 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 5:50 pm 
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Iscritto il: ven mar 18, 2005 12:15 pm
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Località: Verona
Drake 2.0 ha scritto:
Rispetto il tuo parere, ma non riesco proprio a vederla così.
Già non abbiamo dei veri critici fumettistici, al contrario di quelli cinematografici e letterari, quantomeno io cerco di contribuire ad un po' di oggettività.


Io cerco sempre di essere oggettivo, ma questo non mi impedisce di valutare gli albi con voti "emozionali". Non possiamo farci appesantire dall'intera storia del fumetto ogni volta che prendiamo in mano un albo. Esempio: su un'ottima rivista di cinema come Film TV càpita regolarmente che i recensori assegnino dei 10 ai film che hanno visto; questo, va da sé, non significa che i film in questione siano dei capolavori della settima arte all'altezza di Quarto potere o La corazzata Potemkim, ma solo che per i recensori quei film sono a modo loro perfetti.

Idem per Dylan: dopo aver letto – che so – Tueentoun l'ho considerata una storia da 10. "Se dai 10 a questa, cosa dai a Memorie dall'invisibile?" (domanda che ricorre quasi ogni mese). 10 anche a quella, ovviamente, il che non mi impedisce di considerarla complessivamente migliore.

Il discorso che si faceva sul 6 di Nedellis era un altro, ovvero che (almeno) l'oggettività della scala di valutazione decimale dovrebbe essere acquisita, e se un albo non è piaciuto è meglio dargli 5 invece che 6.

_________________
È la mia opinione, e la condivido.

Ciao,
Teo


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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 9:56 pm 
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Iscritto il: mer apr 17, 2013 11:22 am
Messaggi: 989
Località: Corbetta
Ciao Don...
scrivo qualche appunto sul testo che hai scritto tu con un colore diverso
“C’è stato un tempo in cui avevo un nome. C’è stato un tempo in cui avevo un lavoro. C’è stato un tempo in cui ero un uomo [la ripetizione ossessiva richiama goffamente la tagline di qualche film d’azione di quarta categoria tipo Crank o roba simile; incipit debole] (non mi pare così ripetitivo sono solo tre vignette, suvvia), qualunque cosa questo significhi. Poi le cose sono cambiate. La malattia mi ha cambiato. No, non sto bene. Forse non starò bene mai più. (Segue un passaggio molto efficace sulla risonanza magnetica). Come sono arrivato qui dentro? Quand’è che la mia vita ha cominciato a finire? [lezioso, esagerato] (probabilmente te lo posso passare però è un albo in cui si esagera volutamente). Credo che il primo segnale sia stata una leggera influenza… mi sono prescritto da solo un paio di aspirine e sono andato avanti con la mia vita. Poi è arrivato il tremore alle mani e la debolezza nelle gambe… ho pensato di aver esagerato con i medicinali e li ho sospesi. A quel punto ho cominciato ad avere problemi alla vista e le vertigini [Troppo dettagliato, andava assolutamente asciugato. Non siamo su Medicina33] (troppo dettagliato? fammi capire quattro sintomi sono troppo dettaglliati? A sto punto l'incipit di memorie è ugualmente dettagliato dato che usa anche lì diverse battute per dire che è un uomo solo) Mi sentivo malissimo e sarei dovuto andare subito da un dottore. Ma le malattie mi spaventano a morte e, come ogni buon ipocondriaco che si rispetti, i dottori mi spaventano ancora di più! Quando vado da un medico ho sempre paura che scopra che sono affetto da un male incurabile e mortale… è per questo che non ci vado mai… preferisco non sapere. [Questo è uno dei passaggi più goffi in assoluto, troppo “spiegato per filo e per segno”. L’impressione è che la sequenza iniziale sarebbe stata molto più efficace senza tutto questo papiello.] (soggettivo però ci può stare, dai) Bla bla professor Faber, un luminare della medicina diagnostica [cos’è la medicina diagnostica?] (in effetti non lo so neanche io) Bla bla, un salto nel buio. Dylan si addormenta e quando si sveglia si ritrova in un reparto da film horror con una infermiera deforme che parla come la comparsa di un videogioco. D’altronde, quand’è che i personaggi di Recchioni non parlano come le comparse di un videogioco? Si tratta di una scelta estetica ben precisa. Una scelta che non mi piace (soggettività), ma è comunque una scelta. Andiamo avanti. (esatto. E direi che fino a qui è tutta una questione puramente soggettiva)
L’incubo e l’ingresso di Vincent sono semplicemente mal scritti. Dialoghi e dida sono contorti (oggettività). Il sogno cominica a pagina 24 e finisce a pagina 26. Poco dopo a pagina 27 c'è Vincent che parla a Dylan. Dove è la contorsione? L'unica domanda che se fossimo in un ospedale realistico verrebbe da dire sarebbe "da dove compare victor?". Ma non è questo il caso. Il modo in cui Vincent descrive il suo calvario è preciso identico a quello usato da Dylan all’inizio (voluto anche qui? probabilmente. Ma comunque contorto).Non mi sembrano per nulla simili. Solo quando descrive i sintomi per il rsto parla di come si sente lui da un punto di vista emotivo e con una sequenza di ricordo pag 31 che a me ha colpito molto nella semplicità. L'unica cosa che non mi ha intrippato in quel dialogo è la domanda sui dottori se vogliono realmente sconfiggere le malattie. Detta da MM ha un senso ma dal bimbo un pò meno. Lo stile è didascalico, e richiama alla mente quei raccontini che si trovano in rete scritti da esordienti che per paura di non spiegarsi abbastanza si incartano dilungandosi sulle descrizioni. A me non sembra anzi non dura molto e non mi pare pesante La scelta delle singole parole denota scarsa attenzione per la fluidità del discorso (“…e magari qualche onorificenza da parte dell’ambiente scientifico…” si poteva rendere meglio). Poi comincia un altro lunghissimo monologo interiore di Dylan, stavolta obiettivamente più ricco di immagini interessanti, più riuscito. Riuscito, se ci dimentichiamo che a parlare è un personaggio che si chiama Dylan Dog, ma è un discorso a parte che è inutile affrontare qui. Quelle da pagina 35 a pagina 36 sono le mie riflessioni preferiteQuel che voglio dire è che, per quanto banalotto nei contenuti, da un punto di vista tecnico non ha niente che non vada.Dai banalotto, non esagerare. E' una riflessione interessante. Altrimenti tutto potrebbe essere banalotto.
Pg. 53. Arriva Mater Morbi. Dylan la riconosce e naturalmente lei parte subito con le battutone sopra le righe da film anni 80: “Sei un ragazzo sveglio, Dylan…” “Vuoi dire che non avresti voglia di farti un goccetto?” “Non resistermi Dylan, togli il peccato dalle mie labbra”. Arriva il dialogo-capolavoro:

“Ti fidi di me?” (ma perché dovrebbe? Non ha proprio senso)
“No.” (giustamente)
“E fai bene” (brava)

“Che cosa vuoi da me?”
“Semplicemente tutto. Sei disposto a darmelo?” (ma perché dovrebbe parte 2)
“Vai al diavolo!”

Queste sono sequenze tipicamente recchioniane. Anche a me non hanno entusiasmato. Le ho prese come un primo gioco tra Dylan e MM. Lei che cerca di ammaliarlo e li che vuole resistere per poi alla fine cedere. Sono d'accordo con te che poteva essere gestita meglio.

… (segue una parte del dialogo fra DYD e MM piuttosto efficace. “Io sono la febbre che…” MM si sta ancora presentando. Sarà un presentazione molto lunga ancora, che culmina con la bruttura sull’accanimento terapeutico di pagina 66.) Sorvolo su questa faccenda dell’accanimento terapeutico in quanto troppo coinvolto per ragioni professionali. Comunque il tema poteva e doveva essere espresso con maggiore delicatezza invece di essere sbattuto così in faccia al lettore, almeno in questo punto. Fioccano le metafore, si cita Wittgenstein. La citazione è a proposito, ma non in bocca al ragazzino. La tesi che la malattia ti fa maturare prima è chiarissima ma non mi trova d’accordo (soggettività). Così poi è semplicemente esagerato (oggettività).

PEnsa che invece questa è stata la parte che ho preferito. Rispetto a MDI dove tutto è molto soffiato, detto piano qui è tutto molyo più urlato. Che poi se guardi è la differenza tra i due autori. Per certi casi preferisco Sclavi ma qui non sarebbe stato coerente con il resto del racconto.

Pg. 81 “Ehi! Bada a come parli!”
“Cosa c’è… la verità ti ferisce?”

Comincia il balletto della seduzione. Dipingere un’entità astratta come una ragazzina capricciosa è efficiente in questo caso specifico e lo sarebbe ancora di più se MM non parlasse e non si comportasse precisamente come ogni singolo personaggio femminile recchioniano, cioè come una perfetta cretina. La psicanalisi qui mi sembra abbastanza superficiale. E’ chiaro perché MM lasci andare Dylan (tanto non sarà mai libero), non si capisce il perché della scena di sesso, anzi si capisce: se no non aveva senso dare alla madre delle malattie l’aspetto di un troione di periferia. Comunque ricordo che all’epoca gradii molto. DYD è anche tette e culi.

Per far vedere tette e culi!! In realtà credo che sia per simboleggiare l'amore. Spesse volte, o almeno io l'ho sempre creduto, anche Sclavi usa le scene di sesso per far capire l'amore. E anche perchè è il modo migliore per far capire che due persone si amano. Siamo prima de "il cuore degli uomini". Dylan amava ancora :-):-)

Pg. 94. Arriva un passaggio che avevo rimosso, ma che ora come ora trovo semplicemente indifendibile. “Vincent ha avuto la forza di accettare la sua malattia (ma più che altro era diventato lo schiavetto di Mater Morbi… dove sta la forza?) e di vivere con essa senza sprecare la sua esistenza in una guerra contro il suo stesso corpo.” Non solo contraddice quanto detto poco prima, ma è anche politicamente inaccettabile. Curarsi non è combattere una guerra contro il proprio corpo. E’ un’idea semplicemente sbagliata.

E qui secondo me arriva il pezzo migliore. Da un punto di vista umano lottare contro la malattia è sicuramente qualcosa di positivo. Perchè l'etica o meglio la natura che abbiamo in fondo noi umani è sempre quella di cercare la vita. Ma per un corpo in sofferenza anche lasciarsi andare potrebbe equivalere a una liberazione. Dylan ha scelto di combattere e quindi di soffrire, di stressare il proprio corpo (per vivere successivamente - quindi potrebbe avere fatto la scelta giusta - a posteriori) quindi potrebbe anche essere stata la scelta giusta. Il bambino invece no. Ma la domanda è. Ha preferito "arrendersi" o "evitare di sprecare la sua vita lottando (forse) inutilmente"? Queste sono le riflessioni che mi incutono questo passaggio. Per questo penso anche rispondendo a Dear che sia molto più sibillino e fa riflettere non solo perchè riflette il protagonista.

Pg. 96 “Adesso almeno ha trovato la pace”
“Io credo che l’abbia sempre avuta”

Ma cosa? Ma che stai dicendo? Mater Morbi lo aveva plagiato, è chiarissimo dal racconto. A pg 69 Vincent lo libera per finta, gli dà una speranza effimera e poi lo getta in pasto ai tormenti. Quale pace? La pace di che?

Invece per me Vincent lo libera per permettergli di scegliere. Incatenato così non sceglierebbe nulla. Non a caso cita Wittgesnstein dicendo che la cosa peggiore da fare è ribellarsi. E' poi Dylan che vuole scappare e vuole decidere per lui.

Finale vabbè, quasi manieristico, come diceva qualcuno tanto tempo fa. Il dibattito etico tra il dottore giovane e quello che sembra Kinsky è interessante (a che serve combattere la malattia? non è solo un rimandare l’inevitabile? Ecc ecc). Sarebbe più interessante se Kinsky non fosse in malafede. La tesi avanzata è che il consorzio medico faccia un vero e proprio patto con la Malattia. Di conseguenza, l’opinione di Kinsky è irrilevante: lui è il villain.

In definitiva: non c’è armonia (oggettività). Ma i oce la trovo... :( :( L’albo sembra scritto da tre persone diverse che non si sono parlate molto durante il processo creativo. L’opera di un autore esordiente, piena di intuizioni interessanti ma anche piena di difetti tecnici. Non mi pare un esempio di bella scrittura. Un ottimo esordio (soggettività) cui non è seguita una riflessione autentica e quindi una crescita artistica. Tanto è vero che Recchioni scrive ancora così. I personaggi senza una psicologia convincente, il messaggio finale che piomba sul lettore come un macigno, i livelli di lettura predigeriti e sbattuti in faccia, ostentati con l’orgoglio di stare dicendo chissà che. Se dovessi dare un consiglio spassionato a Recchioni, gli direi di migliorare le proprie letture. Un po’ di Bolano, Virginia Woolf, Celine, Franzen.

Su tutto il resto sono idee tue. L'unica cosa su cui concordo sono gli autori che citi.

EDIT.

Per quanto riguarda Memorie vorrei poter esprimere un parere articolato ma mi è impossibile. Sfido chiunque a trovare dieci parole di troppo in quell’albo. Inizio a rileggerlo e puntualmente arrivo al personaggio di Aileen e mi commuovo. Una povera crista, umile tra gli umili, che dopo una giornata passata a prenderlo in tutti i sensi possibili si vorrebbe solo fare una dormita, e invece arriva il maniaco. E lei con gli occhi bassi lo fa entrare, accettando anche di fare l’amore con lui pur di potersi riprendere presto quel minimo di tempo libero che ha, quel minimo di libertà che ha. E niente, il tizio l’ammazza. Ed ecco che per me la storia potrebbe anche finire a pagina 12, con l’invisibile che diventa invisibile perché è morta l’unica persona che si sia mai accorta di lui: la prostituta che lui ama perché una volta gli ha sorriso.

Io di memorie invece cambierei due cose che non mi sono mai piaciute ma che sono comunque poco importanti. Che Dylan non senta il cicalino e si chieda cosa sia questo rumore è per me molto stupido. Va bene che non è abituato ad avere cellulari addosso ma così mi sembra troppo dato che c'è in ballo la vita o la morte di una persona. La seconda cosa è più manieristica ed è il modo in cui viene messa in bocca la citazione a Madame Tabita. Adoro la citazione in quanto adoro De Andrè ma mi è sembrata forzata la citazione e il modo in cui gli viene messa in bocca. Ma è una questione puramente soggettiva. Per il resto anche a me piace molto quella parte ma quella che preferisco è Bloch quando scopre che hanno ammazzato la prostituta che lui chiamava Tesoro no amore... è di una dolcezza e tristezza straordinaria!

Per Drake: Malattia è gnocca per il fatto semplice che la Malattia è anche attrattiva. Alcune volte, per certe malattie, è più semplice lasciarsi andare a essa perchè garantisce un sollievo dalle sofferenze che si avrebbero se si combattesse contro di essa. Quindi è dipinta bella (e anche un pò troia- in quanto sotto sotto lo è). Almeno è la mia interpretazione.

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 10:58 pm 
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Iscritto il: mar feb 03, 2015 10:01 pm
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Vedo che continuiamo a non essere d'accordo sulla "buona" e sulla "cattiva" scrittura. Allora facciamo un giuoco.

Periodo numero 1: "Sarà stato per questo che un pomeriggio del 1999 l’incipit del Cluetrain Manifesto mi fulminò e cominciai a tradurlo come una furia, fino a notte fonda. “I mercati sono conversazioni”, vi ricordate? e giù per altre 94 folgoranti tesi che parlavano di conversazioni, voce e toni di voce. Sembravano cose lontanissime e invece oggi cosa facciamo sui social se non conversare in continuazione per iscritto? E i brand cosa fanno se non continuare a inseguire e ad affinare continuamente il loro tono di voce, per sintonizzarlo su quello delle persone? Sta di fatto che il termine “conversazione” divenne il mio riferimento, soprattutto quando ho cominciato a scrivere sul blog."

Periodo numero 2: "Si, se Dio esiste, dovrà essere un unico Signore, ma sarebbe meglio che fossero due, così si avrebbe un dio per il lupo e un dio per la pecora, uno per chi muore e l'altro per chi ammazza, un dio per il condannato e un dio per il boia, Dio è uno, tutto e indivisibile, esclamo Gesù, e quasi piangeva d'indignazione, al che l'altro gli rispose, Non so come Dio possa vivere, ma la frase non proseguì perché Gesù, con l'autorità di un dottore della sinagoga, lo interruppe, Dio non vive, è, Di queste differenze non me ne intendo, ma quel che posso dire è che non mi piacerebbe vedermi nella pelle di un dio che guida la mano del pugnale assassino e, insieme, offre la gola che sarà tagliata, Tu offendi Dio, con questi pensieri empi, Non valgo tanto, Dio non dorme, un giorno ti punirà, Meno male che non dorme, così facendo evita gli incubi del rimorso, Perché mi parli di incubi e di rimorso, Perché stiamo parlando del tuo Dio, E il tuo, chi è, Io non ho alcun dio, sono come una delle mie pecore, Almeno loro danno i figli per gli altari del Signore, E io ti dico che quelle madri, se lo sapessero, ululerebbero come lupi."

In entrambi gli estratti c'è "qualcosa che non va". Ma uno è scritto "bene" e uno è scritto "male".

Dimmi che ne pensi.


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MessaggioInviato: lun apr 04, 2016 11:26 pm 
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Messaggi: 17
oddio. mi sudano le mani mi sudano.
non che Mater Morbi sia una brutta storia, ma trasuda recchionesimo ad ogni riga, e come si evince dal post di Don Cristo basta trascriverne i dialoghi per rendere lampante la loro inconsistenza.
Memorie dall'invisibile è poesia, è esistenzialismo, è Louis Malle. Mater Morbi è intrattenimento.
poi sì, avoglia la soggettività, però voglio morire.
scusate il flusso di coscienza che nulla aggiunge alla discussione, purtroppo rientro a pieno titolo nel clichè mensile di "ma come fai a dare 10 a questo albo se esiste memorie dall'invisibile".
peace

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Lontano dalla luce è l'ineffabile splendore.


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MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 12:13 am 
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Iscritto il: mar mag 05, 2015 11:31 pm
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Si ma cosi è come fare L'odissea contro un Harmony :)
Dai, il secondo periodo non ha un verso, dove mi si colloca la punteggiatura, non si capisce un mazza...e poi quel Gesù così blasfemo (mi fermo vah)
Scusa a Sarah e pure al Magho :)


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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 12:26 am 
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alemans123 ha scritto:
Per Drake: Malattia è gnocca per il fatto semplice che la Malattia è anche attrattiva

Penso che questa osservazione non la capirò mai.
Proprio stasera ho rivisto (con piacere) l'armata Brancaleone e c'è una scena in cui il protagonista viene sedotto da un avvenente vedova. Ma appena lui ha il sospetto che potrebbe avere il morbo della peste la scaraventa per terra e fugge a gambe all'aria.... :mrgreen:

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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 12:54 am 
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dipintendo ha scritto:
alemans123 ha scritto:
Per Drake: Malattia è gnocca per il fatto semplice che la Malattia è anche attrattiva

Penso che questa osservazione non la capirò mai.
Proprio stasera ho rivisto (con piacere) l'armata Brancaleone e c'è una scena in cui il protagonista viene sedotto da un avvenente vedova. Ma appena lui ha il sospetto che potrebbe avere il morbo della peste la scaraventa per terra e fugge a gambe all'aria.... :mrgreen:

La tesi di alemans non è del tutto sbagliata: a volte succede che un malato "decida" di non guarire perché inconsciamente la situazione in cui si trova non gli dispiace poi tanto (è accudito, servito, rassicurato ecc.), oppure perché ha trovato un suo equilibrio, seppur in uno stato di disagio, e ha paura di perderlo. Casi del genere sono stati descritti anche da Freud. Sembra paradossale ma è più frequente di quanto sembri. Comunque non so se fosse quello che intendeva alemans.

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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 8:18 am 
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julius94 ha scritto:
dipintendo ha scritto:
alemans123 ha scritto:
Per Drake: Malattia è gnocca per il fatto semplice che la Malattia è anche attrattiva

Penso che questa osservazione non la capirò mai.
Proprio stasera ho rivisto (con piacere) l'armata Brancaleone e c'è una scena in cui il protagonista viene sedotto da un avvenente vedova. Ma appena lui ha il sospetto che potrebbe avere il morbo della peste la scaraventa per terra e fugge a gambe all'aria.... :mrgreen:

La tesi di alemans non è del tutto sbagliata: a volte succede che un malato "decida" di non guarire perché inconsciamente la situazione in cui si trova non gli dispiace poi tanto (è accudito, servito, rassicurato ecc.), oppure perché ha trovato un suo equilibrio, seppur in uno stato di disagio, e ha paura di perderlo. Casi del genere sono stati descritti anche da Freud. Sembra paradossale ma è più frequente di quanto sembri. Comunque non so se fosse quello che intendeva alemans.

E con la trama di mater morbi...?

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MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 8:21 am 
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ippolit ha scritto:
Scusa a Sarah e pure al Magho :)


Dovevi continuare il bluff fino in fondo :g:


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 Oggetto del messaggio: Re: Oggettività e confronti tra diversi numeri
MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 8:44 am 
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Località: Galluzzo
dipintendo ha scritto:
E con la trama di mater morbi...?

Anche io mi chiedo cosa c'entri. Stavo solo cercando di capire cosa intendesse alemans quando ha scritto che la malattia è anche "attrattiva" :roll:

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MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 9:00 am 
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julius94 ha scritto:
dipintendo ha scritto:
E con la trama di mater morbi...?

Anche io mi chiedo cosa c'entri. Stavo solo cercando di capire cosa intendesse alemans quando ha scritto che la malattia è anche "attrattiva" :roll:

Non dimentichiamoci che è attrattiva ma anche sadomaso. :mrgreen:
Una "donna pietosa e di novella etate" ma col gatto a nove code. :mrgreen:

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MessaggioInviato: mar apr 05, 2016 9:41 am 
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Spiego subito. Anzitutto Dip il tuo esempio è fuori luogo nel senso che anche io eviterei (come la peste :-) ) una donna malata anche se bellissima (peccato :( ). Faccio il paragone con una malattia differente ma che forse può creare le stesse dinamiche, ovvero la depressione. In questi casi, dato che l'ho passato per un breve (fortunatamente) periodo della mia vita, posso affermare che vi sono dei momenti in cui la voglia abbandonarsi alla malattia, non reagire, lasciare che siano gli altri a prendersi cura di te, prende il soppravento. E' come se lo sforzo di reagire facesse tanto male che si ha paura di soffrire ancora di più. Non è banalmente il solo fatto di essere accudito e di stare bene in questo, è proprio una mancanza di stimoli verso un futuro nero che non ti fa considerare essenziale eseguire anche le più semplici azioni. E' un lento distaccamento dalla vita, intesa come azione come un tendere verso qualcosa, come uno stimolo. Forse è anche per questo che sono notevolmente attaccato a questa storia.

Per Don: Ad una analisi superficiale il secondo sembra essere quello scritto peggio. Non sapevo fosse di Saramago ma pensavo fosse uno stream of consciousness di Woolf o Joyce. E' però evidente che se metto una punteggiatura il secondo è scritto meglio rispetto al primo. Ha più immagini, stimola maggiormente la fantasia. Il secondo sembra invece più una fredda cronaca. Però non paragonerei il primo a MM e il secondo a MDI, ecco (non so se fosse il tuo obiettivo).

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Il mio testamento dovrà contenere non ciò che voglio lasciare quando morirò ma ciò che voglio trovare quando tornerò.

Bergonzoni Alessandro


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