<i>Che Miller tornasse a mettere le mani sul mito del Cavaliere Oscuro, lo desideravano - più o meno segretamente - in molti. Chi aveva avuto la fortuna di leggere Il Ritorno del Cavaliere Oscuro e Batman: Year One non poteva non attendere, con un misto di gioia e di ansia, il riavvicinamento del cartoonist a quel character che, proprio grazie al suo lavoro, era riuscito - a dispetto dei decenni trascorsi dalla sua ideazione, avvenuta nel 1939 - ad assurgere a nuove vette di notorietà e ad acquisire nuove valenze simboliche.
"Gioia? per ovvi motivi e ?ansia? a causa di un interrogativo anch?esso (forse) scontato: Miller riuscirà a mantenersi all?altezza della sua fama?
Nel 2001 l?uscita di DK 2: Il Cavaliere Oscuro Colpisce Ancora - seguito ideale e, allo stesso tempo, ?apocrifo? de Il Ritorno del Cavaliere Oscuro - dà origine immediatamente a molte reazioni avvelenate tra i lettori e i fan che non vi ritrovano l?atmosfera e la dimensione epocale del predecessore.
Un giudizio severo e - a causa di certi accenti polemici e virulenti - impietoso che però è difficile condividere. Perché DK2 è una gran bella storia - strutturata su tre avvincenti capitoli - disegnata con cura e colorata con grande meticolosità (sempre dalla fidata Lynn Varley).
Il problema nasce solo se si incomincia a paragonare DK2 a Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. Una cosa oggettivamente impossibile per vari motivi. In primo luogo tra DK2 e il suo ideale predecessore va collocata la fondamentale esperienza milleriana compiuta col ciclo di Sin City. A questo va aggiunto il fatto che il tratto di Frank Miller non è più ?mediato? dalle chine di Klaus Janson; Da un punto di vista contenutistico va sottolineato che il revisionismo supereroistico oggi non è più una novità (anche se l?artista in DK2 imbocca, in tal senso, una strada inedita) e che il ?bad mood? - frutto diretto della cultura punk - degli autori di fumetti degli anni Ottanta è ormai scomparso In più, in pieno postmodernismo, l?intento grottesco appare prevaricante.
Se ne Il Ritorno del Cavaliere Oscuro la revisione milleriana del mito di Batman procede verso la sua celebrazione definitiva, in DK2 la decostruzione di quello stesso mito (già presente nell?opera precedente) è più giocosa, meno seria. Del resto non si può pensare che il ritorno alle storie dei supereroi di un artista comunque più maturo e disincantato rispetto a vent?anni prima, potesse mantenere la cupa serietà che permea Il Ritorno del Cavaliere Oscuro. In DK2, anzi, Miller sembra abbracciare totalmente la satira alla Jules Feiffer e il delirio grafico alla Sergio Aragones.
Il risultato finale è un?opera che non intende riprendere il respiro del primo lavoro di Miller incentrato su Batman, ma che mette in mostra un?apocalisse gioiosa e cartoonesca - illustrata con uno stile acido ed espressionista - stemperando il dramma e la tragedia con un?ironia impietosa e decisamente nera. Un?opera, insomma, che rinuncia a una compiutezza totale, preferendogli le pecche e le trascuratezze dell?underground più ribelle e politicamente scorretto, in cui l?autore torna a manipolare i cliché di ?genere? (così come accade in Sin City) ridisegnandoli ancora una volta in modo colto e originale.
Non un capolavoro forse, ma un?opera degna di ogni considerazione.
</i>
Non sono parole mie, ma le ho copiate e incollate perché le sottoscrivo tutte.
A.
<hr noshade size="1">
http://dallacantina.blogspot.com