Cercando di non svelare troppo della trama a beneficio di chi ha la fortuna di leggere l'opera di Alan Moore per la prima volta.
Parto dal titolo.
Watchmen.
Un gruppo di supereroi predisposto a vegliare sul mondo. Ma anche riferimento alle forze demiurgiche che come un orologiaio muovono gli ingranaggi del mondo: Dio? Osterman? Veidt? Moore?
Il libro è una potente analisi delle nozioni di "potere" (e, per antitesi, "paura") e di "individuo" raccontate attraverso un'esperienza concretamente narrativa (fatta di intrighi, elseworlds, riflessioni storico-sociali) ed esplicitamente meta-narrativa (suggerita con espedienti di sceneggiatura che saccheggiano Welles e Stocker).
Non è un fumetto di supereroi, è un fumetto sui supereroi.
Anche perché l'unico ad avere dei poteri inumani è Dr. Manhattan. Che è dio (e Moore ce lo suggerisce inequivocabilmente nel capitolo finale), quindi al di sopra della coscienza morale e, come lo scienziato che era, marginalmente toccato da preconcetti etici. Fate caso al suo sorriso: distaccato e sfuggente, come se la sua mente fosse costantemente altrove (nel tempo e nello spazio).
Gli altri sono uomini che giocano a fare i supereroi, con una generalizzata spensieratezza apparente che, proprio nella presa di coscienza dell'ipocrisia di facciata che li contraddistingueva, creò due outsider: il Comico e Rorschach.
Il primo, cinico e nichilista, incarna il declino morale cui il potere e la consapevolezza inevitabilmente conducono: "il Comico aveva capito. Trattava la cosa come uno scherzo ma aveva capito. Vedeva le crepe nella nostra società, il suo vero volto e aveva scelto di diventarne riflesso e parodia".
Rorschach, invece, si rifugia in una lucida e telegrafica follia autistica. Un fascismo tanto ideologico (quando non indossa la maschera) quanto pragmatico (quando indossa la maschera): nessuna sfumatura di grigio, soltanto bianco e nero.
Dan e Laurie sono l'aspetto più umano dell'intera faccenda: uno un po' più romantico e sognatore, l'altra più essenziale e amareggiata.
Poi c'è Veidt che sembra essere l'unica soluzione possibile all'anarchica degenerazione sociale di cui con reazioni antitetiche i Watchmen sono lo specchio. (INIZIO SPOILER) L'olocausto come catarsi (FINE SPOILER).
Ma i personaggi sono infiniti, tutti stupendamente caratterizzati, imprescindibili ed emozionanti, capaci di incastrarsi nella memoria anche nel tempo di una sola battuta.
Nessuno è nel giusto e nessuno nel torto. Agiscono e reagiscono tutti secondo loro condivisibili idee. Sarà il lettore a scegliere da che parte stare.
Si dice sempre che con Watchmen gli eroi perdono l'innocenza e questo ha segnato la svolta nel modo di scriverne le storie. La cosa oltremodo interessante è che per strappare loro la maschera, e rivelarne le devianze, "bastava" calarli in un contesto realistico e possibile come sembra essere il mondo senza Watergate di Moore.
Personalmente la ritengo l'opera a fumetti più importante fin'ora mai realizzata.
Di forte impatto emotivo per il senso di malinconica disperazione e resa all'inevitabile che la pervade. Va riletta più volte. In diversi momenti della propria vita, perché ogni volta è un dettaglio diverso quello che prevale sugli altri scuotendo nel profondo.
A.
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