Spore
Di solito quando leggo il Color Fest ho sempre una strana sensazione. Quando arrivo a metà storia invece di sapere come andrà avanti e quindi di leggere con avidità le pagine successive, metto giù il Dylan Dog e mi deconcentro guardando qualche elemento della mia casetta e dentro di me sento qualche forza che mi spinge ad abbandonare la lettura dell'albo. Incredibilmente questa cosa non è successa durante la lettura di questa storia. Non è un capolavoro sia chiaro, ma l'ironia di Dylan Dog che accompagna in maniera buona quasi tutto l'albo (molto presente nella prima metà), la scelta della sceneggiatura con la spiegazione di ciò che sta accadendo in fieri e non prima con il classico schema cliente-azione-spiegazione finale, e l'entrata in scena di DD in medias res senza troppi inutili spiegoni ma l'ha fatta godere fino in fondo. Nonostante il tema delle mutazione genetiche trattato poi in quel modo non è che mi appassioni più di tanto e nonostante ritenga che tale episodio non abbia assolutamente atmosfere horror. La storia è piuttosto semplicistica ma nel complesso è tenuta in piedi da una buona sceneggiatura. I disegni sono nella norma. Non mi hanno fatto gridare al capolavoro ne mi hanno dispiaciuto. Una storia nella norma quindi da sufficienza. Per me un 6.
Il Pasto Vivo
Questa storia invece, rispetto a quella precedente, ha risvegliato in me quella sensazione di cui sopra. Un po' di sangue,un po' di tette nascoste ma poi sotto sotto non c'è nulla in questa storia. Segno che non è tanto lo splatter quello che mi fa piacere Dylan Dog quanto le atmosfere create (per le tette quello è un discorso a parte
). Che dire, i disegni rispetto alla storia precedente mi sono piaciuti maggiormente (molto belle le protagonisti femminili) ma la storia non mi dice proprio nulla. Trash ma senza voler dire nulla e senza una particolare tematica. Salvo solo il controfinale dove la biondina (forse per gelosia chi lo sa?) ammazza la bella Hellen. Queste sono le classiche storie che non vorrei venissero pubblicate ma che sempre più spesso trovano piede nei color-fest. Per me un 4. Il mezzo perchè sono buono e mi piacciono le verdure.
MandarinoFish: Vero che il metatesto al giorno d'oggi abbonda ma credo che la tua ricostruzione del dialogo di Grocho sia un pochino esagerata (non voglio fare nessuna diatriba, sia chiaro). Per me semplicemente parla alle statue di casa definendole come inanimate quali sono e non credo che quelle cose inanimate siamo noi lettori (o almeno spero!!
). Poi chi lo sa, magari hai ragione te!
Il Respiro del Diavolo
Perchè partire con Dylan che chiede alla cliente di ripetere la storia? Questo è un inizio che mi fa arrabbiare. Non può partire direttamente con la spiegazione come se Dylan lo sentisse per la prima volta? Non mi pare deficiente il buon Dylan. Sarà un caso complicatissimo!! Poi lo spiega (lo rispiega per Dylan) e non mi pare molto complicato... che ti succede Dylan? Oltre a questo inizio però devo dire che la storia mi è piaciuta. Ho trovato la giusta tensione con molte scene senza dialogo (bella la serie di vignette dove Dylan viene a sapere dal medico la morte di Veronique). Bello lo scontro con i vari drogati con pochi dialoghi molta azione e una bella ferita, come da tempi non accadevano (datemi del matto ma a me è sempre piaciuto quando Dylan veniva ferito. Mi rappresentava la sofferenza, l'idea che l'eroe per trionfare deve sentire male, deve sacrificarsi e provare dolore, non certo “parlare”, come nella storia precedente.) Non ci ho visto particolari messaggi da educande ne il voler dire che la droga era il “male”, anzi a me pare chiaro che la droga abbia origini sopranaturali. Nel complesso questa storia è per me da 7.
Il Mondo negli Occhi
Mi aspettavo una storia simile alla precedente poiché identico è l'incipit (cliente in casa di Dylan che enuncia il suo caso). Inoltre in entrambi i casi si parla di allucinazioni nonostante nella storia precedente si capisca subito da cosa esse siano provocate. Poi improvvisamente Dylan entra negli occhi di Lucy e vi incontra Nigel. E qui perdo scommesse con me stesso? Usciranno con le lacrime mi dico io e invece non escono. Usciranno perchè Lucy riuscirà a vederli e una volta davanti alla sua “malattia” riuscirà a liberarsi e a liberare gli spettri e Dylan. Poi vedo la lametta e dico Ahia! E la scena in cui lei si avvicina la lametta agli occhi mi mette un brivido di inquietudine. Poi Dylan esce dagli occhi di Lucy. La fine è quanto di più spiazzante mi aspettavo. Lascia aperte un sacco di domande. Dylan e le altre persone si trovavano davvero dentro agli occhi di Lucy? O erano solo proiezioni della mente malata di Lucy? Che destino avranno avuto quelle immagini riflesse? Alla fine Lucy morirà o verrà salvata. Ecco, questo è Dylan. Non esistono le soluzioni, esistono solo le domande. Bravo Vanzella. Voto 9.
Nel complesso un color fest da 6 e mezzo come media anche se 2 storie belle su 4 non è proprio una vittoria. Per questo motivo ho dato più 6 e non 7 nella votazione. Anche perchè indeciso se dare o meno la sufficienza alla prima storia.
Piccolo OT: Anche io come molti di voi credo che la formula del color fest vada cambiata. Sarà un caso ma le storie brevi migliori sono quelle in cui non c'è lo schema classico di Dylan o comunque nemici da affrontare. Le pagine sono poche per poter delineare un' anatagonista consistente e per poter delineare una lotta abbastanza interessante (anche se nella terza storia per me Simeoni è, nel complesso, riuscito a farlo). La bellezza delle storie brevi sta infatti, per me, nella originalità del soggetto e non nella capacità di elaborare una buona sceneggiatura su un soggetto diciamo non originale. E credo che nel complesso 32 pagine siano buone per sviluppare non azioni ma suggestioni. Come in Serial Killer e L'altro, due storie brevi (se non mi sbaglio ancora più brevi di queste dove in realtà non è molto ciò che accade ma si presenta un personaggio interessante con un colpo di scena finale). Preferirei quindi una struttura variabile a seconda della qualità delle storie. Un unica storia lunga, oppure una storia lunga e una breve sarebbe per me l'ideale. Questa formula, infatti, rende per me il Color Fest la pubblicazione che amo meno tra tutte.