Votato buono, arrotondando per eccesso... di bontà
Nonostante i contenuti mirati non la ritengo una storia "da ricordare", ma vanta parecchi meriti, e per questo non concordo con molte delle critiche appioppate.
Anche loro saranno dimenticate... su fondamenta di sabbia.
S
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______RGDG sembra ormai essersi abbonato alle storie con allegata una discreta fauna di comprimari, alle prese con le loro reciproche menate esistenziali più o meno sofferte.
Qui finiscono tutti spiaggiati in una pensione di dubbio gusto... prima di andare in pensione nel mondo dell'oblio
.
Premetto che non ho letto l'albo su
Le Storie di cui si ombreggia un copincolla, marinato in chiave dylaniesca.
Anche in questo caso tutto il lavoro digregoriano vive sulle spalle di un'aforisma da estendere a vele spiegate - ma poco spiegonizzate, per fortuna
- stavolta contro la consunzione dei ricordi ed il bisogno di lasciare tracce, scritte, sensibili... ancor prima che biologiche, tra figli&cadaveri.
In questo senso la storia regge abbastanza bene, con un'escalation poetizzante verso il finire, anche se nella seconda parte insiste troppo su questo concettismo (sempre più esplicito, e meno soffuso) perdendosi in un corollario di se stessa.
Ne è un emblema la dipartita di Petterson (p.118), che ci lascia con un lungo pippone esplicito sul tema, prima di dissolversi nei quadretti svolazzanti della sua camicia (
)
Ma d'altronde la leggerezza, come l'incisività più asciutta, non è mai stata una dei punti forti di
GDG...
Sulla malinconia e la profondità si difende abbastanza bene - come detto da
dogamy e
Lord B. - anche se in certi casi pare verbosizzare quello che potrebbe intuirsi in un solo sguardo, asintattico.
Insomma sembra voglia romanzare più che fumettare...
La prima parte (fino a pag 60) è quella meglio gestita. Personaggi stranianti, atmosfera crepuscolare riuscita, mare di sconforto, e segreti da nascondere, dietro una narrazione vagheggiante e spezzettata.
Cast e setting punti di forza quindi
.
Poi ci si perde un po' troppo nella lotta "razionale" di Dylan per riconoscere il problema della sparizione degli ospiti, eleminati in serie, mentre tutti sembrano presi da altro o rassegnarsi al peggio che incombe, che non è peggio... ma pura constatazione di dissolvenza.
Bene gli estratti del romanzo come punti di scansione (e depistaggio), le cartoline lasciate alla marea - ma qui c'entrano questioni mie personali...
- il bimbo inquietante, le frustrazioni del Nostro impotente(-ai fatti), gli spazi ampi e la reclusione forzata.
Non concordo con chi si è indignato contro l'inattività del nostro: un po' si dimena (a vuoto) a dire il vero, prova a farsi domande e scalpita davanti alla rassegnazione dell'esilio.
Ma soprattutto va tenuto conto che qui
la sua funzione principale è solo quella di testimone-staffetta, nel rincorrersi di quelle storie "importanti" ambientate presso Almayer House, prima che si disperdano tra le onde, o come sabbia al vento
.
La parte centrale (pp 61-120, grossomodo) soffre di una certa mancanza di tensione, nonostante la spirale di nodi che dovrebbero pettinarsi, ma finiscono solo per lisciarsi sulla piastra del sincopato
.
Non bastano una tempesta, un blackout, un crollo per ridarle ritmo...da "paura". E Dylan si ripete spesso, nel suo non essere ascoltato.
Come tutta la storia del logorio continuo di World's End e della salsedine finisce per invogliare ad un corso di bricolage più che una presa d'atto dell'abisso imminente.
Anche il clima di sospetto è piuttosto vacuo, più un frutto delle paranoje di Dylan che un richiamo a cose simili a
Dieci Piccoli Indiani - ...e non è detto che sia un male. Augh
****Un
Freghieri così me lo tengo stretto... con le dovute distanze
Scordatevi roba come
Delirium o
Armageddon! :
o vogliamo pure noi perderci nei ricordi come i fantasmi di Almayer House?
Ormai la sua tenuta media è quella del
Crollo. E qui sale oltre quella media, cosa che ho apprezzato parecchio, come in
Io, il mostro.E' l'ideale per questo genere di storie.
A parte il solito crollo obbligatorio per i suoi finali (v.
...e lascia un bel cadavere), la sua è una prestazione di tutto rispetto, per quanto dopo 100 pagine comincia un po' a pesarmi come lettura - feci una fatica cane a finire i
Cerchi nel grano, infatti...
Logico, alcune volte s'impigrisce di svogliatezza e tira via che è una (scarsa) bellezza (v. pp. 118-127), ma in 160 pagine non ci si poteva aspettare sempre una certosina cura di tutti i dettagli
.
Molto belle la sezione coi nazisti in stile milleriano (come nella storia di febbrajo), il blob-scorpionato (uno dei suoi tormentoni), nuvole&spiagge, le scene di pioggia, tramonti e falò sulla sabbia (pp.70 e 130), oltre alla sensualità costumata di Sylvie
Copertina e titolo spoileranti più del necessario, ma se non erro c'è un post in materia su cui tornerò.
Se me ne ricordo
.
PRENDO UN APPUNTO BAGNASCIUTTO: