Cravenroad7

Ah no, per carità, ma qui rimesta davvero la solita solfa, secondo me.

Numero "segno dei tempi": quello che Chiaverotti si era permesso (o gli era stato permesso) di fare con "Delirium", qui sceglie di non farlo: lo scambio delle menti non può essere completo, perche a questo punto della vita editoriale del Dyd post-Johnny Freak non sarebbe più possibile: la giustificazione escogitata dall'autore per salvare in corner l'innocenza dellla brutta, vecchia e povera si tira dietro quello che di buono si era fatto prima. Si salvano l'oniricità di molte sequenze, la crudeltà di alcune morti e l'uso di ombre e buio.

N°91 - METAMORFOSI

Ammetto di aver riletto questa storia perchè è una delle prime 100 che avevo COMPLETAMENTE rimosso dalla mente, ricordo solo vagamente la vecchietta Maude Randall e una vaga storia di stregoneria che la vedeva coinvolta con la bella Rebecca Stanford. Direi che c'era un motivo per cui non la ricordassi: storia abbastanza scialbetta, con un Chiaverotti spesso inutilmente verboso (vedere vignetta sopra a titolo esemplificativo) e dei disegni di Montanari e Grassani che non sono due dei miei disegnatori che preferisco in Dyd. Non lo boccio completamente perché non ha cadute sul ridicolo.

VOTO: 3/5

Per me albo buonissimo, da 8.5 pieno
Questo è il classico Dylan Dog, con i disegni di M&G, amore e morte, il freak, la bella donna, omicidi a catena, finale, controfinale e controcontrofinale
Votato capolavoro perché superiore ad 8...
Ma è un albo buonissimo, il migliore della decade 91-100, se la gioca con Dietro il Sipario per il primo posto, terzo Il Mosaico dell'orrore

metamorfosi
miracolo! con "metamorfosi" inizia un trittico chiaverottiano niente male, un crescendo inaspettato in un periodo dylaniato di solito ritenuto di magra (non a torto)
storia sottovalutata, forse per le battute di groucho, che iniziano ad essere riciclate o forse (soprattutto) per l'evidente fase calante dei montanari e grassani
che mettono un pò più di cura solo in un particolare: i primi piani del cattivissimo troione che imperversa nella più classica delle rivincite splatter
fatto sta che la storia, pur non essendo tutto questo granchè, si lascia leggere e la spiegazione finale, sempre molto pericolosa quando c'è di mezzo chiaverotti, è coerente con il malinconico concetto alla base del racconto, copertina molto bella

voto 7

Chiaverotti nuovamente al risparmio, sia nei dettagli (l'ennesimo bambino morto!), sia nel quadro generale, che porta chiaramente le tracce del precedente "Delirium".

Il finale di quell'albo mi aveva già procurato diversi problemi (anche da queste parti -rimando all'apposito thread, dato che io l'ho abbandonato), e quello di questa storia non è da meno, in termini di comprensibilità/plausibilità interna: mentre si trova tra la vita e la morte dopo il suo tentato suicidio, la doppia personalità di Rebecca si scinde definitivamente, con la parte cattiva che rimane nel suo corpo e quella buona e sensibile che va a infilarsi nel corpo sgraziato di Maude, che proprio in quel momento stava sognando di suicidarsi... anche prescindendo dal fatto che non esiste nessuna relazione tra le due persone, e che comunque non c'è alcuna volontarietà in questo processo, da parte di nessuno, non posso fare a meno di chiedermi: 1) dove diavolo va a finire l'anima di Maude, espulsa dal suo corpo originario per far posto alla parte buona di Rebecca? (risposta: non lo sappiamo, ma per qualche motivo si ricorda di farsi viva solo nel controfinale); 2) dopo lo "sfratto", mi pare logico che Maude/Rebecca-buona si risvegli con i ricordi di Rebecca (un po' meno che debba arrivare fino allo specchio per rendersi conto che non si trova più a casa sua, a dire il vero), ma perché mai Rebecca-cattiva dovrebbe avere i ricordi di Maude, visto che a entrare in contatto con l'anima di Maude è stata al limite solo la parte buona di Rebecca, quella che ha traslocato dal suo corpo? (Risposta: perché così può ammazzare qualche persona in più.)

E, a differenza di "Delirium", qui non c'è nemmeno la grazia salvifica dei disegni di Freghieri: al suo posto troviamo Montanari & Grassani già in fase calante, che si adeguano alla stanchezza e all'aria di scarso impegno (o, come minimo, entusiasmo) che emana da queste pagine.

Storia piuttosto semplice nel suo svolgimento, senza eccessive pretese.
Peccato per i disegni così tanto apatici, a mio modo di vedere. Servivano atmosfere migliori. Avrebbero dato il tocco per raggiungere il "buono".

6,5