Un albo dignitosissimo, scritto da un autore che, se sbaglia, lo fa per eccesso d'entusiasmo, per troppo amore nei confronti del nostro Dylan.
L'avete detto tutti: la prima parte è divertente e scanzonata, e ha un andamento perfino troppo rilassato; la seconda, in compenso, trabocca di nuvolette ed è alquanto verbosa. Da lettore di Martin Mystère (ci troveremo anche da quelle parti, Cava!
) la cosa non mi ha dato particolarmente fastidio, però il cambio di marcia tra la prima e la seconda metà della storia si avverte in modo evidente. C'è da dire che la sceneggiatura si mantiene comunque fluida e sufficientemente scorrevole (sotto questo punto di vista, Cavaletto ha fatto un passo avanti rispetto a
L'armata di pietra), e lo spunto attorno al quale si sviluppa la trama è interessante quanto basta a mantenere desta l'attenzione dei lettori (perlomeno di questo lettore). Va detto però che se la seconda parte dell'albo mi risulta gradevole è in parte merito del
twist finale, di quelle ultime
S
P
O
I
L
E
Rdue pagine che rendono beffardamente inutile quanto letto fin lì, e che arricchiscono di significato il sottotesto ecologista che percorre l'intera storia (non dissimile da quello che caratterizzava
L'armata di pietra). Una chiusura davvero geniale, non c'è che dire. Oltretutto, trovo apprezzabile che un giovane (il più giovane?) autore dylaniano non rinunci a inserire nelle sue storie un personale "messaggio", ma che lo faccia in modo discreto e funzionale alla storia, senza essere inutilmente pesante.
Buono l'utilizzo dei personaggi: Dylan è simpatico e un po' svagato, e Groucho riscopre la sua vena di surreale follia. Si può far meglio, ma la base di partenza è buona. Anche Bloch, che pure compare solo brevemente, mi pare ben gestito (l'ipotesi del suo prossimo pensionamento è suggestiva ma, a parer mio, inverosimile).
Buona anche la prova di Piccatto, che pure non è quello dei tempi migliori: le tavole di
Piovono rane sono più curate e rifinite di quelle dei suoi precedenti lavori, mi pare evidente, ma questo Dylan dalla faccia allungata non mi piace molto.
Insomma, tirando le somme
Piovono rane è un esordio che ha i suoi bei difetti ma che mi fa molta simpatia: Cavaletto "sente" il personaggio, gli vuole bene, lo "usa" nel modo giusto; per quanto mi riguarda sono più che disposto a perdonargli le imperfezioni di queste prime prove. Il nostro Cava deve probabilmente acquisire una maggior sicurezza nel gestire i tempi delle sue sceneggiature, ma sono convinto che non appena ci sarà riuscito ci darà delle belle soddisfazioni.