mettendo fra i partecipanti dell' asta, nel finale, uno sceneggiatore di fumetti? In modo che si lasciasse l' impressione che anche la storia appena letta fosse frutto della vicenda raccontata...
Insomma, non so se mi sono spiegato... una cosa un pò metafisica!

merce e contenuto della valigetta

Nell'albo in questione un gruppo di autori in vari campi dell'intrattenimento paga per avere delle idee non originali da mettere in scena solo per fare successo. Creano delle "trappole per turisti" solo per l'autocelebrazione, per la gloria, per farsi applaudire da qualcuno. Loro sono i cattivi.
Lei ha scritto un fumetto pieno di idee non originali (per sua stessa ammissione). Ha quindi condiviso le macchinazioni dei cattivi della storia. Mi viene da dire che ne ha condiviso anche le motivazioni, cioè "per fare successo" e tutte quelle cose là¬.

Il film è in parte, come il fumetto, un insieme di idee non originali che vengono frullate insieme e sbattute su schermo. L'ispirazione ai lavori di Lovecraft e altri autori dell'orrore (io ci ho trovato anche una strizzata d'occhio a Stephen King) è palese. Mostri tentacolari provenienti da altre dimensioni, libri magici, metamorfosi umane e così via.
Insomma: niente di originale.

La differenza tra quel film e questo fumetto, secondo me, sta nel finale e nello svolgimento della storia.
Partiamo dal secondo punto: pur non essendo originale, Il seme della follia riesce a intrattenere; il frullato delle varie idee di seconda mano è comunque saporito al punto giusto, condito dal personale tocco di Carpenter che riesce a mettere in scena delle ottime sequenze (tutte le scene di John Trent nel manicomio con la cella ricoperta di croci e le visioni, l'arrivo di Trent nella cittadina con il ciclista condannato a percorrere sempre la stessa strada senza poter mai uscire dal paese e altre cose che non mi soffermo a dire), riesce a essere comunque un ottimo prodotto di intrattenimento e mantenere un certo livello di stile personale. E' una sorta di reinterpretazione di Carpenter del cinema e della letteratura dell'orrore. Con tutto il rispetto, non sono riuscito a trovare le stesse cose in questo albo. Sia per quanto riguarda l'intrattenimento che per la "firma" dell'autore.
A questo punto si potrebbe discutere all'infinito della presunta incapacità di Marzano da questo punto di vista o della mia cecità, ma sarebbe un'inutile spreco di forze.

Veniamo al finale.
Il finale de Il seme della follia è perfettamente integrato nel resto della storia. John Trent entra in un cinema e vede il film. Quale film? Vede Il seme della follia. Vede esattamente le stesse scene che sono apparse sullo schermo, rivede il film che noi spettatori abbiamo appena visto.
Non c'è una spiegazione, non c'è una coerenza di fondo. E' volutamente incoerente. Tramite il finale, il film si rivela per quello che è: un film appartenente al genere horror che parla del genere horror.
Al contrario, il finale di Il ladro di cervelli è troppo sensato per raggiungere lo stesso scopo. Di solito il surreale lo schifo e lo odio, perché circa il 70% delle volte è gratuito e fine a sé stesso. In questo caso invece l'avrei preferito, perché non sarebbe stato nessuna delle due cose.
L'unica strizzata d'occhio al lettore è il fumetto tenuto in mano dal ragazzo nell'ultima vignetta di pagina 97.
Si potrebbe dire che Marzano ha preferito sussurrare il proprio messaggio anziché urlarlo a pieni polmoni e anche qui la scelta non è tra giusto e sbagliato, ma tra giusto e meno giusto. Io propendo per il "meno giusto", perché l'horror, per com'è fatto, le cose le urla e come. Le urla con stile, ovviamente, molte volte la gente non riesce comunque a capire, ma l'horror urla come un pazzo. Come il finale de Il seme della follia.

l'orsacchiotto del finale l'ho trovato un'idea fantastica

Certo che le condivido, le motivazioni dei "cattivi" della storia. Anche perché, come tutti gli autori di fumetti, vivo in una torre d'avorio e d'estate mi trasferisco nella mia villa hollywoodiana col mio Jet privato e, ti assicuro, mantenere questo tenore di vita, costa un botto. E non ti parlo degli altri vizi! 'na vera iattura!

Ti dirò, Raven, nel frullato di idee, rimandi, citazioni, riferimenti e strizzatine d'occhio vari, ho pensato a tutto (dai mostracchioni anni '50 di Harryhausen a Mars Attack, da Philip k. Dick e le sue derivazioni a una goccia del Bergman televisivo, da Pulp fiction a Maniac Cop, ecc.) ma proprio a "Il seme della follia" no, almeno consapevolmente. E pensare che si tratta di uno dei miei Carpenter preferiti. Mah...

addirittura risolve il caso attraverso il cellulare nonchè lo usa per SCATTARE UNA FOTO!!!!.