Per me quest'albo è da 6.
E' di certo superiore all'illeggibile
Strage dei Graham (non che ci volesse poi molto...) ma Di Gregorio continua a usare Dylan in maniera discutibile.
seguono
S
P
O
I
L
E
R
Il problema principale è che questa non è una storia di Dylan Dog.
Non è una storia horror.
Non è nemmeno una storia in qualche misura "fantastica".
Di 'fantastico' c'è solo la rivelazione finale che l'esattore era un fantasma. Ma anche se fosse stato in carne e ossa, quattro quinti dell'albo sarebbero rimasti tali e quali, con un personaggio nei guai per mancanza di soldi (più che problemi di tasse in sé e per sé) e deve arrabattarsi per risolverli.
Non tiriamo in ballo albi tipo
I vampiri, dove l'orrore quotidiano e l'orrore soprannaturale erano palesemente incrociati e sovrapposti, uno metafora dell'altro. Qui non c'è alcuna metafora. Questa storia poteva benissimo essere interpretata da un qualsiasi sig. Rossi Mario con problemi di liquidità , un normale 'uomo della strada' che con incubi/fantasmi/vampiri o orrori di qualsiasi tipo e natura non ha nulla a che vedere.
Di Gregorio usa Dylan come lo usa in genere De Nardo: lo inserisce a forza in soggetti magari interessanti, ma che non hanno niente in comune col nostro Indagatore.
In effetti questa storia avrebbe funzionato meglio se al posto di Dylan ci fosse stato un comune sig. Mario Rossi - anzi il rag. Fantozzi Ugo!
Ovviamente le situazioni si sarebbero dovute risolvere in maniera più comica (e meno retorica). Tipo la vecchia rapinatrice che, quando l'impiegato si avvicina per calmarla, lo stende con un poderoso diretto!
Oppure il ritardo nel pagamento per colpa dell'ascensore... Scena decisamente fantozziana, che purtroppo Di Gregorio non porta alle estreme conseguenze (satirico/umoristiche), preferendo sfornare prevedibili pistolotti retorici contro la burocrazia.
Non ho dubbi che se Sclavi avesse ideato un soggetto del genere lo avrebbe sceneggiato in maniera molto più ironica (vd.
Per un pugno di sterline). E la storia avrebbe funzionato meglio, perché la satira è senza dubbio più corrosiva della retorica.
Detto ciò, l'albo si lascia leggere, anche se poggia su una sola idea (dobbiamo rassegnarci: ormai ogni albo di Dylan sfrutta UNA SOLA idea per volta
; un'eventuale seconda idea si conserva per un altro albo).
La sceneggiatura lavora 'per accumulo', come una palla di neve che rotola gi๠dalla montagna per diventare una valanga. E' un procedimento facile e abusato, ma abbastanza efficace.
Casertano rifà (benissimo) Casertano.
Il problema di fondo purtroppo resta ineliminabile: questa non è una storia di Dylan Dog.