Cravenroad7

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#7/A - Paura di vivere
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Mediocre (5) 15%  15%  [ 3 ]
Accettabile (6) 35%  35%  [ 7 ]
Buono (7-8) 30%  30%  [ 6 ]
Ottimo (9-10) 5%  5%  [ 1 ]
Voti totali : 20
Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: #7/A - Paura di vivere
MessaggioInviato: sab mar 13, 2010 10:14 pm 
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Iscritto il: ven nov 28, 2008 6:30 pm
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Almanacco Dylan Dog n.7, annuale
Paura di vivere



Soggetto e sceneggiatura: Claudio Chiaverotti
Disegni: Ugolino Cossu
Copertina: Angelo Stano


È tuo padre, Franz, la sua ombra. Franz Krod è terrorizzato da ogni cosa; ogni singolo passo, ogni singolo respiro sono per lui uno sforzo angoscioso. Timidezza e terrore lo tengono lontano dalle persone e lo privano di ogni gioia, è schiacciato per sempre dal ricordo di un padre dominatore. Ma le cose stanno cambiando: una forza omicida rimuove, uno a uno, gli ostacoli dalla sua strada. La morte degli altri è il solo modo per vincere… la paura di vivere!

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"Non è morto ciò che in eterno può attendere, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire."


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 Oggetto del messaggio: Re: #7 A/ Paura di vivere
MessaggioInviato: mar ago 14, 2012 11:18 pm 
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Iscritto il: sab ago 27, 2011 12:53 pm
Messaggi: 3387
Località: Valsesia
Uh, quanti commenti! :lol:
Riletto l'altro giorno. Un' opinione totalmente scevra da pregiudizi mi è impossibile in quanto con Cossu ai disegni la storia parte già con un handicap non indifferente, tuttavia siamo su livelli dignitosi benchè il soggetto risenta di una pesante sensazione di dejà vù. Chiaverotti tira fuori l'ennesimo impiegatucolo ipercomplessato alla Sclavi, modellando a immagine e somiglianza di Franz Kafka, anche se la soluzione finale ricorda più, alla lontana, "Un gatto nel cervello" di Fulci. Kafka viene omaggiato anche attraverso citazioni indirette delle sue opere tra cui, osando davvero troppo, "Le metamorfosi". La sceneggiatura, pur seguendo un canovaccio stantio, funziona discretamente, rifuggendo saggiamente nel finale a facili commiserazione e piagnistei (anzi). Cossu stupisce disegnando 2 maggiorate supersexy di fantasia, di una delle quali si intravede anche l'areola di un capezzolo (!!). Non manca il sesso per il nostro, come nella migliore tradizione.
Accettabile.

Per quanto riguarda l'Almanacco, il dossier di Sclavi sui Cd Rom sembra essere stato scritto nella preistoria. :mrgreen:

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https://lastoriadidylandog.blogspot.com


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 Oggetto del messaggio: Re: #7/A - Paura di vivere
MessaggioInviato: mar set 10, 2013 3:02 pm 
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Iscritto il: mer mar 17, 2010 2:24 pm
Messaggi: 536
Località: Aversa (CE)
Letto ieri per la prima volta e mi ha davvero soddisfatto. Secondo me una buonissima storia!


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 Oggetto del messaggio: Re: #7/A - Paura di vivere
MessaggioInviato: lun ago 25, 2014 10:46 pm 
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Iscritto il: mer ott 30, 2013 9:02 pm
Messaggi: 4123
Località: Macondo
La storia non è male, senza eccellere bravo chiaverotti.
Cossu ai disegni... Che dire... Non ne imbrocca una giusta :|

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Di solito ho da far cose più serie, costruir su macerie o mantenermi vivo.


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 Oggetto del messaggio: Re: #7/A - Paura di vivere
MessaggioInviato: mar ago 26, 2014 11:13 am 
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Iscritto il: gio ago 20, 2009 12:26 pm
Messaggi: 6866
Località: Inverary 2.0
Ne ho un buon ricordo nonostante Cossu :mad:
Il protagonista ha qualcosa da dire e le sue scene di panico kafkiane sono molto più ironiche di quello che sembra.
E' meno amaro degli impiegatucoli sclaviani e più projettato verso gli incasinamenti chiaverottici .

ALOHA SCARRAFONE

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Io no capito, io no capito

(anta baka?! [...] kimochi warui)


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 Oggetto del messaggio: Re: #7/A - Paura di vivere
MessaggioInviato: lun mar 18, 2019 5:50 pm 
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Iscritto il: gio set 01, 2011 1:10 pm
Messaggi: 1220
Località: Roma
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N°7/A PAURA DI VIVERE

Albo dell'Almanacco della Paura 1997. Franz Krod (protagonista con nome e fattezze che rimandano direttamente a Kafka, il suo tratteggio è la cosa migliore dell'albo), è un impiegato di poco conto, quasi invisibile, schiacciato dalle sue paure per ogni cosa. Fino a che una serie di omicidi di gente a lui vicina finisce col farlo rientrare tra i sospettati dell'indagine.
E' da un po' che non leggo questo albo, ma ricordo bene i brutti disegni di Cossu e la solita storiella thriller con sfondo grottesco di Chiaverotti che non fa impazzire, anche se più in avanti farà ben di peggio. Il finale poi è da sganasciarsi dalle risate per la banalità del colpo di scena forzato.

VOTO: 3,5/5

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 Oggetto del messaggio: Re: #7/A - Paura di vivere
MessaggioInviato: gio giu 18, 2020 7:50 pm 
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Iscritto il: mer mag 13, 2020 12:29 pm
Messaggi: 126
Curiosamente, in tempi e modi diversi, tutte e tre le storie scritte da Chiaverotti per gli Almanacchi mi hanno messo a disagio: in senso molto positivo, nel caso di "La maschera del Demonio"; decisamente negativo (per le battute sul peso della cliente) per quanto riguarda "L'uccisore di mostri".

In questa "Paura di vivere" il disagio scaturisce quasi automaticamente dai tratti (somatici e caratteriali) kafkiani del protagonista principale, il cui stato costante di impotenza e/o terrore di fronte all'esistenza viene reso in maniera a mio avviso convincente, anche dal punto di vista visivo -Cossu continua a piacermi anche in queste pagine, e il ricordo/visione del padre di Franz e della prostituta che si fondono e si trasformano in un mostro spaventoso ha indubbiamente la sua efficacia.
Per mantenere questa tensione, Chiaverotti si ritrova a tratteggiare un Dylan e un Bloch molto meno comprensivi ed empatici del solito, nei loro rapporti con Franz: l'ottusità e l'ostilità del secondo risultano piuttosto strani, ma forse il Dylan stalker (per quanto segnato dalla recente perdita del suo ennesimo amore eterno) lo è ancora di più. Il mio amore per Kafka, e un certo rispecchiamento tardoadolescenziale (non del tutto invalidato dal passare degli anni) nelle nevrosi e negli atteggiamenti di Franz, hanno certamente contribuito a farmi "sentire" questa storia con un'intensità del tutto particolare.

Non riesco comunque a considerarla tra le migliori di Chiaverotti, che ogni tanto sembra viaggiare col pilota automatico (l'ennesimo killer con cappello a tesa larga e impermeabile, l'ennesima parata di allucinazioni) -il che peraltro non gli (e ci) evita diverse sbandate, soprattutto nel finale: dal rapimento ed elettroshock subiti dal povero Franz al suicidio simulato, passando per la trovata dell' "ho ucciso mio figlio!", che temo sia ancora più implausibile del solito (passi per gli interventi chirurgici, ma mi sembra ragionevole pensare che ragioni pratiche e deontologiche sconsiglino a chiunque di prendersi come terapeuta, o di accettare come paziente, un genitore o un figlio).

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Non giudicare gli uomini sulla base delle loro opinioni, ma da ciò che le opinioni possono fare di loro. (Georg Christoph Lichtenberg)


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