La passione cinefila del trio sardo, già più che evidente nelle loro due precedenti sceneggiature ("Quando la città dorme", #29, e "La scogliera degli spettri", #35 -per non parlare dell'albetto dedicato al cinema horror allegato al terzo Speciale), raggiunge il suo apice in questo loro ultimo lavoro dylaniato, un affettuoso e fracassone omaggio al cinema di genere, alla sua libertà, ai suoi pionieri, alle meraviglie degli effetti speciali, all'artigianato e alla passione che caratterizzavano le produzioni di serie B. Un cinema che però non può più esistere, almeno nelle sue forme "classiche", come conferma il bel finale -ed è significativo che la storia esca nel 1990, quasi a suggello dell'ultimo decennio in cui sia stato possibile parlare di "serie B" propriamente, o se non altro come categoria estetica e produttiva ben definita (idem, o quasi, per il concetto di cinema di genere: l'anno seguente, simbolicamente, un thriller/horror come "Il silenzio degli innocenti" avrebbe vinto l'Oscar come miglior film). Anche se poi le icone animatroniche vengono tutte da film mainstream, e sono soltanto i nomi a far riferimento a quell'universo: Hotchkiss (la storpiatura credo ispirata a "L'orribile segreto del dr. Hichcock" di Freda), Corman, Gordon, Baker... nomi che mi erano già familiari all'epoca della prima lettura, in gran parte proprio grazie a quel libretto -mentre invece il mio inglese non era ancora abbastanza buono da farmi cogliere il gioco di parole dietro al nome della casa di produzione Sickle Films (per i non anglofili: "Hammer & Sickle" sta per "falce e martello").
Ben congegnata la struttura a flashback, forse uno dei primi esempi della serie con un inizio in medias res; ma ovviamente ciò che rimane impresso maggiormente sono i disegni di Castellini, sui quali credo abbiano sbavato diverse generazioni di aspiranti fumettari. Che siano perfettamente adeguati alla storia (molto più che in "La casa infestata", per capirci), e anzi che si tratti dell'unica storia di Dylan Dog in assoluto per la quale risultino adeguati, è probabilmente vero, anche per me che non sono mai stato abituato allo stile supereroistico: il problema (forse solo mio) è che sono troppo belli, così inzeppati di dettagli che l'occhio finisce inevitabilmente per indugiare e perdersi in ogni tavola, allungando esponenzialmente il tempo di lettura, e quindi paradossalmente sabotando il ritmo frenetico dell'azione.
_________________ Non giudicare gli uomini sulla base delle loro opinioni, ma da ciò che le opinioni possono fare di loro. (Georg Christoph Lichtenberg)
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