SPOILER
A me la storia è piaciuta. Secondo me Marzano questa volta ha preservato quello che c'è di buono nel suo stile e ha corretto il tiro riguardo i suoi difetti.
La storia è frizzante, ha un buon ritmo e la giusta velocità e per fortuna nella sceneggiatura non ci sono incongruenze o imbarazzanti cadute di stile.
Quando ho letto il racconto della prima uccisione di Kaliban anch'io ho storto il naso, ma è coerente nell'ottica del racconto agli amici di bettola di Liam: un linguaggio da farsa, situazioni da <i>feuilleton</i> fra il grottesco e il romanzo Harmony, la coerenza propria delle bugie con passaggi logici poco chiari ed una certa evasività (la caduta di Kaliban nella botola).
Ma quella è appunto una bugia, avvenuta prima dell'annegamento di Liam. Il primo scontro con Kaliban non è mai avvenuto.
Invece tutto ciò che avviene dopo l'annegamento è reale, ma quanto può esserlo una scenografia di cartone. I fatti accadono realmente, ma sono piegati dalla volontà di Liam (un po' come avviene per la propriamente detta "sindrome di Munchausen").
Anche l'incontro con Corrigan da parte di Dylan non è incongruente: Dylan non pensa che Liam abbia raccontato una frottola a Corrigan, ma afferma "se per togliermi dai pasticci, affermo che Liam si è inventato tutto [...]". Un escamotage abbastanza elegante, che da Marzano non mi sarei aspettato.
In sintesi: tutto ciò che avviene dopo la morte di Liam è una realtà "individuale" (quella di Liam, appunto) innestata (come d'altra parte i ricordi di Dylan) su una realtà "condivisa" (quella del resto dei protagonisti della storia). Liam attua un'apologia di se stesso e dopo la morte si riscatta inverando tutte le frottole raccontate in vita, un po' come si dice nella canzone di Ruggeri/Mannoia "... e se diciamo una bugia, è una mancata verità, che prima o poi succederà".
Inoltre l'idea di fondo ricorda un po' la doppia vampiresca di Ruju: Liam diventa "fantasma" come Jargo diventa vampiro, per un gesto di volontà estrema (inoltre ad un certo punto, pag. 76, nello scantinato della villa Dylan usa proprio le parole "il marchio del vampiro").
L'unico appunto che si potrebbe muovere è quello di trovarsi un'altra volta in presenza di un Dylan "parzialmente" ipotetico, nel senso che il Dylan che si vede è quello reale (niente what if, dimensioni parallele, etc.), il quale tuttavia si trova a recitare una parte già scritta per lui da Liam, segue un tracciato precostituito per modo di dire (quindi in linea di massima gli sarebbe concesso di fare qualsiasi cosa, come appunto assistere al massacro di Kaliban senza muovere un dito o cedere alle pressioni di Corrigan).
Per il resto, secondo me Marzano questa volta, nel modo in cui personalmente interpreto lo sceneggiatore, ha azzeccato di nuovo la storia e in più ha abbassato leggermente il bersaglio (al contrario dell'ipertrofica struttura analettica de "Il custode") in modo da padroneggiare meglio la materia trattata.
Storia interessante, buon ritmo, anche Dylan più interattivo del solito. Non mi sembra di dover chiedere di più. Per fortuna i soliti cliché pesano poco all'interno della storia e le caratterizzazioni di Bloch e Groucho, per quanto la loro presenza risulti marginale anche questa volta, mi sembrano centrate. Purtroppo continuo a non sopportare l'eccesso di virgolettato, che, comunque, in quest'occasione mi sembra usato più parcamente che altrove.
Su Piccatto: non so, la sua evoluzione sintetica in alcuni casi attira l'attenzione e stima, in altri è solo imbarazzante.
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