Cravenroad7

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#105 - L'orrenda invasione
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Autore Messaggio
 Oggetto del messaggio: Re: #105 - L'orrenda invasione
MessaggioInviato: mar apr 07, 2020 8:55 pm 
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Iscritto il: sab giu 19, 2010 5:51 pm
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l'orrenda invasione
storiaccia di serie z scritta da manfredi, e già dicendo che l'ha scritta manfredi si potrebbe sottintendere che è qualcosa più di una storia di serie z (conoscendo la militanza politica del manfredi, magari è tutta una metafora) oppure che è comunque una storia di serie z ma scritta bene :lol:
la verità sta nel mezzo, da manfredi ci si aspetta di più, storia molto debole che si salva veramente per il rotto della cuffia per alcune riuscite trovate trash come l'epidemia di leptospirosi, la scena nel centro di bellezza, soprattutto il prologo debitore di "ai confini del tempo"
copertina buona

voto 6


Ultima modifica di Kramer76 il sab set 12, 2020 12:04 pm, modificato 1 volta in totale.

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 Oggetto del messaggio: Re: #105 - L'orrenda invasione
MessaggioInviato: dom giu 28, 2020 12:42 pm 
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Iscritto il: mer mag 13, 2020 12:29 pm
Messaggi: 126
Come spesso accade col Manfredi dylaniano, a un ottimo spunto di partenza (pochi animali ispirano reazioni di paura/repulsione così diffuse e viscerali come i topi, e Siniscalchi è decisamente efficace nell'evocarle) fa seguito uno sviluppo non del tutto soddisfacente. Rispetto a "I giorni dell'incubo" e "La porta dell'inferno", se non altro, la verbosità è tenuta sotto controllo, lasciando più spazio all'azione e rendendo la lettura comunque scorrevole. Anche Dylan in bianco e un Bloch in(cavolato) nero, raramente così fumantino, sono tratti comuni alla maggior parte delle storie dell'autore.

Lo scontro ideologico/estetico tra topi e ratti sul quale si basa la soluzione del caso è talmente bizzarro che l'idea, suggerita da più di un commentatore, di leggervi in filigrana una qualche metafora sociale, finisce per contrasto col risultare quasi logica. Metafora di cosa? Il passato dell'autore suggerisce con forza una lettura politica, anche se di orientamento ambiguo: l'invito sloganistico a "tornare nelle fogne", tuttora piuttosto gettonato nei cortei, fa pensare che Manfredi volesse contrapporre la destra "presentabile", istituzionale (i topi), e quella più estrema, brutta sporca e cattiva (i ratti) -contrapposizione che, in ultima analisi, sarebbe solo di facciata (il contesto storico aiuta: l'anno precedente, con la vittoria di Berlusconi, per la prima volta era andato al potere un partito non solo dichiaratamente di destra, ma anche post-fascista).
Ma è anche possibile che l'occhio e il cuore dell'autore fossero rivolti alla "sua" sinistra: e dunque da una parte avremmo la sinistra "presentabile", con ambizioni di governo, dall'aspetto così innocuo e accattivante da suscitare le simpatie anche di quelli che (storicamente) sarebbero i suoi avversari, vale a dire le classi più agiate (vedi, appunto, l'uso del topo come status symbol), e dall'altra la sinistra radicale/extraparlamentare/ortodossa, quella insomma meno urbanizzata e più "selvaggia" -e dunque il tutto sarebbe una metafora della perenne litigiosità della sinistra, tema che a distanza di tempo rimane attualissimo. :mrgreen:

Il problema, in ogni caso, non sono le inclinazioni ideologiche dell'autore, più che evidenti del resto nel modo in cui viene rappresentato l'esercito (mentre la morte karmica dello scienziato che ha "superato i limiti", virando verso l'eugenetica, è assolutamente congruente con la storia della testata: potremmo dirla chiaverottiana, mentre l'enfasi sull'ottusità delle gerarchie militari è -anche- decisamente sclaviana).
Mi lasciano decisamente più perplessi alcuni snodi narrativi poco plausibili, a partire dalla ragione per cui Judy dà a Dylan il numero di Maxey: la storia del trauma è abbastanza debole (nel finale la vediamo far fronte a un'invasione apocalittica di ratti senza finire in coma), e la visita di Dylan sembra solo uno stratagemma per consentire a Maxey di spiegare la querelle topesca.
Ma il problema principale è un altro: alla fine scopriamo che quelli che sembravano ratti erano in realtà topi geneticamente modificati. Va bene, ma allora com'è che perfino "il migliore esperto di topi sulla piazza" (come lo definisce Bloch) li scambia per ratti, benché di una specie ancora ignota? E soprattutto: com'è possibile che gli esperimenti di Maxey abbiano dato quei risultati? Sarebbe un po' come far incrociare per diverse generazioni dei Dobermann, e ottenere qualcosa che sembra un levriero... Per di più, l'idea che i topi attacchino esclusivamente l'uomo perché hanno "assaggiato" il nostro sangue è un cliché orrifico del quale si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno.

_________________
Non giudicare gli uomini sulla base delle loro opinioni, ma da ciò che le opinioni possono fare di loro. (Georg Christoph Lichtenberg)


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 Oggetto del messaggio: Re: #105 - L'orrenda invasione
MessaggioInviato: mer mag 19, 2021 2:35 pm 
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Iscritto il: gio mar 04, 2021 10:21 am
Messaggi: 270
Sa essere stomachevole, ma sinceramente lo vedo come un albo che si perde nel mare magnum...

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 Oggetto del messaggio: Re: #105 - L'orrenda invasione
MessaggioInviato: lun ago 28, 2023 11:04 am 
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Iscritto il: dom ago 24, 2008 9:27 pm
Messaggi: 741
Grande albo, a dimostrazione che Gianfranco Manfredi era (è) adatto a Dylan Dog. Fanatici dei topi vs fanatici dei ratti, quasi una contrapposizione tra bestie borghesi e bestie proletarie, con Dylan che si schiera dalla parte di queste ultime (e dei loro padroni). Buone le tavole di Luigi Siniscalchi e la copertina di Angelo Stano. Davvero un bel lavoro con l’orrore di vittime divorate da topo impazziti. Mette paura questo incubo a cielo aperto, degno dell’indagatore del medesimo.


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