Chiaverotti prende la superstrada sclaviana per Altriquando e Altridove, affonda sul pedale del delirio, e approda al capolavoro (rileggendole entrambe a stretto giro, oggi come oggi credo di preferirla anche a "Partita con la Morte").
La Medusa, l'uomo che entra nel quadro di Dalì (e le due pazzesche creature che lo abitano -lode eterna a Roi!), il padre che finisce con la gola squarciata da un disco degli Iron Maiden, il mostro che succhia il sangue dalla vasca in cui Sinead si è tagliata le vene... un serbatoio di scene memorabili, una cavalcata nell'assurdo così esaltante che, perfino dopo la spiegazione "razionale" del finale, la sterzata soprannaturale del controfinale sembra ragionevole (dal punto di vista poetico, perlomeno, che è quel che conta di più).
Sull'altro discorso:
mariosirius ha scritto:
Purtroppo ci sono stati albi importanti dati in pasto a disegnatori cani o sbagliati, e viceversa...
Perché ad esempio Casertano ha continuato Johnny Freak e non Killex che era suo?
Perché Soldi sull'88 (prova comunque dignitosissima)?
Il Confine con un disegnatore più tradizionale...
Saudelli fin troppo caricaturale...
Ed altri esempi sparsi
Non saprei, io credo che nella maggior parte dei casi le storie siano state assegnate ai disegnatori che avrebbero potuto trarne il meglio, compatibilmente con i loro impegni (tranne magari in casi nei quali c'era da andar di fretta, e allora si componeva il numero di M&G
).
Capisco che si possa trovare caricaturale lo stile di Saudelli, ma "L'occhio del gatto" e "Il cane infernale" hanno una componente comica marcatissima, quindi mi pare che sia stata una buona scelta; e in generale approvo l'idea che i sequel vengano affidati alla stessa mano che ha realizzato gli originali, ma per quello che ricordo le atmosfere de "Il ritorno di Killex" erano molto più alla Roi, direi (il giudizio sull'albo in sé è un'altra cosa, ovviamente) -forse lo stesso discorso potrebbe valere per "Oltre la Morte", che è molto più
action rispetto a "Memorie dall'invisibile" (poi Soldi non ha fatto quasi più altro, da queste parti, quindi non abbiamo mai potuto capire quale fosse la tipologia di storia più adatta al suo tratto).
Per quanto riguarda "Il confine", a breve la rileggerò, ma mi pare che l'ambientazione fosse piuttosto
astratta, per così dire, e dunque un Dall'Agnol come quello dell'epoca -sulla via della stilizzazione, ma non ancora semiermetico come negli anni a venire- era comunque un'opzione ragionevole.