"Storia di Nessuno" è lo spartiacque tra i dylaniati puri e crudi e quelli meno ambiziosi. Se questo numero ti fa sbavare ogni volta che lo leggi, allora sei uno di quelli che davvero hanno capito cosa vuol dire "Indagatore dell'Incubo". Se questo numero ti sembra inutile, allora sei il solito dylaniato da giallino, dove l'incubo è un assassino che si scopre essere un assassino, dove lo splatter non è più amplesso e orgasmo violento ma solo uno show da quattro soldi. "Storia di Nessuno" è L'Albo di Dylan Dog per eccellenza. Un numero che non stanca mai, un numero magico, pieno di sfumature che si colgono ad ogni lettura. Qui la filosofia Sclaviana è strutturata perfettamente, senza essere troppo delirante come nel comunque valido "Golconda". Nessuno è tutto e niente: Nessuno è quel granello di sabbia che può generare (e genera) tutto e che allo stesso modo può annullare l'universo. Un miscuglio di sogni e quindi di conseguenti "universi", nel vero e unico albo in cui questa teoria ha senso ed è interessante (teoria poi usata sia da Sclavi che da Chiaverotti in maniera più o meno riuscita per dare un senso a certi albi più o meno pasticciati). Questo è il vero Dylan Dog, quello che rimane sconcertato di fronte ad un processo più grande di lui, forse inspiegabile, ma esiste e bisogna affrontarlo. Un sogno dentro un sogno o un sogno che guarda nel sogno, uno Xabaras buono privo di onniscenza dentro allo Xabaras cattivo o viceversa, uno psicanalista dentro ad un mad doctor o viceversa, un clarinetto dentro a un sax o viceversa. Delle due l'una? No, sono entrambi realtà, perchè dovremmo rifiutarne una? Perchè dovremmo sterminare la vita di un qualcosa che è comunque creato? La fantasia si annulla, il sogno si annulla e diventà realtà, realtà vera o immaginaria che sia. Non è un numero per tutti, ma a me personalmente ha cambiato la vita. Un pilastro del fumetto in generale, mai letto un albo così geniale. Sclavi perfetto e Stano ancora di più: io sono sempre stato dell'idea che Stano è uno dei pochi, forse l'unico che riesce a trasmettere nel personaggio quel senso di macabro che rese leggenda il celebre numero uno. Il suo stile scomposto, i volti e i corpi in eterna necrosi, sporchi è perfetto, irresistibile, dylaniato. Solo lui poteva rendere così orgasmica una scena come quella di Nessuno che si mangia la moglie. Non è semplice splatter godurioso per sadici, è un vero e proprio amplesso tra violenza, necrofilia e morte, chi ha detto che si può godere solo da vivi? Sclavi ce l'ha spiegato moltissime volte: perchè la morte viene concepita come "la fine"? E se fosse uno stato dell'esistenza, come la vita? Si può vivere anche da morti, e sognare...
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