tre soli commenti per questo piccolo gioiello sono pochi, in effetti. Una delle migliori sicuramente di quel periodo di stand-by sclaviano. Non è assolutamente un capolavoro ma con Chiaverotti che si divertiva a demolire il Mito mi sembrò allora una tremenda mazzata di classe, come se fosse tornato per un attimo Sclavi alle penne. 
una storia complessa ma allo stesso tempo molto semplice, addirittura lineare; il tema è quello trito e ritrito dei gemelli, ma a differenza di una storia IMO poco riuscita come "Ossessione" in cui la somiglianza era utilizzata come espediente giallo, qui Ambrosini costruisce sull'ambiguità un dramma tutto particolare, una narrazione onirica che culmina nel prologo, nell'entrata in scena del killer, nel lunghissimo e sofferto flashback, nel finale malinconico con tocco alla Gran Guignol. E naturalmente negli intermezzi di colore con protagonisti il Gatto e la Volpe, l'elemento più banale (comunque piacevole) dell'intero intreccio ambrosiniano. L'autore oltre a sfoggiare la solita classe ai disegni tira i fili attraverso una sceneggiatura nemmeno troppo avveneristica, ben rispettando il classico interagire tra Dylan, Groucho, Bloch e personaggi secondari... manca in effetti lo splatter o comunque un pathos più coraggioso soprattutto nel finale che essendo molto onirico è anche tanto evanescente, ma IMO l'angoscia è grande: storie come queste se sceneggiate da gente in grado di farlo possono rivelare grandi dosi di adrenalina. Non è mai chiaro quale sia il gemello all'opera e sino all'ultimo, sino al colpo di scena definitivo, regna il caos nel senso buono del termine: un caos sapientemente distribuito. Voto complessivo 8
|
.
