Gli anni del mare e della rabbia Erano gli anni del mare e della sabbia, erano anni che doveva scoppiare la rabbia e l'Italia tutta in fila per Rimini, Forlì, me compreso e il mio posto non era lì.
Erano gli anni che cominciavo a capire la poca differenza tra vivere e morire, la grande differenza tra me e tutti gli altri, erano anni oscuri e sono stati tanti.
Erano gli anni che in teoria sarei dovuto diventare uomo e invece non son cresciuto, io bambino ho sbagliato, futuro gigante di vetro, non sono andato avanti, non so tornare indietro.
Erano gli anni del mare che mi hanno rubato, che mi hanno riso dietro, che mi hanno umiliato. Erano anni già passati mentre stavano passando e io non li vivevo, li stavo solo guardando.
Erano anni che sott'acqua si poteva far pipì, anni banali e tremendi, anni insomma così, da dimenticare se potessi ma non ce la faccio, ce l'ho dentro il mare, è un mare di ghiaccio.
Ci sono andato poi d'inverno ed era meglio, sempre un brutto sogno ma col diritto al risveglio e nessuno che mi chiedesse: «Perché non fai il bagno?», l'immenso mare era allora un piccolo stagno.
E l'Italia è ancora in fila per Rimini, Forlì, stavolta senza di me, stavolta non sono lì. A casa penso agli anni del mare e della sabbia e questi sono gli anni che è scoppiata la rabbia.
Il lungo addio ... e lunghe ore a ingannarci così a dire lui e lei, sempre gli altri, e i palliativi sono sempre tanti per non ammettere che siamo qui. E Charlie Brown e Mafalda e la scuola storie un po’ vere, a volte inventate, nei pomeriggi d’inverno e d’estate, di strani voli su una parola.
Quando cantavo plaisir d’amour, tu mi guardavi e ridevi più forte: non lo capivi che ti facevo la corte o forse capivi e la furba eri tu. E mi hai sospeso su un filo di lana e mi ci terrai ancora per molto, giovane amore, fiore non colto, o forse sì, ma da un’altra mano.
E chi lo sa se anche tu mi vuoi bene, a volte credo di esserne certo, a volte invece sembra tutto uno scherzo: fuggono gli occhi come falene: Amica mia sorella speranza, quello che vuoi io non ti dirò, quello che voglio non sentirò, quel che c’è dietro l’indifferenza.
E tutto è morto e tutto è ancor vivo e solamente tutto è cambiato, quello che provo l’ho sempre provato, e credo ancora in ciò in cui credevo. E il fiocco nero è l’unica cosa che mi è rimasta con la malinconia, ma insieme a questa stanca anarchia vorrei anche te, amica mia.
Ma dimmi tu, non è meglio così? Immaginare ed illudersi sempre, qui ad aspettare qualcosa o niente, qui ad aspettare un no o un sì, che in ogni caso sarebbero fine di tutto questo che almeno è un ricordo, così studiato giorno per giorno, fatto di tanti cristalli di brina.
_________________ «Io non mi considero qualcosa di particolare: io mi considero unico.» (Max Stirner)
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