Guriko ha scritto:
Lord, paragonare le vendite di Dylan Dog alle vendite delle graphic novel cartonate comprate su Amazon stando dentro casa non ha alcun senso, è un paragone totalmente sballato e fuorviante. Vai a vedere le vendite di Nathan Never se sono aumentate, e poi ricopriamo di merda pure il curatore di Nathan Never come fate con Recchioni. Il quotidiano poi non lo compra più nessuno dal '47
Ma io non ho mai parlato di acquisti da casa. tanto più che ho portato l'esempio di vendite nei "punti vendita" e a sua volta l'esempio personale per farti comprendere che chiunque - se voleva - poteva andare in edicola a comprarsi i fumetti. Lockdown o meno.
Se ci sono dei cali nei Bonelli (e ci sono stati, eccome!) la questione non può legarsi al covid. Onestamente è fuorviante. Tutto qua. Mi sembra di aver scritto perfettamente in modo comprensibile. Mai scritto che la Bonelli ha avuto un'impennata delle vendite. Ho riportato - ripeto - dati div endita "sul posto" e non online proprio per rimarcare come in un momento di grazia dei fumetti (per esempio le fumetterie hanno visto aumenatre le vendite del 44% e lì i Bonelli arrivano tutti) Dylan Dog ha collezionato nelle vendite figure barbine da NON imputare alla pandemia. Poi, come dici tu, e lo penso anch'io, tutti i Bonelli hanno avuto un calo. Ma quello è dato da una questione semplice: la Casa editrice è in uno stato di declino generale nell'offerta del prodotto dato da una moltitudine di fattori (tra i quali la scomparsa di un vero genio delle nuvole parlanti quale era lo stesso Sergio Bonelli). Ma sarebbe interessante capire una cosa - che la Bonelli non ci dirà mai - legata alle perdite: quant'è la percentuale di perdita dei lettori in Tex? E quanto in Dylan Dog? O in Nathan Never? Perché se ad esempio in Tex è stata (sparo a casaccio) del 10% negli ultimi due anni (nonostante gran parte dei suoi lettori ha una certa età e molti - covid o no - passano a miglior vita rispetto al target di Dylan) a fronte di una perdita - sempre a casaccio - del 20% in Dylan, beh... a questo punto le responsabilità non possono essere uguali tra i due curatori delle due testate.
Guriko ha scritto:
Se Chiaverotti, che ha creato Dylan Dog nei primi numeri insieme a Sclavi, scrive una ciofeca come ha già fatto pure negli anni 90 con vari albi che non sto a citare, è colpa di Chiaverotti. È facile parlare DOPO che la storia è stata scritta. Il curatore non può inventarsi gli scrittori e non può bocciare TUTTO, altrimenti cosa manda in edicola? I nostri flame? A un certo punto l'editore gli dice "senti non stare a fare tanto lo schizzinoso che questi sono fumetti da cesso e noi dobbiamo riempire tutti i buchi in edicola, non dobbiamo pubblicare Guerra e pace". A quel punto il curatore deve accettare pure cose che non gli piacciono molto, anche perché i gusti suoi non sono i gusti dei 50.000 lettori che comprano la testata. Chi è lui per dire "questa storia fa schifo"? La Baraldi per me è adattissima, per te no. Chi ha ragione?
Ciò che dici mi fa comprendere che non sei proprio ferratissimo sulla storia editoriale di Dylan Dog.
Premesso che il fatto che Chiaverotti da "Il buio" in poi (n.34) sia stato molto presente nella testata nei primi dieci anni di vita editoriale, non significa che ne sia uno dei creatori. Anzi... è storia nota che parecchi albi di Dylan dei primi dieci anni siano farina di Sclavi nonostante firmati da altri autori proprio perché troppo avulsi - nei soggetti e nelle sceneggiature - dal personaggio che il buon Tiz aveva creato. In parecchie interviste (in rapporto alle poche rilasciate negli anni) lo stesso Sclavi ha asserito tutto ciò, lamentandosi pure di come molti passaggi in cui era presente Groucho doveva gestirli lui per la difficoltà del personaggio.
Pertanto, proprio per mandare qualcosa in edicola, Sclavi (e successivamente Marcheselli) si sbracciavano per rivedere, ordinare, correggere e integrare tutto ciò che gli veniva proposto. E se troppo spinto, o insulso, veniva messo nei cassetti (vedi le Ergastolane) o bocciato. Insomma, facevano i curatori della testata, piuttosto che gli autori iper impegnati in mille cose senza farne bene una manco per sbaglio.
Poi certo, l'editore può essere pure "largo di manica" ma ciò che dici ha un senso nel breve termine. Se nell'arco di qualche anno le vendite calano di botto (perché il risultato delle scelte fatte lo si vede nei mesi, non è che se un numero fa cagare improvvisamente DyD vende 100 copie in tutto il territorio nazionale) allora voglio vedere se l'editore fa lo stesso ragionamento che dici tu. Ne fa altri a seconda dell'editore ed è quello che stiamo vivendo con Dylan: personaggio da rinnovare (va male) e quindi personaggio da rebootare (va male) e quindi personaggio da riportare alla tradizione (vedremo). E se due dei tre passaggi li cura il medesimo personaggio, la colpa è di uno solo. Capisco che l'Italia è il paese dove non c'è mai un responsabile, ma in questi casi è ben chiaro (come lo era ai tempi dell'ultimo e stanco Marcheselli o di Gualdoni).
Guriko ha scritto:
Dylan è stato rebootato perché molti lettori si sono stufati dai tempi di Gualdoni e hanno mollato, Recchioni non c'entra niente. La testata vendeva 300.000 copie nel 1992. Cosa diavolo c'entra Recchioni? Lo capite che i ragazzi di oggi NON LEGGONO? E se leggono, leggono manga.
Ah... quindi i lettori si stancano di Gualdoni (inizio 2013), assistono al cambio con recchioni (maggio 2013) con novità epocali e introduzioni di nuovi personaggi (2014), con storici ritorni (Sclavi, 2016) e ospiti vip (Argento, 2018), e il problema sta ancora nel periodo Gualdoni? All'anima! Sette anni - oltretutto con mille novità - per decidersi a mollare una testata. Un po' stranetti 'sti lettori di Dylan Dog. Sette anni dove non si può manco dire che non si sia provato nulla per non farli scappare (la breve lista l'ho già scritta). Diciamo le cose come stanno: sono stati sette anni di stillicidio dove si è arrivato in certi momenti a rimpiangere la breve era Gualdoni (basta spulciarsi il forum) e ho detto tutto! E quando dico breve per Gualdoni è perché effettivamente lo è stata: 3 anni ne è stato il curatore della testata. Tre anni a fronte dei circa 16 di Marcheselli e dei quasi 10 di Recchioni, e ancora mi tocca leggere di Gualdoni.
Sul fatto che non leggono, condivido. Ma è pure un alibi un po' stupidotto. E te lo dico da docente di liceo. I ragazzi quando le cose li catturano, leggono. Eccome se leggono. Bisogna essere bravi ad offrirgli un prodotto a loro consono. Ma è un altro paio di maniche. Di certo c'è invece che i lettori di Dylan - mediamente - dovevano essere circa quarant'anni più giovani di quelli di Tex. Eppure il crollo verticale è tutto in Dylan. Quindi due sono le cose: o le storie dell'inquilino di Craven Road fanno cagare da 15 anni, oppure in Italia muoiono più quarantenni che ottantenni (e credo che sia più probabile la prima opzione). E ripeto, Recchioni - che piaccia o meno - ne è pienamente responsabile. Assurdo difenderlo (o minimizzare la sua posizione) dopo dieci anni di minchiate (sia al livello narrativo che di scelte editoriali).